In occasione del primo compleanno dell'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Sara Cestrilli, oggi dipendente di Ferrero.
Mi chiamo Sara Cestrilli, sono nata 25 anni fa a Velletri – uno dei più grandi castelli romani – e dopo il liceo classico ho fatto Scienze politiche alla Sapienza di Roma: il corso in Economia e istituzioni sintetizzava più di ogni altro le miei passioni per la storia ed il diritto. A febbraio 2007 ho conseguito la laurea con lode con una tesi in Politica economica europea e poi mi sono iscritta alla specialistica in Economia e istituzioni dell’integrazione europea ed internazionale presso la facoltà di Economia. Malgrado i cinque esami debito per il cambio di facoltà e la stanchezza dovuta ad un lavoretto come cassiera nei fine settimana, dopo meno di due anni mi sono laureata con lode con una tesi che analizzava le cause della crisi dei mutui subprime e la nazionalizzazione delle banche. Con un unico rimorso: non aver accettato la borsa Erasmus – perchè quando mi hanno comunicato che sarei potuta andare in Spagna avevo già terminato gli esami, la tesi era quasi pronta e non me la sono sentita di partire e laurearmi fuori corso.
Dopo la laurea sono incappata nel sito del Crui che permette di candidarsi per stage presso ministeri. Dopo qualche settimana sono stata contattata da quello dello Sviluppo economico e a fine aprile ho iniziato un tirocinio al dipartimento per la valutazione degli investimenti pubblici per occuparmi di un progetto di ricerca sul capitale sociale tra nord e sud Italia. Durata prevista: sei mesi. Una bella esperienza, il mio tutor era particolarmente preparato ed entusiasmato dal progetto, ma al terzo mese ho interrotto lo stage: il ministero non mi dava un rimborso, neanche per l’abbonamento dei mezzi pubblici, costringendomi a dipendere ancora dai miei – cosa che mi stava ormai stretta – e in più le prospettive occupazionali erano inesistenti.
Gli stage sono uno strumento meraviglioso: per noi giovani rappresentano un approccio immediato al lavoro, e per aziende ed enti pubblici un modo economico per valutare e trovare nuove risorse. Si corre però il rischio di deprimere le aspettative di chi si è appena laureato: lavorare senza percepire un rimborso, seppur minimo, è un sacrificio che si sopporta se si ha la certezza che mettendo in pratica le conoscenze e sviluppando le competenze si avrà una possibilità lavorativa più concreta. Lavorare senza percepire soldi e avere la certezza che nessuno, dopo, potrà offrirti una possibilità debilita il giovane e le sue prospettive.
La mia esperienza in Ferrero è nata un pò per caso: quando al JobMeeting di Roma nel maggio 2009 ho visto lo stand ho pensato di lasciare il mio curriculum con la speranza di ricevere un campioncino di Nutella. Niente campioncino, ma in cambio due colloqui e poi la proposta di uno stage di sei mesi nella sede di Pino Torinese, a una decina di chilometri da Torino. Il rimborso spese di mille euro che mi avrebbe permesso di mantenermi senza dover chiedere soldi ai miei genitori e la possibilità di fare una prima esperienza fuori casa mi hanno indotto a dire sì: ho interrotto lo stage al ministero e all’inizio di luglio ho iniziato l’avventura piemontese. Inizialmente mi hanno fatto fare esperienza con i clienti medio/piccoli: dovevo rispondere alle loro segnalazioni e trasmettere quanto appreso a delle operatrici di un call center a cui la Ferrero avrebbe poi esternalizzato il servizio clienti. Fin da subito sono stata iniziata al lavoro operativo: se inizialmente temevo di dover fare un lavoro eccessivamente meccanico, pian piano ho apprezzato il beneficio di un contatto continuo con il cliente, la piacevole sensazione di saper rispondere a domande insidiose. L’alloggio per il primo mese mi è stato offerto dalla Ferrero in un residence nel centro di Torino. Poi ad agosto mi sono fatta tre settimane di ferie – avevo già prenotato un viaggio e sono stata fortunata, non mi hanno chiesto di annullarlo – e al mio ritorno ho iniziato a condividere un appartamento insieme ad altre tre ragazze, una calabrese, una cinese ed una rumena (sì, lo so, sembra sempre l’inizio di una barzelletta…). Pago 350 euro al mese: non è poco ma le spese sono incluse e abito in una posizione strategica per godere della città, tra il centro ed il parco del Valentino. Torino ha soltanto due difetti: la mia famiglia e i miei amici non vivono qui – spesso quando rientro a casa ho la tentazione di non volermene andare più – e il clima è freddissimo d’inverno e caldissimo l’estate. Quest’inverno siamo arrivati anche a -13° e uscire la mattina non è stato facile!
Lo stage sarebbe dovuto terminare a gennaio ma è stato prolungato fino a metà marzo per permettermi di subentrare alla mia tutor, che nel frattempo era rimasta incinta e quindi di lì a poco sarebbe entrata in maternità. Devo dire grazie a lei due volte: prima per avermi insegnato con pazienza (tanta pazienza!) ogni dettaglio del lavoro fino a rendermi indipendente, e poi per aver creato, con la sua gravidanza, lo spazio per me. Il contratto di sostituzione terminerà al rientro della neomamma: oggi guadagno 1600 euro lordi al mese, poco meno di 1200 euro netti. Faccio un lavoro di controllo sul servizio clienti esterno e rappresento il loro secondo livello, ossia gestisco le segnalazioni che loro non sono in grado di risolvere.
Quando mi fermo a riflettere sul mio percorso, mi rendo conto di fare tutt’altro rispetto a quel che avevo progettato. Mi ero iscritta a scienze politiche e poi a economia con il sogno di lavorare in qualche organizzazione internazionale, magari all’estero, e viaggiare in continuazione. Ora invece i miei obiettivi sono cambiati, ma non è cambiata la mia voglia di crescere professionalmente e umanamente. Una cosa che ho imparato nell’ultimo anno è proprio la variabilità delle aspettative: il mondo del lavoro è ormai talmente flessibile che anche i nostri obiettivi devono diventarlo.
testo raccolto da Eleonora Voltolina
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Buon compleanno alla Carta dei diritti dello stagista e al Bollino OK Stage, e avanti tutta per il futuro
E le testimonianze di altri stagisti col bollino:
- Laura Pagani: «Durante il primo stage lavoravo tantissimo e non prendevo un euro. Ho ritentato e sono stata più fortunata: in Nestlé mi hanno anche assunto!»
- Alberto Riva: «Un master, sei mesi di stage e ora un contratto in M&G, una delle aziende del Bollino»
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