Dice un proverbio che errare è umano ma perseverare è diabolico. Ne dovrebbe sapere qualcosa la Regione Calabria, che pochi giorni fa ha annunciato di aver prorogato per un ulteriore anno il programma dei ‘superstage’, un caso eclatante di cui la Repubblica degli Stagisti si occupa da più di due anni.
Tutto era iniziato alla fine del 2008, quando il consiglio regionale aveva promosso un bando per una serie di stage presso enti pubblici locali, con l’obiettivo di premiare i migliori laureati calabresi dando loro un’opportunità formativa. Le poltrone della presidenza di Regione e giunta erano allora occupate rispettivamente da Agazio Loiero e Giuseppe Bova. Le buone premesse c’erano tutte: congrui rimborsi spese, corsi in aula seguiti dal lavoro sul campo, la finalità di premiare le menti più brillanti sottraendole all’esodo obbligato da una terra afflitta da disoccupazione cronica. Ma ciò che aveva spinto la Repubblica degli Stagisti a interessarsi del caso – sollevando un polverone sfociato in una doppia interrogazione parlamentare del giuslavorista e senatore Pietro Ichino – erano stati gli aspetti dubbi, al confine con l'illegalità, di tutta questa vicenda. I principali: la soglia d'età per l'ammissione era infatti di ben 37 anni, fase della vita in cui ci si aspetta che una persona abbia un lavoro vero e non è l'ideale inserirla in un percorso di stage, e – il punto più eclatante – la durata di ben 24 mesi, due interminabili anni di formazione per mansioni poi non così specialistiche, o comunque non tali da giustificare un periodo tanto lungo. E a rincarare la dose proprio su questo ultimo elemento, palesemente contrario alla legge (ai sensi del dm 142/1998 il massimo per uno stage è di 12 mesi compresi i rinnovi, eccezion fatta per i disabili ai quali se ne concedono 24), arriva adesso la notizia della proroga disposta dal presidente del consiglio regionale Francesco Talarico e della giunta Scopelliti [nella foto]: l'ennesima tappa di una storia che restituisce l'immagine di una politica attenta non tanto a costruire progetti sensati quanto ad attrarre consensi. In questo caso quelli dei 367 superstiti del programma (inizialmente erano 500, poi diminuiti dopo una lunga serie di abbandoni), che negli ultimi due anni si sono più volte fatti sentire: talvolta denunciando con sincerità la totale assenza di formazione nel loro percorso, più spesso reclamando il "diritto" di proseguire l'esperienza professionale, cioè di essere assunti: cosa pressochè impossibile dato che nella pubblica amministrazione l'accesso è blindato dai concorsi.
Quello che torna a chiamarsi 'programma stage' - dopo la fase in cui era stato ribattezzato 'programma voucher' proprio per coprirne gli aspetti più controversi dietro la facciata di un nome diverso - sarà dunque prorogato fino al 31 agosto 2012, «con un investimento di 3 milioni e 670mila euro, di cui 2 milioni 120mila a carico del bilancio regionale», fa sapere in un comunicato il consiglio. Per Talarico «dovranno poi essere i soggetti istituzionali, dove i giovani svolgono attività di stage, a dover decidere sul futuro dei 367 laureati calabresi». Dunque, a partire dal primo settembre 2012, la Regione se ne laverà le mani. È Scopelliti a ribadire - con toni perfino polemici durante la conferenza stampa - che «tra un anno non vi sarà alcuna proroga e la regola d'accesso alla pubblica amministrazione avrà un’unica via, quella del concorso pubblico, che garantisce tutti e consentirà a ogni laureato pari opportunità». E allora perché una proroga che allunga di altri 12 mesi, per un totale di 36, uno stage che già era fuori norma prima di questo nuovo provvedimento? E che vede coinvolte persone che oggi hanno anche più di quarant’anni (nel 2008 il bando era aperto a chi non ne avesse ancora compiuti 37), che si ritroveranno ancora inquadrate in tirocini con ogni probabilità privi di sbocchi professionali?
Le amministrazioni pubbliche calabresi – a cui peraltro era stato anche promesso l'anno scorso un bonus di 10mila euro triennali per ogni assunzione - non hanno dimostrato fabbisogno di personale né hanno probabilmente la liquidità necessaria per indire concorsi. Ed è difficile credere che la formazione ricevuta presso questi enti abbia fornito ai partecipanti un know how spendibile su un mercato del lavoro davvero competitivo, magari privato. Il rischio è, insomma, che questi superstagisti abbiano sprecato due anni della loro vita, in cui sì hanno avuto la garanzia di un’entrata di 800 euro netti al mese, ma a ben vedere non hanno costruito nulla per il futuro. Sotto l’egida di quell’assistenzialismo fortemente criticato anche da Pietro Ichino nei suoi interventi. Risultato finale di questa ulteriore proroga? Si fa perdere altro tempo ai giovani e si alimentano le loro illusioni, si incrementano sacche di precarietà e si sperpera altro denaro pubblico. È proprio Scopelliti poi a rivelare perplessità sulla misura quando dice che questi giovani da 110 e lode in questo modo «sono sprecati». «Questi ragazzi devono essere valorizzati sia nelle pubbliche amministrazioni che nel privato», ha dichiarato. «I ragazzi sono una ricchezza per questa regione, non un peso. Dobbiamo essere da sprone ed evitare che diventino vittime delle logiche dell'assistenza». Eppure la proroga ci sarà, in barba al rispetto della legge e alla lungimiranza politica.
Ilaria Mariotti
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