La lettera di una lettrice: «Ho rifiutato uno stage gratuito, ma ora me ne pento»

redazione

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Scritto il 09 Gen 2011 in Lettere

«Seguo il sito Repubblica degli Stagisti, ho letto che secondo voi è giusto rifiutare gli stage senza rimborso e così ho fatto - però me ne sono pentita. Poteva essere l'occasione per conoscere gente e inserirmi dentro. Gli stage con rimborso il più delle volte sono proposti da multinazionali che prendono solo laureati in economia e dopo innumerevoli colloqui di gruppo, individuali, test e magari qualche conoscenza... Come sempre chi ha una laurea umanistica è penalizzato. il prossimo stage gratuito lo accetterò volente o nolente, come mi è stato consigliato addirittura dal tutor dell'università, piuttosto che stare a casa».

Il tema che pone la lettrice, che preferisce restare anonima, è lo stesso sollevato recentemente sul Forum da Luke, 30enne laureato in Scienze della comunicazione, che dopo aver rifiutato tre stage gratuiti e aver trovato lavoro in un ambito diverso si trova a chiedersi: ma non sarebbe stato meglio forse accettare questi stage gratuiti, pur di entrare nel settore?
La risposta giusta non esiste: la scelta sta sempre a ciascuno di noi. Nel suo libro Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti, ha cercato di spiegare perchè ritiene che gli stage che non prevedono rimborso spese siano ingiusti, e ha sottolineato come in realtà le imprese che non offrono un emolumento ai propri stagisti costringano questi ultimi a fare un secondo lavoro (spesso i baristi o camerieri la sera) per mantenersi, o a continuare a 25-30 anni ancora a farsi mantenere dai propri genitori.
Ma poi è chiaro che se la proposta di stage è talmente interessante, i contenuti formativi talmente significativi, le prospettive di crescita professionale talmente irrinunciabili, una persona può decidere di infischiarsene del rimborso (o meglio, dell'assenza di rimborso) e accettare quella proposta, facendo un investimento sulla sua formazione.
Un breve inciso rispetto ai consigli del tutor: il loro valore dipende molto da chi è il tutor in questione, quanti anni ha, quale conoscenza ha del mondo del lavoro e delle dinamiche aziendali. Spesso a consigliare di accettare stage gratuiti sono persone che non hanno mai fatto nemmeno uno stage, e che hanno un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio sicuro... Facile in quelle condizioni dare al giovane di turno il consiglio di «chinare la testa e accettare qualsiasi condizione pur di non stare a casa», ma è davvero meglio?
La Repubblica degli Stagisti attraverso il suo lavoro giornalistico cerca sempre di dare visibilità alle opportunità di stage all'estero, magari in organismi UE, che prevedano un buon rimborso spese e l'apertura anche a chi ha lauree non prettamente economiche. Andare all'estero anzichè stare a casa parrebbe un consiglio più sensato, piuttosto che accettare stage a qualsiasi condizione, rischiando pure di rimetterci!
Ma è un punto di vista: nessuno pretende che tutti i lettori siano d'accordo, è una posizione della Repubblica degli Stagisti che ciascuno può decidere di non condividere o anzi di avversare. Sempre però tenendo a mente che non si vive di aria: e che quindi uno stage gratuito comporterà sempre il bisogno di reperire altrove i soldi per mangiare, dormire, spostarsi e vivere.

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