Caso Flash Art, l'indignazione di Caterina arriva al Quirinale: «Presidente Napolitano, non lasciateci soli»

redazione

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Scritto il 15 Ott 2011 in Lettere

Dopo un acceso botta e risposta con Giancarlo Politi, editore e direttore del magazine Flash Art, in cui la 28enne Caterina manifestava la sua indignazione per un annuncio di stage gratuito o quasi, la ragazza scrive anche una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Eccola.

Egregio signor Presidente della Repubblica,

Mi chiamo Caterina, ho 28 anni e vivo e lavoro da anni all’estero.
Il 12 Ottobre scorso mi sono imbattuta su internet in un’inserzione di
lavoro pubblicata dall’editore di un noto periodico di settore, a cui mi riferirò d’ora in poi come X.

Nell’inserzione si leggeva:

«Siamo sempre alla ricerca di uno o più stagisti per Assistente di Redazione per XXX. Teniamo a precisare che, ahinoi, per almeno 8-10 mesi, il rimborso spese per uno stagista che deve imparare tutto, è minimo, quasi inesistente. Chiedete altrove quanto percepisce uno stagista. In alcuni casi, presso alcune importanti aziende, lo stage, assolutamente gratuito dura un anno [...]. Preghiamo dunque di rispondere al presente annuncio SOLO a chi possiede i requisiti richiesti e a chi può mantenersi per parecchi mesi a Milano».

Seguiva un elenco di competenze richieste così nutrito da delineare
una figura professionale già ben formata, non certo uno studente od un neolaureato alle prime armi.
Dopo innumerevoli colloqui di lavoro sostenuti in cui mi è stato offerto di lavorare gratis, senza rimborso spese, senza contratto, senza garanzie, senza promesse di rimborsi spese futuri questo annuncio, così arrogante, mi ha indignata profondamente.
Non fare nulla sarebbe stato come stare a guardare chi prende a calci un cane.
Così ho scritto all’editore la seguente email:
«Mi spiega perché i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perché IO lavori PER lei? Solo persone ricche possono dunque lavorare da XXX? Mi dica una cosa: se potessimo non lavorare per vivere, secondo lei, lavoreremmo? Evidentemente lei non si è mai trovato nella spiacevole situazione di dover lavorare per vivere, fortunello lei. Le auguro una vita senza rimborso spese (Chieda altrove quanti ne percepiscono uno AHINOI)»

«L’editore, X, mi risponde:
Caterina, se tu fossi in grado di lavorare per noi ti offrirei subito, anzi, prima, due o tremila euro al mese. Prima impara a scrivere, a leggere dai siti e giornali del mondo, a fare una notizia in dieci righe, a fare l'editing di un testo, a impaginare con inDesign e poi potrai avanzare pretese. Lo sai cosa dice Tronchetti Provera? Lavorare oggi a buoni livelli è un lusso. Se uno non lo capisce vada a lavorare al Mac Donald. E' forse il tuo caso?  Auguri. X
PS. Chiedi allo Stato di aiutarti. La mia azienda non è di beneficenza. E tu cerchi la beneficenza. X
»

La mia risposta a questa email è stata:
«In tal caso sono lieta di farle sapere che non solo so scrivere ed impaginare con inDesign ma mi sono laureata in design col massimo dei voti  e di software tecnici ne conosco almeno 10 tra grafica, photo editing, disegno e 3D. Parlo correntemente 4 lingue e la mia conoscenza dell'arte contemporanea è ottima. Vivo e lavoro all'estero da anni e mi creda, dal suo annuncio la cosa che vorrei meno al mondo è lavorare per lei. meglio il Mac Donald's, quanto ha ragione! La beneficenza se la faccia fare lei, povero indigente che non può nemmeno pagare un povero stagista il minimo.
Anzi, meglio: perché non chiede all'ufficio delle imposte? Saranno lieti di aiutare chi fa profitto sul lavoro non pagato. Avanti così, lei è UN EROE
».

Una volta fatto presente ciò al signor X, questi ha risposto:
«Caterina, come vedi ora anche le mignotte debbono parlare 4 lingue, conoscere l'arte e inDesign. Il globalismo fa miracoli. Buon segno. Buon lavoro. X»

Signor presidente, è vero quanto dice X?

Io credevo che lo Stato Italiano garantisse i diritti dei cittadini e tutelasse la dignità ed il diritto al lavoro.
Questo signore invece sostiene che lo Stato Italiano fa “beneficenza”.

Dovrebbe quindi mantenere i ragazzi che non sono così fortunati da poter lavorare gratis, a vantaggio degli imprenditori disonesti, che pensano di essere così in alto da insultare chi osa far loro presente che è un’Italia diversa quella in cui dovremmo, e vorremmo, vivere.

Sono emigrata per ottenere un vero contratto. Sono felice e soddisfatta del mio lavoro ma non dimentico che per ottenerlo ho dovuto lasciare la mia casa, i miei genitori , i miei amici e il mio Paese. Sono la più fortunata dei miei amici, che non hanno certo meriti o capacità inferiori ai miei, ma hanno scelto di rimanere in Italia.
Loro, che sono rimasti, sono i più coraggiosi.
I miei amici fanno 3 lavori per mantenersi, buttano giù rospi incredibili, e continuano a rimboccarsi le maniche nonostante centinaia di porte in faccia.
Li vedo giorno dopo giorno reinventarsi una carriera, farsi venire nuove idee, trovare chissà dove la motivazione a ricominciare a crederci, ad andare avanti, nonostante gli sfruttamenti dei milioni di X che popolano questo paese.
“Ladri di speranze” li hanno definiti.

Signor Presidente, ci aiuti a ritrovare le nostre speranze.

Non lasciateci soli.


Caterina De Manuele


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