«Non abbiamo ispettori da mandare nelle aziende»: parla il responsabile dell'ufficio stage dell'università Cattolica

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 17 Feb 2010 in Interviste

Quando al museo gli hanno messo in mano le locandine, chiedendogli di andare a distribuirle per la città, Denis [nome di fantasia] ha subito contattato l’ente promotore dello stage – la sua università, la Cattolica di Milano. Che ha però deciso di non intervenire, limitandosi a ricordare al neolaureato che poteva interrompere lo stage in qualsiasi momento se lo riteneva opportuno. E anche quando lui, dopo aver seguito il consiglio, ha inviato un dettagliato fax in cui elencava le mansioni "improprie" che gli erano state affidate, l’ufficio stage ha scelto di non mettersi in contatto con il museo per chiarire la situazione. Come mai questo comportamento? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto a Roberto Reggiani, da oltre dieci anni responsabile dei servizi Stage e placement e Orientamento e tutorato della Cattolica.

Come mai non siete intervenuti, magari anche semplicemente facendo una telefonata esplorativa al museo?
Noi preferiamo evitare di fare maternage ai nostri stagisti. Una persona maggiorenne ha il diritto e il dovere di gestire i rapporti con l’ente ospitante in completa autonomia.
E non controllate che gli stagisti ricevano una formazione adeguata e che gli enti ospitanti rispettino la normativa?
No. Nell’attivare uno stage abbiamo alcuni vincoli: dobbiamo occuparci della posizione Inail e dell’assicurazione rc, assolvere l’obbligo di comunicazione a sindacati e ispettorati del lavoro. Ma non abbiamo poteri ispettivi nei confronti dell’ente ospitante.
Cosa fate allora quando i vostri studenti vi segnalano che qualche azienda si comporta male?
Possiamo arrivare a sospendere la convenzione, ma solo dopo reiterate segnalazioni, almeno tre. In questi casi, spediamo una lettera all’ente ospitante invitandolo ad attivare tirocini con altre università e non più con la nostra. A volte l’ente si difende facendo testimoniare gli ex  stagisti felici, magari anche assunti. Insomma, se qualcuno non si trova bene in un posto a volte è per un problema suo: magari non è in grado di lavorare, di gestire una certa situazione. Io non ho ispettori da inviare per fare verifiche e scoprire se davvero c’è qualcosa che non va. Talvolta c'è anche il dubbio che i tirocinanti si possano mettere d’accordo per fare segnalazioni false. Ma penso che questo, tranne qualche mitomane, succeda raramente.
Rispetto al museo Macro quindi voi non avevate mai ricevuto segnalazioni.
No, non avevamo mai avuto segnalazioni. Ma il problema, comunque, è un altro.
E cioè?
Il decreto che regolamenta i tirocini, il dm 142/1998,
ormai ha più di dieci anni ed ha una lacuna enorme: non ha dato la possibilità di verifiche incrociate sui dati anagrafici e finanziari delle aziende. Capita che aziende con trenta dipendenti prendano addirittura 6-7 stagisti, quando il massimo sarebbe tre. E come fanno? Ne prendono uno di qua e uno di là, da ogni università, e nessuna può sapere delle altre. Qui sarebbe il tirocinante a dover segnalare la situazione, ma non tutti lo fanno, e quindi le verifiche scattano raramente. Ogni università, Inail, Regione, sindacato ha il suo database, e gestisce i suoi dati a livello locale anziché nazionale. Il controllo ne risulta inevitabilmente parcellizzato; l’ispettorato del lavoro riceve tutte le informazioni e dovrebbe andare a fare qualche controllo, anche solo sul livello numerico del rispetto della norma, ma lo fa di rado. Si potrebbe risolvere il problema con un database comune con un flusso di dati costantemente aggiornato.
Il ragazzo si è lamentato anche del progetto formativo, molto generico.
In nessun contratto vengono scritte tutte le mansioni con precisione. Insomma, qui non stiamo parlando di bambini a cui tenere la manina, stiamo parlando di laureati! Andando avanti di questo passo, a cinquant’anni anni ancora penseranno che ci debba essere qualcuno che li deve tutelare. È evidente che siamo tutti d’accordo che non è il massimo che un neolaureato faccia volantinaggio. Ma il controllo non deve passare attraverso l’università. Coordino una struttura in cui siamo in sette, di cui due part-time, e dobbiamo gestire 6mila tirocini all'anno.
Siete troppo pochi, dunque.
E sul nostro portale solo l’anno scorso sono stati pubblicati 12mila annunci. Abbiamo migliaia di inserzionisti, non possiamo controllarli tutti. Sta a ciascun giovane verificare se le condizioni sono rispettate. Ai ragazzi possiamo dare la canna da pesca, non il pesce: cioè gli strumenti, non il risultato. Invece loro spesso non solo consapevoli, non partecipano agli incontri propedeutici che organizziamo qui in ateneo, vengono dicendo semplicemente «ho un foglio da far firmare». Sono annoiati dalle nostre raccomandazioni e indicazioni: attivano un tirocinio quasi con meno attenzione di quella che prestano a dove andare in vacanza.
E poi quando si trovano in difficoltà non sanno come comportarsi. Il neolaureato che non si trovava bene al Macro ha fatto bene ad andarsene?
Certo: ci sono costi psicologici nel trascinare avanti un’esperienza di tirocinio che non dà costrutto, bisogna avere coraggio. Se stai facendo delle cose che non ti fanno crescere, meglio interrompere. Non val la pena di perdere tempo: un po’ come lasciare una fidanzata a cui non si vuole più bene. Il ragazzo quindi ha fatto benissimo a interrompere lo stage, una mansione come il volantinaggio non era certo finalizzata all’acquisizione di ulteriori competenze. La cosa che mi dispiace di più è anzi quando ci mettono troppo a reagire, e perdono tempo. Ultimamente ho ricevuto una segnalazione da un ex studente che per nove mesi ha continuato uno stage che non lo convinceva. Avrebbe dovuto interromperlo molto prima!
Anche un’esperienza negativa può risultare utile?
Sì, perchè almeno il giovane imparerà la lezione e starà ben attento, in futuro, a non fare altre esperienze frustranti: sarà più preparato per fronteggiare le situazioni. Il tirocinante che trova l’ombrello che lo protegge, invece, probabilmente non svilupperà queste capacità di difesa.

Intervista di Eleonora Voltolina


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Stage al museo con volantinaggio, la richiesta di help di un lettore arrabbiato
- «E’ vero, abbiamo mandato i nostri stagisti a volantinare: ma eravamo in buona fede. E non lo faremo più». La replica del direttore del Macro di Roma

E anche:
- La Repubblica degli Stagisti al servizio dei lettori: al via la nuova rubrica «Help»
- Intervista a Paolo Weber: «Gli ispettori a Milano vigilano anche sugli stage, ma quanto è difficile»
- I controlli degli ispettori del lavoro sull’utilizzo dello stage nelle imprese – la grande inchiesta della Repubblica degli Stagisti

Community