Nel 2012 in Italia erano, secondo l'Istat, quasi il 24%, contro una media europea di ben otto punti percentuali in meno: sono i Neet (not in employment, education or training) i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non seguono corsi di aggiornamento professionale. In pratica dei vuoti a perdere su cui da anni si concentra l’osservazione a livello europeo senza però che i governi riescano a proporre, e sopratutto a realizzare, soluzioni concrete.
In Italia è stato da poco lanciato il progetto Amva (apprendistato e mestieri a vocazione artigianale) – Giovani laureati Neet, curato da Italia Lavoro e finanziato con 10 milioni di euro a carico del Fondo di rotazione dal Ministero del lavoro, che offrirà a 3mila giovani laureati (in lettere, geologia, biologia, giurisprudenza, lingue, psicologia, agraria e scienze politiche) disoccupati o inoccupati e residenti in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia tra i 24 e i 35 anni non compiuti l’opportunità di svolgere un percorso di tirocinio di sei mesi che riesca a riavvicinarli al mercato del lavoro attraverso una concreta esperienza in azienda.
La scelta di concentrarsi su queste quattro regioni è dettata dal fatto che proprio qui il fenomeno dei neet è particolarmente grave con più di un milione di giovani tra i 15 e i 29 anni che nel 2012 era in questa condizione, pari al 35% di tutti i ragazzi di quella età nelle quattro regioni. Con questa iniziativa l’azienda ospitante, che potrà appartenere a qualsiasi settore economico, potrà valutare le competenze del tirocinante e decidere se in seguito assumerlo. Da parte sua lo stagista riceverà una borsa di studio del valore di 500 euro lordi mensili, che saranno erogati direttamente dal ministero e non dall'azienda ospitante, che possono salire a 1.300 per quei tirocini - è previsto che siano 200 sul totale dei 3mila - che saranno svolti «in mobilità» (quindi in tutte le altre regioni), sempre a patto che abbia partecipato ad almeno il 70% delle ore mensili.
Una grande opportunità, ma per chi? Per i giovani, certo. Ma anche - senza ipocrisie - per le imprese. Perché, come spiega Italia Lavoro sul suo sito, non vi sono «vincoli di successiva stabilizzazione» e la «copertura delle spese» viene assicurata dallo Stato che pagherà gli stagisti senza alcun aggravio dei costi per le aziende ospitanti. Creando quindi un circolo, se non vizioso, quantomeno critico: perché se è ormai noto che anche attraverso l'investimento economico si può testare la reale propensione di un'impresa a investire su una nuova risorsa, permettere a centinaia di aziende di poter usufruire di migliaia di stagisti senza dover sborsare un euro è sicuramente deresponsabilizzante. E quella frase di Italia Lavoro sulla copertura delle spese si presta purtroppo ad essere parafrasata in un modo molto triste: "care aziende, qui vi offriamo stagisti che paghiamo noi e non vi mettiamo alcun vincolo rispetto alla loro successiva assunzione".
Nella speranza che il messaggio non venga recepito in questa maniera malsana, le aziende dal 9 settembre hanno già cominciato a presentare la propria candidatura per ospitare tirocini, mentre i giovani interessati a fare questa esperienza potranno, invece, aderire a partire dalle ore 12 di lunedì 23 settembre. Da quel giorno e fino al 31 dicembre 2014 l’avviso resterà aperto fino a esaurimento risorse. Per iscriversi bisogna andare sul sito cliclavoro, aderire al Progetto Neet (che sarà visibile solo da quel giorno) e candidarsi a una delle vacancy rese disponibili dalle aziende partecipanti. Una volta inviata la propria candidatura, saranno i due soggetti (azienda e candidato) che potranno contattarsi reciprocamente e avviare il processo di selezione senza alcuna intermediazione di Italia Lavoro. Se poi il giovane supererà la selezione allora dovrà inviare, stessa cosa dovrà fare anche l’azienda, a Italia Lavoro una mail con tutti i documenti amministrativi necessari per l’avvio del tirocinio.
Un progetto che sembra avere tutte le basi per aiutare realmente i tanti neet presenti oggi nel nostro Paese anche se non è possibile sapere in anticipo quanti di questi saranno poi assunti dalle imprese. Interpellata dalla Repubblica degli Stagisti, Italia Lavoro assicura che nei loro tirocini «la percentuale di assunzioni è intorno al 90%, perché questi percorsi vengono gestiti e controllati correttamente e non si tratta di lavoro nero mascherato. Nel caso dei neet, però, non si possono fare previsioni sia perché il progetto è nuovo sia perché è un bacino difficile da identificare».
Così si possono prendere in esame i dati degli altri progetti Amva avviati fino ad oggi da Italia Lavoro. Con il bando che promuove l’assunzione di giovani in apprendistato attraverso l’erogazione di un bonus alle aziende che va dai 4.700 ai 5.500 euro, a seconda se si tratti di apprendistato professionalizzante o per la qualifica e il diploma professionale, al 25 agosto 2013 - quindi circa 22 mesi dopo la pubblicazione del bando - risultano essere stati assunti con apprendistato professionalizzante quasi 27mila giovani e più di 1.500 con apprendistato per la qualifica professionale. Prima fra tutte le regioni è la Lombardia, con più di 3.200 richieste di contributo per contratti di apprendistato professionalizzante, seguita dal Veneto e dal Lazio a 2.800 e 2.200 e con una crescita generale in tutte le Regioni per le richieste di contributo dell’apprendistato professionalizzante passata dall’agosto 2012 al 2013 da poco più di 9mila a quasi 27mila. Con il bando Botteghe di mestiere, invece, che mirava all’attivazione 3.300 tirocini all'interno di 110 "botteghe", ad oggi il progetto ha riguardato 1.300 tirocinanti che sono stati selezionati in seguito alla partecipazione a due avvisi separati, ma non ci sono ancora dati circa l'efficacia dell'iniziativa dal punto di vista delle successive assunzioni.
Se questi sono i numeri dei progetti già avviati, non ci sono invece statistiche che possano aiutare a capire quanto il progetto Neet riuscirà realmente a inserire i giovani in azienda. Il programma ha certamente il lato positivo di corrispondere allo stagista un rimborso spese più elevato della media - anche se qui bisognerebbe aprire un capitolo a parte sul fatto che un 35enne laureato possa ritenersi soddisfatto dal ricevere 500 euro al mese per sei mesi solo perché è al momento disoccupato, quando i suoi coetanei europei hanno retribuzioni ben più alte - resta sempre il dubbio sulla capacità di questi provvedimenti di aiutare realmente i giovani. Perché c'è il rischio che vengano invece presi in considerazione, tanto dalle aziende quanto dai neet, come un modo per coprire vuoti di organico da una parte e guadagnare qualcosa dall’altra. Nell’illustrare il programma Italia Lavoro pone l’accento sul fatto che per i giovani sia un’opportunità «per arricchire il curriculum con un’esperienza professionale e crearsi degli utili contatti per la ricerca del lavoro nel medio periodo» (il che, a ben vedere, suona un po' come mettere le mani avanti: della serie "ragazzi non vi aspettate di trovare lavoro subito, quel che vi offriamo vi servirà non nell'immediato bensì nel medio periodo") e aggiunge che per le aziende è un’occasione per offrire opportunità formativa a un giovane e valutarne le potenzialità «senza vincoli di successiva stabilizzazione avendo già una copertura delle spese».
Una frase, questa sui vincoli di stabilizzazione, che non fa presagire nulla di buono. Di questo progetto comunque si potranno vedere gli esiti, che Italia Lavoro assicura positivi, non prima di sette-otto mesi ovvero alla conclusione del programma. Ai tantissimi ragazzi che già da settimane affollano la mail di Italia Lavoro con richieste di informazioni non resta, invece, che provare a iscriversi aderendo all’avviso e confidando in una reale assunzione finale.
Marianna Lepore
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