Equo compenso addio: per Confprofessioni «non cambia molto», ma per i praticanti sì

Ilaria Costantini

Ilaria Costantini

Scritto il 23 Mar 2012 in Interviste

Equo compenso indietro tutta. La norma di legge che, per la prima volta, avrebbe obbligato i professionisti e la pubblica amministrazione a corrispondere ai giovani praticanti un emolumento commisurato al lavoro svolto durante il praticantato scompare dal decreto sulle liberalizzazioni. Al suo posto, nel testo approvato definitivamente ieri sera dalla Camera, compare ora un «rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio» (art. 9 comma 4).
Per gli aspiranti professionisti italiani «nella sostanza non cambia molto» assicura alla Repubblica degli Stagisti il presidente nazionale di Confprofessioni Gaetano Stella, intervistato a margine dell'incontro "Libere professioni: lavoro e prospettive" che la settimana scorsa ha riunito a Roma, nella sala Promoteca del Campidoglio, avvocati, notai, commercialisti, architetti e altre figure appartenenti alle professioni regolamentate. In effetti tanto l'equo compenso quanto il rimborso spese non prevedono una soglia economica minima da corrispondere al praticante, lasciando così la questione alla discrezionalità dei titolari degli studi professionali, di norma non proprio generosi con i giovani in formazione. Ma tra le due versioni della norma una differenza c’è, e non è di poco conto: con il rimborso spese il legislatore rinuncia infatti a riconoscere l'apporto lavorativo che ogni anno migliaia di praticanti danno alle strutture in cui sono inseriti.
Perché e per mano di chi l'aggettivo «equo» è dunque scomparso?
In proposito Gaetano Stella assolve i professionisti dall'accusa di lobbismo, segnalando che nel contratto collettivo dei dipendenti degli studi professionali firmato a fine novembre è stata tra l'altro prevista la possibilità di svolgere il praticantato all'interno di un contratto di apprendistato.


Dottor Stella, quali sono le lauree attualmente più spendibili sul mercato del lavoro, quelle che consiglierebbe a chi oggi deve ancora scegliere il proprio percorso professionale?
Sicuramente le lauree tecniche. Direi che vanno ancora molto bene gli ingegneri, da quelli classici, a quelli informatici, gestionali, le figure che hanno cioè un contatto diretto con le imprese. Probabilmente ingegneria è l'unica facoltà che ancora oggi dà quasi la certezza di uno spazio occupazionale. Un'altra laurea che può dare buoni sbocchi è medicina. In questo momento c'è una carenza soprattutto di laureati in medicina generale. Dopo l'esodo dovuto ai prepensionamenti ci sono buone prospettive anche per gli infermieri. E poi lauree come fisioterapia e più generale tutto ciò che ha a che fare con la cura della persona.

Le più inflazionate invece?

Oltre ovviamente agli avvocati, una figura di cui c'è un'enorme offerta sono gli psicologi, per i quali non ci sono evidentemente grandi spazi. Anche se poi bisogna distinguere e soprattutto sapersi riposizionare: guardare non alla laurea classica, ma magari individuare all'interno del percorso universitario delle nicchie di formazione o di specializzazione più precise. Ci sono ad esempio lauree brevi per professioni tecniche, penso all'ambito della sicurezza sui luoghi di lavoro, che possono offrire degli sbocchi interessanti. 

Per quanto riguarda invece il così detto decreto Cresci Italia: con la scomparsa dell'equo compenso a favore del rimborso spese, cosa cambia concretamente?

Nella sostanza cambia poco. In entrambi i casi si tratta di parametri generici e discrezionali, anche se l'equo compenso avrebbe magari potuto fare riferimento alle tabelle retributive previste per i praticanti inquadrati come apprendisti dal contratto collettivo per i dipendenti degli studi professionali. Per la prima volta è stata infatti introdotta la possibilità di svolgere il praticantato nell'ambito di un contratto di apprendistato, con tabelle retributive ovviamente più basse, tenuto conto del fatto che l'impegno del praticante non è a tempo pieno. Molto spesso al termine del percorso formativo è infatti previsto un esame di Stato.

Come è stata recepita questa nuova figura del praticante apprendista all'interno degli studi professionali?

Il praticantato nell'apprendistato non è ancora operativo, ma su questo inquadramento contrattuale
si investirà sicuramente. Bisogna fare un passaggio tecnico con i vari ordini professionali, perché non tutti hanno il praticantato obbligatorio.

Nel suo Decalogo per la crescita Confprofessioni sostiene che «è corretta la previsione di un equo compenso al praticante» e che «va anche stabilita la misura equa di tale compenso». Come mai allora la norma è scomparsa dal testo?

Probabilmente c'è stata una lobby forte che evidentemente non lo ha voluto. C'è però un passaggio intermedio di cui tenere conto: se prima il praticantato in avvocatura durava ad esempio due anni, adesso il periodo è stato portato per tutti a 18 mesi [con l'unica eccezione delle professioni sanitarie ndr]. In qualche modo si è voluto ricompensare il mancato riconoscimento dell'equo compenso con la riduzione temporale del praticantato.

Mi scusi, ma siete proprio voi la lobby accusata di essere contraria a stabilire per legge un compenso minimo per i vostri praticanti..

Sì lo so. Ma in realtà abbiamo fatto un emendamento proprio per presentare l'equo compenso, perché ci sembrava un atto di giustizia civile. Mi rendo conto che il rimborso spese può apparire poca cosa, ma meglio poco che niente. E poi credo che se tra il praticante e il dominus si instaura un rapporto di un certo tipo, il praticante potrà anche vedersi riconoscere un compenso ulteriore.

Il vero nodo resta comunque quello di fissare una soglia minima anche per il rimborso spese. Non si potrebbe inserirla almeno all'interno nei codici deontologici?

Con la manovra che ci sarà entro agosto, gli ordini dovranno disciplinare anche questo aspetto, prevedendo all'interno degli ordinamenti un passaggio che obblighi i professionisti a riconoscere il rimborso spese. Anche se non c'è una soglia fissata, io penso che il contratto collettivo possa costituire un utile parametro di riferimento.

Aspettiamo con fiducia il 13 agosto allora.

Qualche novità interessante potrebbe arrivare, sì.

Ilaria Costantini


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