Dopo le nuove segnalazioni di M. R. e Alessandra G. relative agli stage attivati dalla Fondazione DNArt e dalla srl La Fabbrica delle idee ad essa collegata, la redazione ha voluto fare il punto della situazione con l'ente promotore di questi tirocini, che ha anche il dovere di verificarne la qualità e di reagire ad eventuali irregolarità. Nel caso specifico si tratta dell'università Iulm di Milano, dove le due ragazze si sono laureate rispettivamente in arte e comunicazione.
Dall'ufficio stage dell'ateneo - 1200 tirocini attivati ogni anno su 4400 iscritti - Simona Grassi fa sapere: «Dopo la segnalazione della Repubblica degli Stagisti abbiamo fatto un’analisi approfondita di tutta la pratica relativa a queste due aziende. Fondazione DNArt è convenzionata con il nostro ateneo dal 2005 e La fabbrica delle idee dal 2008. Dal 2005 sono andati in stage presso i loro uffici 13 studenti e abbiamo ricevuto quasi sempre relazioni positive, fatta eccezione per due segnalazioni negative» - tra cui la relazione di M. R., consegnata a fine estate 2009.
Marco De Candido [a fianco, nella foto], responsabile dell'Area orientamento studenti, stage & placement dell'ateneo, spiega: «Quella relazione conteneva elementi estremamente negativi, ma l'incipit positivo deve aver ingannato chi leggeva». De Candido ad ogni modo è determinato a venire a capo del problema: «Adesso DNArt è sospesa: proprio in questi giorni ci hanno richiesto di pubblicare un annuncio per la ricerca di uno stagista tra i nostri studenti, ma non abbiamo accettato» afferma. «Noi instauriamo un rapporto di partnership molto stretto con le grandi aziende. Ma la miriade di piccole realtà, soprattutto nel campo dell'arte e della comunicazione - che per noi sono aree fondamentali perché abbiamo due facoltà dedicate, quella di Arti, mercati e patrimoni della cultura e quella di Comunicazione, relazioni pubbliche e pubblicità - è molto difficile da controllare. I mezzi a nostra disposizione per accorgerci di eventuali irregolarità durante gli stage sono pochi. È difficile per esempio avviare verifiche sull'eventuale eccesso di studenti rispetto al numero di dipendenti».
Specie se un soggetto ospitante, come nel caso di DNArt, apre convenzioni con tanti atenei e magari anche altri soggetti promotori. Spiega ancora Simona Grassi: «L’ufficio stage attiva tirocini esclusivamente rispetto al numero dichiarato dall’azienda con riferimento al dm 142/1998, ma se sono presenti altri stagisti di altre università non ne veniamo a conoscenza, a meno che questo non ci venga riferito dal tirocinante: ciò purtroppo avviene raramente, e quasi sempre una volta che lo stage è terminato». Insomma, se una microimpresa recluta stagisti prendendone uno dalla Iulm, un altro dalla Bocconi, un altro dalla Statale, un quarto dalla Cattolica, un quinto dalla Bicocca, un sesto da un centro per l’impiego… Ne ottiene cinque-sei, mentre ciascun ente promotore è convinto che in quell’azienda ci sia solo il suo, e che il rapporto tra dipendenti e stagisti imposto dalla legge venga rispettato. Si torna all’annoso problema dei soggetti promotori che non si parlano, già denunciato dal responsabile dell’ufficio stage della Cattolica in un’intervista alla Repubblica degli Stagisti di qualche tempo fa. Bocconi e Statale ad esempio in passato hanno inviato diversi propri iscritti presso la sede della Fondazione DNArt – Fabbrica delle idee srl; dopo l'inchiesta di fine febbraio, la prima ha deciso di revocare la convenzione, la seconda di sospenderla temporaneamente. In mancanza di un database condiviso, bisogna affidarsi alla buona fede di aziende ed enti.
De Candido assicura che la Iulm reagirà: «Non mi occupo direttamente della materia stage, ma essendo consapevole del lavoro che c'è dietro ogni volta che mi capita un'azienda che viola la normativa o non si comporta correttamente per quel che mi riguarda la questione è chiusa. A prescindere dalle opportunità che essa può offrire». E conclude: «Mi occupo di tutto l'orientamento, sia in entrata che in uscita, ma ci tengo particolarmente all'argomento stage. Le aziende utilizzano moltissimo questo strumento; come periodo di prova nei casi positivi, ma soprattutto con la crisi sono tante quelle che cercano di fare le furbe. A loro vorrei lanciare un messaggio il più duro possibile: da parte della Iulm ci sarà massima vigilanza e rigidità nel prendere provvedimenti».
Annalisa Di Palo
con la collaborazione di Eleonora Voltolina
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