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Tirocini solo per persone in difficoltà? Le prime Regioni dicono no

La disciplina dei tirocini extracurriculari è in fase di revisione. Il Governo è determinato nel fare applicare il comma 721 dell’ultima legge di Bilancio che stabilisce vengano «definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida» e in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale». Secondo il ministro Orlando vanno intese con questa dicitura le persone «con maggior necessità di formazione professionale». Le Regioni, rimaste finora fuori dal dibattito, hanno però l’ultima scelta: sono loro a detenere in via esclusiva la competenza normativa in materia di tirocini extracurriculari e decidere come e se applicare questa modifica. La sensazione è che si sia in una fase di stallo sul testo. La Repubblica degli Stagisti ha contattato tutte le regioni per capire quale fosse la situazione. E la prima conclusione è che l’interpretazione di Orlando sulla difficoltà di inclusione non è in realtà quella dei soggetti interpellati. Situazione confermata dall'assessore al lavoro della regione Umbria, Michele Fioroni: «Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”»Il primo a rispondere alle richieste di informazioni della Repubblica degli Stagisti è stato l’assessore alle attività produttive della Regione Campania, Antonio Marchiello, che ha spiegato come «già la normativa regionale in materia di tirocini offre un quadro di particolare favore riguardo ai soggetti a rischio di inclusione sociale, il cui grado di protezione sarà ulteriormente potenziato nell'ambito della definizione del nuovo disegno di legge in materia di mercato del lavoro che l'assessorato al Lavoro sta approntando proprio per rafforzare tali esigenze». L'assessore campano conferma come «allo stato attuale le linee guida previste dall’articolo 1 comma 721 della Legge di Bilancio 2022 non risulta siano state portate all’attenzione della Conferenza permanente Stato-Regioni», e che «la volontà della Regione Campania in ordine all’attuazione dei tirocini extracurriculari in favore dei soggetti a rischio di emarginazione sociale, sarà ulteriormente argomentata nell’ambito della Conferenza delle regioni con l'auspicio che si pervenga ad ulteriori forme di tutela e di integrazione sociale, professionale e lavorativa per le categorie più deboli».Anche Pietro Quaresimale, assessore al lavoro della Regione Abruzzo, ribadisce che «non esiste al momento alcuna bozza del nuovo testo» e finora su questo argomento «è emerso nel corso dei lavori della competente Commissione una presa di posizione piuttosto assertiva da parte delle Regioni che hanno evidenziato il mancato preventivo coinvolgimento decisionale delle stesse e la volontà di rivedere la citata previsione normativa» per facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani tenendo conto «di ogni possibile azione di controllo per evitare distorsioni e abusi della misura». Quaresimale spiega alla Repubblica degli Stagisti di condividere il principio ispiratore delle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio, evitare un uso distorto degli stage extracurriculari, ma «se per espressa e letterale previsione legislativa si circoscrivesse l’applicazione e utilizzo dei tirocini extracurriculari solo in favore dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale, di fatto si realizzerebbe una quasi totale abolizione di questo istituto. Ricordo, invece, che il tirocinio extracurriculare è uno degli strumenti più diffusi di politica attiva del lavoro e, se correttamente utilizzato, rappresenta ancora una efficace modalità di inserimento del mondo del lavoro».Il legislatore nazionale, però, spiega Quaresimale, «è intervenuto in maniera unilaterale e senza consultare preventivamente le Regioni, su una materia di loro competenza legislativa». A inizio marzo, racconta l’assessore abruzzese, «c’è stato un primo incontro a livello politico tra il ministro del lavoro e gli assessori regionali: si è deciso di proseguire il confronto a livello tecnico per ampliare la possibilità di attivare tirocini extracurriculari non solo in favore di soggetti fragili».Già prima della legge di bilancio, comunque, il ministero del Lavoro aveva manifestato alle Regioni delle perplessità sulla difficoltà di inserimento dei giovani neet nel mondo del lavoro «dichiarando di voler delimitare in modo specifico l’ambito di applicazione del tirocinio extracurriculare e dell’apprendistato professionalizzante onde evitare sovrapposizioni e abusi reciproci», spiega Alessio Piana, presidente della III Commissione consiliare permanente Attività produttive, cultura, formazione e lavoro della Regione Liguria. Poi è entrata in vigore la legge 234 dando indicazione alle Regioni di restringere l’applicazione ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale a fronte di «un trend di attivazioni e conseguenti trasformazioni in rapporti di lavoro che in Liguria si è confermato in costante crescita nonostante l’emergenza Covid». E pur condividendo la preoccupazione di un uso distorto, il presidente Piana ritiene che «la soluzione per evitare gli abusi potesse essere ricercata nel rafforzamento concreto degli strumenti di monitoraggio e delle sanzioni connesse ad utilizzi distorti, piuttosto che nella circoscrizione di tale strumento a determinate categorie di utenti, come quella dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale». La Liguria – che aveva già elaborato una proposta di revisione di questa disciplina, poi posticipata viste le novità introdotte dalla legge di bilancio – «è sostanzialmente allineata con le altre Regioni, che sul punto hanno già espresso al ministero la necessità di un preliminare incontro politico in merito».Salendo più a nord la scelta del Governo continua a non riscuotere molto successo. «La decisione del livello centrale di circoscrivere l’utilizzo dello strumento ai soli destinatari caratterizzati da fragilità, pur condivisibile nella ratio, presenta alcune criticità nell’applicazione pratica», spiega Carla Riccardi, coordinatore dell’assessorato allo sviluppo economico, formazione e lavoro della regione Valle d’Aosta. Qui il tirocinio è stato fortemente promosso e diffuso «sia nella sua accezione più tradizionale, sia per quanto riguarda l’area dell’inclusione». Non si condivide l’impostazione visto che la Regione ritiene «che lo strumento del tirocinio extracurriculare debba poter continuare a esistere anche per i soggetti non caratterizzati da particolari situazioni di fragilità, che necessitano comunque di un periodo di durata variabile di formazione e orientamento all’interno dell’azienda ai fini del loro inserimento lavorativo». In aggiunta, secondo Riccardi, diventa fondamentale «potenziare il ruolo di monitoraggio anche mediante la creazione di appositi sportelli presso i centri per l’impiego, che controllino da vicino l’uso corretto dello strumento da parte delle aziende, per scongiurarne l’abuso».Stessa posizione in Friuli Venezia Giulia. «A prescindere dal tema della legittimità costituzionale è importante venire al merito della questione», spiega l’assessora al lavoro Alessia Rosolen, aggiungendo che «la preoccupazione circa il verificarsi di abusi nell’utilizzo dello strumento del tirocinio è lodevole e meritoria di attenzione, tuttavia la sensazione è quella di trovarsi dinnanzi alla solita posizione di bandiera che rischia di compromettere il sano utilizzo di uno strumento di inserimento lavorativo molto potente». L’applicazione della disposizione è subordinata a un accordo da definirsi in Conferenza Stato Regioni e «quella sede può costituire l’occasione per rettificare l’orientamento di questa disposizione normativa. Si cercherà di mitigare la portata di una disposizione che giudichiamo quantomeno avventata: il tema è evitare abusi nell’utilizzo, non cancellare uno strumento utile. Verrebbe da pensare che questa disposizione sia frutto di un approccio ideologico preconcetto e assolutista». Anche perché per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia «non si ha la sensazione di un generalizzato utilizzo distorto, forse grazie alle scelte fatte dalla Regione», visto che in Friuli i tirocini sono promossi da servizi pubblici, «in via principale i Centri per l’Impiego e poi gli Enti di formazione, le Università e le scuole. Le scuole intervengono principalmente sui tirocini estivi ma anche in questo caso, poiché le scuole spesso hanno difficoltà a svolgere queste attività durante il periodo estivo, la Regione svolge un ruolo di supplenza tanto che la maggioranza dei tirocini estivi sono promossi dai Centri di Orientamento Regionali. Probabilmente il ruolo di soggetto promotore in capo a Servizi Pubblici o comunque vicini al settore pubblico, consente una valutazione severa della sussistenza dei requisiti. Non è infrequente infatti che i Centri per l’Impiego neghino o rimodulino le proposte di tirocinio che pervengono dalle aziende». Il ruolo centrale dei servizi pubblici nella promozione del tirocinio «è stato da più parti criticato, però può rivelarsi un’efficace contromisura al verificarsi di abusi». E sempre dal Friuli, dalla segreteria di Alberto Budai, presidente della II Commissione permanente, arriva conferma che il tema di riforma delle linee guida «non è stato oggetto di discussione né risulta che siano pendenti dei progetti di legge con il medesimo tema».Dall’Umbria l’assessore al lavoro Michele Fioroni precisa che «La normativa regionale, già prevede,  forme di controllo per prevenire eventuali abusi e il contingentamento dei tirocini extracurriculari attivabili». Lo fa con «la creazione di una black list per i soggetti ospitanti che attivano lo strumento senza poi mai procedere con l’assunzione almeno di una quota dei tirocinanti ospitati» e aggiunge che «Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”». Su questo punto Fioroni auspica che si trovi un accordo per includere i giovani inoccupati e i disoccupati di lunga durata. «Occore evitare che il tirocinio extracurriculare venga utilizzato per soggetti già in possesso di competenze spendibili sul mercato del lavoro» conclude «ma anche prestare attenzione nel non limitarlo ai target fortemente svantaggiati difficilmente occupabili che lo trasformerebbe in una politica sociale funzionale solo all’erogazione di indennità. Trovare il giusto mix che ne limiti quanto più possibile l’uso distorto e ne valorizzi la finalità formativa e di inserimento».Insomma sulla revisione della disciplina sembra di essere in alto mare. Il tic tac delle ore passa, per essere nei tempi mancano poco più di due mesi. Ma per ora delle nuove linee guida per i tirocini extracurriculari non si vede nemmeno l’ombra. Marianna Lepore

Nuove regole sugli stage, ecco cosa sta veramente succedendo tra ministero e Regioni

Che cosa cambierà nella disciplina dei tirocini extracurriculari? A che punto è il percorso di revisione? Sono domande legittime perché la legge di bilancio 2022 ha scritto nero su bianco che le regioni hanno 180 giorni per formulare nuove linee guida. Il countdown è cominciato il primo gennaio. La Repubblica degli Stagisti ha contattato la Conferenza Stato Regioni per capire a che punto è il confronto. Alessandra Nardini, l’assessore all’istruzione della regione Toscana che ha il coordinamento della commissione Lavoro e formazione professionale della Conferenza, ha preferito non concedere l’intervista con la motivazione che proprio in queste settimane è in atto l’interlocuzione tra Governo e Regioni. Eppure, a 100 giorni dall’inizio della discussione, sarebbe fondamentale capire quali sono le posizioni e i dubbi delle Regioni su come recepire i contenuti del comma 721 della legge di Bilancio. Che stabilisce vengano «definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida» e in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale».Quel che è certo è che c'è stato un primo incontro il 9 marzo tra gli assessori delle commissioni X e XI della Conferenza Stato-Regioni e il ministro Orlando per concordare «l’avvio di un confronto tecnico volto a meglio definire sia gli ambiti di applicazione delle previsioni contenute nella Legge di Bilancio 2022 sui tirocini extracurriculari sia per avviare una riflessione in merito ai possibili miglioramenti della normativa in materia di apprendistato professionalizzante». E poi un incontro della Commissione in Conferenza Stato Regioni il 16 marzo. Nardini afferma, durante quest’ultimo incontro, che «Le regioni sono concordi nel voler spingere su un maggior utilizzo dell’apprendistato tant’è che abbiamo chiesto e condiviso con il ministero di lavorare a una sua revisione, facilitandolo»,  ma «ci sono posizioni diverse sulla valutazione dello stage extracurriculare, pur riconoscendo tutti che non può essere cancellato ma normato affinché ci sia corretto utilizzo e maggior attenzione nei controlli».Pochi giorni fa, il 6 aprile, è stata invece la volta del ministro del lavoro, Andrea Orlando, intervenuto nell’ambito dell’indagine conoscitiva promossa dalla XI Commissione Lavoro al Senato sul tema "Strumenti di ingresso nel mercato del lavoro: stage, tirocinio, apprendistato". Il ministro ha ribadito che lo scopo è «comprendere come spostare l’occupazione giovanile da strumenti più precari come il tirocinio a strumenti più stabili e veri contratti di lavoro, come l’apprendistato».  Per questo si «richiede un intervento normativo ampio che armonizzi i vari strumenti in questione: tirocinio curriculare, extracurriculare e apprendistato». Anche perché è la cronaca a ricordare come l’incertezza occupazionale, propria anche degli stage, porti a scaricare ulteriormente sui giovani le difficoltà economiche. «Lo abbiamo visto durante i lockdown: i primi a essere lasciati a casa nonostante il blocco dei licenziamenti sono stati i precari con contratti a termine, che semplicemente non sono stati rinnovati, e i giovani in stage, perché ad essi non si applicano le tutele del lavoro dipendente», continua a spiegare il ministro Orlando nel suo intervento in Commissione di una decina di giorni fa.  In questo contesto si cala l’approvazione di nuove linee guida per i tirocini extracurriculari entro giugno. Nelle dichiarazioni di Orlando, però, c’è una novità importante: «l’elemento più innovativo e al tempo stesso divisivo della norma riguarda l’azione sulla platea, in quanto i tirocini extracurriculari dovranno essere circoscritti ai soggetti con maggiore distanza dal mercato del lavoro, in questo senso va intesa la dicitura “difficoltà di inclusione sociale”, e cioè con maggior necessità di formazione professionale».Un’interpretazione sui destinatari del provvedimento che giunge nuova, che cambierebbe il concetto finora applicato per “inclusione sociale” e che non è nota a nessuna delle Regioni contattate dalla Repubblica degli Stagisti. Durante il suo intervento inoltre il ministro ha risposto anche a quanti contestano l'idea di abolire uno strumento di politica attiva efficace per l’inserimento spiegando che «i dati mostrano che i tirocini oggi vengono svolti prevalentemente nei confronti dei soggetti più qualificati, che potrebbero essere assunti con veri contratti, e che le assunzioni al termine del tirocinio sono concentrate sempre tra i più qualificati». Mentre il contratto principe per entrare in azienda «deve diventare l’apprendistato», consentendo un’occupazione sempre di qualità.Ma le Regioni hanno il boccino in mano: sono loro, che una sentenza della Corte Costituzionale ha sancito detenere in via esclusiva la competenza normativa in materia di tirocini extracurricolari, a dover decidere se e come tradurre il comma 721 e renderlo praticabile. E non sembrano condividere la posizione del ministro Orlando.Marianna Lepore

Che ne è stato dello stage a distanza adesso che l'emergenza Covid è finita? Le risposte Regione per Regione

È passata ormai una decina di giorni dalla fine dello stato di emergenza e cosa sta succedendo agli stage da remoto? Possono continuare o no? Lombardia e Veneto sono state le prime Regioni a pronunciarsi, e hanno deciso di comportarsi in maniera opposta: la Lombardia continua ad attivare e svolgere tirocini in “smart internshipping”, il Veneto no.La Repubblica degli Stagisti ha contattato nel frattempo tutte le regioni per chiedere qual era il comportamento adottato e rispondere a tre domande: con la fine dello stato di emergenza la possibilità di realizzare tirocini da remoto autorizzata nel 2020 viene meno o questa autorizzazione permane anche dopo il primo aprile 2022? Si possono attivare nuovi tirocini totalmente da remoto o in modalità mista presenza/remoto? E quelli già in corso in una di queste due modalità possono proseguire senza modifiche, o è obbligatorio tornare tutti in presenza?Gli aggiornamenti pian piano stanno arrivando: ultima in ordine di tempo è stato il Lazio con una nota arrivata l'11 aprile. Al momento non tutte le regioni si sono espresse. Ecco i risultati della prima ricognizione. Come la Lombardia consentono la prosecuzione della modalità smart internshipping (per sempre o per un tempo limitato, solitamente i prossimi sei mesi)  Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Calabria. Negano invece la possibilità di prosecuzione o attivazione a distanza di tirocini extracurriculari, o non si esprimono in materia lasciando decadere i provvedimenti (che erano validi solo fino al termine dello stato di emergenza) Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Marche, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia.Innanzitutto bisogna premettere che vi sono quattro Regioni che non hanno mai consentito lo smart internshipping, o l’hanno attivato per brevissimi periodi, e ora continuano a non consentirlo. Si tratta di quattro territori posti agli estremi opposti dei confini italiani: Trentino Alto Adige, Valle D'Aosta, Puglia e Sicilia. In Trentino Alto Adige «fin dall’inizio della pandemia non è stato autorizzato lo svolgimento di tirocini in modalità da remoto, in quanto si è considerato che tale opzione fosse poco affine a salvaguardare la natura formativa del tirocinio» spiega alla Repubblica degli Stagisti Luca Aldrighetti, dirigente di Agenzia del Lavoro, servizio attività per il lavoro, i cittadini e le imprese della Provincia autonoma di Trento. Questo, spiega, «anche in relazione alla necessaria presenza del tutor aziendale che nella modalità smart working viene meno. Questa linea è stata mantenuta sia nel periodo del lockdown che successivamente».Anche la Valle d’Aosta non ha mai consentito lo stage a distanza ma è stata nel 2020 tra le prime regioni a ripartire con i tirocini extracurriculari in presenza. Nulla è previsto rispetto alla possibilità oggi di attivare o svolgere tirocini da remoto, nemmeno nell’ultima revisione della disciplina regionale dei tirocini extracurriculari approvata nel giugno dello scorso anno.In Puglia lo stage a distanza non è stato mai consentito se non per una piccola parte riferita agli aspetti teorici. Nel marzo 2020, infatti, l’assessore al lavoro Sebastiano Leo aveva deciso con una delibera di giunta regionale di sospendere tutti i tirocini extracurriculari senza autorizzare la possibilità di smart internshipping. La ripresa in presenza era stata possibile solo tre mesi dopo.  Nel novembre 2020 la nuova ordinanza 407 della Regione aveva consentito lo svolgimento in fad per la parte teorica degli stage.In Sicilia lo scoppio della pandemia ha fatto inizialmente sospendere i tirocini all’epoca attivi, salvo poi consentire con l’ordinanza numero 21 del 17 maggio 2020 lo svolgimento dei tirocini rispettando le linee guida e sempre con l’adozione di adeguati mezzi di protezione individuale. Senza mai consentire lo smart internshipping. Che quindi ora con la caduta dello stato di emergenza continuerà a non essere contemplato come possibilità.A queste quattro regioni se ne aggiungono cinque (oltre al Veneto, qui articolo a parte) che hanno deciso di non consentire più lo stage da remoto.In Campania dopo la prima fase emergenziale è stata un'ordinanza del maggio 2020 a stabilire come proseguire i tirocini extracurriculari durante la pandemia, e a prediligere la modalità a distanza. Ma se questa applicazione è incompatibile «è svolta in presenza, purchè nell’ambito dei servizi e delle attività commerciali e produttive consentiti sul territorio regionale». Non essendo intervenuti altri provvedimenti, i tirocini sono da considerarsi possibili solamente in presenza, ma la Regione non ha ancora fornito una risposta univoca alla Repubblica degli Stagisti. In Sardegna durante tutta la prima fase della pandemia, nel 2020, «la maggior parte dei tirocini extracurriculari ha potuto proseguire l’attività in modalità smart working», come ha dischiarato l'assessore al lavoro Alessandra Zedda. A giugno 2020 erano stati riattivati i tirocini extracurriculari in presenza in azienda autorizzando sia nuove attivazioni sia la prosecuzione di quelli cominciati in smart internshipping. Essendo provvedimenti emergenziali, tornata la normalità resta consentito solo lo stage in presenza: anche in questo caso si attende la conferma ufficiale.Nella regione Marche durante la fase emergenziale è stato resa disponibile la modalità del tirocinio a distanza, sia l’attivazione sia la prosecuzione di stage già avviati. I provvedimenti del 2020 e del 2021, fanno però riferimento solo al periodo Covid. Non essendo intervenuti altri provvedimenti è presumibile che tale modalità non sia al momento possibile.In Basilicata con lo scoppio della pandemia nel 2020 i tirocini extracurriculari erano stati tutti sospesi, salvo poi consentirne la prosecuzione a distanza. Non essendo intervenuti altri provvedimenti, ad oggi con la caduta dello stato di emergenza resta consentito solo lo stage in presenza. Maria Leone dalla Direzione generale per lo sviluppo economico, il lavoro e i servizi alla comunità dice solo alla Repubblica degli Stagisti che la Basilicata «si atterrà  a tutte le disposizioni intervenute e che interverranno a livello nazionale  in materia di tirocini extracurriculari». In Molise una determinazione del direttore del III dipartimento del maggio 2020 aveva permesso lo svolgimento anche da casa dei tirocini in modalità assimilabile alla formazione a distanza. Lo stage a distanza era stato autorizzato anche per le nuove attivazioni. A dicembre del 2021 sono state, invece, pubblicate le nuove disposizioni operative in materia di tirocini extracurriculari estendendo l’ambito applicativo della certificazione verde anche agli stagisti per il loro rientro in azienda. Non essendo intervenuti altri provvedimenti è presumibile che al momento sia possibile solo lo stage in azienda. Otto Regioni hanno scelto invece di consentire, come la Lombardia, la prosecuzione dello smart internshipping.Nel Lazio la Regione si è pronunciata proprio l'altroieri, l’11 aprile, aggiornando le disposizioni in vigore con la circolare 0359517. «La modalità ordinaria di svolgimento delle attività di tirocinio rimane quella in presenza in quanto si tratta di attività di formazione sul campo», spiega Claudio Di Berardino, assessore al lavoro, scuola e formazione. Ma «si potrà prevedere lo svolgimento parziale delle attività formative da remoto» sempre che i contenuti del progetto formativo individuale si prestino alla loro attuazione in termini di apprendimento, orari e tutorship, mediante tecnologie digitali assicurando il raggiungimento degli obiettivi formativi. In Emilia Romagna già a inizio marzo sono state predisposte delle faq sul sito dedicato alla formazione con informazioni a riguardo. «Anche dopo la scadenza del termine dell’emergenza sanitaria sarà possibile avviare o proseguire il percorso formativo con modalità a distanza a condizione che sussistano le condizioni logistiche, organizzative e che tali modalità consentano lo svolgimento delle attività previste nel progetto formativo» spiega Katia Pedretti dell’Agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia Romagna. In Piemonte era già previsto «che l’adozione della modalità agile nei percorsi di tirocinio debba essere ammessa esclusivamente dall’impossibilità di garantire le misure di prevenzione e sicurezza richieste dalle attuali disposizioni nazionali e non come modalità ordinaria di svolgimento del tirocinio» spiega oggi alla Repubblica degli Stagisti l’Ufficio comunicazione della Direzione istruzione, formazione e lavoro. Per questo motivo «si conferma quanto previsto dalla determinazione dirigenziale numero 820 del 31 dicembre 2020 che prevede la decadenza delle misure straordinarie finora adottate, come la modalità agile per i tirocini, dopo 90 giorni dal termine dello stato di emergenza, pertanto al 30 giugno 2022». Questo significa che al momento è possibile svolgere o attivare tirocini extracurriculari sia in presenza, sia in smart internshipping, sia in modalità mista. Dopo fine giugno dovranno tornare irrimediabilmente in sede.In Toscana è stata la delibera 362 del 28 marzo della Giunta regionale a stabilire il futuro per lo stage a distanza.  Nel testo si prevede un «ripristino graduale del regime ordinario per le attività formative finanziate e riconosciute dalla Regione». Nello specifico si consente «per un periodo ulteriore, pari a sei mesi decorrenti dal 1 aprile 2022»  lo smart internshipping, che terminerà il primo ottobre 2022.In Calabria si è deciso di prorogare la formazione a distanza «al cento per cento per i prossimi sei mesi, al fine di completare i corsi già autorizzati o attivati in fase emergenziale con le stesse modalità d’avvio» dice alla Repubblica degli Stagisti Giusi Princi, vicepresidente della Regione con delega alla formazione. «Dal primo aprile, grazie alla delibera di giunta 133 del 28 marzo, la formazione professionale potrà svolgersi in due modalità: ordinaria o transitoria. Nel primo caso il monte ore d’aula sarà suddiviso, metà in presenza e metà a distanza, mentre in modalità transitoria sarà accettata la formazione completamente a distanza». Anche in questo caso si è optato per un periodo di transizione, fino al 30 agosto 2022. Dopo quella data sarà possibile solo la formazione in presenza.In Liguria si è scelto di «dare continuità all’esperienza dei tirocini extracurriculari in modalità agile», come spiega Andrea Cacciavillani dal dipartimento agricoltura, turismo formazione e lavoro della Regione, «con la deliberazione di giunta regionale 238 del 2022 ad oggetto “Disposizioni relative allo svolgimento dei tirocini extracurriculare in modalita agile, “totale” o “mista”». Lo smart internshipping si è «rivelato una valida risorsa nel periodo emergenziale e si ritiene possa continuare ad esserlo in regime ordinario». Oggi, quindi, è consentita l’attivazione di tirocini in modalità smart internshipping, totale o mista, «a tutte le imprese la cui attività sia compatibile con tale forma di svolgimento del tirocinio e che siano in grado di assicurare efficacemente il raggiungimento degli obiettivi previsti nel progetto formativo. È consentita anche la trasformazione dei tirocini da modalità in presenza a smart working e quelli avviati in regime emergenziale in questa modalità possono ovviamente proseguire senza subire modifiche». Non ci sono, quindi, scadenze nell’adottare lo stage a distanza.   In Abruzzo a inizio mese è stata approvata una delibera in cui si stabilisce che «in via transitoria fino all’approvazione delle nuove linee guida sui tirocini, a fronte delle modifiche apportate dalla legge di stabilità, rimane in vigore l’attuale disciplina derogatoria per la pandemia. Quindi ammissione dei tirocini in smart training», spiega alla Repubblica degli Stagisti Sante Iavarone dell’ufficio comunicazione del dipartimento lavoro e sviluppo economico. Questo significa che fino al 30 giugno i nuovi tirocini si possono attivare in qualsiasi modalità: mista, solo in smart internshipping, solo in presenza. Anche i tirocini già in corso possono proseguire senza alcuna modifica.Situazione simile in Umbria, che il 31 marzo con la determinazione direttoriale numero 368  ha approvato le nuove linee guida per l’erogazione dei corsi di formazione a distanza  applicabili dal primo aprile a tutte le attività formative già avviate o che si avvieranno entro sei mesi dalla data di cessazione dello stato di emergenza. La deroga è applicabile a «tutte le attività avviate entro il 30 settembre 2022, per l’intera durata dei corsi laddove lo stesso sia inferiore a 12 mesi, ovvero fino al dodicesimo mese per i corsi di durata pari o superiore a 12 mesi».Marianna Lepore[Foto a destra di ThisisEngineering RAEng, tratta da Unsplash][Foro di apertura di nodstrum  credit to lyncconf.com]

Stage da 1.300 euro al mese a Helsinki, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche apre venti opportunità

Sono aperte fino al giorno della Festa della Liberazione, lunedì 25 aprile, le candidature per partecipare ai tirocini offerti dall'European Chemicals Agency (Echa), l'agenzia di Helnsinki, in Finlandia, che si occupa di controllo sull'uso delle sostanze chimiche. «Implementiamo la legislazione Ue sull'uso delle sostanze chimiche» si legge alla sezione 'mission' sul sito, «allo scopo di proteggere la salute e l'ambiente». Un lavoro che contribuisce «al buon funzionamento del mercato interno, all'innovazione e alla concorrenza dell'industria europea della chimica». Le tornate di tirocinio in questa agenzia sono due all'anno, con un rimborso spese di 1300 euro mensili più la copertura parziale delle spese per il viaggio. E si aprono rispettivamente «il primo marzo e il primo settembre» spiega alla Repubblica degli Stagisti Nedyu Yasenov dell'ufficio stampa Echa. Durano dai tre ai sei mesi, massima estensione non prorogabile. Il totale degli stagisti per ogni sessione «è di circa una ventina di selezionati», per cui in un anno l'agenzia ne accoglie circa quaranta. «La media di candidature per ogni tornata è di 500 richieste» prosegue Yasenov. Un numero molto cresciuto negli anni della pandemia se si pensa che solo due anni fa, a ottobre 2020, l'Echa raccontava alla RdS di riceverne circa 130 in tutto. E gli italiani, anno dopo anno, si confermano tra gli aspiranti stagisti più solleciti: «Pur non avendo contato quante di queste candidature fossero provenienti dall'Italia» chiarisce l'addetta stampa, «gli stagisti vostri connazionali selezionati sono stati a marzo 2021 sette su venti, e a settembre dello stesso anno quattro su diciotto».  Il boom di presenze si era già verificato nel 2020, con undici stagisti italiani in totale, contro i sei del 2019, e i tre del 2018. Segno che nel tempo l'agenzia si è fatta conoscere, ma anche sintomo del malessere che attraversa il mercato del lavoro italiano, circostanza che spinge spesso a guardare oltre i confini nazionali. Nonostante il Covid che, seppure superata la fase di emergenza, ha lasciato il segno nella modalità di svolgimento dei tirocini: «Possono realizzarsi anche da casa» puntualizza Yaserov, ma come per tutti gli altri dipendenti dell'agenzia, «vale la regola del minimo di due giorni in ufficio». Da casa sì dunque, ma questa dovrà essere nella stessa città dell'agenzia. Chi si candida ora avrà dunque l'opportunità di partire alla volta di Helsinki per iniziare lo stage il primo settembre. Si può fare domanda entro il 25 aprile a mezzogiorno (11 ora di Helsinki), candidandosi a una delle 23 posizioni aperte – ma è possibile anche inviare una candidatura aperta, non collegata a una specifica posizione, come è chiarito sul sito. Si va dall'Hazard Assessment, «per familiarizzare con i test non su animali» è scritto, «e sviluppare competenze nell'uso dei modelli QSAR», al Risk Management «per l'analisi delle alternative in sostituzione dei prodotti chimici», al dipartimento Affari legali per il supporto «nelle controversie davanti al Tribunale europeo o nelle ricerche sui casi giurisprudenziali». I dipartimenti a caccia di stagisti sono anche altri, e per ognuni posizione i requisiti sono diversi a seconda del campo di attività. Per il legale è necessaria la laurea in legge e la conoscenza dell'ordinamento europeo, per l'unità Hazard la laurea in Chimica, Biologia o Farmacia, per il Risk Management la laurea in Economia. Per tutti, per candidarsi è sufficiente aver completato solo il triennio, ma più in generale per partecipare è richiesta la conoscenza dell'inglese, oltre alla cittadinanza europea e l'assenza di precedenti esperienze presso le istituzioni dell'Ue di oltre otto settimane. Vengono contattati unicamente i candidati che hanno passato la prima selezione e che dovranno sottoporsi a una intervista telefonica o in presenza. Prima di partire occorre anche stipulare una polizza assicurativa che sia valida in Finlandia, obbligatoria per lo svolgimento del tirocinio. «Davvero interessante poter applicare nella pratica le mie conoscenze sulle scienze ambientali» afferma Nicola Tecce, ex stagista presso la Evaluation Unit nel corso del dottorato di ricerca. Il suo racconto è pubblicato sul sito dove si raccolgono le testimonianze degli ex. «È stata anche una grande opportunità per capire una realtà differente rispetto a quella sperimentata durante gli studi, e per collaborare con una squadra di scienziati». Elisa Grabbe, tedesca, ha fatto pratica invece presso il Board of Appeal dell'Echa e dice di «essersi potuta addentrare nel sistema amministrativo dell'Ue e in come lavora un'agenzia europea». Si è appassionata al punto che le piacerebbe in futuro «lavorare di nuovo in un'agenzia». E infine Ana Rodés, dalla Spagna, stagista presso l'unità di Comunicazione: «Mi sono occupata di predisporre pubblicazioni e produrre contenuti per l'intranet. Così come di dare supporto per l'organizzazione degli eventi». Per lei c'è stato anche il lieto fine, perché, una volta concluso il tirocinio, dall'Echa è arrivata un'offerta per un impiego a tempo determinato presso l'agenzia. Un'opportunità che può presentarsi al termine di uno stage presso un'istituzione europea, ma che non può tradursi in un lavoro a tempo indeterminato che richiede invece – trattandosi di un ente pubblico – il superamento di un concorso.laria Mariotti 

Fine dello stato di emergenza, si può continuare a fare stage a distanza?

Il primo aprile è terminato lo stato di emergenza e ora che cosa succede agli stage da remoto? Scompaiono? Le primissime risposte – antitetiche – arrivano da Lombardia e Veneto: in Lombardia sì, in Veneto non più. Non due regioni a caso, ma quelle in cui ci sono più stagisti. Secondo dati del Rapporto annuale del Ministero del lavoro, in Italia nel 2020 nella sola Lombardia sono stati attivati oltre 47.500 tirocini; in Veneto poco più di 25mila (i dati relativi al 2021 dovrebbero essere resi pubblici tra due-tre mesi).  Gli stage da remoto erano stati introdotti in via emergenziale tra febbraio e aprile del 2020, con l'inizio della pandemia: in questi ultimi due anni il tirocinio da casa è divenuto, tra luci e ombre, una nuova normalità ribattezzata dalla Repubblica degli Stagisti “smart internshipping”.Ora sono due le questioni importantissime: con la fine dello stato di emergenza la possibilità di realizzare tirocini da remoto autorizzata nel 2020 viene meno o questa autorizzazione permane anche dopo il primo aprile 2022? Quindi si possono attivare nuovi tirocini totalmente da remoto o in modalità mista presenza remoto? E quelli già in corso in una di queste due modalità possono proseguire senza modifiche o è obbligatorio tornare tutti in presenza?La Repubblica degli Stagisti ha nei giorni scorsi contattato tutte le Regioni per chiedere informazioni al riguardo. Al momento due, Lombardia e Veneto, si sono espresse ufficialmente; la RdS continuerà a fare pressing su tutte le altre per ottenere quanto prima notizie chiare sulla situazione in ogni territorio regionale. Il rischio è che ciascuna faccia di testa sua: un rischio ben rappresentato dalle prime due che si sono pronunciate, e che hanno deciso cose completamente opposte.La Regione Lombardia ha dato indicazioni con il decreto 4409 del 31 marzo, confermando la possibilità di svolgere tirocini extracurriculari da remoto almeno fino al 31 agosto 2022. Il testo, firmato dal dirigente Paolo Mora, prende atto che «la formazione a distanza è ormai adottata dagli enti accreditati caratterizzandosi per estrema accuratezza di tracciabilità e monitoraggio», e ricorda che è «necessario aggiornare le disposizioni attualmente in vigore e fornire indicazioni operative che dovranno accompagnare le attività di tutta l’offerta formativa di Regione Lombardia nel corso dei prossimi mesi e in via ordinaria». Viene sancita dunque una sorta di fase transitoria per permettere un graduale passaggio dal regime emergenziale a quello ordinario e garantire un periodo di adattamento alle nuove modalità anche per i soggetti accreditati al lavoro e per gli enti di formazione. Nel testo si legge che «considerata la necessità di mantenere la possibilità di svolgere i tirocini extracurriculari in modalità smart working nei casi in cui tale modalità di lavoro sia prevista dall’organizzazione del lavoro del soggetto ospitante», e che per la fase ordinaria, quindi a partire dal primo settembre, saranno emanate nuove disposizioni.La scelta finale della Lombardia è dunque quella «di mantenere la possibilità di svolgere i tirocini extracurriculari in modalità smart working nei casi in cui tale modalità di lavoro sia prevista dall’organizzazione del lavoro del soggetto ospitante». Il che significa che fino al 31 agosto i tirocini in smart internshipping potranno continuare in questa modalità, così come potranno esserne attivati di nuovi sempre con la possibilità dello stage da casa. Inoltre, a partire dal primo settembre 2022, quindi per la fase ordinaria, «verranno emanate specifiche disposizioni successive per l’erogazione dell’offerta formativa». L’adozione e l’approvazione di eventuali modifiche necessarie rispetto all’attivazione delle doti, anche in relazione alle indicazioni che arriveranno da fonti europee, è, invece, rinviata a successivi provvedimenti. Infine sono state approvate anche delle disposizioni specifiche per lo svolgimento delle attività formative a seguito del termine dello stato di emergenza per la filiera professionalizzante. In questo allegato si danno indicazioni per i seguenti percorsi: triennali di qualifica professionale (IeFP); quadriennali e di IV anno per il diploma professionale (IeFP); personalizzati per disabili (PPD); annuali di IeFP per l’accesso all’esame di stato; IFTS; ITS; erogati nell’ambito dell’avviso Lombardia Plus; erogati nell’ambito dell’avviso Garanzia Giovani misura Antidispersione; apprendistato di primo e terzo livello per quanto riguarda i percorsi in apprendistato per l’ottenimento del diploma tecnico superiore (ITS). Per tutti si privilegia la formazione d’aula e il laboratorio in presenza: «Il numero di ore complessivamente realizzate in formazione a distanza non deve superare il 30 per cento del monte orario annuale della formazione frontale». Tutt’altra storia, invece, in Veneto. Qui, come segnala alla Repubblica degli Stagisti Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro, con il termine dello stato di emergenza avvenuto pochi giorni fa «verrà meno la possibilità di svolgere le esperienze di tirocinio da luoghi diversi dai locali aziendali». Nel documento predisposto dalla Regione e disponibile a questo link si specifica che questa possibilità è stata ammessa da marzo 2020 a seguito delle limitazioni imposte allo spostamento delle persone fisiche, ma «trascorsi oltre due anni di attuazione, anche se sembra diventata una modalità consueta di svolgimento e appare anacronistico rinunciare a tale possibilità, si deve ammettere che la modalità di svolgimento del tirocinio a distanza non trova alcun fondamento giuridico nella disciplina vigente». Anzi, per qualificarsi come tirocinio, l’esperienza in Veneto deve necessariamente svolgersi all’interno della organizzazione aziendale con i lavoratori presenti nel luogo di lavoro. Per questo motivo, vista la cessazione dello stato di emergenza, dal primo aprile «non potranno essere attivati nuovi tirocini che prevedono, anche parzialmenteo, lo svolgimento della esperienza formativa in modalità smart». Quindi in Veneto non viene presa in considerazione nemmeno la possibilità per il tirocinante di essere presente in ufficio a giorni alterni, visto che l’esperienza deve realizzarsi nei locali aziendali. Per quanto riguarda invece gli stage cominciati prima del primo aprile 2022, si distingue tra i tirocini totalmente in smart internshipping e quelli che prevedono una alternanza tra giorni in presenza in azienda e giorni di lavoro a distanza. «I tirocini completamente in smart non potranno continuare per incompatibilità con la disciplina e per contrarietà con le finalità dello strumento e dovranno essere interrotti». Per essere portati a termine, dunque, dovranno prevedere lo svolgimento solo in presenza in ufficio oppure – e qui c’è tutta l’incongruenza sul tema dovuta, è bene precisare, anche all’assenza di una specifica normativa in materia – «prevedere l’alternanza di giorni in presenza e giorni in smart». Diversa, invece, la situazione per gli stage parzialmente in smart internshipping, che «potranno continuare e condotti alla naturale scadenza secondo le modalità programmate in fase di attivazione o successivamente definite».  Decisione presa, si specifica, per tutelare il prevalente interesse del tirocinante e per il «principio dell’affidamento».Questa la situazione per ora in queste due regioni del nord Italia: modalità opposte. Non essendoci, al momento, alcuna normativa di riferimento rispetto alla possibilità dello smart internshipping in tempi normali, ognuna ha veramente campo libero rispetto alla decisione.Marianna Lepore

Verso una nuova riforma del servizio civile, gli operatori denunciano: «Noi esclusi dal dibattito»

Doveva essere discusso lo scorso 24 febbraio in Consiglio dei ministri, ma la cronaca degli avvenimenti in Ucraina hanno fatto slittare il dibattito per ora a data sconosciuta. Ma le polemiche c'erano e restano: la ministra per la gioventù Fabiana Dadone ha presentato un disegno di legge delega al governo che tra gli obiettivi ha anche «la revisione della disciplina del servizio civile universale»: dimenticando però di coinvolgere gli operatori del settore, avvisati solo tramite comunicato stampa a cose fatte.«Abbiamo già avuto una riforma abbastanza complessa e ambiziosa del Servizio civile nel 2017, che continua a modificare in maniera significativa la rotta del servizio civile e di cui attendiamo gli elementi di valutazione di impatto delle novità introdotte» spiega alla Repubblica degli Stagisti Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum Nazionale Servizio Civile: «Dal testo alla prima pratica reale siamo partiti tra il 2018 e il 2019, quindi è ancora uno scorcio temporale troppo breve. E mentre eravamo tutti quanti concentrati sull’attuazione della riforma in corso abbiamo appreso dalla stampa l’intenzione della ministra di chiedere una delega al governo per cambiare le politiche giovanili, l’agenzia nazionale giovani e il servizio civile universale».La prima reazione degli operatori del settore è stata di sorpresa: «La nostra forza è sempre stata quella di lavorare in maniera sinergica: politica, dipartimento, consulta. Non capiamo l’urgenza di prevedere un disegno di legge per perfezionare una riforma in atto senza poi intervenire, nella sostanza, con delle vere novità». Borrelli chiarisce che quanto previsto dal testo del ddl è già disciplinato dal servizio civile e andrebbe solo in qualche modo perfezionato senza agire tramite una legge: basterebbe organizzare la procedura e la regolamentazione secondaria. «L’ultima riforma è nata da un processo lungo di concertazione, audizioni, verifiche. Un lavoro straordinario di partecipazione e democrazia del precedente Governo che ha coinvolto tutto il sistema Paese: giovani, enti, categorie, rappresentanze. Questa riforma, invece, non nasce da alcuna esigenza particolare».Lo schema del disegno di legge che la Repubblica degli Stagisti ha potuto visionare è composto da sei articoli; nel primo, in cui si definiscono l’oggetto e le finalità della deroga, si assicura «il coinvolgimento e la più ampia partecipazione dei giovani e delle organizzazioni che li rappresentano nei processi decisionali, anche mediante consultazioni pubbliche volte a conoscere le loro istanze e acquisire i loro contributi». Non è un particolare di poco conto. Il testo del ddl infatti è nato anche dai contributi raccolti attraverso un questionario online distribuito in occasione della giornata del servizio civile, il 15 dicembre 2021. Una iniziativa per la quale la stessa ministra aveva chiesto aiuto alle organizzazioni: «Noi enti del servizio civile abbiamo dovuto veicolare e diffondere il questionario, quindi le 14mila risposte ottenute sono di giovani del servizio civile» dice Borrelli: «Se da un questionario del genere aspetti di ricevere l’umore e il desiderio, va bene; ma non mi sembra sia un modo di procedere partecipato se invece lo usi come base per una riforma normativa escludendo il confronto con la Consulta nazionale del servizio civile, composta da enti, giovani, enti locali, regioni; se escludi la rappresentanza nazionale dei volontari, dimostrando poco interesse per i giovani che non ascolti; se parli al cittadino con domande per così dire “tendenziose”, cioè che in alcuni casi, nel questionario, sembravano formulate per ottenere determinate risposte, e dalle risposte ottenute agisci una riforma... all’insaputa del mondo coinvolto!», si sfoga Borrelli. La Consulta del servizio civile peraltro viene nominata ogni tre anni dal ministero della Gioventù e riassume oltre il sessanta per cento delle maggiori rappresentanze del servizio civile in Italia: «Non si capisce perché non si dialoghi con loro prima di aprirsi a ulteriori consultazioni arricchenti» dice ancora Borrelli.Il questionario era composto da una ventina di domande, di cui quindici inerenti il servizio civile e alcune sul rapporto con il mondo del lavoro. Dai dati raccolti, quasi otto giovani su dieci risultano essere convinti che sia un modo per avvicinarsi al mondo del lavoro e altrettanti ritengono fondamentale il rilascio di una certificazione delle competenze a fine servizio. E infatti all’articolo 3 comma 1g della bozza di disegno di legge si parla di valorizzare la formazione dei giovani operatori volontari al fine di migliorare il «loro livello di occupabilità, anche attraverso sistemi efficaci di riconoscimento, convalida e certificazione delle abilità e competenze professionali formali e non formali acquisite, utile a promuovere l’accesso all’attività lavorativa» e si aggiunge di «valutare l’impatto dei programmi di servizio civile in territori caratterizzati da alto livello di vulnerabilità sociale».In pratica quindi si vorrebbe valorizzare la formazione dei giovani e le competenze in un’ottica di occupabilità nel mondo del lavoro. «Tutto questo ci sta a cuore, ma recentemente la ministra ha introdotto la certificazione delle competenze come uno degli asset di cui dobbiamo occuparci noi enti della progettazione del servizio civile, confondendo le competenze di chi spinge carrozzine, porta pasti ai senza tetto, con quelle degli enti che fanno politiche attive del lavoro. Anche le Regioni si sono espresse in disappunto rispetto a questa proposta e il ministero del Lavoro non condivide che il servizio civile assurga a politica attiva del lavoro. La ministra, però, avanza una proposta perché ritiene che i giovani vogliano la certificazione delle competenze». Il riferimento è, appunto, al questionario dello scorso anno in cui, secondo Borrelli, manca una spiegazione reale su cosa significhi mettere in pratica un processo di certificazione: diversanente da un semplice “attestato”, una certificazione implicherebbe un esame pubblico «che potresti non superare, dopo il quale eventualmente potresti avere la certificazione della competenza, cosa ben diversa dal dire ti certifico le competenze che hai acquisito». C’è poi la questione relativa alle spese: «se la valutazione di impatto dovesse essere un’attività da far ricadere in mano agli enti, essi dovrebbero farsi carico anche di questo compito oneroso» riflette Borrelli «E questo ci preoccuperebbe per i costi che ne conseguono. Siamo favorevolissimi a una valutazione ma che sia lo Stato a farsi carico di valutare».Ci sono poi degli approcci che presentano criticità oggettive: l’articolo 2 comma 1f punta per esempio a ridefinire la disciplina dell’Agenzia nazionale per i giovani, ma «sembra che il governo voglia rivedere l’organizzazione dell’Ang» fa notare Borrelli «che tuttavia è struttura di carattere europeo: quindi non potrebbe farlo!».L’articolo dedicato specificamente al servizio civile universale è il terzo, in cui si parla di riordino degli strumenti di attuazione del servizio, «anche se basterebbe farlo a livello regolatorio modificando una circolare, senza agire con una norma» ripete Borrelli. Vi sono riferimenti alla necessità di armonizzare le funzioni in materia di servizio civile universale tra il livello nazionale e le Regioni; individuare forme di partecipazione degli enti – «proprio nel momento in cui con questo decreto si attua la totale esclusione dalla partecipazione» constata amaro Borrelli – e prevedere una maggiore partecipazione della Consulta nazionale, con un evidente confitto quindi tra ciò che è scritto e quello che si fa: «Non è stata ascoltata ad oggi... però vogliono ampliarla? La Consulta sta esprimendo pareri contrari fino ad ora inascoltati alle proposte della ministra... che però vuole potenziare l’istituto?».E poi c’è la questione mobilità che il decreto intende promuovere nei Paesi esteri, in particolare europei. In linea teorica una gran bella novità, ma nella pratica difficile da realizzare. «I progetti sono fatti per rispondere a un bisogno, a esigenze di territori, persone. I ragazzi sono la leva attraverso cui gli enti pubblici lo realizzano. Se la missione del servizio civile, come dice la legge, è la difesa della Patria che si esplicita attraverso questa progettualità sociale, allora i ragazzi danno il loro contributo al raggiungimento di questa progettualità. Se invece come intende la ministra i beneficiari del servizio civile sono i giovani, allora è comprensibile che possano richiedere anche l’esperienza all’estero», nell'ottica di arricchire ancor di più il proprio periodo di servizio civile, accumulare più esperienze e competenze, magari perfezionare una lingua. Borrelli offre un esempio pratico: «Il Comune che fa il bando per avere dei ragazzi per mantenere la biblioteca aperta o per aiutare i disabili, che esigenza ha di mandare i volontari tre mesi a Parigi? Nessuna, perché ha l’esigenza cogente del progetto che ha presentato. In questo modo si stravolge il servizio civile che non è più il contributo che i ragazzi offrono ad attività di interesse generale, ma ciò che noi facciamo per i ragazzi. Non siamo contrari», puntualizza, «ma questo non è il servizio civile».Il decreto parla di promuovere la mobilità dei giovani operatori volontari ma non dà indicazioni sulla gestione di tutto il percorso per gli enti. Questi enti si troverebbero a dover costruire partnership con realtà simili all'estero, vagliare le opportunità, verificare la serietà dei percorsi e delle organizzazioni, senza alcun ulteriore supporto in termini di risorse umane e monetarie da parte del Governo?Dopo mesi di silenzio, finalmente l'altroieri c'è stato un primo incontro, una call martedì sera tra la ministra Dadone e gli enti del servizio civile, con la proposta da parte del Forum di «uno stralcio della parte sul servizio civile dal disegno di legge». Certo però si parte da posizioni pressoché opposte: il ministero che vuole una nuova legge, il Forum che non ravvisa la necessità di alcuna nuova riforma, dato che già ve ne è stata una pochissimi anni fa, di cui ancora non si è avuto il tempo di valutare l'efficacia. Intanto di servizio civile continua ad occuparsi anche la politica con la discussione sempre nella giornata di martedì 22 della mozione di Maria Chiara Gadda, parlamentare di Italia Viva, che vorrebbe aumentare il numero di ragazzi coinvolti e innalzare la qualità dei progetti proposti. Insomma di questo argomento sembra vogliano occuparsi in tanti, non tutti però forse si rendono conto che il punto centrale dovrebbe essere aumentare le risorse e semplificare la gestione dei progetti.     Marianna Lepore

Stage, per chi trasgredisce la normativa ora sanzioni e ammende immediate

Gli ispettori del lavoro sono avvisati: se d’ora in poi, durante le loro ispezioni, si dovessero imbattere in situazioni di violazione delle normative regionali sui tirocini extracurricolari, potranno e anzi dovranno comminare multe. É l’effetto – l’unico immediato – dei contenuti dell’ultima legge di bilancio in materia di tirocini. La Direzione centrale coordinamento giuridico dell’INL, l’ispettorato nazionale del lavoro, ha emanato proprio ieri – 21 marzo – una nota dal titolo “art. 1, commi da 721 a 726, L. n. 234/2021 – nuove disposizioni in materia di tirocini – prime indicazioni”, firmata dal direttore centrale Danilo Papa [nella foto].Nella nota viene spiegato che la legge di bilancio 2022 ha appunto «introdotto alcune disposizioni in materia di tirocini» e che esse sono «in parte da considerarsi immediatamente operative». Dunque, dopo essersi coordinati con l’ufficio legislativo del ministero del Lavoro – che a sua volta la settimana scorsa, con una nota protocollare, la n° 2529 del 16 marzo, ha sollecitato l'INL a esprimersi – l’INL ha stilato un documento per chiarire le novità. Posto che le nuove linee guida concretamente ancora non esistono – è previsto debbano essere stilate entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, il che vuol dire che la deadline va calcolata dal 1° gennaio: dunque entro fine giugno la Conferenza Stato-Regioni dovrà partorire le nuove linee guida, se rispetterà le consegne – ne deriva «che ad oggi e sino al recepimento, da parte delle Regioni, delle linee guida da adottarsi ai sensi del citato comma 721», e qui l’INL intende le linee guida prossime venture, «restano in vigore le attuali regolamentazioni regionali». Ma l’INL focalizza anche quello che già è possibile applicare: «accanto a disposizioni di futura applicazione, la legge di bilancio ha introdotto ulteriori precetti che risultano essere già vigenti a partire dalla sua entrata in vigore». I precetti da considerarsi “già vigenti” riguardano l’indennità di partecipazione e il ricorso fraudolento al tirocinio. Per quanto riguarda l’indennità, «la sanzione prevista dal […] comma 722 – secondo il quale “la mancata corresponsione dell'indennità di cui alla lettera b) del comma 721 comporta a carico del trasgressore l’irrogazione di una sanzione amministrativa il cui ammontare è proporzionato alla gravità dell'illecito commesso, in misura variabile da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 6.000 euro […] – troverà applicazione in relazione alla mancata corresponsione della indennità già prevista dalle vigenti leggi».Prendendo invece in considerazione la fattispecie del «ricorso fraudolento al tirocinio», la nota dell’Ispettorato specifica che «se il tirocinio è svolto in modo fraudolento, eludendo le prescrizioni […], il soggetto ospitante è punito con la pena dell'ammenda di 50 euro per ciascun tirocinante coinvolto e per ciascun giorno di tirocinio». Questo è preso paro paro dal comma 723 della legge di bilancio. L’INL specifica che «tali disposizioni introducono precetti da ritenersi immediatamente operativi» e prosegue sottolineando che «al fine di valutare l’uso scorretto del tirocinio e, quindi, la condotta fraudolenta del datore di lavoro che ha impiegato il tirocinante alla stregua di un effettivo rapporto di lavoro o in sostituzione di lavoratore dipendente, il personale ispettivo dovrà ad oggi fare riferimento alle normative regionali attualmente in vigore, nonché alle istruzioni operative già fornite da questo Ispettorato con circ. 8/2018».La Repubblica degli Stagisti non può che salutare con favore questo riferimento: la circolare 8/2018, dal titolo «Tirocini formativi e di orientamento – indicazioni operative per il personale ispettivo», infatti era quella emessa appunto quattro anni fa per spiegare agli ispettori del lavoro cosa controllare per accertarsi che lo stage sia in regola, e cosa fare in caso non lo sia. Firmata da Paolo Pennesi,la circolare era stata pubblicata proprio in concomitanza con l’inserimento per la prima volta dei tirocini «tra gli ambiti principali di intervento per l’attività di vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro per l’anno 2018». Un inserimento confermato nel 2019 e poi purtroppo decaduto.Dunque, conferma l’INL nella nota di ieri, «la violazione delle disposizioni contenute nel comma 723 comporta l’applicazione a carico del soggetto ospitante della pena dell’ammenda di 50 euro per ciascun tirocinante coinvolto e per ciascun giorno di tirocinio. Trattandosi di sanzione penale, punita con pena pecuniaria, la stessa è soggetta alla prescrizione obbligatoria […] volta a far cessare il rapporto in essere in violazione dei principi che ne disciplinano la regolare gestione».Oltre alla multa, c’è poi anche il rischio di dover assumere il finto tirocinante: «l’ultimo periodo del comma 723 […] fa salva la possibilità, su domanda del tirocinante, di riconoscere la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato a partire dalla pronuncia giudiziale» specificando che «sarà dunque il solo tirocinante a valutare una richiesta in tal senso».Infine, rispetto alle comunicazioni obbligatorie – fulcro di una importante discussione che riguarda il monitoraggio e controllo dello strumento dello stage! – purtroppo l’INL non si fa “bastare” la legge di bilancio: «si ritiene, in coerenza con i precedenti orientamenti, che lo stesso [l’obbligo di CO, ndr] riguardi unicamente i tirocini extracurriculari». Fino a nuovo ordine, si può aggiungere: perché il ministero del Lavoro ha promesso a più riprese di voler mutare l’orientamento e di voler (re)introdurre l’obbligo di CO anche per i tirocini curricolari. Attendiamo dunque con ansia che lo faccia, attraverso una sua circolare o altra modalità ufficiale.L’ultimo aspetto focalizzato dalla nota riguarda l’obbligo del soggetto ospitante a provvedere «a propria cura e spese al rispetto integrale delle disposizioni in materia di salute e sicurezza»: qui l’INL sottolinea che «l’inciso “integrale” è da ritenersi un rafforzativo […] con ciò determinando l’applicazione delle medesime tutele previste in favore del personale dipendente».Una circolare significativa, che tuttavia non può giustamente sostituirsi a chi ha il potere legislativo in tema di tirocini: dunque, per le CO obbligatorie anche per i tirocini curricolari dovremo aspettare una azione del ministero del Lavoro; per una nuova configurazione della normativa sui tirocini curricolari dovremo aspettare il Parlamento (è proprio in questo periodo in discussione la proposta di legge Ungaro in materia); e per le nuove linee guida sui tirocini extracurricolari, che potranno (ma lo faranno davvero?) diminuire drasticamente il raggio d’azione dei tirocini extracurricolare, dovremo aspettare la decisione della Conferenza Stato-Regioni.

I giovani devono avere “voce in capitolo”, la ricerca online della Commissione UE sugli stage è aperta fino al 25 marzo

C’è una ricerca in atto a livello europeo per indagare il tema dei giovani che fanno esperienze di tirocinio nei paesi membri; l’obiettivo è quello di trovare soluzioni che assicurino che i giovani in tutti i paesi dell’Ue possano avere accesso a esperienze di tirocinio positive, e capire se e quanto siano necessarie nuove iniziative politiche per aumentare la qualità di questi tirocini.A esattamente dieci anni dalla “Overview on Traineeship” promossa proprio nel 2012 dalla Direzione generale Employment, Social Affairs and Inclusion della Commissione UE (il titolo completo del lavoro era “Study on a comprehensive overview on traineeship arrangements in member states”), la Commissione ha dato mandato a un’agenzia indipendente con sede a Bruxelles, Ecorys, di realizzare una ricerca sullo stesso tema. L'indagine si svolge attraverso un questionario online, che è possibile compilare fino al 25 marzo in maniera rigorosamente anonima, anche in italiano (e in altre 22 lingue). Il titolo stavolta è “Study Supporting The Evaluation Of The Quality Framework For Traineeships”, in italiano “Studio a sostegno della valutazione del quadro di qualità per i tirocini”. «Le opinioni espresse in questo sondaggio saranno analizzate nell'ambito di una valutazione che la Commissione europea sta effettuando» spiegano i ricercatori nel testo iniziale, rivolgendosi direttamente ai potenziali partecipanti: «Questa è l'occasione per condividere la tua esperienza e le tue opinioni sui tirocini nel tuo paese e per avere voce in capitolo sulle future misure politiche in questo settore».Le “screening questions” iniziali permettono di specificare se la persona che compila il questionario ha mai fatto o no un tirocinio, o se proprio in questo momento ne sta facendo uno. In caso abbia una esperienza personale (singola o plurima!) di tirocini, viene chiesto di specificare per esempio se essi fossero una parte obbligatoria degli studi (il cosiddetto tirocinio “curricolare”, anche se la ricerca non usa questo termine), o addirittura come passaggio obbligato per esercitare una professione (es. medicina, architettura, giurisprudenza): qui si fa riferimento – sempre implicitamente – a quelli che in Italia si chiamano tecnicamente i “tirocini per l’accesso alle professioni regolamentate”, altrimenti detti “praticantati”. Il questionario chiede anche di indicare il Paese dove è stato svolto il tirocinio più recente, perché naturalmente è possibile anche fare tirocini all’estero.Le domande di carattere demografico sono standard (da notare che, rispetto al genere, il questionario molto rispettosamente prevede anche l’opzione “altro” accanto a maschio e femmina, e dà anche la possibilità di non rispondere). Per l’età si può indicare quella precisa se si è nella fascia 15-39 anni; altrimenti si dovrà selezionare l’opzione “inferiore a 15” oppure “oltre 40”.Rispetto all’indagine vera e propria, viene chiesto ai partecipanti di focalizzare esclusivamente i tirocini extracurricolari: di nuovo, la parola non viene usata esplicitamente, ma nella sezione “Domande per i tirocinanti” viene specificato subito che si fa riferimento “a uno o più tirocini che NON erano una parte obbligatoria degli studi/programmi di studio né un requisito necessario per accedere a una professione specifica (ad esempio medicina, architettura, ecc.)”. Quindi tirocini curricolari e praticantati vengono esclusi dalla ricerca; anche se poi, con poca coerenza forse, la primissima domanda relativa al numero di tirocini svolti prevede due campi: per compilare il primo bisogna indicare il numero di stage svolti “durante l'attività scolastica, la formazione professionale o gli studi” (cioè proprio quelli che due righe sopra erano stati esclusi dall’indagine…).L’indagine poi prosegue chiedendo dettagli sull’ultimo tirocinio effettuato. Questa è una debolezza dell’intera ricerca, forse inevitabile, ma che permette di rendere conto solamente dell’ultima esperienza di stage: per chi ne ha fatte diverse, vuol dire automaticamente escludere tutte le altre dalla rilevazione. La formulazione impedisce peraltro anche di capire se vi sia un “tracciato” standard, per esempio un progressivo miglioramento delle condizioni di tirocinio in caso se ne sia fatto più d’uno, che potrebbe voler dire una progressiva presa di coscienza della persona, una ricerca di condizioni via via migliori. Tornando al questionario: viene chiesto di specificare lo status che il partecipante aveva quando lo ha fatto (se studente, disoccupato…), e poi il “livello di istruzione” al quale la persona era “iscritta” (in caso fosse studente al momento del tirocinio) oppure il più alto grado di istruzione fino a quel momento conseguito. Si prosegue indicando il settore in cui questo tirocinio è stato svolto (Commercio, ristorazione, informazione e comunicazione, attività finanziarie…) e se il tirocinio è stato “erogato” da un ente pubblico o da un’azienda privata (qui si sarebbe potuto fare uno sforzo in più con la lingua: va inteso come “tipologia del soggetto ospitante”).La sezione successiva chiede come la persona abbia trovato il suo tirocinio (passaparola, annunci, social media, fiere del lavoro, centri per l’impiego…); attenzione perché stranamente non c’è l’opzione classica della “università-istituzione formativa”, quindi in questo caso bisognerà trovare la risposta più vicina e coerente.C’è poi una domanda che vuole indagare la “trasparenza” degli annunci di stage, e chiede di elencare gli elementi che erano “chiaramente menzionati nell'avviso di posto vacante che pubblicizza il tirocinio”: qui è possibile selezionare più di una risposta, tra cui compaiono anche l’importo dell'indennità e la  percentuale di tirocinanti assunti dall'organizzazione negli ultimi anni (ah! Good luck with that, almeno coi tirocinanti italiani… a meno che non abbiano trovato il loro tirocinio qui sulla pagina Annunci della Repubblica degli Stagisti, naturalmente, che fa della trasparenza su questi punti la sua bandiera!). Viene chiesto poi qualche dettaglio sul contratto di tirocinio, che in italiano si compone della “convenzione” e del “progetto formativo individuale”.La sezione che indaga gli obiettivi di apprendimento e di formazione chiede di dichiararsi in accordo o disaccordo con una serie di affermazioni tipo “Le mie mansioni mi hanno aiutato a raggiungere i miei obiettivi di apprendimento e formazione” oppure “Avevo un supervisore, che ha monitorato e valutato i miei progressi”: si può considerare l’utilizzo della parola “supervisore” come sinonimo di quello che in italiano, nel linguaggio tecnico dei tirocini, si chiama “tutor”.C’è poi il capitolo “Condizioni di lavoro”, che inquadra il tema dell’indennità e, se chi sta rispondendo indica di averla ricevuta, chiede di indicarne anche il valore (medio) mensile in euro, escludendo però eventuali “altre prestazioni”. Tali “prestazioni”, che possono essere indicate più avanti nella pagina, sono gli eventuali sostegni “in natura” ricevuti (bizzarro modo per indicare i “buoni pasto o cibo meno costoso presso la mensa aziendale”), le spese di viaggio o di alloggio rimborsate,  opportunità di formazione e così via. Tra le opzioni ci sono anche le “ferie retribuite”: probabilmente qui, dato che lo stage non prevede mai una “retribuzione”, bisogna semplicemente intendere la domanda come: se il periodo di stage ha attraversato un periodo di “ferie”, es. periodo di Natale o estate, in cui tutti i dipendenti sono rimasti a casa, in quanto stagista la persona ha avuto diritto all’indennità piena, oppure decurtata per i giorni in cui non è stata presente?Discorso a parte per la domanda sull’avere “accumulato diritti pensionistici”. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo i periodi di tirocinio non prevedono versamenti previdenziali: probabilmente qui il sondaggio vuole solo conferma di ciò.Per quanto riguarda la certificazione delle competenze, il questionario chiede se al termine del tirocinio la persona  ha ricevuto (o riceverà, nel caso il percorso sia attualmente in corso) “un certificato o una lettera di referenze comprovante le conoscenze, le abilità e le competenze acquisite durante il tirocinio”.Nella sezione “Tirocini Transfrontalieri” viene indagato il motivo per il quale si è deciso di fare (o non fare) un’esperienza all’estero: in particolare, in caso la persona che compila il questionario non abbia mai fatto un tirocinio al di fuori dell’Italia, viene chiesto di specificare se non  era interessata, o informata sulle opportunità all'estero; oppure se l’elemento di blocco è stata una scarsa padronanza delle lingue straniere, oppure la mancanza di risorse finanziarie per pagarsi il viaggio e la permanenza in un altro Paese.Per le domande conclusive, infine, con la modalità del dichiararsi in accordo o disaccordo con una serie di affermazioni si può dire se a proprio avviso il tirocinio abbia “reso più facile il passaggio dalla scuola al lavoro”, o se sia o non sia stato “utile per trovare un lavoro regolare”.Inoltre il questionario indaga l’efficacia del tirocinio dal punto di vista occupazionale, chiedendo se sia o non sia arrivata un’offerta di lavoro, e se sì, a quale distanza temporale dalla fine dell’esperienza formativa. In caso si risponda di sì, il questionario approfondisce chiedendo se questa offerta sia arrivata dallo stesso datore di lavoro presso cui è avvenuto il tirocinio, presso un datore di lavoro con cui si sono avuti “contatti durante il tirocinio (ad esempio, un partner commerciale, un fornitore, un cliente dell'organizzazione erogatrice del tirocinio)”, oppure un datore di lavoro “non collegato al tirocinio”.Tra le domande di questa sezione ce n’è anche una a risposta libera: “Cosa si potrebbe fare per migliorare i tirocini nel tuo paese o nel paese in cui hai svolto il tirocinio?”.Al termine del questionario, un breve testo informa che “la Commissione europea avvierà presto un'altra consultazione pubblica nell'ambito della stessa valutazione”. Segno che la qualità dei tirocini è un argomento che le istituzioni europee hanno deciso, a ragione, di inserire tra i loro obiettivi prioritari.

Stage al Consiglio dell'Ue, oltre 100 opportunità da 1200 euro al mese (e venti gratis): candidature fino al 15 marzo

L’Unione europea riapre le porte a centinaia di ragazzi in cerca di stage. Per il terzo anno di fila il Consiglio dell’Ue mette a disposizione oltre cento posti all’interno del Segretariato generale di Bruxelles. Un’esperienza unica che permette di conoscere da vicino le istituzioni europee, il loro processo lavorativo e guadagnare esperienza internazionale. Il bando, aperto il 15 febbraio e in scadenza il 15 marzo, offre 100 posti per tirocini extracurriculari, da quattro a sei posti per tirocinanti con disabilità e infine 20 per tirocini curriculari – gli unici che non prevedono un compenso. Gli stage saranno in presenza, dal 1° settembre 2022 fino al 31 gennaio 2023; sono rivolti a tutti i cittadini dell’Ue e dei paesi candidati che hanno concluso i negoziati di adesione. Le aree di lavoro del Segretariato per cui si può fare richiesta sono numerose, dal settore delle politiche agricole alle relazioni internazionali con paesi terzi, dalle risorse umane allo sviluppo energetico e altri ancora. «È stata un’esperienza molto positiva e aver lavorato nell’Ue ha pesato tanto nel mio curriculum», racconta Silvia Colagiorgio che nel 2021, a 25 anni, è stata selezionata per svolgere un tirocinio da febbraio a giugno nel dipartimento comunicazione – unità outreach and engagement – del Consiglio e ora lavora per l’Icf (Inner city fund), agenzia di consulenza privata, partner dell’Unione. Ma cosa aspettarsi da un’esperienza simile? Sicuramente l’opportunità di acquisire nuove conoscenze sull’Unione, migliorare la comprensione delle politiche europee e contribuire alle attività quotidiane del Consiglio all’interno di un ambiente multiculturale e multilingue. Per provare a vivere tutto ciò bisogna inviare la propria candidatura sul sito del Consiglio dell’Ue, creare un account personale e inoltrare la domanda. Il Consiglio cerca ragazzi immersi nello spirito europeista, competenti e che sappiano parlare almeno due lingue ufficiali dell’Unione. In particolare è richiesta l’ottima conoscenza dell’inglese e del francese con un livello minimo di C1 e C2. Ogni anno arrivano migliaia di candidature e i tirocini con indennità sono – ovviamente! – sempre quelli più richiesti, con una media di oltre 10mila domande. Gli aspiranti stagisti sono aumentati vertiginosamente negli ultimi quattro anni, passando dai 2mila del 2017 agli oltre 11mila del 2018 fino al record registrato l'anno scorso: 14mila candidature. Per potersi proporre è necessario essere laureati e aver concluso almeno il primo ciclo di studi (ovvero la laurea triennale o un diploma equivalente). Il compenso è di circa 1200 euro al mese e a questo si aggiungono buoni pasto, indennità di viaggio, assicurazione contro gli infortuni e assicurazione sanitaria. La gran parte dei candidati ha per lo più competenze in legge, scienze politiche, relazioni internazionali, economia, studi legati all’Ue. Ma si guarda anche ad altri campi, dalla traduzione alle risorse umane, dall’ingegneria aerospaziale alla sicurezza alimentare, passando per comunicazione, salute, ambiente e graphic design. «Ho fatto domanda tre volte prima di essere accettata», spiega Colagiorgio, che prima di questa esperienza si era laureata in international politics and markets all’università di Bologna: «Dopo aver inoltrato la candidatura c’è una prima fase di selezione. Se il tuo profilo è idoneo e interessa a qualche unità allora ti contattano tramite mail e fissano un colloquio. A me è successo circa due mesi dopo l’invio della domanda. Poi subito dopo il colloquio, circa una settimana, ti comunicano se sei stato selezionato o meno, oppure se sei in lista di attesa». Durante lo stage si occupava della comunicazione verso l’esterno, riguardo l’organizzazione di eventi e visite al Consiglio. Ma non solo: lavorava anche a una newsletter per giovani studenti e lavoratori su approfondimenti e temi di attualità, e assicura è «il punto di vista degli stagisti è molto apprezzato. Sono sempre stata coinvolta e ho avuto la fortuna di interfacciarmi con un ambiente pratico e dinamico». Proprio dall’Italia arriva il maggior numero di candidati per questo tipo di stage presso il Consiglio dell'Unione europea: quasi 5mila solo nel 2021. Di questi, 17 (su un totale di 97 stagisti selezionati da tutta Europa) sono gli italiani che sono stati accettati per il tirocinio extracurriculare. A seguire la Spagna con 1.990 domande inviate e sei tirocinanti selezionati. Dalla Germania, su un totale di soli 630 candidati, ne sono stati scelti ben 12, al pari con la Francia – da cui erano però partite più di mille candidature. Anche negli anni precedenti l’Italia si è sempre presentata come il Paese con il numero più alto di domande e di tirocinanti scelti, a conferma dell’alto grado di preparazione dei candidati italiani. La crescita dal 2017 ad oggi è stata esponenziale: +85% di candidature provenienti dall'Italia in soli quattro anni.Molte meno richieste, invece, arrivano per i tirocini definiti dal Consiglio “obbligatori”, senza indennità, che possono durare da due a cinque mesi. Nel 2021 sono state 563 le candidature (138 quelle dall’Italia) e 15 stagisti sono stati selezionati (di cui tre italiani): cinque durante il primo semestre, dieci durante il secondo. Per tirocini obbligatori si intendono quelli che in Italia si chiamano “curriculari”, svolti quindi all’interno di un percorso di studi universitario, che sia triennale (solo per gli studenti del terzo anno), magistrale o anche di dottorato.«È stata un’esperienza molto interessante, anche se ero in smartworking per quattro mesi su cinque», racconta Marco Valenziano – classe 1997, laureato in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna – che ha fatto il tirocinio curriculare nell’unità relazioni interistituzionali da febbraio a giugno 2021, riuscendo a entrare al primo tentativo. «La mia unità si occupava di fare reporting su quanto avveniva in Parlamento. Era un lavoro di monitoraggio, ricerca e redazione e già dal secondo mese di tirocinio noi stagisti eravamo pienamente autonomi». Il giovane che ha lavorato al fianco di funzionari esperti ma anche di altri giovani tirocinanti sia curriculari che extracurriculari. In tutte le unità del Consiglio infatti non c’è alcuna differenza tra le mansioni degli stagisti che ricevono l’indennità e quelli che invece ne sono privi. Una situazione in cui l'inequità salta all'occhio: giovani che ricevono 1.200 euro al mese gomito a gomito con coetanei che non ricevono compenso.In realtà qualcosa si riceve anche nell'ambito dei tirocinio “obbligatori”. Durante lo stage vengono offerti buoni pasto, assicurazione contro gli infortuni, indennità di viaggio e assicurazione sanitaria. Ma per gli obbligatori, appunto, niente compenso mensile. «Mi rendo conto che è una situazione difficile per moltissimi universitari. Soprattutto per quelli che vogliono intraprendere questi percorsi ma che al tempo stesso non possono essere aiutati dalle famiglie. Vivere a Bruxelles non è molto economico», sottolinea Valenziano: «Fortunatamente non è stato il mio caso: avendo svolto quasi tutto lo stage in smartworking e stando a casa dei miei genitori non ho avuto grosse spese». Da anni il tema dell’obbligatorietà dei compensi è al centro di accese discussioni. L’ultima è stata il 17 febbraio a Strasburgo, durante un’assemblea plenaria del Parlamento europeo in cui è stata redatta e approvata (con 580 voti favorevoli) una risoluzione dal titolo “Rafforzare il ruolo dei giovani europei: occupazione e ripresa sociale dopo la pandemia” che invita Commissione e Stati membri a garantire un’equa retribuzione per tirocini e apprendistati. Il Parlamento ha precisato che gli stage non solo devono essere pagati ma anche limitati nella durata e nel numero, così che i giovani non rimangano intrappolati nella morsa sempre più stringente e interminabile dei tirocini a basso costo, privi di protezione sociale e diritti pensionistici. Nonostante tutti questi buoni propositi, però, non è stato approvato l’emendamento dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici che proponevano proprio di vietare esplicitamente gli stage non pagati. Richiesta, purtroppo, respinta con 377 voti contrari. La presenza o assenza di compenso gioca un ruolo molto importante nell'accesso e nella contendibilità delle opportunità di stage a disposizione dei giovani. Non a caso, negli ultimi anni nell'ambito del programma dei tirocini presso il Consiglio europeo quelli “obbligatori” hanno risentito di più l’arrivo della pandemia: le candidature sono calate drasticamente, dalle 585 del 2019 alle 320 del 2020 e solo lo scorso anno si è tornati ai numeri pre-Covid, con il superamento della soglia delle 500 domande. Effetti collaterali che già si conoscono, considerando l’enorme blocco che ha colpito tutti i settori, università e tirocini compresi. Il Consiglio dell’Ue, però, ha saputo rispondere all’emergenza garantendo lo smartworking in piena autonomia: a tutti gli stagisti è stato spedito un kit per lavorare da casa, pc compreso, da restituire poi al termine dell’attività.A partire da ottobre 2021 si è tornati al lavoro in presenza. «Riprendere in ufficio è stato bello, nonostante nel mio periodo si potesse andare solo per due o tre giorni a settimana», racconta Marco Valenziano: «Almeno avevo l’opportunità di partecipare a incontri che non avrei potuto seguire a distanza e soprattutto fare networking con i miei colleghi. Ammetto anche che mi sarebbe piaciuto rimanere ma è sempre molto difficile». Fonti dell’Unione europea, infatti, confermano alla Repubblica degli Stagisti che meno del 10% dei tirocinanti rimane a lavorare dopo la fine dello stage, solitamente coprendo altri ruoli. Ma l'esperienza europea spesso viene considerata con riguardo quando si cerca lavoro: Valenziano per esempio subito dopo la fine degli studi ha trovato un impiego in un’agenzia di consulenza. Per lui come per Silvia Colagiorgio l’esperienza nell’Ue è stata «fondamentale».Benedetta Mura

Ocse, ultimi giorni per candidarsi al programma di stage - solo da remoto - con indennità di 740 euro al mese

Ci sono molte organizzazioni che offrono tirocini con un buon rimborso spese affiancati a un’esperienza internazionale che può poi brillare nel proprio curriculum. Tra queste occupa una posizione importante l’Ocse, con sede a Parigi, il cui “vero” nome in realtà è Oecd – dipende da se le lettere iniziali che compongono l'acronimo rappresentano il nome in inglese, “Organization for Economic Co-operation and Development”, oppure in italiano, “Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico”. Al momento è possibile candidarsi per svolgere un tirocinio nel corso del 2022: è necessario essere uno studente iscritto negli ultimi anni di un corso di laurea, un master o un dottorato. «Il 98 per cento dei tirocini si svolge a Parigi, dove c’è la sede principale Ocse», spiega alla Repubblica degli Stagisti Nadav Shental, che lavora nell'ufficio Talent management e Analytics dal 2017: «Ma dall’inizio della pandemia abbiamo autorizzato lo stage a distanza, per venire incontro agli studenti. In particolare perché all’Ocse aderiscono 38 paesi e alcuni di questi hanno delle regole molto rigide specie sugli spostamenti, così per non discriminare nessuno abbiamo adottato lo smart internshipping. Quindi anche gli stagisti italiani possono lavorare dalle proprie case o dalle università mantenendo comunque un’interazione continua con il proprio team di lavoro».Svolgere uno stage a distanza non significa, fortunatamente, essere abbandonati a sé stessi. «Ogni Direzione o team ha la propria agenda e ogni stagista aderisce alle esigenze del team. Questo significa che ci sono riunioni per aiutare proprio il lavoro da remoto e, ovviamente, sono rispettate le esigenze degli stagisti che vivono in fusi orari diversi. Quindi non chiederemo mai a uno stagista di partecipare a una riunione alle 3 del mattino e cerchiamo di fare del nostro meglio per accogliere le esigenze di quanti collaborano dall’Australia, Giappone, Stati Uniti o altri paesi fuori dall’Europa». Anche l’orario è abbastanza flessibile: «L’Ocse ha una giornata lavorativa di otto ore e mezza ma non ci sono degli orari fissi in cui gli stagisti o i dipendenti cominciano e finiscono di lavorare. Quindi possono cominciare alle 8 o alle 9 del mattino: dipende dal lavoro del team a cui si appartiene e dagli accordi presi con i propri supervisors».Per mandare la propria candidatura è necessario creare il proprio profilo sul sito Oecd: è comunque possibile accedere attraverso il proprio profilo Linkedin. Una volta fatto questo passo basterà compilare la sezione online ricordandosi di non allegare nessun documento perché tutte le informazioni necessarie devono essere inserite nel format elettronico per essere considerate nella fase di selezione. Tra pochissimi giorni, alla mezzanotte del 28 febbraio, si chiuderà la fase di candidatura per il programma di tirocinio invernale, ma in realtà ci si può candidare in qualsiasi momento: «in base alle esigenze del team dell’Ocse i candidati sono invitati ad un colloquio, qualche volta a fare alcuni test scritti», spiega Shental. I prescelti in pratica «iniziano con un accordo con il loro team: non c’è una data di inizio specifica per tutti i tirocinanti, è flessibile e a nostro avviso è molto utile questa flessibilità sia per gli studenti sia per per i team di lavoro».Gli interessati possono quindi fare l’application online sul sito inserendo nel modulo di domanda l’esperienza, gli studi, la lettera di motivazione e indicando anche le aree di interesse. «I tirocinanti che soddisfano i requisiti e che si distinguono per conoscenza della lingua, capacità di redazione e altri requisiti minimi sono inseriti in un gruppo a disposizione di tutti i responsabili delle assunzioni e del personale delle risorse umane. Un esempio pratico: se sono un manager che lavora nel settore fiscale sarò alla ricerca di stagisti con esperienza in materia fiscale e potrei stabilire che lo stage cominci a giugno di quest’anno fino alla fine di dicembre. A questo punto i candidati che soddisfano questi criteri sono invitati per un colloquio e talvolta per una prova scritta».Se selezionati si comincerà uno stage che può variare da uno a sei mesi. «L’Ocse eroga un’indennità di 740 euro al mese, ma in molti casi gli studenti ricevono un sostegno aggiuntivo dalle università in cui sono iscritti o attraverso degli specifici programmi di stage nel loro Paese. Per esempio la Germania, grazie ad alcuni programmi di supporto, in alcuni casi quasi raddoppia questa cifra e come Ocse incoraggiamo gli atenei che seguono questa strada» dice Shental.Per quanto riguarda i numeri degli stagisti selezionati in passato, la Repubblica degli Stagisti è riuscita ad ottenere i dati del 2021: «Lo scorso anno sono stati selezionati 670 stagisti: il numero più alto che abbiamo mai selezionato. Nel 2020 c’è stato un decremento a causa della pandemia ma ora si sta tornando ai numeri pre Covid. Sempre nel 2021 abbiamo avuto 53 italiani selezionati per cominciare uno stage e confrontato con gli altri Paesi, l’Italia rappresenta il quarto per maggior numero di domande, dopo Francia, Germania e Stati Uniti. Questi numeri», continua a spiegare Nadav Shental, «suggeriscono che gli studenti italiani hanno molta familiarità con l’Ocse e sono molto competitivi: hanno, infatti, abbastanza successo nel processo di selezione». L’anno scorso è stato sicuramente un anno eccezionale come partecipazione, se si considera che secondo i dati del Report annuale 2021 su diversity e inclusione, nel 2020 gli stagisti selezionati sono stati 373 povenienti da 27 paesi.Che cos’è che fa veramente la differenza per essere selezionati? «Essere particolarmente orientati verso la nostra area specifica e avere un collegamento tra i propri studi e l’esperienza professionale oltre a competenze tecniche che rendono il profilo interessante. Per esempio se si vuol lavorare nel nostro dipartimento comunicazione è necessario avere esperienza con la redazione, con diversi social media. Certo tutto dipende dal tipo di lavoro che si vuol fare ma avere queste esperienze e abilità tecniche è molto importante». Qualche suggerimento in più lo aggiunge Rossella Caputo, Hr manager all’Ocse, che spiega: «È molto importante che le persone mettano in risalto cosa hanno imparato all’università o a scuola. Poi certo, un curriculum in ambito economico può fare la differenza, la maggior parte dei nostri stagisti hanno studi in macro o micro economia e studi di politica internazionale. Certo ci sono anche specialisti in ambito sanitario, in materia fiscale finanziaria, e tutte queste specializzazioni hanno un collegamento con un esame specifico fatto all’università: tutto questo dovrebbe essere segnalato nel curriculum e nella lettera di motivazione che si inserisce. È molto importante» continua a spiegare Caputo, «che il percorso educativo e le esperienze professionali siano dichiarati in modo semplice da capire per un potenziale datore di lavoro, perché quando leggiamo i curricula è su questo tipo di criteri che possiamo orientare la risorsa verso il settore appropriato». Inutile aggiungere che le due lingue ufficiali all’Ocse sono inglese e francese e una buona conoscenza di entrambe può far la differenza. Ovviamente, quindi, curriculum vitae e lettera di motivazione devono essere inviati in una di queste due lingue.   Fare uno stage non significa, però, avere un successivo posto di lavoro: «Non garantiamo alcun impiego seguente anche se abbiamo tirocinanti che qualche anno dopo fanno domanda per posizioni di lavoro temporanee». Questo probabilmente anche perché l’Ocse «non è un posto dove cominciare la propria carriera» aggiunge Rossella Caputo. «L’età media è molto più alta», con la maggioranza dello staff tra i 30 e i 50 anni. «Dopo il tirocinio invitiamo i giovani a terminare gli studi con una laurea magistrale, un master o addirittura un dottorato e poi fare un’altra esperienza lavorativa prima di tornare. Uno stage è un buon modo per cominciare ad avere un’idea di cosa significhi lavorare qui, ma iniziare subito dopo la scuola non è una buona idea e siamo molto chiari su questo punto. Certo ci sono stati stagisti che sono stati più a lungo, come staff temporaneo con un breve contratto, ma questo non dura più di due anni e in seguito è necessario fare l’application per una posizione ufficiale e passare attraverso una selezione competitiva. Non credo però che sia il modo migliore per far carriera all’Ocse. Molto meglio fare un’esperienza all’estero e tornare dopo qualche anno con più esperienze professionali».Se, quindi, si è interessati a tentare questa opportunità conviene registrarsi, fare attenzione nella compilazione della propria lettera motivazionale, e prima ancora dare un’occhiata ai vari dipartimenti per capire quali potrebbero essere i compiti  e a tutte le faq presenti sul sito. Qui si possono trovare informazioni sugli orari di lavoro, oltre a una serie di dettagli su come costruire la propria lettera di presentazione, e in che cosa consistono l’intervista o i test scritti. Per qualche giovane questa può essere addirittura una “life-changing experience”, come testimoniano alcuni dei commenti riportati sulla Brochure dell'internship program. Non resta quindi che affrettarsi e tentare anche questa opportunità. Come spesso capita in questi casi solo i candidati selezionati saranno contattati dai vari dipartimenti per continuare nel processo selettivo, se quindi dopo circa tre mesi non si è ricevuta nessuna comunicazione vuol dire che la propria candidatura non è stata presa in considerazione: ma almeno tentare una seconda volta, a patto di essere ancora studenti universitari.   Marianna Lepore