Nessun rimborso per gli stagisti nella pubblica amministrazione. Almeno finché non saranno emanate le linee guida che definiranno la congrua indennità introdotta dalla riforma Fornero. E non prima che il ministero della Pubblica amministrazione abbia «armonizzato» il contenuto del provvedimento con la disciplina del pubblico impiego. Così il ministro Filippo Patroni Griffi, rispondendo ieri alla Camera dei Deputati ad una interrogazione di Flavia Perina (Futuro e libertà).
La riforma del mercato del lavoro fissa alcuni obiettivi di principio rispetto alla normativa sui tirocini. In particolare si stabilisce il «riconoscimento di una congrua indennità, anche in forma forfettaria, in relazione alla prestazione svolta», l'ammontare della quale dovrà essere definito nell'ambito di alcune linee guida che dovranno essere emesse dalla conferenza Stato-Regioni entro sei mesi dall'entrata in vigore della norma, ovvero per la metà di gennaio 2013. La stessa legge però specifica che dall'applicazione di queste prescrizioni «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Un connubio di precetti all'apparenza contradditori, che secondo molti rischia di rendere inapplicabili le prescrizioni relative al rimborso per quanti svolgono un percorso formativo all’interno della pubblica amministrazione. In realtà, basterebbe una variazione nei bilanci degli enti pubblici per recuperare i fondi necessari senza aumentare la spesa. Da mesi la Repubblica degli stagisti pone l’attenzione su questo problema sia in riferimento al decreto liberalizzazioni per i praticantati, che nelle realtà pubbliche non ricevono nessun tipo di rimborso, sia alla riforma Fornero. Norma dopo l'applicazione della quale il ministero degli Esteri ha sospeso, salvo poi fare marcia indietro, i tirocini promossi con la Fondazione Crui.
Tra gli enti che hanno sollevato la contraddizione tra l'obbligo di garantire una congrua indennità e quello di non generare un aumento della spesa c'è l'Avvocatura dello Stato. Una posizione che ha fatto discutere, suscitando un’interrogazione parlamentare depositata all'inizio di giugno dalla deputata del Partito democratico Marianna Madia, alla quale peraltro né il ministro del Lavoro, né quello della Giustizia hanno fornito ad oggi una risposta. Ieri, sempre alla Camera, è stata la volta di un question time, una interrogazione parlamentare a risposta immediata, «nato da una segnalazione di Repubblica degli Stagisti», depositato da Flavia Perina.
Dopo aver ricordato che è già in vigore una prescrizione sul rimborso spese ai tirocinanti professionali (i praticanti), contenuto nel decreto liberalizzazioni, la deputata ha sottolineato che «l’Avvocatura dello Stato si è dichiarata esonerata dal dover dar seguito alle previsioni normative sui compensi ai praticanti in virtù dell’esigenza di non produrre nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica; pertanto, i laureati in giurisprudenza che svolgono il praticantato professionale per l’accesso alla professione forense presso questo ente non avranno diritto ad alcun rimborso». Una situazione che peraltro continua a rimanere in contraddizione con il codice deontologico forense (anche se questo codice, curiosamente, non riguarda l'Avvocatura dello Stato).
Anche la Crui, la conferenza dei rettori delle università italiane, ha dichiarato in un recente comunicato le sue «perplessità» relativamente «all'effetto combinato dei due comma dell'articolo 1 della cosiddetta Riforma Fornero», quelli cioè che impongono la congrua indennità e vietano di aumentare le spese. Arrivando alla conclusione che «le due prescrizioni rendono di fatto impossibile prevedere esperienze di formazione on the job nella Pubblica amministrazione».
Nella sua interrogazione Perina ha sottolineato che, essendo noto che l’attività di formazione dei laureati nella pubblica amministrazione non sfocia in una occupazione stabile, sia quantomeno inopportuno esonerarla dagli obblighi che si impongono ai privati. Non è giusto, secondo la finiana, che i ministeri, le regioni e gli enti locali conservino la possibilità di disporre degli stagisti in maniera del tutto gratuita. «È condivisibile il principio per cui è necessario non appesantire le casse dello Stato, ma è assolutamente prioritario riconoscere il diritto ad una adeguata remunerazione a coloro i quali svolgono la propria attività di tirocinio nella Pubblica amministrazione». Per questo l'esponente di Fli ha chiesto al ministro se non ritenga opportuno intervenire, «anche con misure di carattere normativo, al fine di chiarire il portato applicativo delle disposizioni e garantire, in ogni caso, l’effettiva tutela del diritto ad ottenere un giusto ed equo compenso per l’attività formativa svolta anche nell’ambito della pa».
Come previsto dal regolamento del question time, il ministro ha risposto immediatamente: «Siccome lo stage ha lo scopo di agevolare la scelta professionale anche in seguito alla conclusione degli studi e di agevolare l’entrata nel mondo del lavoro, l’intento del governo è stato fin da subito quello di prevenire gli abusi e lo sfruttamento. La ricostruzione normativa fatta dal deputato Perina è precisa ma purtroppo fino alla data di emanazione delle linee guida continueranno ad essere seguite le discipline regionali già presenti», ha esordito il ministro. Almeno fino a gennaio, dunque, la situazione non cambierà. E avranno un rimborso solo i tirocinanti che svolgono la loro esperienza in una regione che lo ha introdotto per legge.
Patroni Griffi ha quindi aggiunto che «la riforma del mercato del lavoro non si applica direttamente alle pubbliche amministrazioni in quanto l'armonizzazione tra le nuove regole introdotte dalla riforma del mercato del lavoro e la disciplina del pubblico impiego è demandata a successivi atti, anche di carattere normativo, adottati su iniziativa del ministro per la pa». Serviranno dunque ulteriori provvedimenti perché anche gli enti pubblici si adeguino alla riforma Fornero. Parole che, per quanto l'esponente dell'esecutivo abbia garantito che «ci faremo carico del problema», forniscono un argomento in più a coloro che vorrebbero che gli enti pubblici fossero esclusi dall'obbligo di garantire un'indennità ai tirocinanti.
Con riferimento ai tirocini Mae Crui il ministro ha spiegato che, in seguito all’emanazione delle sopra citate linee guida, si potrà valutare un’eventuale variazione di bilancio al fine di liberare delle risorse per la retribuzione dei suddetti tirocini. Bisognerà dunque aspettare il 2013 perché si parli di un rimborso per questi percorsi formativi che, in un caso su tre, si svolgono all'estero. Nessun riferimento, invece, al caso dei praticantati all’Avvocatura dello Stato.
Una risposta che non ha soddisfatto Perina, che ha definito le rassicurazioni poste dal ministro «troppo generiche». Secondo la deputata «questo governo si dovrebbe far carico di allontanare il sospetto che nel pubblico si possa lavorare gratis mentre invece è proprio un organo statale, l’Avvocatura, a ritenersi esonerato dal pagare equi rimborsi ai praticanti». La deputata ha messo in luce come lo Stato dovrebbe invece essere d’esempio per ogni altro ambito: «La contraddizione sta nel fatto che i giovani vedranno che il settore privato offre maggiori garanzie e giustizia di quello pubblico». Questo, dunque, il dibattito parlamentare. Resta l'attesa perché gli impegni assunti da Patroni Griffi si traducano in realtà.
Giulia Cimpanelli
Per saperne di più leggi anche:
- Mae-Crui, parte l'interrogazione parlamentare. E il costituzionalista: «Nessun ostacolo al rimborso»
- Pratica forense, all'Avvocatura ancora gratis. Per colpa di un comma
- Mae-Crui sospesi: una pressione per essere esonerati dal (futuro) obbligo di compenso agli stagisti?
Community