Tremila tirocini e cinque milioni di euro: i numeri di Italia Lavoro per combattere il lavoro nero al sud. Ma la scarsa chiarezza del progetto chi la combatte?

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 27 Giu 2011 in Notizie

Il nostro Paese, con quasi 29 miliardi di euro totali per la programmazione 2007-13, è il terzo principale beneficiario delle politiche di coesione dell'Ue dopo Polonia e Spagna. E adesso dal Fondo sociale europeo arrivano 4,5 milioni di euro a sostegno della Rete dei servizi per la prevenzione del lavoro sommerso, a valere sul Pon - Piano operativo nazionale. Re.la.r il nome del progetto, affidato alla gestione di Italia Lavoro [sotto, uno screenshot della homepage del sito], la società del ministero dell'economia che sviluppa le azioni in materia di occupazione e inclusione sociale. 
Il progetto. Il bando, in chiusura proprio oggi,
nasce nelle Direzioni generali immigrazione e mercato del lavoro, che il 6 ottobre scorso hanno firmato un accordo per contrastare l'utilizzo di manodopera illegale utilizzando parte dei fondi europei in esubero; che altrimenti, come subito chiarisce alla Repubblica degli Stagisti il responsabile del progetto Rodolfo Giorgetti, avrebbero ripreso la via di Bruxelles. Cinque milioni di euro in tutto, di cui 500mila per la copertura dei costi di gestione e 4,5 per le politiche attive. Scopo del bando è la creazione di un elenco di soggetti privati che funzionino da enti promotori di tirocini pagati da attivare in settori particolarmente critici in tema di lavoro sommerso come agricoltura, edilizia e turismo. Al centro dell'attenzione ci sono disoccupati ed extracomunitari delle quattro regioni italiane "Obiettivo convergenza", quelle cioè con un Pil inferiore al 75% delle media europea allargata - le meno avanzate in sostanza: Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Assente giustificata la Basilicata, che invece si trova in regime transitorio di "phasing out", mirato ad agevolarne l'uscita graduale dal sostegno comunitario. Fino a 3mila i posti a disposizione, per il 60% riservati agli extracomunitari e così suddivisi per regione in base al numero di questi ultimi: 933 in Campania (con un contributo di 1,4 milioni di euro), 833 in Sicilia (un milione e 250mila euro), 667 in Puglia (un milione) e 567 in Calabria (850mila).
L'elenco dei soggetti promotori. Gli aspiranti enti promotori hanno dunque tempo fino alle ore 12 di oggi per inoltrare il modulo di iscrizione che, accertati i requisiti minimi di legge, varrà loro l'ingresso certo nella lista finale. Ma chi sono questi «soggetti privati»? Essenzialmente le varie istituzioni formative dislocate sul territorio, spiega Giorgetti, a patto che siano accreditate presso le regioni di riferimento - come del resto prevede la normativa. Per la cronaca, niente nel bando vieta che anche le agenzie per il lavoro possano partecipare. I tempi sono stretti: il 29 giugno verrà pubblicato l'elenco e dal primo luglio sarà attiva la piattaforma telematica Plus, snodo fondamentale del progetto. Qui, una volta accreditati, i neo-soggetti promotori dovranno fare l'upload delle convenzioni attivate e dei progetti formativi autonomamente elaborati. Il vantaggio per loro sarà che riceveranno da Italia Lavoro 200 euro lordi al mese, a rimborso di azioni che in genere compiono gratis, mentre non sono previsti bonus per le aziende che accoglieranno gli stagisti, a differenza di quanto avveniva ad esempio nei discussi Les 4.
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li stage. Durano due mesi, sono prorogabili - ma si devono concludere tutti entro il 31 ottobre prossimo - e il contributo, definito «borsa di studio», è corrisposto solo per due mensilità. Si tratta di 550 euro lordi al mese, su cui viene applicata una ritenuta d'acconto del 15%, chiarisce ancora Giorgetti. A conti fatti, circa 470 euro netti, erogati ogni mese direttamente da Italia Lavoro dopo l'inoltro telematico della documentazione (tra cui il registro delle presenze: indispensabile almeno l'80%) da parte dell'ente promotore. Le ore lavorative settimanali vanno da un minimo di 30 a un massimo di 36, e in questo caso è previsto un contributo aggiuntivo per il vitto a carico del soggetto ospitante. Ma quali sono i profili disponibili? Al momento è impossibile dirlo, bisognerà attendere di sapere almeno quali enti gestiranno l'attivazione dei tirocini per chiedere direttamente informazioni, o, più in là, collegarsi alla piattaforma Plus e passare in rassegna i progetti formativi caricati. Baristi sulla spiaggia? Camerieri al ristorante? Receptionist al camping? È possibile; purché, tiene a precisare Italia Lavoro, ci sia effettivamente un vuoto formativo da colmare: «Al di là dell'età e della condizione di chi si candida, ogni tirocinio ha dietro una finalità formativa. Se sussiste questa finalità, sussiste il tirocinio, come del resto prevede la norma», afferma il responsabile del progetto. Ma l'esperienza insegna che la norma troppo spesso rimane lettera morta. Sono dunque previsti dei controlli, sulla qualità dei progetti come su tutto il resto? «Certo. Verranno effettuati dei controlli a campione. Le nostre risorse umane sono già pronte sui territori».
Gli aspiranti stagisti. I requisiti sono tutt'altro che stringenti. Possono partecipare tutti i cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari con permesso di soggiorno che siano senza lavoro e «che non abbiano raggiunto l'età pensionabile». Nessun limite di età o di titolo di studio. Nemmeno di provenienza geografica; l'unica precisazione che viene fatta vagamente in tema è che le proporzioni del 40% e 60% di destinatari rispettivamente comunitari e non «sono da riferirsi e operano per ciascuno dei territori delle Regioni coinvolte», che non equivale a stabilire un criterio di ammissibilità. Rodolfo Giorgetti chiarisce: «Il bando richiede il domicilio in quelle regioni; non la residenza perché è difficile parlare di residenza per gli extracomunitari. Anche chi ha avuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari può fare domanda». E specifica come: è necessario iscriversi di persona presso i soggetti vincitori o rivolgersi alle associazioni di categoria - la Federalberghi ad esempio, nel caso del settore turismo - che illustreranno gli stage disponibili e faranno partire le candidature. Che funzionano a sportello: vengono accolte tutte in ordine di arrivo e fino esaurimento dei posti. Lascia perplessi però che, modulo di iscrizione alla mano, chi si propone come ente promotore possa decidere di attivare tirocini anche in una regione diversa da quella della sua sede legale, in tutte e quattro se vuole. Quale regione valga, in questi casi, ai fini dei conteggi per la spartizione dei fondi non è chiaro.
Le prospettive. «Le regioni si riservano di favorire l'assunzione dei tirocinanti», si legge nel bando, ma il come è rimandato alla pubblicazione di altri avvisi. La Puglia si è già espressa, fa notare Giorgetti, e con la determinazione 291 del 7 giugno - il bando "Dote occupazionale", parte del più ampio Piano straordinario per il lavoro - prevede di coprire per un anno fino al 50% del costo salariale lordo sostenuto dalle aziende che assumeranno a tempo indeterminato (percentuale che si abbassa al 30% per gli immigrati), per una cifra massima di 20mila euro a lavoratore. Il monitoraggio delle eventuali assunzioni avverrà tramite il sistema delle comunicazioni obbligatorie online, che
per legge i soggetti pubblici e privati sono tenuti ad usare ogni volta che instaurano o modificano un rapporto di lavoro. Certo verrebbe da chiedersi quanto interessate possano davvero essere le imprese del sud, passata la bella stagione, ad assumere personale in settori così spiccatamente stagionali (leggi estivi) come turismo, agricoltura ed edilizia.
In sintesi Le.la.r si prospetta come una manovra ampia e articolata, ma con più di una zona d'ombra: la mancanza di criteri di selezione sia per i soggetti promotori che per i tirocinanti, per i quali tra altro non vengono messi dei paletti a priori in fatto di titolo di studio, età, esperienza pregressa; il rischio di incappare in progetti che sono tutto tranne che formativi, altissimo nei settori in questione malgrado la promessa di controlli o, laddove di formazione si tratti, l'estrema brevità dell'esperienza; l'incertezza del dopo. L'impressione è quella che si tratti di un bando pensato per coinvolgere nell'immediato quanta più gente possibile, dando poco ma a tutti, e non senza una certa pressione a mantenere stretti i tempi, pena la perdita dei finanziamenti europei. Più un escamotage per non sprecare soldi, che una vera azione di lotta al lavoro illegale e alla disoccipazione.

Annalisa Di Palo

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