Mercoledì 16 maggio sono stati approvati alla Commissione Lavoro del Senato gli emendamenti del disegno di legge Fornero: tra questi, quelli firmati dai parlamentari Tiziano Treu del Partito Democratico e Maurizio Castro del Popolo delle Libertà hanno avuto una grossa eco mediatica perché trattano questioni importanti per i collaboratori a progetto e i lavoratori a partita Iva.
Quali sono le principali modifiche al ddl? La più rilevante riguarda i numerosi cocopro impiegati nelle aziende italiane e iscritti alla gestione separata dell'Inps.
Il Castro-Treu chiede la garanzia di un compenso minimo, che - punto 8.100 comma 1 dell'emendamento - «deve essere adeguato alla quantità e qualità del lavoro eseguito e non può comunque essere inferiore, in proporzioni di durata del contratto, all'importo annuale determinato periodicamente con decreto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali». Questo "salario minimo" sarebbe determinato periodicamente con decreto ministeriale sulla base della media tra le tariffe minime del lavoro autonomo e la retribuzione dei contratti collettivi nazionali.
Come si può invece salvaguardare i collaboratori a progetto nei momenti di pausa tra un contratto e l'altro, per evitare che restino completamente senza reddito? L'ipotesi di estendere la MiniAspi anche a questa categoria di lavoratori non è una via praticabile, perché i fondi per il momento non sono disponibili. Treu e Castro propongono però di modificare la norma sull'indennità una tantum. Secondo quanto prevede l'emendamento, l'una tantum sarebbe calcolata non più in base al minimale di reddito calcolato sulla retribuzione dell'ultimo lavoro svolto, ma in base al numero di mesi in cui si è effettivamente lavorato nell'anno precedente: per esempio circa 6mila euro se nell'anno precedente si è lavorato da sei a dodici mesi. Se l'operazione, da adottare in via sperimentale per i prossimi tre anni, risultasse vantaggiosa, poi si dovrebbe procedere a renderla stabile o a verificare la possibilità di sostituirla con la MiniAspi.
L'emendamento non va a toccare invece invece un altro punto del ddl importante per i cocopro , ossia i contributi alla gestione separata Inps: permane dunque l'innalzamento dal 27% al 33% delle aliquote entro il 2018.
Inoltre esso introduce alcune modifiche ai provvedimenti sulle false partite Iva, non propriamente a favore dei precari: per evitare che le aziende siano costrette ad assumere o estinguere il contratto con i collaboratori che inquadrano come autonomi, Treu e Castro propongono di considerare vere partite Iva quelle di chi ha un reddito annuo lordo di almeno 18mila euro, ossia circa mille euro netti al mese. Un guadagno decisamente basso per un vero libero professionista. L'emendamento porta anche altri due cambiamenti peggiorativi, che rendono più difficile per una falsa partita Iva segnalare la propria condizione e riqualificarsi professionalmente: la durata massima di collaborazione con un singolo committente deve essere di otto mesi nell'arco di un anno (nel ddl erano sei) e il corrispettivo pagato non deve superare l'80% del reddito totale annuo (nel ddl era il 75%). Infine, per quanto riguarda la presenza fisica in sede - requisito proprio di chi collabora con un'azienda in maniera continuativa - l'emendamento si è limitato ad aggiungere la dicitura «postazione fissa», ossia il lavoratore autonomo non deve avere una propria scrivania nell'ufficio committente.
Cambiamenti in vista anche per i contratti a tempo determinato: l'emendamento prolunga da sei mesi a un anno la durata del primo contratto a termine senza causale, e riduce da 90 a 60 e da 30 a 20 giorni l'intervallo tra la fine di un contratto e la riassunzione, a patto che sussistano determinate condizioni (start up, lancio di un nuovo prodotto, cambiamenti tecnologici ecc). Diventa così molto più facile per un'azienda interrompere e ri-stipulare un contratto sotto altra formula con un medesimo lavoratore senza che vi sia uno stacco prolungato delle attività.
Tra gli altri aspetti toccati dai 16 emendamenti Castro-Treu vi sono la possibilità per i dipendenti di partecipare agli utili ed essere membri del Consiglio di Sorveglianza dell'azienda, contatto più rapido per lavori a chiamata (le job on call) tramite mail o sms, possibile restrizione sui voucher lavoro (quelli usati in agricoltura per ricorrere a lavoratori occasionali, per esempio studenti che raccolgono frutta di stagione) che sarebbero concessi solo alle aziende agricole il cui fatturato è inferiore a 7mila euro. Proprio quest'ultimo punto ha portato un rallentamento all'iter parlamentare del Ddl, attualmente in stallo proprio a causa della contrarietà del il Ministro per le Politiche agricole Mario Catania, che sta cercando un accordo con il ministro Fornero per scongiurare un provvedimento che potrebbe spingere molte delle aziende "penalizzate" dall'emendamento a ricorrere al lavoro nero.
Il prossimo dibattimento in Parlamento sul ddl è fissato per il pomeriggio di mercoledì 23 maggio.
Marta Traverso
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