I tirocini al Parlamento europeo sono un'occasione per imparare e aggiungere prestigio al proprio curriculum, senza svuotarsi le tasche o attingere a quelle di mamma e papà. Il rimborso infatti, tra basic grant e agevolazioni, può toccare i 1.500 euro lordi al mese: un miraggio lontano per i tirocinanti delle istituzioni italiane. Del resto il Parlamento Ue ha apertamente dichiarato guerra ai tirocini gratis con una risoluzione del luglio scorso e, nell'attesa che gli stati membri recepiscano l'input, continua con successo il programma di stage retribuiti Schuman.
Dopo l'opzione generale, giornalismo e i tirocini per disabili, il bando stavolta interessa i traduttori: si chiudono alla mezzanotte di lunedì 15 novembre le candidature per 60 stage di tre mesi, a partire da aprile 2011, in una delle 23 unità linguistiche della Direzione generale della traduzione di Lussemburgo [a fianco, il suo direttore generale Piet Verleysen; sotto la sede locale del Parlamento], che si occupa di tradurre documenti scritti per la Commissione europea da e in una delle lingue ufficiali dell'Ue. Gli stage possono essere prorogati per altri tre mesi - ciò avviene nel 35% dei casi - e per ciascun mese al tirocinante spettano 1.190 euro lordi, più un contributo per le spese di viaggio calcolato sulla distanza tra Lussemburgo e il luogo di residenza: chi viene da Milano, ad esempio, ha diritto a circa 90 euro a tratta (180 tra andata e ritorno); un barese riceve invece 170 euro (340 in tutto). Previsto anche un forfait per coprire i costi straordinari in caso di missioni nelle altre sedi del Parlamento: in genere si fa una trasferta di un giorno a Bruxelles, con un contributo di 130 euro, e una di due giorni a Strasburgo, con 170 euro. Chi poi è sposato o ha figli ha diritto a una household allowance, un assegno familiare, di circa 238 euro al mese.
Per candidarsi è indispensabile la laurea triennale e un'ottima conoscenza di almeno altre due lingue oltre la propria. Il bando non richiede la laurea in lingue e chi ha fatto altri studi, se in possesso di certificazioni linguistiche di alto livello (il C1 o C2 europeo, ad esempio), può comunque provarci; l'ufficio stage spiega infatti alla Repubblica degli Stagisti che in passato sono stati ospitati anche tirocinanti con lauree in economia e giurisprudenza. L'atto di candidatura va compilato on-line, in una sola tappa e solo in inglese o francese; il consiglio è sempre quello di non ridursi all'ultimo momento per evitare intasamenti di sistema. Dopo l'invio si riceverà una mail con un numero di conferma e il riassunto della candidatura, che va stampato e conservato: servirà se si viene preselezionati. L'esito di questa prima fase è atteso dopo il 15 dicembre. Chi passa dovrà fornire la documentazione cartacea che attesta quanto dichiarato online: fotocopia del documento di identità, di tutti i diplomi e i certificati - che non necessitano di traduzione - e riassunto firmato della candidatura. Se tutto va bene, l'offerta del tirocinio viene formalizzata con una lettera, un mese e mezzo prima dell'inizio del tirocinio, verso metà febbraio. Nella sezione FAQ e in quella relativa alle norme si trovano molti altri chiarimenti.
Il numero delle candidature è alto e sale di anno in anno, anche se quello dei posti disponibili rimane sostanzialmente stabile. Nel 2008 erano state 2287 (cifra che comprende anche gli stage non retribuiti, ma si tratta solo l'1% circa) a fronte di 213 posti disponibili: una probabilità di successo di quasi uno ogni dieci. L'anno successivo sono diventate più di 4mila (210 gli stage attivati - ce l'ha fatta solo il 5%) e nel 2010 sono arrivate al Parlamento quasi 4670 domande per circa 220 posti. Un aumento del 50% in tre anni.
Massiccia la partecipazione degli italiani: sui 27 Paesi partecipanti, delle candidature del 2010 ben 1890 arrivavano dall'Italia, il 40% del totale - poi solo in 13 ce l'hanno fatta. Dietro l'Italia, a grande distanza, Romania (485 candidature), Spagna (387), Francia (293) e Polonia (289). Due anni prima erano italiane solo il 15% circa delle domande. Un dato che dice molto sulle vie d'uscita che i giovani italiani tentano per sfuggire alle scarse opportunità offerte nel nostro Paese.
Annalisa Di Palo
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