Nelle statistiche ufficiali stagisti tra gli «occupati». Ma come, non erano in formazione?

Antonio Siragusa

Antonio Siragusa

Scritto il 06 Mar 2013 in Approfondimenti

Nelle statistiche sull'occupazione, le persone che si trovano in una fase di formazione professionale (tirocinio o praticantato) sono considerate “occupate” se ricevono un compenso in denaro o indennità accessorie. Questo è il caso degli stagisti che usufruiscono di un rimborso spese o di buoni pasto. A qualcuno potrà sembrare incredibile, perchè è chiaro che il 99% dei giovani impegnati in un tirocinio non si sente affatto «occupato» - anzi spera di trovare lavoro grazie allo stage; e non di rado lo abbandona senza rimpianti, se gli capita la fortuna di sentirsi proporre un vero contratto di lavoro da qualche altra parte. Eppure la pratica consolidata di annoverare gli stagisti nelle file degli occupati - anzichè dei disoccupati - viene confermata alla Repubblica degli Stagisti direttamente dall’Eurostat, l'ufficio statistico dell'Ue.
stage lavoroAi criteri adottati a livello europeo devono uniformarsi anche gli istituti di statistica dei singoli Paesi membri. Così anche la ricercatrice dell’Istat Rita Ranaldi conferma che «a partire dai dati del 2011, nelle note esplicative di Eurostat che il nostro istituto segue, sono state aggiunte alcune precisazioni riguardo la definizione di occupato: in particolare sono da considerare occupati anche eventuali stagisti che percepiscono una retribuzione sotto forma di rimborso spese o buono pasto». 
Il tutto nasce dall'esigenza di armonizzare i dati a livello europeo, avendo come punto di riferimento la definizione ufficiale di occupato, per la quale Eurostat si rifà all’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro: «È occupato colui che ha lavorato almeno un'ora nella settimana di riferimento».
Gli stagisti che, invece, non ricevono alcun buono pasto o rimborso spese, sono considerati inattivi se nella settimana di riferimento risultano iscritti a un corso di studi senza lavorare almeno un’ora, e disoccupati se non risultano iscritti a un corso di studi e se hanno cercato attivamente lavoro, senza trovarlo.
«La scelta di Eurostat di non includere gli stagisti nelle statistiche sulla disoccupazione ha una sua giustificazione razionale» spiega Maurizio Del Conte, docente di Diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano.
stage lavoro«Ma quando questa metodologia si trasporta automaticamente e senza mediazioni a un mercato del lavoro come quello italiano, il dato statistico finisce per avere un effetto profondamente distorsivo della realtà rappresentata. Chi conosce la complessa realtà dei nostri  stagisti sa bene come – non sempre, ma molto spesso – un risibile rimborso spese costituisca proprio la chiave di accesso al fiorente mercato dello sfruttamento della disoccupazione, che è oggi la risorsa più abbondante del nostro mercato del lavoro. In altri termini, il giovane vende all’impresa la propria disoccupazione in cambio di un sogno, quello di un posto di lavoro, pur nella consapevolezza che la probabilità che esso si avveri è assai remota. Ora, è ben vero che nulla vieta il mercato dei sogni, ma sarebbe meglio che restasse fuori dalle statistiche ufficiali» conclude il professor Del Conte.
Secondo una ricerca realizzata dalla Repubblica degli Stagisti insieme all'Isfol tre anni fa, la prima e per ora unica che ha provato a fotografare la condizione degli stagisti anche dal punto di vista economico, poco più della metà degli intervistati (52%) non riceveva alcun compenso per lo stage finendo dunque, secondo le prescrizioni dell'Eurostat, nel novero dei disoccupati/inoccupati. Ma il restante 48%? Occupato: anche a fronte di un compenso bassissimo, pressoché simbolico. Sempre secondo il sondaggio RdS-Isfol, nel 14% dei casi al tirocinante venivano offerti meno di 250 euro netti al mese e nel 17% tra 250 e 500 euro al mese.
Considerando il costo della vita nelle città dove più frequentemente si fanno stage, Milano e Roma, è evidente che 200-300 euro servono a poco o niente e lo stagista rimane a carico dei genitori. L’opportunità dello stage viene così preclusa a chi non ha un’adeguata disponibilità economica.
Per chi con tanti sacrifici riesce comunque a fare quest’investimento sul proprio futuro, essere considerato occupato dagli istituti di statistica suona un po’ come una beffa. Forse anche Eurostat potrebbe stabilire dei criteri al rialzo per considerare gli stagisti tra gli occupati, al di là delle definizioni dell’Ilo: per esempio avere un compenso minimo mensile di 500 euro (quello che del resto da tempo propone la Repubblica degli Stagisti). stage lavoroO quanto meno non considerare tra gli occupati quelli che ricevono solo un buono pasto: se infatti il valore medio è di 5 euro, per 25 giorni di presenza al mese si porta a casa l'equivalente di 125 euro. Davvero poco per considerare i tirocinanti, nelle indagini statistiche, alla stregua di lavoratori che possono mantenersi con il proprio salario. 
Ma lo stage non era solo ed esclusivamente formazione? «Infatti non sapevo di questa regola di classificazione statistica» ammette alla Repubblica degli Stagisti Ilaria Lani, responsabile Cgil per le Politiche giovanili: «Ritengo sia assolutamente sbagliato che uno stagista sia considerato tra gli occupati se riceve un buono pasto o un rimborso spese. Creare una distinzione nelle statistiche tra gli stagisti a costo zero e quelli che ricevono un contributo minimo è ancora più grave perché è come legittimare un’area grigia di abuso: un minimo di compenso dovrebbe essere dato a prescindere, anche per un’attività formativa come lo stage e per il contributo che il tirocinante dà all’azienda, ma considerarlo tra gli occupati è un’assurdità».
stage lavoroIl segretario confederale Cisl e responsabile del Dipartimento Mercato del lavoro Luigi Sbarra, invece, era a conoscenza di questo dettaglio statistico: «Il riferimento allo svolgimento di almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività, senza specificare che deve trattarsi di un contratto di lavoro, fa rientrare tra gli occupati anche i tirocinanti, purchè percepiscano un corrispettivo». E lancia un allarme per il futuro, legato all'attuazione delle linee guida sui tirocini extracurriculari concordate lo scorso gennaio in sede di Conferenza Stato-Regioni: «La rilevazione Istat sarà su questo punto ancora più fuorviante, in ragione dell’obbligo appena introdotto di erogare una indennità ai tirocinanti».
L'introduzione di una misura in favore degli stagisti, insomma, potrebbe avere il risultato distorto di "dopare" ancor di più il dato sulla disoccupazione, riducendo la percentuale di disoccupati con la forzatura dettata dall'Eurostat di considerare occupato qualsiasi tirocinante percepisca una indennità, anche minima, anche miserrima come il buono pasto. E infatti Giuliano Ferrucci, ricercatore dell’Ires, sottolinea il rischio di sovrastimare i dati sull’occupazione considerando occupato chiunque abbia svolto almeno un’ora di lavoro remunerato nella settimana di riferimento. «Per questo motivo sono state proposte altre modalità di classificazione. Una di queste fa riferimento alla condizione auto-percepita dell’intervistato, in risposta alla domanda “In conclusione, nella settimana di riferimento, come si considerava? del questionario della Rilevazione continua sulla forza lavoro». 
Su questo tema le istituzioni dovrebbero interrogarsi, per evitare ulteriori distorsioni della realtà. Specialmente in un momento in cui il mercato del lavoro è per la maggior parte dei giovani inaccessibile, e spesso l’unica speranza è l’inserimento attraverso l’esperienza di stage.

Antonio Siragusa

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