Giovani, la cultura è l'asset per ripartire: Giovannini annuncia 1 miliardo e 200 milioni per la Youth Guarantee

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 22 Ott 2013 in Approfondimenti

Quando manca potere contrattuale e si è deboli sul piano lavorativo «è difficile trovare le energie per attivarsi» verso nuovi fronti del mercato occupazionale: parola del ministro del Lavoro Enrico Giovannini alla lezione "Energie al lavoro" tenuta la settimana scorsa al Maxxi, nell'ambito del ciclo di conferenze sul tema dell'innovazione pensato da Giovanna Melandri, deputata del Partito democratico e già ministro della Cultura, che oggi - senza farsi mancare qualche polemica - è anche presidente della Fondazione Maxxi.
stage lavoroTante le noti dolenti emerse nell'incontro, in cui si è parlato del dramma che vive il mercato occupazionale attuale, delle «condizioni di impiego
offerte dai datori di lavoro che depauperano le energie» - come le ha chiamate Giovannini - e di quali potrebbe essere la exit strategy per uscire dal tunnel. Partendo da quel 40% di disoccupati giovani e dai Neet, «uno su quattro in Italia, per un costo di 25 miliardi in Italia e 155 in tutta l'Europa». Qualche rimpianto sui tempi che furono, ma anche una possibile visione di futuro: durante il dibattuto non sono mancati gli spunti da cogliere.
Tra i tanti argomenti trattati anche quello della Youth Guarantee, il programma voluto dall'Europa per rilanciare l'occupazione giovanile, per cui il ministro ha dato alla Repubblica degli Stagisti e a tutta la platea una grande notizia: a fronte della cifra che era circolata in questi mesi, 400-600 milioni di euro, lo stanziamento finale che l'Ue garantirà all'Italia è molto maggiore. Un miliardo e duecento milioni, ha annunciato Giovannini: una notizia molto importante per un progetto ambizioso e strategico - tanto è vero che la stessa Repubblica degli Stagisti ha formulato un'ipotesi di utilizzo dei fondi. Che Giovannini ha promesso di studiare: «Ascolterò voi come tutte le parti sociali» ha detto, «vi conosco e so che ogni tanto mi date in testa ma ci sta» ha poi aggiunto tra il serio e il faceto.
Sempre sulla questione Garanzia Giovani, ancora solo abbozzata, entro fine anno «avremo un quadro molto più dettagliato». Quello che il ministro per il momento dice è che 500 milioni dovrebbero andare direttamente ai giovani, mentre l'altra metà dovrebbe essere destinata «agli investimenti di accompagnamento», come la retribuzione degli orientatori o quella per la piattaforma di intermediazione. E l'intermediazione non è un piano secondario: «In Italia si è abituati ad accedere alle offerte non tanto per raccomandazione quanto per passaparola, perché tra le altre cose i centri per l'impiego non funzionano» ammette Giovannini.
Myrta Merlino, conduttrice del programma L'aria che tira e moderatrice dell'evento, esemplifica lo stato di decadenza in cui versa il mercato occupazionale descrivendo la redazione del suo programma: «Lavoriamo allo stesso piano del palazzo, a La7, noi, con giovani precari i cui contratti scadono a ogni stagione, e i giornalisti del tg, tutti stabilizzati e assunti. È una sitazione sempre più stridente». 
Come invertire allora la rotta? È sull'inattività che bisogna lavorare, «perché questa contiene una componente depressiva e io sono convinta che oggi l'Italia è un po' depressa» riflette Giovanna Melandri, ex ministro della Cultura, mentre «noi dobbiamo contrastare questa realtà con energie positive, perché ce ne sono». La deputata si dice convinta che si possa ripartire puntando su quattro diversi settori finora sottoutilizzati e che invece sono in grado di creare «buona occupazione» per un vero e proprio «Piano Marshall» dell'occupazione. Il primo è la cultura, «intesa in senso ampio», quindi design, audiovisivo, turismo, architettura. Quanto a quest'ultima, illuminante è l'esempio di Bogotà e del suo sindaco. Racconta Giovannini di come il primo cittadino della città colombiana, per contrastare l'elevatissimo tasso di criminalità e di pedoni morti per colpa del traffico incontrollato, abbia «creato una rete di marciapiedi abbattendo circoli di golf e spazi per le auto e facendo così tornare la gente a camminare per le strade». È così «che l'architettura può ridefinire la nostra vita», dice.
Occorre far capire ai giovani che «si può essere anche imprenditori sociali o culturali, e che oltre alla ricerca del lavoro si può anche costruirselo da sé». Con le istituzioni «a supporto». I finanziamenti alla cultura, tuona poi la Melandri, sono stati «dimezzati tra il 2001 e il 2006: quando ero titolare del dicastero, alla fine degli anni Novanta, avevamo disponibilità per circa 3 miliardi, poi tagliati fino a un miliardo e due a oggi. E a quell'epoca aggiunge l'occupazione in ambito culturale cresceva anche di due cifre, del 10-11%». Al secondo posto si dovrebbe puntare sulla «green economy, nel segmento che si muove tra architettura e progettazione urbana». E ancora sulla «digitalizzazione dell'economia, su cui tutto il mondo sta investendo mentre noi ancora non siamo cablati», e l'«economia sociale», quella del volontariato e del no profit, anche questa in fase di ascesa, incluso il versante dell'impresa low profit. Anche l'industria tradizionale, come il manufatturiero, va immessa nel calderone delle proposte, e la maniera giusta per rilanciarla sarebbe «incrociarla con questi asset strategici». 
Il problema odierno è però che l'abbondanza di prima non c'è più e «che bisogna fare di più con di meno» sintetizza la Melandri, ricorrendo a strumenti come per esempio «il tax credit, che garantisce risultati immediati». Le fa eco Giovannini ribadendo che, terminata l'epoca in cui si credeva «che il lavoro nascesse dalla spesa pubblica», l'unica strada percorribile resta quella dei privati: «Mentre il mondo sta crescendo, noi restiamo fermi».
Per risalire la china insomma «dobbiamo cogliere le opportunità che si creano con spirito imprenditoriale e idee». Ma è proprio questo «quello che noi siamo incapaci di fare in modo collettivo». Gli investimenti «in capitale umano e in ricerca e sviluppo» sono fattori cruciali che l'Italia ha costantemente ignorato. «Quando ero all'Ocse di Parigi, dieci anni fa, i dati mostravano che questo Paese aveva un profondo bisogno di investire in se stesso, e invece ci siamo cullati nell'idea che grazie all'euro e alle imprese finanziarie ce l'avremmo fatta». Quello, racconta il ministro, era il momento da sfruttare per investire - «grazie ai bassi tassi di interesse» - e adesso «paghiamo gli errori commessi». Il fronte del capitale umano è stato «dimenticato dalle imprese» ragiona Giovannini, ricordando come le percentuali di investimento in formazione dei dipendenti siano crollate. E bacchetta quel mondo dell'industria, arroccato nell'egoismo, che storce il naso di fronte alla richiesta di metterci del proprio, investendo sui giovani e sulle risorse umane in generale, e a cui «si concedono incentivi fiscali in cambio della formazione offerta ai ragazzi» come nel caso dell'apprendistato
Nel corso dell'incontro, tra una polemica e l'altra sulla legge di stabilità («non era meglio fare delle scelte e concentrare gli sforzi tutti da una parte?» chiede Merlino in riferimento alla cosiddetta 'manovrina') e sull'incarico che ebbe Giovannini di studiare i tagli alla politica, si aprono anche spiragli di vita personale: il ministro parla alla platea dei suoi nove anni «facendo il più bel lavoro al mondo per il mio campo» come direttore del dipartimento statistico dell'Ocse a Parigi, dove passava la settimana lavorativa, per poi tornare nel weekend a Roma dalla famiglia. E poi la scelta di rientrare «per rimettere le mani in pasta e dare una mano a questo Paese». Dei due figli, di 25 e 31 anni, il primo studia ancora ed è all'estero, il secondo lavora per una multinazionale, e pur avendo base in Italia viaggia di continuo. «Nessuno mi crederà ma non l'ho aiutato. Il lavoro l'ha trovato mandando curriculum in giro». Le storie personali così si intrecciano al dibattito generale. I giovani italiani, alla fine, non chiederebbero altro che di poter avere le stesse opportunità del figlio del ministro. Poter mandare il proprio cv, essere valutati in base a merito e competenze, e ottenere un lavoro correttamente contrattualizzato e dignitosamente retribuito. Su questi obiettivi al Maxxi tutti d'accordo, relatori e platea: ma adesso al ministro sta il compito più arduo, e cioè realizzare nel concreto i principi e le buone intenzioni. Anche grazie a quel miliardo e duecento milioni di fondi europei sulla Garanzia Giovani.

Ilaria Mariotti


[la foto del Maxxi è di Roberto Ventre - modalità creative commons]


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