È la regione del Sud in cui viene attivato il maggior numero di stage. Eppure ad oggi non è dato sapere come l'applicazione della riforma Fornero cambierà la vita dei quasi 30mila tirocinanti che ogni anno attivano percorsi di formazione sia nel pubblico che nel privato in Sicilia.
Secondo l'Indagine Excelsior 2012, realizzata da Unioncamere sulla base dell'ottavo Censimento generale dell'industria e dei servizi redatto dall'Istat nel 2001, sono 16.530 gli stage che hanno preso il via nel 2011 all'interno delle aziende private siciliane. Inoltre la Repubblica degli Stagisti stima che le amministrazioni pubbliche dell'isola ospitino ogni anno circa 10mila percorsi formativi e che altri 3mila abbiano luogo nelle realtà che operano nel non-profit. Rispetto al titolo di studio di questi stagisti dalla rilevazione di Unioncamere - limitatamente alle imprese private - emerge che il 42,3% sia laureato; e per quanto riguarda la possibilità di essere assunti, appena il 7,2% ottiene una proporsta di contratto al termine dello stage.
La Conferenza Stato-Regioni ha fissato per il prossimo 24 luglio la data entro la quale le singole regioni, alle quali una recente sentenza della Corte costituzionale ha confermato l'esclusiva potestà legislativa in termini di formazione professionale, devono definire la «congrua indennità» dovuta ai tirocinanti per effetto dell'articolo 12 della riforma Fornero del mercato del lavoro, e molte altre garanzie in favore degli stagisti e misure di contrasto all'abuso.
Quale sia la situazione in Sicilia, però, è difficile saperlo. Squilla a vuoto il telefono di Anna Rosa Corsello, dirigente del settore formazione professionale di Palazzo dei Normanni, mentre il presidente dell'Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone in due settimane non ha trovato tempo per rispondere alle domande della Repubblica degli Stagisti. Stesso risultato con i componenti della V Commissione dell'Ars, quella cioè che dovrebbe discutere la legge regionale proposta dalla giunta di Rosario Crocetta - ammesso che ve ne sia una - prima che arrivi al parlamento siciliano.
A tutti la redazione della RdS ha scritto un'email chiedendo chiarimenti in merito, ma le risposte sono state molto poche. Annunziata Luisa Lantieri (Grande Sud) ha inviato una conferma di lettura della mail, ma poi è scomparsa; Francesco Cascio (Pdl) ha lasciato che fosse la sua addetta stampa a far sapere che l'ex presidente dell'Ars non aveva dichiarazioni da rilasciare in merito. Antonio Venturino (M5S) ha risposto tramite la sua pagina Facebook, invitando a contattare il suo ufficio per fissare un appuntamento, ma anche in questo caso poi il telefono ha squillato a vuoto. Disponibile (a parole) ad un appuntamento anche Margherita La Rocca Ruvolo (Udc).
Giovanni Greco (Mpa), vicepresidente della commissione, ha invece fatto sapere, tramite il suo ufficio stampa, che il suo partito ha presentato un emendamento alla finanziaria regionale approvata nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio. Un documento interessante, visto che chiede l'istituzione di un fondo per finanziare i rimborsi ai tirocinanti. A quanto ammonta? «In questo momento non lo ricordo esattamente», spiega al telefono Greco, «però posso assicurare che ha ottenuto l'approvazione dell'Ars». In realtà, la manovra finanziaria non parla di fondi per finanziare la congrua indennità degli stagisti. L'articolo 68 si limita infatti a modificare la legge 51/2002 in materia di tirocini. In particolare, viene fissato il numero massimo di stagisti che un singolo datore di lavoro può ospitare contemporaneamente: due per chi ha meno di cinque dipendenti, quattro se gli assunti sono tra i sei e i venti, una quota non superiore al 20% per le imprese con più di 21 lavoratori. Anche la Sicilia dunque sceglie di comportarsi come la Campania, "insubordinandosi" rispetto alla Conferenza Stato-Regioni e allontanando la sua regolamentazione sugli stage dai paletti stabiliti nelle linee guida. Una scelta, quella di aumentare il numero massimo di stagisti, che va ovviamente a vantaggio dei "soggetti ospitanti", cioè coloro che ospitano gli stagisti, offrendo formazione ma anche godendo dell'apporto dei giovani. «Il problema è fare in modo che non si utilizzi il tirocinio per mascherare il lavoro dipendente» riflette Andrea Gattuso, membro della segreteria dei giovani della Cgil siciliana.
Oltre a questo, gli aspetti da normare sono molti di più, a cominciare dal rimborso per i tirocinanti. Cosa intende fare in proposito la giunta regionale? La Repubblica degli Stagisti ha provato a chiederlo a Nelli Scilabra [nella foto sotto], la giovane assessore alla Formazione professionale della giunta Crocetta. Anche in questo caso, nonostante i ripetuti tentativi condotti attraverso il suo ufficio stampa, non è stato possibile ottenere risposte in merito. Eppure l'esponente dell'esecutivo siciliano aveva in passato dimostrato sensibilità sul tema: «A fine febbraio, durante un incontro pubblico, abbiamo ottenuto importanti aperture da parte sua. Ci ha garantito che a breve sarebbe iniziato l'iter legislativo e che si sarebbe partiti dalla base della nostra legge di iniziativa popolare» racconta Gattuso. Nel marzo dello scorso anno infatti il sindacato, insieme ad alcune associazioni studentesche, ha raccolto 10mila firme e presentato una proposta di legge di iniziativa popolare con paletti precisi in tema di tirocini: rimborso spese minimo di 400 euro finanziato grazie ad un apposito fondo regionale di 10 milioni di euro, sei mesi comedurata massima degli stage, divieto di attivarli per quelle professioni che non richiedano periodi formativi articolati. E ancora, incentivi alle aziende che assumano al termine del tirocinio.
In questi giorni i confederati si preparano a tornare all'attacco per sollecitare lo sblocco di 452 milioni di euro legati al cosiddetto “Piano Barca”, un accordo siglato tra la regione e il ministero della Coesione territoriale. A fermare la pratica, il fatto che ancora non sia stato deciso come destinare i 282 milioni destinati alla formazione professionale. All'interno del provvedimento ci sono però anche 33 milioni di euro per il progetto “Formazione giovani in impresa”: 9 sono destinati a incentivi per le assunzioni, 24 per i rimborsi ai tirocinanti, «con un importo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 400 euro».
Mentre la politica tace è insomma il sindacato a portare avanti la battaglia perché in Sicilia vengano riconosciuti i diritti degli stagisti: «La nostra legge rispetta quasi tutti i criteri delle linee guida approvate dalla Conferenza-Stato regioni, è un testo organico e chiediamo che si parta da lì», conclude Gattuso. Il quale mercoledì 15 maggio sarà ascoltato dalla Commissione Lavoro dell'Ars, di fronte alla quale avrà modo di ribadire le proprie richieste. E ricordare di come l'assessore Scilabra si sia impegnata pubblicamente per l'approvazione della legge di iniziativa popolare presentata dalla Cgil, anche se modalità e tempistiche restano avvolte dal mistero. L'unico elemento di certezza, almeno stando alle dichiarazioni pubbliche, è legato al fatto che sembra che in Sicilia l'idea sia che debba essere la regione e non le imprese che ospitano i tirocini a versare il rimborso agli stagisti. Scelta ovvia per i percorsi formativi nella pubblica amministrazione, meno per quelli attivati nelle imprese private. Le quali si troverebbero una risorsa in azienda a costo zero. Solo congetture però al momento. Anche perché, come racconta la consigliera del Movimento5Stelle Valentina Zafarana, unica a rispondere alle domande di RdS, «la trattazione del decreto non è ancora arrivata in commissione». Ci sono ancora poco più di due mesi per approvarlo, e il tempo scorre.
Riccardo Saporiti
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