Prosegue l'approfondimento della Repubblica degli Stagisti sui praticanti dei vari Ordini professionali italiani. Dopo avvocati, commercialisti, notai e giornalisti è giunto il turno dei consulenti del lavoro. L'approfondimento arriva qualche settimana dopo il settimo consiglio nazionale della categoria, durante il quale si è parlato anche di tirocini. Se le proposte avanzate in questa sede dovessero trovare riscontri effettivi, in futuro parte del praticantato potrebbe coincidere con gli studi accademici, mentre il periodo in studio potrebbe essere organizzato secondo quanto sancito in un "patto formativo" tra giovani e professionisti patrocinanti, con l'esplicita menzione di una borsa di studio o di un rimborso spese. Ad oggi, però, il quadro della situazione è ancora quello descritto a seguire.
Quanti sono gli iscritti all’ordine: al 27 luglio del 2009, i consulenti del lavoro abilitati erano 23.732, a fronte dei 19mila circa del 2000.
Quanti diventano consulenti del lavoro: In media, nelle sessioni degli ultimi anni, l’esame di abilitazione è stato superato dal 38-40% dei partecipanti.
Quanti sono i praticanti: i dati ufficiali sono in via di elaborazione da parte del Consiglio nazionale dell’Ordine. Ad ogni modo, secondo stime della Repubblica degli Stagisti, ogni anno i praticanti che partecipano ai concorsi di ammissione sono circa 1.200 in tutta Italia.
Il praticantato: Il decreto legge 10 del 15 febbraio 2007 ha introdotto l'obbligo della laurea per accedere alla professione di consulente del lavoro. La circolare 997 del 6 marzo 2008 indica quali ammissibili le lauree in campo giuridico, economico e delle scienze politiche. Il praticantato dura due anni e deve essere svolto presso lo studio di un professionista abilitato a sua volta da almeno due anni, con una frequenza minima di quattro ore al giorno. Il professionista, anche associato, non può ammettere contemporaneamente e complessivamente più di due praticanti presso il proprio studio, e similmente il praticantato non può essere svolto contemporaneamente per attività professionali diverse.
Quanto guadagnano i praticanti: il decreto ministeriale del 2 dicembre 1997 sulle "Nuove modalità sulla disciplina dei due anni di praticantato necessari per l'ammissione all'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di consulente del lavoro", definisce il praticantato come «gratuito per sua natura e finalità». Lo stesso articolo non esclude la contemporanea esistenza di un rapporto di subordinazione a tempo parziale. Di fatto, in attesa di un'eventuale riforma, la retribuzione dei praticanti è lasciata all’iniziativa dei singoli studi, che forniscono spesso dei rimborsi spese minimi da 250 a 500 euro.
Quanto guadagnano i consulenti del lavoro: Stando a dati pubblicati dal Sole 24 Ore, il volume d’affari medio annuo di un consulente del lavoro si attestava nel 2008 a 88mila euro; il contributo medio alla Cassa dell'ordine era di 4.025 euro e la pensione integrativa media di 8.115 euro l’anno. Secondo uno studio Mefop, società del ministero dell’Economia per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione, il reddito pro-capite medio di un consulente del lavoro era di 48.433 euro nel 2004.
L’esame: si compone di due prove scritte (un tema di diritto del lavoro e legislazione sociale e un’esercitazione teorico-pratica di diritto tributario) e di un’interrogazione orale (con domande di diritto del lavoro, legislazione sociale, diritto tributario, elementi di diritto privato, pubblico e penale, ragioneria).
Cosa fa il consulente del lavoro: assiste le aziende nell’adempimento degli obblighi amministrativi relativi alla gestione del personale. È un libero professionista specializzato in pratiche di assunzione e licenziamento, calcolo e redazione delle buste paga, pratiche di malattia, maternità, infortuni e sicurezza sul lavoro.
Andrea Curiat
con la collaborazione di Eleonora Voltolina
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