Se lo status di stagista è simile dalle Alpi agli Appennini, le condizioni e sopratutto le prospettive offerte mutano in maniera significativa da territorio a territorio. La Repubblica degli Stagisti avvia da questa settimana una ricognizione approfondita della parte dell'indagine Excelsior di Unioncamere dedicata ai tirocini nelle imprese private, per tracciare una mappa dettagliata della condizione degli stagisti italiani regione per regione.
In generale, è bene tenere a mente che «la maggioranza assoluta di tirocinanti e stagisti entrati nelle imprese nel 2009 (oltre il 52%)» si legge nel documento «ha svolto la propria esperienza formativa in imprese al di sotto dei 10 dipendenti»: quindi nelle microimprese. E questa categoria purtroppo è anche quella che offre meno sbocchi lavorativi al termine dell'esperienza formativa: la percentuale di assunzione dopo lo stage nelle aziende di quel tipo infatti si ferma a 9,2%, due punti e mezzo sotto la - già bassissima - media generale (11,6%).
Le 322mila persone che hanno fatto esperienze di stage nelle imprese private italiane nel corso del 2009 sono distribuite per la maggior parte al nord: gli stagisti delle regioni del nord-ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria) e quelli delle regioni del nord-est (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) sommati insieme sono circa 193mila, pari al 60% del totale. «Circa sei tirocinanti su dieci sono entrati in imprese localizzate nel Nord-Italia, quattro in tutto il resto del paese». Il restante 40% si sparpaglia infatti nelle regioni del centro (Toscana, Umbria, Marche e Lazio) e del sud (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna). Il Trentino Alto Adige è il più trainee-friendly: «con 39 stagisti ogni 1.000 dipendenti è la regione in cui le imprese sono le più disponibili a integrare la formazione scolastica», mentre all'estremo opposto c'è la Campania, «nelle cui imprese lo stesso rapporto è pari appena al 17 x 1.000». Alle spalle del Trentino in graduatoria si trovano Umbria, Sicilia, Puglia, Basilicata e Molise. La sorpresa è che Lombardia e Lazio figurano in fondo alla lista, poco distanti dalla Campania: la Lombardia per la precisione detiene la terz’ultima posizione, il Lazio la quintultima. E questo benché si tratti di regioni, sottolineano i ricercatori di Unioncamere, «la cui struttura produttiva parrebbe particolarmente indicata ad accogliere tirocinanti e stagisti». Eppure in termini assoluti la Lombardia è la regione con il numero più alto di tirocinanti: 61.800, di cui 21.700 solamente a Milano e provincia. Come mai allora nell'altra classifica si pone così in basso? Perché in Lombardia hanno sede tante aziende, tantissime, molte di più che in altre regioni. E quindi, facendo la proporzione con il numero delle imprese del suo territorio e di conseguenza del numero dei dipendenti, emerge che potrebbe accogliere molti più stagisti. «La presenza di alcune situazioni favorevoli anche nel Mezzogiorno è confermata dal fatto che tra le prime dieci province in base al valore del rapporto stagisti/dipendenti, quattro appartengono all’Italia Sud-insulare: Agrigento, Vibo-Valentia, Ragusa, Oristano» scrivono i ricercatori di Unioncamere: «tra le dieci province meno favorevoli all’inserimento di tirocinanti e stagisti troviamo invece, a conferma del dato regionale visto sopra, sia Milano, sia la nuova provincia di Monza e Brianza».
Un aspetto molto importante è poi quello della percentuale di assunzione dopo lo stage. A livello generale il dato medio rilevato da Excelsior è 11,6 contratti ogni cento stage: ma ci sono luoghi in cui va meglio e luoghi in cui va peggio. La regione messa meglio è il Lazio, con una percentuale di assunzione dopo lo stage quasi doppia rispetto alla media (18,4%), rincorsa a sorpresa dalla Basilicata, che ha assicurato ai 2.470 che hanno fatto tirocini nelle sue imprese nel corso del 2009 una prospettiva di essere assunti pari al 15,5%. Seguono a breve distanza Campania (15,2%), Abruzzo (14,9%) e Liguria (14%). Le tre regioni dove invece in assoluto conviene farsi meno illusioni sono il Trentino Alto Adige (solo 6,6% di assunzioni al termine dello stage), la Sicilia (7,7%) e la Valle D'Aosta (8,5%). Si può però ipotizzare che questo dato, almeno per quanto riguarda la prima e la terza delle regioni citate, sia spiegabile con la maggior propensione ad accogliere stagisti giovanissimi, studenti delle superiori inseriti in progetti della cosiddetta «alternanza scuola-lavoro» che altrove stentano a decollare. Questi giovani hanno solitamente tra i 16 e i 18 anni e devono ancora completare il ciclo formativo, pertanto è naturale che non vengano assunti al termine dello stage. A livello di province, Viterbo detiene il primato: lì il 25,7%, cioè oltre uno stagista su quattro, ottiene un contratto; seguono Matera (22,8%), Ascoli Piceno (20,2%), Roma (19,8%), a parimerito in quinta posizione Crotone e Pescara (entrambe con una percentuale di assunzione dopo lo stage pari a 18,8%), e finalmente una provincia del nord, Gorizia, con 16,2%. La provincia che offre le prospettive di inserimento lavorativo peggiori è invece Agrigento, dove vengono assunti solamente 2,8 stagisti ogni cento. Poi a parimerito Bolzano e Foggia con 4,5%; risalendo la classifica si incontrano Macerata (4,9%), Bergamo (5,4%) e Vicenza (5,6%).
Un sistema quindi a macchia di leopardo, refrattario alle generalizzazioni, anche perché molti enti locali hanno negli ultimi anni messo in atto politiche di sostegno all'assunzione dei tirocinanti, prevedendo per le aziende incentivi economici. La presenza di programmi del genere in una determinata regione o provincia possono mutare anche significativamente, per un determinato anno, il risultato di percentuale di assunzione dopo lo stage. Si pensi solo ai programmi Les4 di Promuovi Italia e di Italia Lavoro, che per il triennio 2009 - 2012 prevedono quasi 200 milioni di euro in questo senso per le regioni del Mezzogiorno. Sarebbe quindi interessante aggiungere, nelle prossime edizioni dell'indagine Excelsior, una specifica indicazione rispetto a questo, chiedendo alle aziende non solo quanti stagisti hanno assunto o prevedono di assumere (e a questo proposito i ricercatori di Unioncamere precisano che «l’11,6% degli stagisti dell’anno sono stati assunti o le imprese hanno comunque dichiarato l’intenzione di procedere alla loro assunzione: dati “certi”, non di previsione, rilevati a consuntivo nell’indagine del 2010»), ma anche se effettuando queste assunzioni hanno potuto utilizzare incentivi messi a disposizione da enti pubblici.
Eleonora Voltolina
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche gli altri due approfondimenti sul Focus Tirocini dell'indagine Excelsior:
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