Provincia di Padova, giallo sulle linee guida per i tirocini di qualità

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 07 Giu 2012 in Approfondimenti

Una maggioranza che approva linee guida per garantire stage di qualità, ma poi non le applica. O almeno non a tutti i tirocini. stage lavoroUn'opposizione, che pure ha collaborato a questo provvedimento, che annuncia un'interrogazione per far luce sull'accaduto senza presentarla mai - almeno a quanto risulta agli uffici della segreteria del consiglio provinciale. Insomma un vero e proprio giallo.
Succede a Padova, dove lo scorso 22 novembre la giunta di centrodestra guidata da Barbara Degani [nella foto a destra] approva un documento che dovrebbe arginare lo sfruttamento dei tirocinanti nel territorio provinciale. Un'iniziativa proposta da Paolo Giacon (Pd) e subito abbracciata dalla maggioranza. La delibera introduce un rimborso spese minimo (400 euro al mese per i laureati, 300 per i diplomati), vieta l'uso degli stagisti in sostituzione di personale in maternità o in malattia, impedisce l'attivazione di progetti in aziende in cassa integrazione, stabilisce l'impossibilità di organizzare tirocini per mansioni di basso profilo. Misure tanto più importanti se si pensa che, negli ultimi tre anni, la provincia di Padova ha visto crescere del 43% gli stage.
Sempre alla fine di novembre il Veneto attiva «Welfare to work», un progetto che finanzia 1.250 percorsi formativi in tutta la regione. Il bando prevede un rimborso spese pari a 600 euro, più alto di quello imposto dalla giunta padovana, ma non pone alcun altro limite all'utilizzo degli stagisti. E chi si aspetta che le linee guida colmino questa lacuna, almeno per gli stage attivati sul territorio della provincia di Padova, rimane deluso. Alcuni lettori segnalano l'anomalia alla Repubblica degli Stagisti, che riceve una conferma da Giorgio Santarello, responsabile della direzione lavoro provinciale.
Stagisti«Sono davvero stanca delle polemiche sterili e pretestuose. Come si possono applicare delle regole ad un bando già chiuso?» ribatte subito Degani: «il progetto WtW non ha seguito le nostre linee guida perché il finanziamento è relativo ad un bando regionale approvato prima della delibera provinciale». La presidente, oltre a confermare la mancata applicazione del contenuto della delibera che lei stessa ha votato, entra nel dettaglio ricordando che «le linee guida sono state approvate nella seduta di giunta del 22 novembre 2011, quindi sono entrate in vigore dal 1° gennaio del 2012, mentre il bando WtW è stato realizzato prima, aperto il 1° settembre e chiuso il 31 dicembre».
Alla Repubblica degli Stagisti queste date però non tornano. Dal bollettino ufficiale della Regione Veneto (n° 88 del 25 novembre 2011) risulta che il bando sia stato indetto con decreto 1427 della direzione regionale del lavoro datato 9 novembre 2011: solo 13 giorni prima della delibera sui tirocini di qualità, e non oltre due mesi prima come afferma la presidente. Inoltre la pubblicazione sul web dell'avviso relativo a Welfare to Work è avvenuta il 29 novembre, quindi quattro giorni dopo l'approvazione delle linee guida. Infine il bando non si è chiuso il 31 dicembre, ma il 5 gennaio.
Degani afferma poi che il documento sui tirocini di qualità «è entrato in vigore dal 1° gennaio 2012».Stagisti Ma nel testo approvato dalla giunta, reperibile sul blog dell'assessore al Lavoro Massimiliano Barison, non vi è alcun cenno a questo tipo di scadenza. Anzi a ben guardare la normativa di riferimento, cioè l'articolo 134 comma 3 del testo unico degli enti locali, stabilisce che le deliberazioni diventino esecutive «dopo il decimo giorno dalla loro pubblicazione» all'albo pretorio. Le linee guida sui tirocini di qualità, insomma, sono entrate in vigore quando il bando WtW era appena stato aperto. Ma la provincia ha ugualmente deciso di non estenderne l'applicazione al progetto regionale.
Ancora la Degani specifica: «Il bando regionale prevedeva al termine del periodo di stage l'impegno dell'azienda all'assunzione e aveva dunque già di per sé una valenza qualitativa molto elevata, oltre a prevedere una borsa lavoro di 500 euro mensili». A parte il fatto che il rimborso spese a favore degli stagisti era pari a 600 euro, qui la presidente della Provincia si avventura in un territorio impervio: perchè in realtà non era affatto previsto, per questa iniziativa, l'obbligo di assunzione al termine dello stage. L'unico meccanismo che incentivava l'apertura di un rapporto di lavoro era legato al fatto che, se la firma fosse arrivata prima della conclusione dei quattro mesi di tirocinio, la borsa per il periodo rimanente sarebbe stata versata direttamente nelle casse dell'azienda ospitante, una sorta di bonus per aver inserito il tirocinante in azienda.
Rimane il fatto che i centri per l'impiego padovani hanno attivato all'inizio del 2012 decine di stage non conformi agli standard di qualità prescritti da una delibera provinciale. Cosa ne dice Paolo Giacon, l'ispiratore di quella delibera? L'esponente del Pd, nello scorso mese di marzo, aveva annunciato alla Repubblica degli Stagisti l'intenzione di presentare un'interrogazione, e recentemente si era lamentato di non aver «mai ricevuto risposta, nonostante siano trascorsi i tempi previsti dal regolamento».
A questo punto la vicenda si fa misteriosa. «Agli atti non risultano interrogazioni presentate in merito dal consigliere Giacon», dichiara infatti Degani. Ma questo documento c'è o non c'è? La giunta nega, il Pd giura il contrario. Nonostante le ripetute richieste della Repubblica degli Stagisti, Giacon non ha mai trasmesso una copia del testo. Insomma, un vero e proprio giallo. Di questo pasticcio chi sia il colpevole non è dato sapere, ma certamente si può intuire chi siano le vittime: gli stagisti della provincia di Padova.

Riccardo Saporiti

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