«Perché ho scelto di diventare consulente del lavoro? Per pura passione, e perché sono un po’ impicciona». Sono stati la curiosità e lo spirito polemico a guidare Giorgia Dattilo, una ragazza romana di 29 anni, sulla via del praticantato per la professione di consulente del lavoro. Quando era impiegata come receptionist in un albergo della capitale, sull'Aurelia, quelle buste paga indecifrabili non le andavano proprio giù. Da brava laureata in scienze della comunicazione (alla Lumsa, con 108/110), esigeva un po’ di chiarezza almeno nei rapporti con il suo datore di lavoro. E così ogni volta si recava dai due consulenti locali per avere spiegazioni su cifre, dati e voci del proprio salario. Una curiosità un po’ pignola che si è presto trasformata in vera e propria passione, «anche grazie al supporto dei due professionisti che fornivano consulenza all’hotel, persone veramente in gamba che mi hanno esortata ad approfondire le tematiche del lavoro».
È stato così che ha deciso di abbandonare il lavoro per diventare praticante?
Sì, ma non è stata una decisione semplice, anche perché avevo un contratto a tempo indeterminato. Ho parlato con degli amici, che mi hanno spiegato come funzionassero il praticantato e l’esame di ammissione. Ci ho pensato a lungo e alla fine ho chiesto a uno studio di prendermi come praticante.
Come è stata la sua esperienza nello studio?
Ho iniziato con un orario full time, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, con un rimborso spese mensile di 250 euro. Sono partita dalle basi: mi occupavo dell’archivio, per imparare a “maneggiare” e a conoscere i documenti Inps e Inail. Dopo qualche mese ho cambiato studio per passare a un praticantato part-time mattiniero: spero di superare l’esame al primo colpo, e ho preferito dedicare più tempo allo studio. Fra l’altro la paga è aumentata a 400 euro al mese.
Uno stipendio piuttosto basso, anche per un part-time…
Sì, in effetti devo ringraziare mio marito e la sua famiglia, che mi hanno sostenuto quando ho abbandonato uno stipendio sicuro per rimettermi a studiare. La passione è tale che avrei svolto il praticantato anche gratuitamente, ma mi rendo conto che studiare per due anni senza uno stipendio adeguato è un problema per molti. Parlando con altri ragazzi, ho avuto l’impressione che la maggior parte di loro siano sfruttati sino a che non diventano professionisti.
Come vede il suo futuro?
Ho da poco sostenuto lo scritto dell’esame di abilitazione e sto aspettando di conoscerne i risultati. Anche se mi sono rimessa in gioco piuttosto tardi – ci sono ragazzi di 20-22 anni che già hanno intrapreso questo percorso – credo che aspetterò qualche anno prima di aprire uno studio mio. Ho molto da imparare da professionisti con maggiore esperienza. Al momento collaboro con degli avvocati che seguono cause di lavoro, ed è una cosa che mi piace moltissimo. Spero di trovare un percorso che mi possa portare a unire la giurisprudenza e la consulenza del lavoro come faccio adesso. Non ho mai pensato al mio salario futuro, ma da quel che ho visto potrebbe attestarsi tra i 5mila e i 7mila euro al mese.
Andrea Curiat
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