I superstagisti calabresi bussano alla porta di Pietro Ichino, giuslavorista e senatore, unico esponente politico ad aver seguito - ormai da un anno e mezzo - la loro vicenda. Che in estrema sintesi è questa: centinaia di brillanti laureati, fino a 37 anni di età, tre anni fa hanno risposto a un bando promosso dal consiglio regionale della Calabria, il "Programma Stages 2008", che prevedeva di avviare 500 stage nelle pubbliche amministrazioni locali erogando un rimborso di circa mille euro al mese. I 500 vincitori a novembre del 2008 hanno cominciato un periodo di formazione in aula, presso le università calabresi: a partire da febbraio del 2009 sono stati poi smistati in quasi duecento enti locali. Questi stage finiranno nell'ottobre del 2010: complessivamente quindi i superstagisti calabresi (oggi alcuni addirittura quarantenni) avranno fatto 24 mesi di stage, il doppio di quanto la normativa vigente consenta.
La Repubblica degli Stagisti fin dal gennaio del 2009 ha seguito la vicenda, segnalando a più riprese le irregolarità dell'iniziativa e sottolineando quanto questa opportunità, apparentemente favorevole ai "cervelli calabresi", in realtà fosse un boomerang destinato a ritorcersi sugli stessi superstagisti, che alla fine si sarebbero ritrovati con un pugno di mosche in mano - essendo materialmente impossibile per la pubblica amministrazione assumere 500 persone - e avrebbero perso due preziosi anni. Anche il senatore Ichino aveva messo nero su bianco le sue critiche al "Programma Stages", benchè fosse stato avviato da un consiglio regionale del suo stesso schieramento (PD), affidandole a due interrogazioni parlamentari rimaste entrambe senza risposta.
Adesso i superstagisti scrivono una lettera aperta a Ichino, chiedendogli di sostenere la loro battaglia per farsi assumere dagli enti locali presso cui stanno facendo gli stage. «Il triste epilogo che si sta concretizzando finisce per darLe ragione per molti versi» ammettono in apertura «noi abbiamo colto quella che reputavamo essere una grande occasione... Oggi, a pochi mesi dal termine del Programma, siamo davvero preoccupati di aver perso solo del tempo». Hanno paura che il loro maxistage si concluda in sordina, senza sbocchi occupazionali, e chiedono a Ichino: «Secondo Lei è così sbagliato pretendere di avere una concreta occasione di contribuire allo sviluppo della propria Regione? I modi ci sarebbero se solo i politici volessero». E sperano che qualcuno li aiuti a farsi assumere tutti: «Non è vero che tutte le Amministrazioni dove siamo stati collocati sono sovradimensionate, moltissime potrebbero bandire concorsi per assorbirci (concorsi, ovviamente, non pretendiamo sconti!!!), per chi di noi dovesse, invece, trovarsi in Enti impossibilitati dal bandire concorsi, la Regione potrebbe metterci in mobilità ed aiutare il nostro assorbimento in alte P.A. L’importante sarebbe trovare una tutela per tutti, perché è tutto interesse della Regione, raccogliere i frutti dell’investimento che ha fatto su di noi».
Qualche settimana fa i superstagisti avevano provato anche a chiamare in causa il neogovernatore pdl Giuseppe Scopelliti, che finora però non ha dato segni di vita. In realtà la giunta regionale uscente aveva previsto di aiutarli, stabilendo di erogare 10mila euro all'anno, per tre anni, a tutti quegli enti che avessero deciso di assumere uno di loro. Ma questa soluzione non è mai piaciuta ai diretti interessati, perchè presuppone che alcuni possano essere assunti e altri no: e il timore principale di quelli che si fanno portavoce del gruppo è che qualcuno venga «sbattuto per strada».
Ichino pubblica sul suo sito la lettera aperta, e risponde a stretto giro di posta: «La colpa più grave nei vostri confronti, che due anni fa imputavo alla Regione Calabria, era proprio quella di avervi ingannati: avervi promesso una formazione che non ci sarebbe stata e sbocchi professionali nelle amministrazioni pubbliche locali che sarebbero stati invece altamente problematici, per non dire impossibili. La stessa colpa imputo al Governo centrale, che avrebbe potuto e dovuto intervenire per impedire questo inganno e questo sperpero di denaro pubblico: esso invece ha deliberatamente scelto di chiudere entrambi gli occhi su questa vicenda, senza peraltro avere il coraggio di assumere le proprie responsabilità in proposito davanti al Parlamento». Ma il senatore non fa sconti neppure ai superstagisti: «Anche voi, però, foste avvertiti fin dall’inizio del carattere ingannevole e fraudolento di quell’iniziativa sciagurata; e anche voi - nonostante l’eccellenza del vostro titolo di studio - avete compiuto la scelta di prendere i soldi, sperando che insieme ai soldi maturasse col tempo una sorta di diritto automatico alla stabilizzazione “a prescindere”. Avete fatto male; e per questo siete in parte corresponsabili dell’esito pesantemente negativo che sta delineandosi».
E nella seconda parte della risposta esorta i suoi interlocutori a non continuare la battaglia per essere assunti dagli enti pubblici calabresi, ma piuttosto a rimboccarsi le maniche: «Non è così che si promuove lo sviluppo sociale, economico e culturale di una regione in difficoltà, come la vostra; non è così che si creano le condizioni perché le sue intelligenze migliori possano essere valorizzate al servizio della regione stessa. Ora quello che dovete fare è innanzitutto non perseverare nell’errore: non chiedete ancora assistenza, aiuti, “tutele”, “procedure di mobilità”! Dovete cogliere con intelligenza (che non vi manca!) l’insegnamento che si può trarre da questa vicenda: l’assistenzialismo fa danno anche a chi apparentemente ne beneficia. Dunque, non piangetevi addosso, non attardatevi a recriminare, non aspettate che lo Stato-mamma o la Regione-mamma si inventino per voi l’ennesimo stipendio a vita (tanto, con questi chiari di luna né l’uno né l’altra possono più permettersi di farlo). Datevi da fare, piuttosto, per attirare nella vostra terra buoni imprenditori con buoni piani industriali, sapendo che questo comporta scommettere con loro sul successo dell’iniziativa, rischiando anche qualche cosa di vostro: hire your best employer!»
Non è facile, lo sanno tutti e lo sa anche Ichino, specialmente in una regione dove il tasso di occupazione sta 15 punti percentuali sotto la media nazionale (43,1% contro 57,5%) e quello di disoccupazione tre punti e mezzo sopra (11,3% contro 7,8%): «ma alternative non ce ne sono. Salvo quella, vecchia come il mondo, di recarvi voi stessi a lavorare dove le buone imprese sono già insediate».
Eleonora Voltolina
A questo link i testi integrali della lettera aperta e della risposta di Ichino
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