Intoino, la startup del momento: dall'incubatore del Politecnico di Torino al premio Marzotto
A Le Web, importante conferenza parigina sul digitale, nel 2012 è stata selezionata tra le 16 imprese giovani più interessanti, in Turchia, poche settimane fa, si è aggiudicata la Global Startup Challenge, prevalendo tra oltre 800 concorrenti da tutto il mondo e a Barkeley, l’anno scorso, dove è stata nominata come una delle tre migliori aziende innovative al mondo dall'Economist, al suo team hanno pagato anche la limousine. Intoino, una delle start up italiane di cui si parla di più in questi mesi, tra le dieci vincitrici del premio Marzotto, sezione “Dall’idea all’impresa”, è un'azienda per inventori con idee brillanti ma a digiuno di nozioni informatiche ed elettroniche. Dietro ci sono Marco Bestonzo, Gian Andrea Fanella e Dario Trimarchi rispettivamente 27, 30 e 32 anni, tre ingegneri con esperienze all'estero e una buona dose di creatività.L'impresa è nata un anno e mezzo fa durante uno Startup Weekend e oggi è ospitata nell'incubatore digitale del Politecnico di Torino Treatabit. Partendo dalle schede Arduino, note perché distribuite come hardware libero, Intoino ha creato app per farle funzionare, senza bisogno di essere programmatori: «Una cassetta degli attrezzi che permette di costruire interazioni tra un dispositivo digitale e il mondo reale», spiega Bestonzo, ceo della società. Il kit comprende «una scheda elettronica grande come una carta di credito, con sensori plug and play in grado di misurare diversi parametri, come l'umidità, la luce la temperatura, un'antenna per collegare questi sensori a internet e l'accesso a una sorta di App store da cui si scaricano le applicazioni sulla scheda». Sono gratuite e di tutti i tipi: «Permettono per esempio di costruire un meccanismo per annaffiare le piante quando la terra è secca, automatizzare l'apertura della porta del garage, avere una lampada che si spegne soffiando, come con una candela. Per capire come collegare i sensori alla scheda, c'è un tutorial video che rende le cose semplicissime per tutti. Ci rivolgiamo proprio a tutti quelli che hanno un'idea ma non sanno come realizzarla e senza il nostro kit ci rinuncerebbero».Il target è ampio: «Inventori, artisti, designer, insegnanti che vogliono realizzare dispositivi digitali con gli studenti, oltre a tutto il movimento dei maker, che da fenomeno di nicchia fa capo oggi a un settore industriale di largo consumo. Parliamo di milioni di persone».Come spesso avviene, l'idea di Intoino è nata da una necessità: «Un anno e mezzo fa ero in Svezia e volevo partecipare a un concorso di idee per migliorare la salute dell'uomo. Io però ero in ufficio, non avevo un laboratorio, e mi serviva un kit per creare un dispositivo elettronico in modo semplice e veloce». Marco era a Stoccolma da qualche mese, per uno stage che si era aggiudicato attraverso il Master dei Talenti della Fondazione Crt: «Dopo la laurea in Ingegneria biomedica al Politecnico di Torino, ho iniziato un dottorato presso il Centro di Robotica Umanoide per missioni spaziali all'Istituto italiano di tecnologia, che ho sospeso perché volevo approfondire il modo in cui si passa da un'idea alla sua applicazione concreta. Così, sono approdato alla Unità di Bioimprenditoria del Karolinska Institutet, l'università che attribuisce i Nobel per la medicina: un ambiente molto stimolante che mi ha dato la possibilità di credere in me stesso e di liberare il mio potenziale. Per me andare via è stato tutto: lo dico con la stessa convinzione con cui dico che bisogna tornare al proprio paese d'origine».Il momento giusto per fare ritorno in Italia, per Marco, è arrivato quando gli si è accesa la lampadina: «Ho chiamato i migliori programmatori che avevo conosciuto durante le mie esperienze a Torino e ho proposto loro di presentarlo allo Startup Weekend della fondazione Kauffman, che sarebbe stato a Torino il giorno dopo il mio rientro in Italia per la fine della borsa lavoro». Gli ingegneri accettano la proposta e la tre giorni si conclude con buoni risultati: secondo premio della giuria e primo del pubblico. Il team capisce che l'idea è valida e non va lasciata morire. Così, ognuno mette insieme i propri risparmi e per partire all’inizio basta poco: «Per avviare Intoino, sono stati necessari meno di 10mila euro, non considerando il costo della vita e del nostro lavoro». Durante l'estate l'azienda entra nell'incubatore del Politecnico: «Oggi siamo in due soci: io e Dario, ingegnere elettronico del Politecnico e progettista elettronico freelance, lavoriamo a tempo pieno sul kit; mentre Gian Andrea, che dopo la laurea in Ingegneria e un Mba ha fondato aziende a Miami e Londra, segue il lato economico-finanziario». Il progetto piace molto ed è proprio grazie alle vittorie nei diversi concorsi per start up che sta arrivando un po’ di ossigeno: non tutti prevedono premi in denaro, ma con i primi posti a Start Cup Piemonte, Global Startup Challenge e Working Capital, l’impresa sta incassando circa 50mila euro.La società – una srl iscritta al registro delle start up innovative - si è costituita a fine novembre e il kit Intoino sta per arrivare sul mercato: «Per finanziarci, a dicembre lanceremo una campagna di crowdfunding su Indiegogo.com. Le persone potranno pre-ordinare il prodotto, che arriverà nelle loro case dopo marzo». Il prezzo sarà abbastanza abbordabile: «Il costo dipenderà dal numero dei sensori, ma sarà di circa 150 euro: molto meno di uno smartphone, e ancora meno di un sistema domotico che permette di fare cose simili, ma a un costo di 2 o 3mila euro». La speranza è che da qui si aprano altre prospettive: «Apriremo la nostra piattaforma agli sviluppatori. Il nostro App store è open source, ma consentiremo a chi lo vuole di caricare App a pagamento. E speriamo veramente con la nostra azienda di creare nuovi posti di lavoro in Italia».Veronica Ulivieristartupper@repubblicadeglistagisti.it