Oggi in tutta Italia manifestazioni a difesa della Costituzione. Senza dimenticare l'articolo 36, che sancisce il diritto a retribuzioni dignitose

redazione

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Scritto il 12 Mar 2011 in Editoriali

Oggi migliaia di persone scenderanno in piazza, a Roma e in tutta Italia, per sostenere la Costituzione. Una mobilitazione capeggiata dall'associazione Articolo 21 e realizzata grazie all'impegno molte altre reti (dalle Agende Rosse all'Anpi, dalla Cgil a Fare futuro, da Libertà e Giustizia al Popolo Viola, dall'Unione degli Universitari alla Valigia Blu) confluite nel comitato nazionale «A difesa della Costituzione».
Forse non tutti sanno che la Costituzione si schiera anche contro il lavoro sottopagato. Lo fa attraverso l'articolo 36, che al suo primo comma dice: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa». Stando a questo articolo, quindi, tutti i contratti che non prevedono uno stipendio dignitoso sono anticostituzionali. Perché si può forse avere un'esistenza libera se si lavora per pochi spiccioli? No. Si può essere sereni quando non si è sicuri di arrivare a pagare l'affitto? No. Si può essere autonomi, e progettare il proprio futuro, se si sa che al primo imprevisto si dovrà bussare alla porta di mamma e papà - o della Caritas - perché qualsiasi spesa extra è off-limits? Ancora una volta, no.
Purtroppo i giovani sono i primi a fare le spese di questo sistema. Innanzitutto perché vengono nella stragrande maggioranza dei casi inseriti nel mercato  attraverso contratti temporanei, che non garantiscono continuità né dal punto di vista della professione né da quello del reddito: il grande errore di rendere il lavoro flessibile fiscalmente e contributivamente più vantaggioso rispetto al lavoro stabile ha creato un mostro. Ma se almeno questi contratti temporanei fossero pagati molto bene, i giovani italiani avrebbero di che mantenersi! E invece al danno si aggiunge la beffa: a parità di mansioni, chi ha un contratto a progetto guadagna in media molto meno dei colleghi a tempo indeterminato.
È venuto il momento di dire basta. Oggi in piazza l'articolo 36 andrà ricordato a tutti coloro che se ne approfittano e che offrono condizioni salariali inique: non solo imprese private ma anche tanti, troppi enti pubblici, che dovrebbero dare il buon esempio e invece finiscono per sfruttare i giovani e i precari come e peggio degli altri. Basti pensare alle docenze gratuite nelle università, o ai praticanti che mandano avanti le Avvocature di migliaia di pubbliche amministrazioni senza percepire un euro per il loro lavoro.
È venuto il momento di dire basta. E dalla piazza del 12 marzo verrà lanciato l'appuntamento a un'altra piazza, quella del 9 aprile. Un appello, «Il nostro tempo è adesso - la vita non aspetta», rivolto «a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli». Per ribellarsi. Per riprendersi il presente e il futuro.

Oggi l'evento principale sarà a Roma, con un corteo che partirà da piazza della Repubblica alle 14 e passando per via Barberini e via Sistina arriverà a piazza del Popolo. Hanno già preannunciato la loro partecipazione artisti come Ottavia Piccolo, Monica Guerritore, Ascanio Celestini, Roberto Vecchioni, Daniele Silvestri. In altre cento città ci saranno manifestazioni e cortei: a Milano in largo Cairoli, dalle 15 alle 19, con l'organizzazione di Qui Milano Libera e la partecipazione tra gli altri di Nando dalla Chiesa, Salvatore Borsellino, Dario Fo, Moni Ovadia, ed Eleonora Voltolina della Repubblica degli Stagisti in rappresentanza dei firmatari dell'appello «Il nostro tempo è adesso - la vita non aspetta».

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