CellDynamics, la start-up col 95% di vittorie ai bandi: «Rimaniamo in Italia»

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 11 Nov 2013 in Articolo 36

Stagisti«Ci piace stare qui innanzitutto perché in Italia si sta bene. È un campo molto fertile per le start-up, specie in zone come il Piemonte, la Lombardia e l'Emilia-Romagna: qui a Mirandola c'è uno dei più importanti poli biomedicali d'Europa, che si sta riprendendo dopo il terremoto. Se possiamo, diamo una mano, siamo qui anche per questo». Ma i finanziamenti? «È vero che non ci sono soldi, almeno non così tanti come in California. Ma si fa quel che si può».

È per tutte queste ragioni che il cervello di Ilaria Vigliotta (26 anni) rimane in Italia, insieme a quello di Daniele Gazzola (37), Simone Pasqua (27) e Federico Zambelli (23), i suoi soci in CellDynamics, start-up che si occupa dello sviluppo di una linea di dispositivi per l'analisi cellulare. Un apparecchio che potrebbe avere diverse applicazioni: «intanto può accelerare lo sviluppo di nuovi farmaci. In futuro, ma ci arriveremo tra cinque o dieci anni, si potrà pensare alla personalizzazione delle terapie. Se poi riusciremo nei nostri obiettivi e otterremo le certificazioni necessarie, ci piacerebbe operare anche nel campo della procreazione medicalmente assistita».

Ma come funziona questo dispositivo? «Diciamo che è un po' come il Grande Fratello», risponde Vigliotta.
Il celebre format televisivo «permette di osservare degli individui nell'intero arco delle 24 ore, coinvolgendoli in sfide giornaliere e verificando le loro risposte agli stimoli esterni». Tutto questo «non rappresenta uno studio sociologico, ma offre grandi informazioni sul comportamento umano. Ecco, noi facciamo lo stesso con le cellule». In questo caso, gli stimoli esterni sono rappresentati da farmaci, virus e batteri. «Il nostro primo mercato sarà rappresentato dalle aziende che producono farmaci biotech. Noi permetteremo loro di avere una sorta di anteprima di come le cellule reagiscono alla medicina, spendendo peraltro molto poco». L'idea di fondo, che ha guidato la ricerca di Gazzola negli ultimi dieci anni e che poi ha coinvolto Vigliotta e gli altri soci, è quella di «mettere a disposizione dei dispositivi innovativi che rendessero le cose semplici e a basso costo». Un'idea che sembra avere un discreto potenziale sul mercato.

Da febbraio 2013, cioè da quando i quattro startupper hanno cominciato a lavorare a tempo pieno alla loro “creatura”, «abbiamo partecipato a 45 bandi, sia per ottenere finanziamenti che per aumentare la nostra visibilità e avere accesso alle fiere. Abbiamo una percentuale di vittoria del 95 per cento». Gli ultimi in ordine di tempo sono il programma Spinner della Regione Emilia-Romagna, che fino a dicembre offrirà ai tre ricercatori [Zambetti si sta laureando in Economia, ndr] una borsa mensile da 1.300 euro lordi e ha garantito servizi e consulenze per 3mila euro. E lo Startup Focus Program promosso da PoliHub e da Sap, grazie al quale Vigliotta e soci potranno essere incubati per sei mesi al Politecnico di Milano, dove entreranno a far parte del programma di empowerment imprenditoriale. In più, avranno 800 ore di formazione sui software gestionali prodotti dalla multinazionale tedesca.

È grazie ai concorsi rivolti alle start-up che i “cervelli” di questi quattro startupper restano in Italia e riescono a mantenersi. «Il concetto legato alla scelta di rimanere è che, va bene, qui non ci sono tanti soldi. Ma se vai in California, dove lo spirito è fantastico e chiunque ci vada torni migliorato, c'è una competizione devastante. Se io che sto bene in Italia posso dare qualcosa, ben venga». Intanto i prossimi mesi serviranno a dare una forma giuridica alla società. Non solo: «Siamo già nella fase dello sviluppo dei prototipi e abbiamo già un primo cliente che ci aiuterà nello sviluppo dei prototipi». Il passo successivo è il mercato.

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it

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