Categoria: Notizie

Se l'università al colloquio non conta più: in Inghilterra Deloitte passa ai curriculum "ciechi". E in Italia?

Dimmi da che università vieni e ti dirò che chance hai. Per lungo tempo, nel mondo del lavoro anglosassone, è stato così. Ma ora qualcosa in Gran Bretagna potrebbe cambiare: Deloitte UK, una delle principali aziende al mondo nel campo dei servizi di consulenza e revisione, ha annunciato qualche giorno fa la “rivoluzione dei curriculum ciechi”, come ha titolato il Corriere della Sera: le prossime assunzioni avverranno con curriculum in cui non saranno indicati il college o la scuola frequentati dai candidati. Questo per evitare che i selezionatori vengano influenzati troppo dalla nomea dell’università nella valutazione dei singoli e affinché privilegino altri aspetti, a cominciare dalla determinazione. Con il “contextualised recruitment”, i selezionatori avranno, infatti, a disposizione anche informazioni sul background economico e su eventuali situazioni personali particolari, così da poter valutare meglio il percorso e i risultati raggiunti a livello accademico dai candidati. Con l’obiettivo di assumere figure con caratteristiche (anche socio-economiche) diverse e di favorire la mobilità sociale, puntando tutto sul merito.Questo nel Regno Unito. Ma si tratta di una tendenza che potrebbe fare breccia anche nel nostro Paese? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto direttamente a Deloitte Italia, e la risposta è no. Quantomeno per ora, da noi non è prevista l’introduzione di un nuovo protocollo “blind”, analogo a quello inglese. Anche se l’ufficio stampa assicura che «Deloitte orienta la sua ricerca di talenti a profili che possano vantare un percorso universitario di comprovato livello, con alte votazioni, in qualsiasi ateneo italiano». L'indicazione dell'università di provenienza dunque continuerà ad essere presente nei cv che verranno valutati dall'ufficio Risorse umane di Deloitte Italia: «Il merito è importante per noi: nel processo di selezione contano molto, oltre alla formazione, le caratteristiche e le attitudini personali. Il candidato ideale deve essere pronto a raccogliere le sfide dell’innovazione, a investire sulla propria crescita professionale, a rapportarsi con i nostri clienti in un’epoca di grandi trasformazioni».«In Italia non mi risulta ci siano, per ora, casi simili a quello di Deloitte UK» spiega alla Repubblica degli Stagisti Francesco Ferrante [nella foto a sinistra], professore di Economia politica alla Luiss di Roma e all’università di Cassino e curatore delle indagini del consorzio interuniversitario AlmaLaurea. Che aggiunge: «Da quanto emerge dalle nostre indagini, le imprese italiane non danno un peso significativo nell’attività di reclutamento all’università di provenienza dei candidati. Preferiscono affidarsi ad altri elementi: le conoscenze che il candidato ha del settore in cui andrà ad operare, le eventuali esperienze di lavoro pregresse, la conoscenza delle lingue e il possesso delle soft skills. Ad esempio, la capacità di adattarsi, di prendere decisioni e di affrontare i problemi con atteggiamento proattivo».Un’analisi condivisa anche da Roberto Torrini [nella foto a destra], economista del lavoro e direttore dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca: «Negli ultimi anni, molta letteratura ha dimostrato come le variabili non osservabili – come la motivazione o delle skills particolari – contino di più rispetto ai titoli che nel passato. E che i datori di lavoro italiani non tengano particolarmente conto, nella selezione, dell’università frequentata dai candidati. Questo anche perché in Italia la formazione data dalle università è molto più omogenea rispetto a quella dei Paesi anglosassoni».Nonostante ciò, l'impressione che si possa essere discriminati nelle selezioni di lavoro a seconda dell'ateneo dove si è studiato, e che una laurea alla Bocconi o al Politecnico di Torino valga più di una laurea all'università di di Macerata o del Piemonte orientale, è molto radicata nei giovani italiani. A fronte di questo, però, c'è un fenomeno per così dire “uguale e contrario": solitamente chi proviene da atenei meno blasonati può contare però su una manica larga al momento del voto di laurea: e un voto alto diventa un vantaggio nelle selezioni per il pubblico impiego. Perché se gli atenei prestigiosi possono pesare nelle selezioni del personale nel campo privato, nel pubblico invece chi riesce a ottenere un 110 e lode in un'università meno selettiva passa davanti, di diritto, a chi ha studiato in un'università meno incline a erogare voti alti, e dove magari lo stesso studente non avrebbe ottenuto un punteggio così elevato.Su questa linea di pensiero, l’estate scorsa un emendamento al disegno di legge di riforma della Pubblica amministrazione (subito ritirato, sull’onda delle polemiche e della levata di scudi di rettori, studenti e sindacati) aveva ipotizzato almeno per i concorsi pubblici il “superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l’accesso ai concorsi e possibilità di valutarlo in rapporto a fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato e al voto medio di classi omogenee di studenti”. L’ipotesi era, cioè, quella di “pesare” il voto di laurea a seconda dell’ateneo in cui era stato conseguito. Portando, di fatto, a attribuire un valore diverso alle varie università e ai titoli da loro rilasciati (più basso se le medie di un ateneo erano molto alte e viceversa). Una proposta di segno opposto rispetto ai “cv ciechi”. I cui «forti limiti» erano stati posti in luce anche da AlmaLaurea perché «posto che si ritenga opportuno intervenire, anche se appaiono esservi differenze nei metri di giudizio tra diverse realtà universitarie, sarebbe molto complicato sul piano metodologico procedere alla pesatura dei voti» sostiene Ferrante: «Qualunque soluzione darebbe luogo a una valanga di ricorsi con elevata probabilità di successo».La senatrice Francesca Puglisi [nella foto a sinistra],  responsabile Scuola, università e ricerca del Partitodemocratico, nega però che l’obiettivo dell’emendamento presentato dal dem Marco Meloni fosse quello di arrivare a una “graduatoria” delle università: «Il testo dell’emendamento era stato modificato rispetto alla formulazione originaria, che voleva solo eliminare la discriminazione del voto minimo di laurea per accedere a alcuni concorsi. E, se non si può negare che esistano differenze fra le nostre università, queste non sono forse così marcate come nel Regno Unito, ognuna fa didattica e ricerca. I nostri sistemi sono diversi e non raffrontabili. Quello che dobbiamo cercare di fare adesso è sostenere la qualità dei nostri atenei continuando su una strada di rigorosa valutazione, ma allo stesso tempo eliminando quei vincoli che restringono le maglie dell’autonomia».Sara Grattoggi

3500 opportunità per i giovani e impegno sull'orientamento: la Alliance for Youth di Nestlé traccia i “mestieri d'Italia”

50mila opportunità in tutta Europa offerte a giovani under 30 da 200 aziende “partner”, a vario titolo, di Nestlé. Sono le prime cifre di Alliance for Youth, la “Alleanza per i giovani”, stretta tra il colosso svizzero e le aziende – da quelle più piccole alle multinazionali – con cui intrattiene rapporti commerciali nelle sue varie sedi europee. Obiettivo: «giocare un ruolo attivo contro la disoccupazione giovanile». Nestlé – che in Italia aderisce da sempre al network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti, fregiandosi anche del Bollino OK Stage per le ottime condizioni offerte ai giovani – porta avanti da due anni un suo progetto peculiare, Nestlé Needs Youth, aprendo posizioni di stage e di lavoro al suo interno e lavorando sul territorio con attività di orientamento a favore dei Neet; attraverso la Alliance stimola le aziende con cui collabora a fare altrettanto. Quelle che hanno accettato di impegnarsi su questo progetto sono 200, di cui 13 in Italia: Accenture, Arti Grafiche Reggiane, Chep, Dhl Supply Chain, Dimension Data, DS Smith, FM Italia, Gi Group, Inalca, Nielsen, Praesidium, Publicis, Sit Group. E dato che il progetto Alliance for Youth è stato lanciato proprio un anno fa, adesso è tempo di primi bilanci. Le opportunità lavorative e di stage generate in Italia sono state 3.500: l'obiettivo iniziale di arrivare a 5mila entro il 2016 sembra dunque a portata di mano. Nestlé ha voluto trasformare la presentazione dei primi risultati, a Expo, in un'occasione di riflessione e di elaborazione di nuove proposte: «Il tema dell'occupazione dei giovani è molto importante e pesante», ha ribadito Leo Wencel, presidente e amministratore delegato di Nestlé Italia, dando il via al dibattito: «Oggi non presenteremo solo numeri ma anche riflessioni su come aiutare i giovani a trovare lavoro, e capire come investire nel passaggio dalla formazione al lavoro».«Lavorando sui giovani si può immettere linfa nuova nelle aziende, creare innovazione e aumentare la produttività» gli ha fatto eco Giacomo Piantoni, Human Resources head del Gruppo Nestlé in Italia, sottolineando i risultati incoraggianti dell'Alliance e rilanciando: «Cosa possiamo fare in più? Ci abbiamo riflettuto e stiamo ragionando su alcune idee, per esempio su formazione aziendale cross – strutturata», e sulla valorizzazione “incrociata” delle competenze acquisite: «Può capitare che al termine di uno stage in una delle aziende dell'Alliance non ci sia possibilità di assunzione lì, ma magari invece c'è un posto in un'altra». «Vogliamo parlare dei mestieri d'Italia, cioè quelli che rendono le nostre aziende competitive» anticipa Piantoni: «A volte sono completamente nuovi, come quelli del digital, altre volte sono mestieri che esistono da sempre ma che negli ultimi tempi hanno avuto una grande evoluzione». E se i giovani, come dice l'AD di Nielsen Giovanni Fantasia presentando i risultati di due ricerche sui Neet, «devono arrivare preparati all'appuntamento con il loro futuro», per arrivare preparati i nuovi mestieri bisogna conoscerli.Così parte la carrellata: il primo è il “consulente dell'innovazione”, descritto dal direttore Risorse umane di Accenture Paolo Galletti attraverso il racconto del «costumer innovation center» di Accenture: «Analizziamo le tendenze di consumo: i nostri consulenti devono capire come migliorare l'esperienza dei consumatori attraverso le nuove tecnologie, per aiutare le aziende ad essere sempre all'avanguardia. In questo centro l'età media è 28 anni, 50% uomini e 50% donne. Hanno energia, creatività, voglia di fare una esperienza internazionale, e lavorano su qualcosa che deve essere ogni giorno creato e portato alla luce».Si passa poi all'“esperto in e-commerce”: «Noi viviamo nello shopper marketing, segmento focalizzato sul processo di acquisto e su come il consumatore si muove» racconta Enrico Babucci, presidente di Praesidium: «Abbiamo lavorato su nuove professionalità, non ancora codificate, e per questo cerchiamo giovani che conoscano il linguaggio di comunicazione delle nuove tecnologie»Ma nel futuro c'è spazio anche per i vecchi mestieri, a patto che siano declinati nel senso dell'innovazione. Per esempio, della figura del venditore ci sarà sempre bisogno: «Ma oggi ha abbandonato la vecchia valigetta, gira con il tablet» rimarca Elena Savinelli, responsabile HR area vendite di Nestlé, ammettendo però con rammarico la grande «distanza da parte dei giovani nei confronti di questa professione, che invece merita di essere rivalutata. I percorsi scolastici e universitari proiettano sempre di più verso le aree di marketing e di strategia pura, ma é importante vivere l'esperienza diretta dell'area vendite. Il momento della verità è il momento dell'acquisto!». Una esperienza nel settore vendite, attraverso cui si sviluppano «le soft skills, come l'intraprendenza», può essere peraltro una «tappa di sviluppo che porterà poi magari al “desiderata” del marketing o del trade marketing». Cosa che è spesso accaduta anche all'interno di Nestlé con il progetto Sanpellegrino Sales Campus, che la Savinelli cita con orgoglio: «Abbiamo sviluppato un percorso di grande successo, il 90% dei giovani che hanno partecipato hanno trovato poi lavoro dentro Nestlé o in altre aziende».Nestlé si è anche cimentata in una sperimentazione di “stage doppio”, insieme a Chep: «Abbiamo realizzato un percorso di stage condiviso nella supply Chain, con la selezione e poi la formazione condivisa con Nestlé Waters» racconta Paola Floris, AD di Chep: «Obiettivo: creare una maggiore employability, dando la possibilità ai giovani di fare esperienza non solo in una sola azienda bensì in due. Per noi aziende è stata una occasione per condividere le best practice; e abbiamo acquisito una persona che aveva fatto uno stage in Nestlé ed è stata assunta poi in Chep».Anche settori iper tradizionali come la logistica stanno vivendo, con le nuove tecnologie, una piccola rivoluzione: «Il magazzino non è più un antro oscuro. Oggi le merci arrivano tracciate, gli operatori utilizzano sistemi di radiofrequenza» dice Marilina Raimondo, direttore risorse umane di Fm logistic: «Abbiamo necessità di esperti della logistica che sappiano organizzare questi mestieri, con competenze manageriali». «Non c'è più il magazzino buio, non abbiamo più i vecchi scaffali: abbiamo bisogno di professionalità specifiche. Cerchiamo ingegneri che non siano semplicemente ingegneri, devono avere uno spirito commerciale, conoscere la tecnologia, proporre soluzioni ai nostri clienti» le fa eco Anna Casali, vicepresidente di Dhl supply chain: «Cerchiamo  un background ingegneristico, ma anche il valore della spinta all'innovazione. Il settore del “Solution design” fa riferimento a un mondo di ricerca e sviluppo che difficilmente si trova nel nostro settore. Alcuni dei ragazzi che abbiamo inserito anche grazie a questa Alliance».E tra i lavori antichi, spazio all'accoppiatore e al fustellatore, operai specializzati «ma 2.0» specifica  Francesca Traversi, direttore HR di Arti Grafiche Reggiane: «Cerchiamo diplomati di istituti professionali e tecniche, ma devono sapere l'inglese per confrontarsi con i tecnici manutentori internazionali». Con una riflessione sulla alternanza scuola-lavoro, «per noi fondamentale: poter avere ragazzi tra i 16 e i 18 anni che cominciano subito un percorso di formazione nella cartotecnica per noi può cambiare la vita dell'azienda».Così come i mestieri che ruotano intorno alla valorizzazione dell'eccellenza agroalimentare italiana: «Il nostro è un settore “old economy”, una attività a servizio perenne della società: la macellazione delle carni. Abbiamo dunque  bisogno del macellaio, il “principe degli artigiani”, colui che gestisce il cibo più nobile» racconta Luca Macario, direttore comunicazione di Inalca: «Sembra incredibile ma oggi questa figura va scomparendo e non c'è una scuola di formazione, a parte qualche iniziativa a livello locale. Eppure ci sono competenze che si sono sviluppate nei secoli, pensiamo solo ai salumi. Noi ci siamo inventati una sorta di scuola: ogni anno circa 600 giovani, molti dei quali stranieri, fanno i nostri corsi con 2 mesi di parte teorica e 3-4 mesi di parte operativa. Il 90% trova lavoro, oppure torna in Russia o in Africa portando queste competenze e mettendosi in proprio. Pensiamo adesso di strutturare una Academy: stiamo formando dei giovani che in Congo, in Angola e in Russia potranno aprire dei centri di macellazione».E ancora: «Quello del designer tecnico è un mestiere antico ma in continua evoluzione: noi stiamo investendo molto su questa figura professionale. È difficile, servono conoscenze e capacità tecniche ma bisogna anche capire le nostre necessità produttive e avere cognizioni di marketing e di logistica» dice Luca Rizzo di DS Smith, passando poi il microfono al “testimonial” Nicolò Barbieri, che con i suoi 24 anni è il relatore più giovane: «Ho sempre saputo quello che volevo fare. Il passaggio dalla scuola al lavoro non è stato dei più semplici, ma con testardaggine sono riuscito a trovare una azienda come Ds Smith, che mi ha formato e mi ha dato la possibilità di andare all'estero, e di confrontarmi con colleghi e clienti di altre nazionalità».Dopo Barbieri, un altro ventenne si presenta alla platea per raccontare il suo mestiere del futuro: quello di “Innovatore in ricerca e sviluppo”. «Non bisogna pensare allo scienziato calvo chiuso nello sgabuzzino: oggi il ruolo è fortemente connesso con il business» assicura Alexandro Righi, 27 anni, da un anno e mezzo in Sit, azienda importante nel panorama del packaging flessibile: «Bisogna capire le esigenze del mercato, costruendo una strategia ragionata di innovazione».Anche mestieri relativamente giovani, come quelli della comunicazione, sono cambiati moltissimo negli ultimi anni: «Più di altri settori abbiamo subìto e sentito il peso della trasformazione del mondo della comunicazione da offline a online: internet ha cambiato il nostro modo di lavorare e quindi le competenze che noi cerchiamo all'interno del mercato del lavoro» spiega Giulia Vitetta, direttore risorse umane di Zenit Optimedia - Publicis, multinazionale francese della comunicazione: «Il “data scientist” analizza il grande mondo dei big data, uno dei fenomeni più importanti di questo momento storico; è diventata una vera e propria professione, non deve solo recuperare dei dati ma deve utilizzare e trasformare le informazioni che provengono dai siti per poterle utilizzare in ottica di sviluppo del business. Questa Alliance ci aiuta molto, speriamo che il mondo accademico ci supporti sempre di più perché i giovani possano arrivare da noi con qualche capacità tecnica in più».Ma come si instradano i giovani verso i mestieri che più il mercato del lavoro oggi richiede? «Noi cerchiamo di porci come intermediari. Dobbiamo puntare sull'alternanza scuola lavoro, portare i giovani in azienda» risponde Zoltan Daghero, direttore commerciale di Gigroup: «E poi dobbiamo creare academy per costruire quelle professionalità di cui le aziende hanno bisogno ma che non sono conosciute tra i ragazzi». La sfida dell'Alliance è anche questa: l'orientamento e la formazione.

Aspiranti diplomatici, nuovo bando per stage in ambasciata: 77 posti con 400 euro al mese di rimborso

Altre 77 opportunità di stage nelle ambasciate italiane in giro per il mondo. È stato pubblicato oggi, e resterà aperto fino a mercoledì 14 ottobre, il nuovo bando Maeci-Crui: 77 tirocini curriculari trimestrali presso le Rappresentanze diplomatiche del  Ministero degli Affari esteri e della cooperazione Internazionale. Il primo bando Maeci-Crui era stato pubblicato quest'anno, all'inizio di luglio, dopo oltre 2 anni in cui la Farnesina aveva chiuso le porte agli stagisti, per riorganizzarsi dopo i cambiamenti normativi in materia di stage e trovare il budget per poter garantire un minimo di rimborso spese: fino al 2012, infatti, gli stage - che all'epoca si chiamavano Mae-Crui - erano stati totalmente gratuiti.Il bando di luglio, che metteva a disposizione 82 stage su 53 diverse sedi di destinazione, è stato letteralmente sommerso dalle application degli aspiranti stagisti: 1.774 candidature pervenute nelle sole due settimane di apertura del bando, provenienti dagli studenti dei 43 atenei aderenti all’iniziativa. In particolare, nella scorsa tornata ad essere stati "presi d'assalto" sono stati i posti presso le sedi diplomatiche del Belgio (216 candidature), degli Stati Uniti (208), della Santa Sede (125) e della Spagna (106). Chi si è candidato per queste destinazioni ha avuto in effetti, realisticamente, basse chance di essere selezionato, proprio per la sproporzione numerica tra posti e candidati. Mentre chi ha dato la sua opzione per Eritrea, Sudan e Camerun, al contrario, ha avuto praticamente la certezza di essere prescelto, dato che per quelle destinazioni sono giunte al Maeci-Crui solamente pochissime richieste (3 nel caso dell'Eritrea, addirittura una sola per Sudan e per Camerun).Il nuovo bando ripete la strettezza dei tempi - solo due settimane per candidarsi, da oggi al 14 ottobre.  I 77 prescelti cominceranno il loro stage l'11 gennaio 2016, e lo termineranno l'11 aprile «senza possibilità di proroga». Confermata naturalmente anche in questo bando la novità più importante del nuovo corso del programma: il rimborso spese. Sempre 400 euro mensili, «di cui 200 euro sono pagati dalla Rappresentanza diplomatica presso la quale si svolge il tirocinio e 200 euro dall’università di appartenenza», con la possibilità di tramutare i 200 euro della rappresentanza in una sistemazione:  «la messa a disposizione di un alloggio sostituisce la corresponsione della quota a carico della Rappresentanza  diplomatica, pertanto ai tirocinanti che sceglieranno una sede con alloggio spetta un rimborso forfettario di 200 euro mensili». Usufruire o no dell'alloggio però non è una libera scelta da parte dei partecipanti al Maeci-Crui: «In caso di rinuncia all’alloggio per volontà del tirocinante, non è dovuto il rimborso monetario a carico della Rappresentanza diplomatica».Per la cronaca, comunque, solo 10 sedi diplomatiche - su un totale delle 48 comprese in questo bando - offrono agli stagisti l'alloggio: l'Ambasciata d'Italia a Madrid, quella ad Abidjan in Costa D'Avorio, di Addis Abeba in Etiopia, di Ankara in Turchia, di Baghdad in Iraq, di Dar Es Salaam in Tanzania, di Pristina in Kosovo, di Riad in Arabia Saudita; di Tbilisi in Georgia e di Teheran in Iran. Restano purtroppo fuori destinazioni in cui certamente la "contropartita monetaria" di 200 euro al mese non sarà minimamente sufficiente, agli stagisti, a coprire le spese di una stanza in affitto: la Rappresentanza permanente d'Italia presso le Nazioni Unite a New York, negli Stati Uniti, o l'Ambasciata d'Italia a Berna, in Svizzera, solo per fare due esempi.Per i molti che, nonostante le condizioni economiche non ottimali, vorranno comunque provarci, la condizione essenziale per candidarsi è quella di essere iscritti a una delle 43 università italiane aderenti al bando (non ci sono cambiamenti rispetto a luglio, gli atenei sono sempre gli stessi: qui sotto l'elenco). Il nuovo Maeci-Crui continua infatti ad essere aperto esclusivamente a studenti universitari, in quanto i tirocini proposti sono di tipologia curriculare. Attenzione anzi: «Lo status di studente deve essere posseduto al momento della candidatura e mantenuto per tutta la durata del tirocinio, pena esclusione». I laureandi sono avvisati quindi: possono candidarsi, ma se poi vengono selezionati, non potranno laurearsi prima del 12 aprile.I requisiti minimi di accesso sono come al solito la cittadinanza italiana, la fedina penale pulita,  l'età inferiore a 29 anni («non aver compiuto il ventinovesimo anno di età al momento della scadenza del presente bando»).Le facoltà ammesse non sono molte: in questo bando viene specificato esplicitamente che la rosa è stata mutuata scegliendo quei «corsi di laurea magistrale o a ciclo unico previsti dall’articolo 3, comma 1, lettera c) del DPCM 1 aprile 2008, n. 72, recante la disciplina per il concorso di accesso alla carriera  diplomatica». Dunque Giurisprudenza, Finanza, Relazioni internazionali, Scienze dell'economia, Scienze della politica, Scienze delle pubbliche amministrazioni, Scienze economiche per l'ambiente e la cultura, Scienze economico-aziendali, Scienze per la cooperazione allo sviluppo, Studi europei, Servizio sociale e politiche sociali e Sociologia e ricerca sociale.Resta perciò ancora esclusa la facoltà di Lingue, che rappresentava invece un bacino enorme per il "vecchio" programma Mae-Crui (addirittura un maecruino su 10 era studente o neolaureato - perché all'epoca erano ammessi anche i neolaureati - proprio in Lingue). Anche se ovviamente poi uno dei requisiti base richiesti è la «conoscenza della lingua inglese almeno a livello B2 del quadro comune europeo  di  riferimento  per  la  conoscenza  delle  lingue  (QCER),  certificata  da un organismo  ufficiale  di  certificazione o dall’Università (anche attraverso esami o idoneità attestanti il livello), e di una eventuale conoscenza della seconda lingua  straniera, se richiesto dalla sede ospitante».Come a luglio, le candidature dovranno pervenire «esclusivamente online collegandosi all’applicativo» entro le ore 17 del 14 ottobre, inserendo i dati anagrafici, il cv personale e quello universitario (con i dati dell'ateneo e l'elenco degli esami sostenuti con relativi voti) e la candidatura vera e propria. Ogni application dovrà contenere l'autocertificazione della veridicità delle informazioni fornite e del rispetto dei requisiti del bando, compilata riempiendo un apposito modulo di autocertificazione scaricabile dalla sezione “Candidatura” dell’applicativo, e una lettera motivazionale lunga al massimo 3mila caratteri (spazi inclusi).Come nel bando precedente, anche in questo è previsto che ciascun candidato indichi obbligatoriamente due sedi di destinazioni preferite, una all'interno del Gruppo 1 (zona che comprende Unione Europea, Santa Sede, Svizzera e Usa) e una all'interno del Gruppo 2 («Resto del mondo»). Una curiosità: nel bando di luglio la Santa Sede era nel Gruppo 2, adesso invece - forse a causa della valanga di candidature ricevute in quell'occasione - è stata spostata nel Gruppo 1.Nel bando si consiglia agli aspiranti maecicruini di «consultare attentamente il sito Viaggiaresicuri.it prima di selezionare le sedi di destinazione, in modo da avere consapevolezza del contesto territoriale di riferimento, di eventuali problematiche relative alla sicurezza o alle condizioni sanitarie, della documentazione necessaria e delle procedure di ingresso».Attenzione anche a controllare «che le singole sezioni siano state correttamente compilate perché una volta inviata tramite il software indicato, la candidatura non è più modificabile». Poi le candidature «saranno preselezionate dalle rispettive università di afferenza» che faranno pervenire quelle perfettamente possesso  dei requisiti indicati nel bando alla Commissione  congiunta -  composta da membri del ministero degli Esteri, del ministero dell'Istruzione e della Fondazione  Crui - cui sarà affidata la scelta finale dei 77 nuovi maecicruini.Chi non riceverà risposta dovrà intuire di essere stato escluso, mentre i prescelti avranno - di nuovo - pochissimo tempo per dare conferma: «La Fondazione Crui provvederà a comunicare esclusivamente i  nominativi dei candidati selezionati alle singole università. Gli Atenei, a loro volta, informeranno i vincitori che dovranno accettare o rifiutare l’offerta di tirocinio entro tre giorni lavorativi».Chiaramente c'è la possibilità di rinunciare («A fronte di una  rinuncia viene attivata una procedura  di  subentro attraverso cui il posto di tirocinio rimasto scoperto viene proposto al candidato nella posizione immediatamente successiva in graduatoria») ma attenzione a farlo con leggerezza: non potranno infatti più ricandidarsi ai bandi futuri Maeci-Crui «i vincitori che rinunciano al posto offerto». Unica eccezione, «potranno ricandidarsi i candidati selezionati per un subentro che rinunciano al posto offerto».Il Maeci-Crui vale almeno 2 crediti formativi universitari «per mese di attività effettiva», dunque in tutto 6 cfu dato che la durata è trimestrale. La Repubblica degli Stagisti fa un grande in-bocca-al-lupo a tutti gli studenti che vorranno provare a candidarsi!Università aderenti- Alma Mater Studiorum Università di Bologna- Libera Università "Maria SS. Assunta" - LUMSA- Libera Università di Lingue e Comunicazione - IULM- Sapienza Università di Roma- Università Ca' Foscari Venezia- Università Cattolica del Sacro Cuore- Università Commerciale "Luigi Bocconi"- Università degli Studi dell'Insubria - Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"- Università degli Studi di Bergamo- Università degli Studi di Brescia- Università degli Studi di Cagliari- Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale- Università degli Studi di Catania- Università degli Studi di Firenze- Università degli Studi di Genova- Università degli Studi di Milano- Università degli Studi di Milano Bicocca- Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia- Università degli Studi di Napoli "Federico II"- Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"- Università degli Studi di Napoli "Suor Orsola Benincasa"- Università degli Studi di Padova- Università degli Studi di Palermo- Università degli Studi di Parma- Università degli Studi di Pavia- Università degli Studi di Perugia- Università degli Studi di Roma Tor Vergata- Università degli Studi di Roma Tre- Università degli Studi di Salerno- Università degli Studi di Sassari- Università degli Studi di Siena- Università degli Studi di Teramo- Università degli Studi di Torino- Università degli Studi di Trento- Università degli Studi di Trieste- Università degli Studi di Udine- Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"- Università degli Studi di Verona- Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT- Università del Salento- Università per Stranieri di Perugia- Università Politecnica delle Marche

Tirocini all'Enac per studenti e laureati: nel nuovo bando c'è il rimborso spese, anche per i curriculari

Ancora dieci giorni di tempo per partecipare al bando di tirocini Enac – Fondazione Crui presso le sedi centrali e aeroportuali italiane dell’Ente nazionale per l’aviazione civile: giovedì 9 ottobre è l’ultimo giorno utile per candidarsi. I posti a disposizione sono una quarantina, 37 per la precisione, e la bella novità per gli aspiranti stagisti è la presenza di un rimborso spese non solo per i 13 tirocini extracurriculari che dureranno sei mesi, ma anche per i 24 tirocini curriculari che avranno invece una durata di quattro mesi. Una scelta notevole, visto e considerato che la legge non impone un rimborso spese per tutti quei tirocini diretti a chi ancora sta studiando, e svolge un tirocinio mentre è iscritto a un percorso di istruzione e formazione (per esempio all'università). In questo caso l'Enac, che è l'autorità di vigilanza e controllo nel settore dell'aviazione civile in Italia e si occupa della disciplina degli aspetti amministrativo-economici del sistema del trasporto aereo, ha previsto di erogare 600 euro mensili per i tirocini svolti da laureati, e di prevedere anche un rimborso di 300 euro al mese per i tirocinanti studenti universitari. Non è la prima volta che l’Enac attiva tirocini in accordo con la Fondazione Crui: già nel 2005 era stata infatti stipulata una convenzione per attivare tirocini presso le sedi italiane dell’ente nazionale per l’aviazione civile per un periodo di sei mesi. In quel caso erano tirocini formativi e di orientamento e coinvolsero principalmente studenti o neolaureati di formazione economica o ingegneristica. In totale i bandi pubblicati tra il 2005 e il 2011 sono stati cinque per 179 posti offerti, oltre 1.200 domande presentate e alla fine 66 tirocini attivati. Gli stage erano aperti a laureandi e neolaureati e non erano previsti rimborsi spese.   Dopo il 2012 l'Enac non ha più pubblicato bandi per l'ingresso in contemporanea di gruppi di tirocinanti come il progetto Enac-Crui, ma ha continuato ad attivare tirocini stipulando convenzioni direttamente con le università che lo richiedevano. «L'Ente ha continuato ad ospitare studenti proposti dalle stesse università o candidatisi spontaneamente tramite il portale Job Soul» precisa l'ufficio stampa Enac alla Repubblica degli Stagisti «ma solo per tirocini curriculari non dispondendo, in quel periodo, di alcun budget per l'indennità dei tirocini extracurriculari».A fine luglio di quest’anno è stata stipulata, invece, una nuova convenzione tra Enac e Crui per realizzare un programma di tirocini a favore di laureandi e laureati che si occupano di temi inerenti il settore dell’aviazione civile. E fin dalla firma di questo accordo l’ente ha deciso di mettere a disposizione un certo numero di tirocini con indennità «con la finalità di rendere effettivamente sostenibile l’acquisizione di competenze professionali sul campo, permettendo ai giovani di dedicarsi con maggiore serenità alla realizzazione dei progetti formativi». Una decisione che per gli stage extracurriculari era obbligata, visto che nel frattempo è sopraggiunta la riforma Fornero del 2013 e le successive normative regionali che hanno fissato il rimborso spese obbligatorio minimo tra i 300 e i 600 euro al mese (in Lazio, per esempio - l'Enac ha la sede centrale a Roma ed è rappresentato, nei maggiori aeroporti italiani, dalle Direzioni aeroportuali - l'indennità mensile minima è stabilita in 400 euro) rendendo impossibile l'attivazione di un tirocinio di questo tipo a titolo gratuito. Ma l'Enac si pone decisamente più avanti prevedendo un compenso anche per i curriculari, su cui la legge invece non si pronuncia. La convenzione Enac-Crui, che dura un anno ed è rinnovabile, è stata possibile anche grazie alla rinuncia del presidente Vito Riggio dei suoi compensi per l’anno 2014, con l'obiettivo di «devolvere l’equivalente del mancato compenso a favore di borse di studio per studenti e ricercatori». La proposta è stata poi accolta dal Consiglio di amministrazione: quasi un patto tra generazioni. I circa 121mila euro lordi destinati al presidente sono stati girati a finanziare borse di studio per giovani interessati al settore dell’aviazione civile.  I tirocini curriculari per studenti iscritti a un corso di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, provenienti dalle università convenzionate con la Crui sono destinati a posizioni di stage negli aeroporti italiani, mentre quelli extracurriculari destinati a laureati di I o II livello entro 12 mesi dall’acquisizione del titolo si svolgeranno presso la sede centrale Enac di Roma o negli aeroporti del Lazio.  Tra i requisiti necessari per i curriculari c’è l’età, non superiore ai 28 anni, una media di voto degli esami non inferiore a 27/30 e la conoscenza della lingua inglese almeno a livello B1 del quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue. Mentre per i tirocini extracurriculari è necessario anche aver avuto un voto di laurea non inferiore a 100/110 e non aver superato i 12 mesi dal conseguimento del titolo all’avvio dello stage. Per candidarsi è necessario collegarsi a questo link entro le ore 17 del 9 ottobre e compilare tutte le sezioni, ricordandosi di selezionare due sedi di destinazione e di sceglierle (l’elenco di città, abilità richieste e livello di conoscenza della lingua necessario sono indicati sul bando) solo nella categoria studenti o laureati, a seconda del caso, per non incorrere nell’esclusione della candidatura. I tirocini avranno inizio l’11 gennaio e il rimborso spese previsto sarà erogato in un’unica soluzione alla fine dello stage. Una volta scaduti i termini per la presentazione delle candidature, le università che aderiscono al programma verificheranno il possesso dei requisiti controllando l’idoneità. A questa seguirà una selezione ad opera di una commissione congiunta Enac-Fondazione Crui. Una bella opportunità per i giovani interessati all'aviazione civile, ma sopratutto un bell'esempio per tutti gli altri enti pubblici: se si vuol trovare la copertura finanziaria per accogliere stagisti offrendo loro una dignitosa indennità, lo si può fare. Questo bando dell'Enac ne è la prova: la speranza adesso è che altri enti pubblici seguano questo esempio, rintracciando tra le pieghe dei propri bilanci i fondi necessari.    Foto rettangolare: di Khaosaming in modalità Creative Commons

Emergenza migranti, l'Agenzia Giovani stanzia 1,3 milioni per progetti di accoglienza

Erasmus+, il programma europeo di mobilità studentesca evoluzione del suo omonimo predecessore, si mobilita per l'emergenza migranti. L'Agenzia nazionale giovani – che in Italia ha l'incarico di coordinare i progetti italiani afferenti al programma europeo – ha stanziato 1 milione e 370mila euro da impegnare in quaranta percorsi. L'idea è quella «promuovere tra le nuove generazioni i valori della tolleranza, accoglienza e solidarietà, fornendo esempi e strumenti concreti» fa sapere Giacomo D'Arrigo, direttore dell'agenzia. Il volontariato sarà dunque centrale, visto che lo Sve (il servizio volontario europeo) fa parte delle diverse ramificazioni di Erasmus+, che può contare su quasi 15 miliardi di finanziamento da spalmare nel settennio 2014-2020. E che include progetti di istruzione, formazione, lavoro e – appunto – volontariato.La definizione dei programmi avverrà a ottobre, quando «Ang parteciperà al meeting delle agenzie nazionali gioventù di Erasmus+ con l'obiettivo di capire come il programma possa supportare l'accoglienza e l'integrazione dei rifugiati delle aree del Nord Africa e del Mediterraneo» chiarisce il direttore. Già da ora si sa che gli scambi, il volontariato e la formazione avranno come fine l'inclusione e il dialogo interculturale, la cooperazione internazionale, la cittadinanza attiva, le pari opportunità e l'uguaglianza di genere.Il processo è iniziato diversi mesi fa, quando l’Ang ha avviato insieme a altre cinque agenzie nazionali l'accreditamento dei Paesi dell’area del Mediterraneo, per far sì che potessero prendere parte ai progetti. Come spiega D'Arrigo alla Repubblica degli Stagisti, «a partire dal primo gennaio 2015, su richiesta della Commissione europea, tutte le organizzazioni giovanili dell'area mediterranea devono anch’esse, come le organizzazioni dell’Unione europea, seguire criteri standard di qualità per gestire progetti che coinvolgono volontari europei».A questo scopo l’Agenzia nazionale giovani ha da allora messo a disposizione personale competente per visite di accreditamento sul luogo, e formare sul posto esperti nelle pratiche e nelle conoscenze delle politiche giovanili da applicare nell’area mediterranea. «Il training ha permesso di accrescere le competenze per gestire le attività progettuali ma soprattutto di coinvolgere le comunità locali a partecipare a questo processo di crescita e di apprendimento» continua. Ricordando che tra i Paesi coinvolti ci sono Tunisia, Giordania, Libano, Palestina, Israele, Marocco, Egitto.«Dobbiamo restituire all’Europa il ruolo di guida e maestra nella definizione di un mondo basato sui principi dell’integrazione e della libertà» rilancia D’Arrigo. «Attraverso le attività che l’agenzia promuove, dagli scambi culturali al servizio volontario europeo, passando per specifiche attività di formazione, possiamo dare un contributo concreto per allontanare divergenze culturali e superare i conflitti».Per partecipare attivamente nella soluzione al dramma dei migranti che premono ai confini dell'Europa la strada maestra è quella del volontariato. E l'Agenzia Giovani non è la sola a offrire un contributo per l'accoglienza e l'integrazione. Si possono citare tanti altri esempi. C'è la Caritas, che ha messo in piedi un progetto per offrire alloggio ai migranti in casa propria (le famiglie interessate possono candidarsi presso le venti diocesi che hanno dato la disponibilità). Per chi viene accettato, è previsto anche un rimborso di qualche centinaia di euro mensili.  Ed è possibile poi candidarsi come volontari attraverso Emergency, che opera non solo in ambulatori medici ma anche nei servizi di prima accoglienza dei flussi migratori. O per esempio attraverso il progetto Bambini in alto mare, che ha creato una rete di volontari fatta di famiglie e singoli, appositamente formati per il sostegno delle famiglie di chi arriva nel nostro Paese. E ancora per Lampedusa, dove sono presenti volontari del Gruppo Abele, altra organizzazione presso cui fare domanda per attivarsi come volontari. Ilaria Mariotti 

Torna la Notte dei ricercatori, per far conoscere i mestieri poco noti ma «entusiasmanti» della ricerca

Appuntamento domani, venerdì 25 settembre, con la decima edizione della “Notte dei ricercatori”, la manifestazione promossa dalla Commissione europea che da dieci anni permette ai cittadini di incontrare la scienza. Magari facendo scoccare in qualche giovane la scintilla che lo porti poi ad iscriversi ad una facoltà scientifica.Quest'anno la manifestazione coinvolgerà ben 22 città italiane. Ma in particolare è Milano, dove l'evento è intitolato “Meet me tonight”, che si distingue: tre le università coinvolte, la Statale, la Bicocca e il Politecnico oltre al Museo della Scienza e della Tecnica. Ma soprattutto un'iniziativa che si articolerà su due giorni. Se infatti la serata di venerdì si svolgerà al museo di via San Vittore, sia venerdì che sabato, dalle 11 alle 22, ai Giardini Montanelli di via Palestro sarà possibile entrare in contatto con oltre 60 progetti di ricerca che saranno illustrati direttamente dai loro autori a grandi e piccini. E chissà davvero che tra questi ultimi non ci sia anche qualche futuro studente di chimica piuttosto che di ingegneria.Già, perché conoscere chi fa ricerca è il primo passo per far nascere la passione per queste discipline. «Il fatto di avere dei modelli è un elemento importantissimo», spiega Donatella Sciuto, 53 anni, ordinaria di Architettura dei calcolatori e sistemi operativi e prorettore del Politecnico di Milano, da tempo impegnata per aprire le porte delle facoltà ingegneristiche anche alle ragazze. «È fondamentale far conoscere loro delle donne ingegnere, far vedere che esistono. Altrimenti nelle adolescenti rimane quella percezione per cui questo sia un corso di studi maschile, un po' da nerd e non sia così appetibile come il marketing o altre discipline simili». Certo, ci sono corsi dove la popolazione femminile è più alta, come quello in Ingegneria Biomedica. Ma non c'è niente che impedisca ad una ragazza di diventare ingegnere meccanico - o per meglio dire, come insegna l'Accademia della Crusca, una ingegnera meccanica.In questo senso contano campagne come quella che in estate è stata lanciata su twitter con l'hashtag #ilooklikeanengineer, con cui professioniste di tutto il mondo rivendicavano la possibilità di svolgere questa professione senza rinunciare alla loro femminilità. «Lo scorso anno, insieme a Regione Lombardia e ad Aidia, abbiamo organizzato una serie di appuntamenti a colazione in cui invitavamo delle donne a raccontare alle ragazze perché era importante che ciascuna di loro scegliesse il proprio percorso senza lasciarsi intimorire».E non bisogna pensare nemmeno soltanto agli aspetti economici, come invece ha suggerito di fare il vicedirettore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri, scatenando quest'estate una vivace polemica. «Mi sembra riduttivo, perchè non tiene conto delle naturali aspirazioni delle persone» commenta Ugo Cosentino, docente di Chimica alla Bicocca dove è anche responsabile dei servizi di orientamento: «Se uno è bravo, è giusto per il nostro Paese che si iscriva a Lettere: troverà la sua strada all'interno delle sue affinità». E per le facoltà scientifiche? «È vero che in Italia dal punto di vista della ricerca non siamo messi bene», ammette, «ma ci sono due aspetti che dobbiamo considerare. In primo luogo bisogna scommettere sul futuro, cosa che una persona necessariamente deve fare». E la direzione da cui si avvicina il domani è quello di una «società sempre più tecnologica».Il secondo aspetto riguarda il fatto che «quando si parla di materie scientifiche non si deve pensare alla ricerca come all'unico sbocco professionale. Anzi, sono numerose le attività nelle quali le competenze dei laureati in scienze combaciano con le esigenze del mondo del lavoro». Chi si laurea ad esempio in chimica, infatti, non solo conosce reazioni e legami della materia: «è una persona che è in grado di risolvere problemi». Una capacità che magari non si indica sul curriculum, ma che a livello occupazionale può fare la differenza.Chi invece trova un lavoro nel mondo della ricerca non lo cambierebbe con niente al mondo, nonostante le difficoltà che questa professione incontra in Italia. «Ho scelto di partecipare a “Meet me tonight”», dove spiegherà come utilizzare le api per monitorare la qualità dell'aria di Milano, «perché voglio mostrare a quante più persone possibile quanto sia divertente il mio lavoro», dice convinta Annamaria Costa, ricercatrice di Ingegneria agraria, forestale e dei biosistemi presso il Dipartimento di Scienze veterinarie dell'università Statale. E il divertimento per lei si traduce in obiettivi raggiunti, che le hanno permesso nell'ultimo decennio di vincere numerosi premi per le sue attività in laboratorio e di pubblicare articoli su prestigiose riviste scientifiche. Non c'è alcuna voglia di fare “proselitismo”, di “reclutare” nuovi studenti per facoltà come la sua. C'è solo il desiderio di raccontare la propria esperienza. «Io mi sono laureata in produzioni animali e non avrei mai fatto altro: assecondare le proprie inclinazioni da un senso alla propria vita». Non c'è però soltanto l'aspetto romantico. «Una facoltà come la nostra prevede un lavoro pratico. Inoltre permette di diventare un professionista in un settore destinato ad esistere sempre, in cui il lavoro non mancherà mai».E non vale nemmeno il ritornello per cui le facoltà scientifiche sono le più difficili. «Se mi fossi iscritto a filosofia, io non mi sarei mai laureato. Alle superiori prendevo ripetizioni», confessa Giacomo Bellani, professore associato di Anestesiologia e terapia intensiva alla Bicocca e protagonista in uno degli stand di “Meet me tonight”. Nonostante la facoltà di medicina indichi chiaramente uno sbocco professionale ai suoi laureati, «mentre i miei colleghi andavano a fare gli strutturati io ho scelto la ricerca. E per quattro anni sono stato assegnista prima di essere stabilizzato. Una scelta che rifarei: magari ogni tanto è noioso, ma è un lavoro certamente entusiasmante». Torna di nuovo il concetto di entusiasmo: uscire di casa la mattina felici di quel che si va a fare al lavoro. Un lavoro certamente pagato poco, in Italia, e meno socialmente riconosciuto di quel che dovrebbe. Ma interessante, stimolante, e per di più in un settore che è sempre alla ricerca di nuove leve e che offre anche, volendo, la possibilità di spostarsi all'estero, perché la scienza parla una lingua pressoché universale. In un panorama non certo felice come quello del mercato del lavoro europeo degli ultimi anni, è bene che i giovani sappiano che le facoltà scientifiche non rappresentano l'anticamera della disoccupazione: sono anzi una discreta garanzia di trovare, dopo, uno sbocco lavorativo. E venerdì e sabato sarà possibile averne una dimostrazione.Riccardo Saporiti 

Orientamento e incontri con le aziende, tanti eventi per aiutare i giovani indecisi sul futuro

Nonostante il tema lavoro oggi in Italia sia dibattuto quasi quotidianamente, ci sono ancora molti giovani con le idee poco chiare sul proprio futuro e sui percorsi da intraprendere nel mondo del lavoro. Per questo motivo negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli eventi che cercano di mostrare quali prospettive lavorative possono combaciare con gli interessi e le capacità di ciascuno.Si cala proprio in questo contesto la #passionjobtechweek organizzata da Randstad Italia, agenzia per il lavoro con 200 filiali in Italia, con lo scopo di coinvolgere i giovani tra i 18 e i 25 anni, disoccupati o inoccupati con una formazione nell’ambito tecnico, tecnologico, scientifico o matematico. La settimana è destinata a venti ragazzi selezionati fra quanti invieranno entro il 30 settembre un video per raccontare la propria passione in questi settori. Una volta ricevute le candidature, saranno selezionati i giovani che tra il 26 e il 30 ottobre prenderanno parte a questa settimana di immersione tra orientamento, formazione, incontri in azienda e simulazione di colloqui. Per partecipare, quindi, non basta spedire solo il classico curriculum, ma bisogna raccontare in un video di massimo due minuti la passione per l’ambito tecnico o scientifico in qualsiasi modo: parlando, disegnando, cantando. Una volta caricato il video su una piattaforma di video sharing, come Youtube o Vimeo, bisogna poi indicare l’url del video sul form di registrazione per permettere ai selezionatori di visionarlo. I venti finalisti saranno selezionati in base a originalità e stile comunicativo e potranno a quel punto prendere parte alla “tech week”. In pratica sette giorni di lezioni su mercato del lavoro e web reputation, e su come gestire in modo efficace la presenza professionale sui social network. E poi ancora simulazioni colloqui e due giorni interamente dedicati alle visite presso alcune aziende, oltre alla chiusura allo Juventus Stadium con la possibilità di incontrare altre realtà aziendali. E la possibilità, in tutti i casi, che a seconda dei profili vengano anche offerte occasioni di inserimento diretto. Di vantaggioso per i partecipanti ci sono i servizi offerti da Randstad per l’evento: rimborso delle spese di trasporto con mezzi pubblici e pranzo per tutti. Oltre a pernottamento e prima colazione nel caso in cui i partecipanti arrivino da città a più di 50 km dalla sede delle lezioni. L’iniziativa rientra all’interno del progetto Youth@Work che prevede diverse azioni per aiutare gli oltre 3 milioni di neet italiani (giovani che non lavorano, non studiano né seguono percorsi di formazione) a diventare invece Eet, quindi occupati o impegnati in percorsi di formazione o inserimento al lavoro. Non c’è però solo la #passionjobtechweek che aiuta a indirizzare i giovani verso le scelte giuste di studio o lavoro. Tra gli altri eventi in calendario nelle prossime settimane c’è, ad esempio, il progetto Scopritalenti organizzato dalla Fondazione Sodalitas e arrivato quest’anno alla sesta edizione. I migliori talenti diplomati o laureati partecipano a una giornata di incontri one-to-one con i rappresentanti di alcune tra le più importanti imprese italiane, dopo essere stati selezionati durante le giornate di orientamento nel corso del programma Giovani & Impresa. Quest’ultimo evento è stato avviato da Sodalitas nel 2000, e dal 2013 è svolto in collaborazione con il Miur, per accompagnare proprio gli studenti delle scuole superiori o delle università nel passaggio verso il mondo del lavoro. E ad oggi ha formato più di 41mila studenti con oltre 21mila ore di formazione gratuita.  Il prossimo appuntamento di Scopritalenti avrà luogo a Milano il 19 ottobre e vedrà in mattinata un evento pubblico dedicato alle generazioni digitali al lavoro, con la presentazione in anteprima di una ricerca condotta su oltre 2mila giovani, e il pomeriggio focalizzato invece sui colloqui con le imprese. Ad oggi i giovani coinvolti nelle prime cinque edizioni, a cui gli organizzatori offrono anche il pasto, sono stati più di 140 e hanno potuto effettuare oltre 1000 colloqui conoscitivi con le aziende partecipanti. Pur non avendo uno scopo di inserimento lavorativo vero e proprio, ma principalmente di indirizzamento, in realtà gli organizzatori assicurano che capita spesso che in seguito a questi incontri i giovani riescano ad effettuare un’esperienza di lavoro presso le imprese incontrate. Simile alla #passionjobtechweek, anche se in un settore totalmente diverso, è FareTurismo, evento nato nel 2004 e dedicato a chi vuole formarsi e lavorare nel turismo. I partecipanti sono anche giovanissimi, visto che molto spesso ci sono scolaresche che organizzano la visita alla fiera. Nei tre giorni dell’evento sono previsti seminari di aggiornamento professionale, incontri e conferenze sul mercato del lavoro, orientamento al lavoro e alla formazione post laurea o post diploma a cura di istituzioni, associazioni professionali o agenzie per il lavoro, e colloqui sia di orientamento che di selezione con i responsabili delle risorse umane di aziende turistiche.Nell’ultima edizione i colloqui previsti erano oltre 1500 per 150 posizioni ricercate. Per fare i colloqui è necessario prenotarsi online, solo se si è in possesso di tutti i requisiti richiesti, e aspettare la conferma della prenotazione. Nel caso in cui non sia stato possibile prenotare in anticipo i colloqui, ci si può presentare muniti di curriculum la mattina dell'evento e sperare di subentrare a qualche rinunciatario. È bene sapere però che per questo evento a favore dei partecipanti non sono previsti rimborsi spese o pranzo. Leggermente diverso rispetto agli altri, perché non dedicato esclusivamente ai giovanissimi, è Diversitalavoro, Career forum focalizzato sull’occupazione di laureati e diplomati con disabilità, appartenenti a categorie protette, di origine straniera, o transgender. Nato nel 2007 con l’obiettivo di promuovere il diversity management nel mondo del lavoro e promosso da People, Unar dipartimento pari opportunità della presidenza del Consiglio, Fondazione Sodalitas e Fondazione Adecco per le Pari opportunità, vedrà il prossimo appuntamento a Roma il 26 novembre di quest’anno. L’evento prevede sia l’organizzazione di Career Forum in diverse province sia momenti formativi per le aziende sui temi della diversity. Oltre logicamente a momenti dedicati all’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con particolare attenzione all’inclusione lavorativa e alle pari opportunità. Per partecipare ai colloqui è necessario registrarsi gratuitamente in modo da poter leggere tutti i dettagli delle figure ricercate e mandare la candidatura prima degli altri candidati. Per i partecipanti ci sono momenti dedicati a incontri con esperti del settore con lezioni dedicate a come strutturare un curriculum e come relazionarsi durante un colloquio di lavoro. Tra gli appuntamenti ci sono anche conferenze di gruppo su temi specifici in cui è possibile segnalare alle aziende il proprio curriculum.  Ai possibili destinatari di questi eventi non resta quindi che riflettere bene sulle proprie capacità, competenze e aspirazioni, e scegliere a quale provare a partecipare. Si tratta di occasioni che aiutano a conoscere meglio il mondo del lavoro e a confrontarsi con chi da anni lavora nel settore di cui si vorrebbe far parte, avendo quindi l'opportunità di capire quali studi conviene intraprendere, per chi è ancora molto giovane, o che percorso lavorativo iniziare, per chi ha già raggiunto una certa maturità. Marianna Lepore 

Stage all'estero, oltre 2mila occasioni d’autunno in scadenza con i bandi Erasmus Plus

Con l’imminente ritorno dell’autunno si ripropongono anche le opportunità relative ai bandi Erasmus Plus. La Repubblica degli Stagisti come di consueto offre ai suoi lettori una carrellata dei bandi con le scadenze più imminenti, elencando anche i requisiti richiesti e le procedure di candidatura. Le opportunità sono complessivamente oltre 2mila, per la precisione 2.181: quanto basta per soddisfare la voglia di partire di molti giovani.Il prossimo lunedì 28 settembre è fissata la deadline del bando dell’università di Ravenna, che stanzia 17 borse di mobilità all’estero per tirocini di quattro mesi destinati a  laureandi di corsi triennali e specialistici per la sessione autunnale 2015 presso l’ateneo, studenti regolarmente iscritti a una laurea magistrale per l’anno accademico 2014/2015 e dottorandi  iscritti sempre nello stesso anno accademico. L’importo mensile delle borse varia dai 480 ai 430 euro, a seconda del costo della vita dei paesi di destinazione. Il contributo  viene erogato per un 70% all’inizio dello stage e per il restante 30% alla fine del periodo di mobilità, successivamente alla presentazione  da parte del tirocinante del Rapporto Narrativo, un resoconto dell’esperienza formativa appena conclusa. La domanda deve essere scaricata,  compilata online, stampata e successivamente inserita in busta chiusa insieme a fototessera e fotocopia di un documento di identità. Tutta la documentazione può essere consegnata a mano o inviata tramite raccomandata all’indirizzo presente nel bando (Fondazione Flamini, via Alfredo Baccarini 27, 48121 Ravenna).Mercoledì 30 settembre è l’ultimo giorno utile per candidarsi alla prima tranche di selezione per una delle oltre 1100 borse di mobilità messe a bando dall’università di Padova nel corso di tutto l’anno accademico 2015/2016. Le scadenze successive sono fissate a febbraio e aprile del prossimo anno. Il programma consente a studenti dell’ateneo di ogni livello (triennale, specialistica o magistrale e dottorato) di partecipare a stage  da un minimo di due fino a un massimo di 12 mesi (da effettuarsi entro il 30 settembre 2016) presso enti che gestiscono programmi comunitari. L’importo mensile delle borse di studio varia dai 480 euro di paesi con un costo della vita alto, tra cui Austria, Francia, Svezia e Ragno Unito, ai 430 di stati caratterizzati da un costo della vita medio basso, ad esempio Germania, Belgio, Spagna, Turchia. Il contributo sarà pagato in due rate: l’80% dell’importo totale entro i 30 giorni dalla firma del Learning Agremeent for Traineeship, ossia l’accordo di tirocinio. Il resto della somma sarà versato entro 45 giorni dalla consegna della documentazione completa finale. L’importo è un contributo ai costi di viaggio e soggiorno durante la mobilità. Fondamentale per iscriversi aver maturato almeno 100/180 crediti formativi per gli studenti di corsi triennali o a ciclo unico ed essere regolarmente iscritti al proprio corso di studi per gli iscritti a corsi specialistici o magistrali. Nel caso dei dottorandi, è necessario essere iscritti a una scuola di dottorato attivata presso l’università di Padova. Per candidarsi bisogna presentare il cosiddetto Application Package al servizio stage dell’università, formato da modulo di candidatura disponibile online, cv in inglese e video CV nella lingua prescelta per il tirocinio, lettera di accettazione emessa dall’ente presso cui si intende effettuare il tirocinio, fotocopia del documento di identità ed eventuali certificazioni linguistiche. C’è tempo invece fino al prossimo 14 ottobre per aggiudicarsi una delle 105 borse di studio destinate a studenti dell’università di Trento. I tirocini dovranno svolgersi dal primo gennaio al 30 settembre 2016 e vanno da un minimo di due a un massimo di quattro mesi. Gli stage possono essere sia curriculari, cioè destinati a studenti e dottorandi che post laurea, da effettuarsi entro 12 mesi dal conseguimento del titolo di primo o secondo livello. Il bando parla di un contributo mensile alla mobilità che oscilla tra i 480 euro di paesi come Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Norvegia, Regno Unito e Svezia ai 430 di Belgio, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Slovacchia fino ai 420 della Svizzera. Per candidarsi è indispensabile essere iscritti, non oltre il secondo anno fuori corso, all’ateneo di Trento con una media voti pari almeno a 25/30 e un numero di crediti formativi pari a 90 per gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale, 52 per gli iscritti a corsi di laurea part time, 180 per quelli iscritti a corsi di laurea a ciclo unico e 42 per gli iscritti a corsi di laurea magistrale. Fondamentale anche il possesso di un livello di conoscenza della lingua utilizzata per il tirocinio pari almeno a B1. La domanda va inoltrata online attraverso la pagina dedicata sul sito dell’università di Trento, indicando un’unica destinazione e allegando lettera motivazionale redatta in italiano, eventuali certificati che attestano il livello di conoscenza della lingua, lettera di accettazione da parte dell’azienda presso cui si effettua il tirocinio e giudizio del supervisor, cioè del proprio coordinatore, nel caso di dottorandi.Ricordiamo poi ai neodiplomati di Puglia, Abruzzo, Molise, Lazio, Umbria, Marche, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna che il 15 ottobre è l’ultimo giorno per accaparrarsi una delle 70 borse di mobilità del progetto FORM-AZIONE II, promosso dalla cooperativa sociale Ferrante Aporti. Meta degli stage nel settore turistico e sociale paesi anglosassoni e Spagna. Le spese effettuate durante il periodo di tirocinio verranno rimborsate al rientro dalla cooperativa. Rientrano nella borsa di studio un soggiorno in pensione completa presso famiglia o ostello e il viaggio andata e ritorno per il paese di destinazione. La candidatura deve essere inviata online attraverso una pagina dedicata e al modulo di domanda vanno allegati cv formato europeo, certificato di diploma ed eventuali certificati linguistici. Il 20 ottobre è invece l’ultima chiamata per studenti con media voti non inferiore a 24/30, neolaureati da non più di 12 mesi e dottorandi dell’università Ca’Foscari di Venezia per effettuare stage all’estero di durata compresa tra i due e i 12 mesi. Nel bando si parla di ben 513 borse di importi mensili variabili tra i 480 e i 430 euro a seconda del costo della vita del paese di destinazione, cui l’ateneo veneziano aggiunge un contributo di 200 euro, preso da parte del cofinanziamento del Miur. La domanda va scaricata dal sito dell’università e a essa vanno allegati cv formato europeo, lettera motivazionale, copia di un documento di identità. Tutta la documentazione va consegnata all’Ufficio orientamento, stage e placement dell’università. Sono infine 376 le borse di studio per mobilità all’estero destinate a studenti, laureati, specializzandi e dottorandi dell’università di Bologna, purché iscritti nell’anno accademico 2015/2016 almeno al secondo anno nel primo caso, all’ultimo e comunque non ancora laureati alla data di pubblicazione delle graduatorie nel caso di laureati. L’ultimo giorno per fare domanda è il 2 novembre.  I tirocini avranno una durata di tre mesi e si dovranno svolgere in un periodo compreso tra gennaio e giugno 2016. Gli importi mensili delle borse di studio variano anche in questo caso dai 430 dei paesi con costo della vita più basso (esempio Bulgaria, Estonia, Lituania) ai 480 di stati come Austria, Francia e Danimarca. Per fare domanda è indispensabile accedere alla piattaforma applicativa dell’ateneo AlmaRM con le proprie credenziali caricare un file pdf con il proprio cv in formato europeo, indicare le motivazioni del tirocinio in un apposito documento e allegare eventuali certificazioni linguistiche.    Chiara Del Priore

Progetto Unipharma Graduates, 70 opportunità di tirocinio presso i centri di ricerca europei

Un bell’otto e mezzo: è un voto di tutto rispetto quello assegnato al progetto di stage Unipharma Graduates dai partecipanti dell'ultima edizione. A quanto pare il livello della formazione è alto e non di rado diventa il preludio a un vero e proprio ingresso nel mondo del lavoro: prendendo come riferimento l’ultima edizione di cui si hanno dati «chiusi», ossia quella 2013-2014 relativa ai tirocini effettuati tra il 2014 e il 2015, tra gli ex partecipanti di questa edizione, su 50 tirocinanti 16 hanno continuato a lavorare presso l’ente dove hanno svolto il tirocinio.Un'occasione dunque ghiotta agli occhi di molti giovani che sognano di lavorare nei settori chimico, farmaceutico, farmacologico, biologico e biotecnologico. E proprio in questi giorni è aperto, fino al prossimo venerdì 25 settembre, il nuovo bando per candidarsi alle borse di mobilità di quest'anno: 70 tirocini presso centri di ricerca europei pubblici e privati. 50 sono destinati a studenti iscritti all’ultimo anno o successivi fino al secondo fuori corso di età non superiore ai 26 anni e una media non inferiore al 27 e 20 a dottorandi iscritti a uno degli atenei partner (La Sapienza, Roma Tre e Tor Vergata di Roma, Università di Bologna, Università degli Studi di Catania, Scuola Normale Superiore di Pisa, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università degli Studi di Padova). Gli stage possono essere svolti prima o entro i 12 mesi successivi al conseguimento del titolo, come stabilito dal bando. Nel caso degli studenti i tirocini devono avere durata di sei mesi e iniziare tra il primo novembre 2015 e il 31 marzo 2016. Per quanto riguarda i dottorandi invece, gli stage devono avere una durata compresa tra i tre e i sei mesi e concludersi entro il 30 settembre 2016. L’elenco dei centri disponibili ad accogliere stagisti è disponibile nel bando. Attenzione però: indipendentemente dal paese ospitante, la lingua di lavoro è sempre l’inglese.  I contributi mensili variano a seconda del costo della vita del paese di destinazione: si va dai 480 euro per paesi come Austria, Finlandia, Norvegia e Svezia ai 430 di Belgio, Germani, Slovacchia e Romania. Il calcolo preciso dell’importo viene effettuato in base ai giorni di tirocinio. L’80% del contributo viene erogato entro 30 giorni dall’inizio della mobilità. Il saldo del 20% viene erogato entro 45 giorni dal termine della mobilità, previa presentazione della documentazione richiesta.Accanto al rimborso spese mensile «le università di invio forniscono ai partecipanti la copertura assicurativa - infortuni e responsabilità civile terzi sul luogo di lavoro - per il periodo di mobilità» spiega Luciano Saso, responsabile scientifico dei progetti Unipharma-Graduates: «Alcuni dei centri ospitanti offrono delle facilities agli stagisti, che possono essere mensa, salario aggiuntivo, supporto nella ricerca di alloggio, rimborso di un viaggio andata e ritorno Italia/paese di destinazione. I partecipanti possono fruire, facendo un test di valutazione delle competenze linguistiche, di un corso di lingua on line tramite la piattaforma Online Linguistic Support messa a punto dalla Commissione europea».La candidatura va inviata online. In sede di colloquio dovranno essere presentati copia della domanda inviata online, copia della dichiarazione che attesti l’assegnazione di una tesi sperimentale, eventuali certificazioni di conoscenza dell’inglese e pubblicazioni o titoli scientifici e acceptance letter, se rilasciata dall’organizzazione ospitante. I criteri che pesano di più nella selezione sono, nel caso degli studenti, la media aritmetica degli esami e il voto di laurea specialistica o magistrale per i dottorandi.Partiti nel 2003, i progetti Unipharma-Graduates hanno conosciuto 11 edizioni e coinvolto 564 neolaureati italiani. «L’ultima edizione è tuttora in corso, dato che il termine del progetto è fissato al 30 settembre 2015: ha permesso di assegnare un totale di 55 borse di mobilità», conclude Saso. E mentre gli stagisti 2014/2015 si apprestano a terminare il percorso, una schiera di giovani con il sogno della chimica, della farmacologia, della biologia e biotecnologia nel cassetto si appresta a inviare la candidatura, sperando di entrare a far parte della pattuglia di stagisti 2015/2016.Chiara Del Priore 

Brains 2 South, un bando per richiamare al Sud i ricercatori emigrati

Una buona notizia per i tanti ricercatori italiani e stranieri che svolgono la propria attività all’estero o nelle regioni del centro nord: è in corso il bando «Brains 2 South», promosso dalla Fondazione Con il Sud con l’obiettivo di attrarre giovani eccellenze nei dipartimenti universitari o centri di ricerca del Sud. Giunto alla sua quarta edizione, il bando mette a disposizione 3 milioni e mezzo di euro per cercare di invertire quella che ormai è conosciuta da tutti come la “fuga dei cervelli”: l’emigrazione continua di giovani e meno giovani che dopo aver studiato ed essersi perfezionati nelle università italiane finiscono per andare all’estero per continuare a fare ricerca.Secondo il National Bureau of economic research c’è un rapporto di quattro a uno tra italiani emigrati e ricercatori stranieri approdati nel Belpaese: la fuga dei cervelli non sembra avere fine, come più volte la Repubblica degli Stagisti ha documentato, e sembra non essere indirizzata solo verso l’estero. Certo, ci sono i 700mila laureati che tra il 2001 e il 2011 hanno lasciato l’Italia (numeri tratti dall’indagine Editutto 2014). Ma c'è anche una migrazione interna: laureati meridionali formati nelle università delle proprie regioni che si spostano in quelle del nord per trovare un’occupazione. Secondo il rapporto Svimez 2013 in dieci anni questo fenomeno è più che raddoppiato, passando dal 10% circa di emigrati al nord del 2001 al 25% del 2011.Proprio a questi numeri il bando Brains2South cerca di mettere un freno, anche se purtroppo non può rispondere a tutte le richieste. «Le risorse a disposizione sono totalmente private, messe dai singoli soci» spiega alla Repubblica degli Stagisti Manuela Intrieri, dello staff comunicazione della fondazione, «e in media con il budget a disposizione si riesce a finanziare solo l’otto-nove per cento delle proposte di progetto ricevute. Molte di queste potrebbero essere finanziabili se ci fossero altre risorse».L’obiettivo è quello di favorire l’attrazione di ricercatori e studiosi nei centri di ricerca del Mezzogiorno offrendo l’opportunità di condurre ricerche sotto la propria responsabilità, senza il controllo di un supervisore. Per questo il bando è aperto anche ai cittadini stranieri, nella logica del rafforzamento dei legami tra le regioni del Sud e il resto del mondo. Anche perché bisogna ricordare un altro dato che questo bando vorrebbe in parte contribuire a modificare: quello sul numero di ricercatori stranieri che scelgono l’Italia per lavorare e che secondo la ricerca per il National Bureau of economic research del 2012 sulla mobilità dei ricercatori - curata da Chiara Franzoni, Giuseppe Scellato e Paula Stephan - è pari ad appena il 3%. «L’anomalia italiana non è tanto nel tasso di brain drain, assolutamente naturale per un paese della nostra dimensione visto che Germania, Svizzera e UK solo per citarne alcuni ne hanno molto di più» spiega alla Repubblica degli Stagisti Franzoni, professore associato di Ingegneria economico-gestionale al Politecnico di Milano. Il dato preoccupante italiano è «la scarsa attrazione di stranieri che non rimpiazzano i talenti in uscita».Al bando Brains2South potranno arrivare proposte di ricerca scientifica applicata nel campo tecnologico, energetico, manifatturiero, nanotecnologico, ICT, agroalimentare, biomedico, farmaceutico, diagnostico e nello studio e conservazione dei beni culturali o ambientali, che dovranno essere presentate direttamente dal ricercatore entro il 7 ottobre, attraverso questo link. Alla fondazione potrà essere richiesto un contributo finanziario massimo di 400mila euro e il progetto dovrà avere una durata complessiva non superiore ai 48 mesi.Per i cervelli in fuga desiderosi di tornare c’è quindi ancora un mese per fare domanda ed è probabile che le richieste di qualità non mancheranno, visto che secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, del 2013, l’Italia è al di sopra della media mondiale e di quella Ocse per qualità della ricerca scientifica.Anche se proprio sulla volontà dei ricercatori espatriati di tornare nel Bel Paese i dati oscillano: sono possibilisti ma molto dipende dalle opportunità offerte. «In generale tutti i ricercatori mobili si somigliano e decidono di migrare per lavorare in università prestigiose o con più fondi e opportunità di carriera» spiega la Franzoni: «la sola anomalia italiana che è uscita dal nostro studio è che i nostri ricercatori dicono di essere attratti dall’estero anche per salari più alti, variabile che non conta per scienziati migranti di nessun altro paese esclusa l’India». Forse perché  in Italia, secondo dati Carsa, gli sipendi dei ricercatori si aggirano sui 34mila euro l’anno, praticamente la metà rispetto ai 62mila euro annui dei colleghi statunitensi e comunque ben lontani anche dai 53mila euro l'anno delle università tedesche.21 sono finora i progetti realizzati dalla Fondazione, per un budget complessivo di oltre 8 milioni di euro; nel complesso la Fondazione è riuscita a coinvolgere, ad oggi, più di 230mila cittadini - soprattutto giovani - erogando fondi per oltre 134 milioni di euro.Marianna Lepore