Dove vanno in stage i giovani italiani? La risposta, almeno per quanto riguarda quelli svolti nelle imprese private, arriva dal focus di Unioncamere «Formazione continua, tirocini e stage attivati nel 2009», tratto dall'indagine Excelsior 2010 che ha analizzato i circa 322mila stage attivati nel corso del 2009.
«Gli stagisti si sono distribuiti per quasi il 29% nelle imprese industriali e per il restante 71% in quelle dei servizi»: a questo proposito i ricercatori di Unioncamere rilevano che «rispetto al biennio precedente questa distribuzione si è modificata a favore del settore terziario, nel quale tirocinanti e stagisti sono aumentati del 10%, mentre sono diminuiti del 4,3% nell’industria». Ma cosa si intende quando si dice «Industria»? L'indagine Excelsior differenzia quella in senso stretto, che comprende 13 sottocategorie (estrazione di minerali; industrie alimentari, delle bevande e del tabacco; industrie tessili, dell'abbigliamento e calzature; industrie del legno e del mobile; industrie della carta, cartotecnica e stampa; industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere; industrie della gomma e delle materie plastiche; industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi; industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo; industrie per la fabbricazione di macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto; industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali; lavori di impianto tecnico: riparazione, manutenzione e installazione; industrie di beni per la casa, tempo libero e altre manifatturiere) dalle public utilities (energia, gas, acqua, ambiente) e dal settore Costruzioni. In particolare in quest'ultimo si è verificato, in controtendenza rispetto al dato generale, un incremento molto accentuato - quasi del 22% - del numero dei tirocinanti accolti. «Servizi del commercio e turistico-alberghieri da un lato e altre attività terziarie hanno avuto incrementi non dissimili» si legge nel documento «dell’ordine del 9-11%».
A livello percentuale (facendo cioè una proporzione tra numero di imprese di un determinato settore e tirocinanti accolti in quel settore) il primato dell'ospitalità spetta a due comparti della macroarea Servizi, quello della sanità e servizi socio-assistenziali privati e quello delle imprese che operano nel campo dei servizi dei media e delle telecomunicazioni; fra i comparti industriali primeggia invece l’aggregato che comprende le industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere. Le imprese meno interessate a ospitare stagisti risultano essere quelle che forniscono servizi di trasporto, magazzinaggio e logistica, le industrie dei minerali non metalliferi e quelle dei beni per la casa e il tempo libero.
Ma il dato più rilevante è che, a livello assoluto, oltre un sesto degli stagisti italiani (per la precisione 55.450) fa la sua esperienza formativa in un'impresa del settore dei servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici: vale a dire bar, ristoranti, alberghi, campeggi, fast food… Un piccolo esercito di giovani, spesso inviati direttamente dagli istituti alberghieri, per settori non di rado soggetti a stagionalità. Un piccolo esercito molto utile per occuparsi della reception o della cassa e privo di qualsiasi diritto in termini di contratto, retribuzione e contributi. In seconda posizione a livello assoluto c'è il settore sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati, che nel 2009 ha accolto quasi 25mila tirocinanti; a seguire il commercio al dettaglio (23.920), il settore dei servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone (19.330), gli studi professionali (19.290) e il settore dei servizi avanzati di supporto alle imprese (18.440). Pochissimi invece gli stage attivati nelle industrie che si occupano dell'estrazione di minerali (solo 530), in quelle di beni per la casa, tempo libero e altre manifatturiere (mille tondi tondi), in quelle della gomma e delle materie plastiche (1530) e nelle industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi (1680).
Ma alla quantità corrisponde una qualità, o meglio, una reale prospettiva di inserimento lavorativo? Mica tanto. Già il dato medio generale di assunzione dopo lo stage rilevato da Excelsior è molto basso, 11,6%. E forse non è casuale che proprio il settore che detiene il primato assoluto di stagisti, quello dei servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici, sia anche uno di quelli che ne assume la quota minore: solo 6,8%! Questo vuol dire che degli oltre 55mila giovani - e meno giovani - che nel 2009 hanno fatto stage in hotel e ristoranti, solo 3.770 hanno poi ottenuto un contratto di lavoro. Anche per i 25mila stagisti del comparto sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati non c'è da stare allegri: soltanto nove ogni cento sono stati assunti. I 19mila che hanno fatto esperienza in imprese che offrono servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone hanno potuto contare su una prospettiva di inserimento lavorativo appena superiore alla media (12,1%). Solo 9,6 probabilità su cento di essere assunti per coloro che hanno fatto stage in studi professionali, dagli avvocati agli architetti, dai commercialisti ai notai. Un po' meglio per chi ne ha fatto uno in negozio (17,6% di assunti) o nelle aziende che si occupano di servizi avanzati di supporto alle imprese (16,1%).
Insomma i dati confermano lo stage come una porta solo socchiusa, e non certo spalancata, sul mondo del lavoro.
Eleonora Voltolina
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