Chi ha la responsabilità di vigilare sul corretto utilizzo degli stagisti per sventare il pericolo che le aziende meno corrette li usino come dipendenti a basso costo, per risparmiare sul personale? Sono le DPL, Direzioni Provinciali del Lavoro. Gli ispettorati, insomma: è qui che chi ritiene di essere sfruttato può rivolgere le proprie lamentele, ed è da qui che dovrebbero partire le ispezioni. Così come si va a controllare che in un cantiere gli operai abbiano il casco e le scarpe anti-infortunio, o che in un ufficio non ci siano lavoratori in nero, si dovrebbe anche verificare che le persone prese in stage siano lì per completare la propria formazione, sorvegliate e istruite da un tutor, e non messe a lavorare come un qualsiasi dipendente (ma senza stipendio né contributi).
La Repubblica degli Stagisti ha deciso di bussare alla porta delle DPL italiane per scoprire quanto e come questi controlli vengono effettuati. La risposta è: poco. Anzi, pochissimo.
Andiamo con ordine. Sono state contattate negli ultimi mesi praticamente tutte le circa cento DPL esistenti, dal Veneto alla Sicilia. Una sessantina ha risposto all’appello: quindi il campione su cui si basano i dati rappresenta circa il 60% del totale. [Leggi l’approfondimento con i numeri]
Il primo dato che emerge è che solo il 10% delle DPL ritiene lo stage un fenomeno degno di attenzione particolare. [Leggi l’approfondimento con i casi “virtuosi” e l’intervista a Paolo Weber, direttore della DPL di Milano] Il restante 90% non effettua controlli ad hoc sugli stagisti: questo beninteso non vuol dire che non controlli mai i tirocini, ma che lo fa solamente se nel corso di un’ispezione avviata per altri motivi si imbatte, tra un dipendente e l’altro, in uno stagista. Il primo importante caso finito in Tribunale, ormai quasi dieci anni fa, scoppiò proprio in questa maniera: nel corso di un’ispezione in un supermercato un’ispettrice di Trieste si accorse che c’erano molti ragazzi giovanissimi che sulla carta erano stagisti e che invece svolgevano mansioni lavorative a tutti gli effetti (al banco salumeria, alla cassa, inseriti nei turni).
Tornando all’inchiesta di oggi: malgrado il numero degli stagisti cresca con percentuali a due cifre (secondo le rilevazioni Unioncamere Excelsior, + 19% nel 2008 rispetto al 2007, + 34% rispetto al 2006), e l’esercito degli stagisti italiani conti ormai circa 400mila “soldati” ogni anno (per tre quarti nelle imprese private e per un quarto negli enti pubblici), nove DPL su dieci non effettuano controlli ad hoc per verificare che non vengano sfruttati come lavoratori.
Un secondo dato è che la percentuale di DPL che hanno rilevato irregolarità tanto significative da comportare il passaggio del caso a un’aula di tribunale è ancora più bassa: solo tre, pari al 5% sul totale del campione, hanno avuto casi di questo tipo – oltre a Trieste, sono Milano e Lecco. [Leggi l’approfondimento con i casi]
Gli ispettori non si muovono anche, anzi soprattutto, perché non ricevono mai (o quasi) segnalazioni. Qui bisogna fare un passo indietro, e ricordare che le DPL sono le “cellule” del ministero del Lavoro sul territorio. Sono uffici aperti al pubblico, dove tutti coloro che ritengono di subire soprusi o irregolarità da parte dei datori di lavoro possono rivolgersi e fare una segnalazione. Si entra, si viene ricevuti da un ispettore, si compila una sorta di “denuncia” indicando il luogo di lavoro e le motivazioni che spingono ad avanzare la segnalazione. Talvolta questo procedimento può essere avviato anche per iscritto, per esempio tramite email, ma mai in forma anonima.
Tornando agli stagisti: anche per loro le porte delle DPL sarebbero aperte, specialmente in caso si sentano sfruttati come se fossero dipendenti. “Sarebbero”, è proprio il caso di dirlo, perché non solo quasi la metà delle DPL non ha mai ricevuto nemmeno una segnalazione da parte di stagisti scontenti, ma anche quelle che dichiarano di averne ricevute parlano di numeri davvero microscopici: per esempio a Livorno ricevono 2-3 segnalazioni all’anno, a Milano ancor meno, 1-2 all’anno.
Forse, se non ci sono segnalazioni, vuol dire che va tutto bene e che non c’è niente da segnalare? La Repubblica degli Stagisti ritiene che non sia affatto così: sono decine e decine gli sfoghi arrivati solo negli ultimi mesi, sul Forum o via email, da parte di stagisti esasperati, stanchi di lavorare gratis o per rimborsi spese irrisori, con le stesse mansioni dei vicini di scrivania regolarmente assunti. Stagisti messi a fare volantinaggio per le strade o le commesse nei negozi, a gestire in completa autonomia il front-office di uffici e agenzie, a servire cubalibre e piñacolade nei locali notturni.
Gli ispettori delle DPL contattati in questi mesi confermano questa versione: alcuni hanno segnalato che i giovani hanno paura a venire allo scoperto, perché la speranza è sempre quella di venire assunti al termine dello stage e si sa bene che i piantagrane non vengono visti di buon occhio; altri hanno sottolineato che in alcuni casi, anche di fronte a fondati sospetti degli ispettori, sono gli stessi stagisti a negare l’evidenza per “coprire” le imprese che li ospitano. [Leggi l’approfondimento con i racconti di Annarita e Martina]
Ed ecco il ragionamento che spiega un ulteriore dato emerso da questa inchiesta: un terzo delle DPL dichiara che, quando si è trovata a controllare gli stage, sia nel corso di verifiche ad hoc sia, più di frequente, nel corso di altri tipi di ispezioni, non ha mai verificato nessuna irregolarità. All’apparenza, quindi, il fenomeno stage è perfettamente sotto controllo e viaggia su binari tranquilli: nella realtà, invece, le irregolarità restano nell’ombra.
L’ultimo aspetto – emerso quasi spontaneamente nel corso di questa inchiesta – è quello legato alle sanzioni.
Anche quando si imbattono in casi di stage-truffa, che camuffano normale lavoro dipendente, le DPL non hanno strumenti efficaci. Per le violazioni “minori”, come la mancata comunicazione di avvio dello stage al centro per l’impiego o simili, ci sono delle piccole multe. Per le violazioni “medie”, come per esempio un numero di stagisti superiore al numero massimo previsto dalla normativa, o una durata dello stage superiore alla durata massima, non ci sono sanzioni precise. Per la violazione più grave, cioè quando si appura che uno stagista venga usato come lavoratore, la DPL può stendere un verbale chiedendo all’impresa di assumere il lavoratore – ma per quanto, e con quale tipo di contratto, non è dato sapere.
Ed ecco che questa inchiesta si conclude con una proposta che la Repubblica degli Stagisti avanza al ministro del lavoro Maurizio Sacconi [leggi il testo integrale della proposta]: emettere un provvedimento per invitare gli ispettori delle DPL italiane a prestare più attenzione agli stage, e indicare loro la strada. Quale? Prevedere come sanzione per le violazioni medie e gravi l’obbligo per il datore di lavoro di assumere il giovane con un contratto di apprendistato. Che, nella volontà di un suo predecessore Roberto Maroni, sarebbe dovuto (e dovrebbe cominciare ad) essere «l'unico contratto di lavoro a contenuto formativo presente nel nostro ordinamento» e quindi il solo «strumento idoneo a costruire un reale percorso di alternanza tra formazione e lavoro».
Eleonora Voltolina
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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- Intervista a Paolo Weber: «Gli ispettori a Milano vigilano anche sugli stage, ma quanto è difficile»
- La proposta della Repubblica degli Stagisti al ministro Sacconi: imporre a chi sfrutta gli stagisti di fare un contratto di apprendistato
- Stagisti sfruttati, i casi finiti in tribunale
- Le (poche ma buone) DPL che si occupano (anche) di stage
- Controlli sugli stage, tutti i numeri dell'inchiesta della Repubblica degli Stagisti
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