Benedetta Mura
Scritto il 09 Mar 2022 in Notizie
Bando iscrizione Consiglio Unione Europea stage tirocinio Unione Europea
L’Unione europea riapre le porte a centinaia di ragazzi in cerca di stage. Per il terzo anno di fila il Consiglio dell’Ue mette a disposizione oltre cento posti all’interno del Segretariato generale di Bruxelles. Un’esperienza unica che permette di conoscere da vicino le istituzioni europee, il loro processo lavorativo e guadagnare esperienza internazionale. Il bando, aperto il 15 febbraio e in scadenza il 15 marzo, offre 100 posti per tirocini extracurriculari, da quattro a sei posti per tirocinanti con disabilità e infine 20 per tirocini curriculari – gli unici che non prevedono un compenso.
Gli stage saranno in presenza, dal 1° settembre 2022 fino al 31 gennaio 2023; sono rivolti a tutti i cittadini dell’Ue e dei paesi candidati che hanno concluso i negoziati di adesione. Le aree di lavoro del Segretariato per cui si può fare richiesta sono numerose, dal settore delle politiche agricole alle relazioni internazionali con paesi terzi, dalle risorse umane allo sviluppo energetico e altri ancora. «È stata un’esperienza molto positiva e aver lavorato nell’Ue ha pesato tanto nel mio curriculum», racconta Silvia Colagiorgio che nel 2021, a 25 anni, è stata selezionata per svolgere un tirocinio da febbraio a giugno nel dipartimento comunicazione – unità outreach and engagement – del Consiglio e ora lavora per l’Icf (Inner city fund), agenzia di consulenza privata, partner dell’Unione.
Ma cosa aspettarsi da un’esperienza simile? Sicuramente l’opportunità di acquisire nuove conoscenze sull’Unione, migliorare la comprensione delle politiche europee e contribuire alle attività quotidiane del Consiglio all’interno di un ambiente multiculturale e multilingue. Per provare a vivere tutto ciò bisogna inviare la propria candidatura sul sito del Consiglio dell’Ue, creare un account personale e inoltrare la domanda. Il Consiglio cerca ragazzi immersi nello spirito europeista, competenti e che sappiano parlare almeno due lingue ufficiali dell’Unione. In particolare è richiesta l’ottima conoscenza dell’inglese e del francese con un livello minimo di C1 e C2.
Ogni anno arrivano migliaia di candidature e i tirocini con indennità sono – ovviamente! – sempre quelli più richiesti, con una media di oltre 10mila domande. Gli aspiranti stagisti sono aumentati vertiginosamente negli ultimi quattro anni, passando dai 2mila del 2017 agli oltre 11mila del 2018 fino al record registrato l'anno scorso: 14mila candidature.
Per potersi proporre è necessario essere laureati e aver concluso almeno il primo ciclo di studi (ovvero la laurea triennale o un diploma equivalente). Il compenso è di circa 1200 euro al mese e a questo si aggiungono buoni pasto, indennità di viaggio, assicurazione contro gli infortuni e assicurazione sanitaria. La gran parte dei candidati ha per lo più competenze in legge, scienze politiche, relazioni internazionali, economia, studi legati all’Ue. Ma si guarda anche ad altri campi, dalla traduzione alle risorse umane, dall’ingegneria aerospaziale alla sicurezza alimentare, passando per comunicazione, salute, ambiente e graphic design.
«Ho fatto domanda tre volte prima di essere accettata», spiega Colagiorgio, che prima di questa esperienza si era laureata in international politics and markets all’università di Bologna: «Dopo aver inoltrato la candidatura c’è una prima fase di selezione. Se il tuo profilo è idoneo e interessa a qualche unità allora ti contattano tramite mail e fissano un colloquio. A me è successo circa due mesi dopo l’invio della domanda. Poi subito dopo il colloquio, circa una settimana, ti comunicano se sei stato selezionato o meno, oppure se sei in lista di attesa». Durante lo stage si occupava della comunicazione verso l’esterno, riguardo l’organizzazione di eventi e visite al Consiglio. Ma non solo: lavorava anche a una newsletter per giovani studenti e lavoratori su approfondimenti e temi di attualità, e assicura è «il punto di vista degli stagisti è molto apprezzato. Sono sempre stata coinvolta e ho avuto la fortuna di interfacciarmi con un ambiente pratico e dinamico».
Proprio dall’Italia arriva il maggior numero di candidati per questo tipo di stage presso il Consiglio dell'Unione europea: quasi 5mila solo nel 2021. Di questi, 17 (su un totale di 97 stagisti selezionati da tutta Europa) sono gli italiani che sono stati accettati per il tirocinio extracurriculare. A seguire la Spagna con 1.990 domande inviate e sei tirocinanti selezionati. Dalla Germania, su un totale di soli 630 candidati, ne sono stati scelti ben 12, al pari con la Francia – da cui erano però partite più di mille candidature.
Anche negli anni precedenti l’Italia si è sempre presentata come il Paese con il numero più alto di domande e di tirocinanti scelti, a conferma dell’alto grado di preparazione dei candidati italiani. La crescita dal 2017 ad oggi è stata esponenziale: +85% di candidature provenienti dall'Italia in soli quattro anni.
Molte meno richieste, invece, arrivano per i tirocini definiti dal Consiglio “obbligatori”, senza indennità, che possono durare da due a cinque mesi. Nel 2021 sono state 563 le candidature (138 quelle dall’Italia) e 15 stagisti sono stati selezionati (di cui tre italiani): cinque durante il primo semestre, dieci durante il secondo. Per tirocini obbligatori si intendono quelli che in Italia si chiamano “curriculari”, svolti quindi all’interno di un percorso di studi universitario, che sia triennale (solo per gli studenti del terzo anno), magistrale o anche di dottorato.
«È stata un’esperienza molto interessante, anche se ero in smartworking per quattro mesi su cinque», racconta Marco Valenziano – classe 1997, laureato in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna – che ha fatto il tirocinio curriculare nell’unità relazioni interistituzionali da febbraio a giugno 2021, riuscendo a entrare al primo tentativo. «La mia unità si occupava di fare reporting su quanto avveniva in Parlamento. Era un lavoro di monitoraggio, ricerca e redazione e già dal secondo mese di tirocinio noi stagisti eravamo pienamente autonomi». Il giovane che ha lavorato al fianco di funzionari esperti ma anche di altri giovani tirocinanti sia curriculari che extracurriculari. In tutte le unità del Consiglio infatti non c’è alcuna differenza tra le mansioni degli stagisti che ricevono l’indennità e quelli che invece ne sono privi. Una situazione in cui l'inequità salta all'occhio: giovani che ricevono 1.200 euro al mese gomito a gomito con coetanei che non ricevono compenso.
In realtà qualcosa si riceve anche nell'ambito dei tirocinio “obbligatori”. Durante lo stage vengono offerti buoni pasto, assicurazione contro gli infortuni, indennità di viaggio e assicurazione sanitaria. Ma per gli obbligatori, appunto, niente compenso mensile. «Mi rendo conto che è una situazione difficile per moltissimi universitari. Soprattutto per quelli che vogliono intraprendere questi percorsi ma che al tempo stesso non possono essere aiutati dalle famiglie. Vivere a Bruxelles non è molto economico», sottolinea Valenziano: «Fortunatamente non è stato il mio caso: avendo svolto quasi tutto lo stage in smartworking e stando a casa dei miei genitori non ho avuto grosse spese».
Da anni il tema dell’obbligatorietà dei compensi è al centro di accese discussioni. L’ultima è stata il 17 febbraio a Strasburgo, durante un’assemblea plenaria del Parlamento europeo in cui è stata redatta e approvata (con 580 voti favorevoli) una risoluzione dal titolo “Rafforzare il ruolo dei giovani europei: occupazione e ripresa sociale dopo la pandemia” che invita Commissione e Stati membri a garantire un’equa retribuzione per tirocini e apprendistati. Il Parlamento ha precisato che gli stage non solo devono essere pagati ma anche limitati nella durata e nel numero, così che i giovani non rimangano intrappolati nella morsa sempre più stringente e interminabile dei tirocini a basso costo, privi di protezione sociale e diritti pensionistici. Nonostante tutti questi buoni propositi, però, non è stato approvato l’emendamento dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici che proponevano proprio di vietare esplicitamente gli stage non pagati. Richiesta, purtroppo, respinta con 377 voti contrari.
La presenza o assenza di compenso gioca un ruolo molto importante nell'accesso e nella contendibilità delle opportunità di stage a disposizione dei giovani. Non a caso, negli ultimi anni nell'ambito del programma dei tirocini presso il Consiglio europeo quelli “obbligatori” hanno risentito di più l’arrivo della pandemia: le candidature sono calate drasticamente, dalle 585 del 2019 alle 320 del 2020 e solo lo scorso anno si è tornati ai numeri pre-Covid, con il superamento della soglia delle 500 domande. Effetti collaterali che già si conoscono, considerando l’enorme blocco che ha colpito tutti i settori, università e tirocini compresi. Il Consiglio dell’Ue, però, ha saputo rispondere all’emergenza garantendo lo smartworking in piena autonomia: a tutti gli stagisti è stato spedito un kit per lavorare da casa, pc compreso, da restituire poi al termine dell’attività.
A partire da ottobre 2021 si è tornati al lavoro in presenza. «Riprendere in ufficio è stato bello, nonostante nel mio periodo si potesse andare solo per due o tre giorni a settimana», racconta Marco Valenziano: «Almeno avevo l’opportunità di partecipare a incontri che non avrei potuto seguire a distanza e soprattutto fare networking con i miei colleghi. Ammetto anche che mi sarebbe piaciuto rimanere ma è sempre molto difficile». Fonti dell’Unione europea, infatti, confermano alla Repubblica degli Stagisti che meno del 10% dei tirocinanti rimane a lavorare dopo la fine dello stage, solitamente coprendo altri ruoli. Ma l'esperienza europea spesso viene considerata con riguardo quando si cerca lavoro: Valenziano per esempio subito dopo la fine degli studi ha trovato un impiego in un’agenzia di consulenza. Per lui come per Silvia Colagiorgio l’esperienza nell’Ue è stata «fondamentale».
Benedetta Mura
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