Nuove leggi sugli stage, 15 Regioni su 20 non hanno rispettato la scadenza

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 28 Nov 2017 in Editoriali

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Tre giorni fa, il 25 novembre, è scaduto il termine ultimo per le nuove leggi regionali in materia di stage. Entro quel giorno tutte le Regioni italiane, cioè, avrebbero dovuto adeguare le proprie normative ai contenuti delle nuove Linee guida sui tirocini, approvate a fine maggio in Conferenza Stato-Regioni.

La verità è che le Regioni sono in clamoroso ritardo. La Repubblica degli Stagisti sta svolgendo una ricognizione dalla quale emerge questo quadro: soltanto cinque Regioni hanno già completato l'iter legislativo per aggiornare le proprie normative. Si tratta di Lazio (la prima a tagliare il traguardo a inizio agosto), Basilicata, Veneto, Sicilia e Calabria.

Altre due Regioni sono in dirittura d'arrivo, la Lombardia e la Valle d'Aosta: hanno il nuovo testo già pronto e manca solo qualche ultimo passaggio formale per l'approvazione.

E le altre 13 Regioni? La situazione è varia. Ve ne sono alcune che non hanno ancora neppure cominciato a elaborare il nuovo testo; altre che hanno una bozza, ma la tengono strettamente riservata e talvolta nemmeno la condividono con le parti sociali (sindacati, associazioni datoriali). Altre ancora hanno avviato tavoli con le parti sociali e sono a metà o tre quarti del cammino. Fintanto che le nuove leggi non vengono approvate, in ciascuna Regione restano ovviamente in vigore quelle precedenti.

Ma perché le Regioni sono così in ritardo? Al netto delle inefficienze tipiche della pubblica amministrazione e dei ritardi della burocrazia, vale la pena ricordare che il recepimento delle nuove linee guida non è un affare indolore dal punto di vista politico. Vi sono dei punti controversi, che non tutte le Regioni probabilmente vogliono recepire.

In ogni caso, non sono tenute a farlo. Le linee guida non sono che una traccia, un suggerimento senza valore vincolante. Ciascuna amministrazione regionale può decidere di discostarsi anche in maniera significativa da ciò che le linee guida prescrivono.

Lo ha fatto il Lazio, ignorando l'indicazione relativa all'indennità minima - 300 miseri euro al mese, dicono le Linee Guida - e innalzando tale indennità addirittura a 800 euro al mese, e ignorando la prescrizione di aumentare la durata massima dei tirocini a 12 mesi anche per i tirocini formativi e di orientamento (oltre che per quelli di inserimento o reinserimento). Cosa che già aveva fatto anche il Veneto, dove la durata massima resta infatti 6 mesi per entrambe le tipologie.

Teoricamente le Regioni potrebbero discostarsi dalle linee guida solo in un'ottica di miglioramento e quindi di maggiori garanzie a favore dello stagista (come in effetti è accaduto nei casi citati sopra di Lazio e Veneto): «Le linee guida indicano taluni standard minimi di carattere disciplinate la cui definizione lascia, comunque, inalterata la facoltà per le Regioni e province autonome di fissare disposizioni di maggior tutela» si legge appunto nel testo licenziato dalla Conferenza Stato - Regioni lo scorso maggio. Ma in realtà negli anni passati si sono visti anche peggioramenti (come per esempio la legge della Campania).

I punti maggiormente critici sono: la durata massima, l'ammontare dell'indennità minima, la possibilità di fare stage in aziende senza dipendenti, la proporzione massima tra numero di stagisti e numero di dipendenti (e chi si conteggia tra i dipendenti: solo chi ha contratto subordinato o anche i collaboratori? Solo chi lavora stabilmente a tempo indeterminato o anche i contratti a termine?), l'impianto sanzionatorio in caso di violazione delle prescrizioni normative...

Non resta che attendere le 15 regioni ritardatarie, e analizzare caso per caso le nuove normative per capire come si propongono di tutelare le persone più o meno giovani che si trovano a fare tirocini.

Eleonora Voltolina

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