Il ministero vieta gli stage negli enti pubblici in Garanzia Giovani: «Impossibile l'inserimento lavorativo»

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 10 Apr 2015 in Notizie

Niente stage negli enti pubblici all'interno del progetto Garanzia Giovani. Lo chiarisce il ministero del Lavoro in risposta alle richieste di delucidazione arrivate da alcune Regioni negli ultimi mesi. «Attraverso l'attivazione dei percorsi di tirocinio», si legge in una nota ministeriale datata 3 aprile 2015, si intende favorire «l'inserimento / reinserimento nel mondo del lavoro di giovani disoccupati e/o inoccupati» e questi tirocini devono avere uno sbocco lavorativo almeno in potenza: si deve cioè mirare, «entro sessanta giorni dalla fine del tirocinio», primariamente all'«inserimento occupazionale dei giovani che concludono con successo il percorso».

Il ministero sottolinea che questa non è una posizione negoziabile, bensì una prescrizione contenuta nella «scheda descrittiva della Misura 5 del PON IOG». Cioè un principio che va rispettato, perché sta alla base dell'utilizzo dei tirocini all'interno del progetto Garanzia Giovani.

La direzione per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione del Ministero del Lavoro esplicita dunque senza più dubbi che, se gli stage di Garanzia Giovani devono mirare all'inserimento lavorativo, non ha alcun senso che vengano attivati all'interno di uffici pubblici, che ovviamente al termine del percorso formativo non hanno alcun modo di assumere i giovani.

stage lavoro salvatore pirroneBisogna infatti partire dalla Costituzione, e in particolare dal «principio secondo cui l'accesso agli impieghi presso la P.A. debba avvenire mediante concorso» scrive il direttore generale Salvatore Pirrone [nella foto], richiamando a questo proposito l'articolo 97 che appunto prescrive, al terzo comma, che «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Da questo si deduce che «gli enti pubblici locali, nazionali e transnazionali vadano esclusi dal novero dei soggetti ammessi ad ospitare i tirocini nell'ambito del Programma»
Garanzia Giovani. Esclusi perché non vi è alcuna ragionevole prospettiva di assunzione post stage: «vista l'impossibilità che i periodi di tirocinio presso tali soggetti» conclude infatti Pirrone nella sua nota «consentano un successivo inserimento lavorativo».

Questo pronunciamento del ministero del Lavoro blocca dunque sul nascere qualsiasi tentativo di utilizzare i fondi di Garanzia Giovani per inserire giovani senza lavoro in stage nelle pubbliche amministrazioni. Una pratica molto comune, che spesso purtroppo è stata messa in atto per coprire attraverso i tirocinanti - a costo zero o quasi - i buchi di organico. Un caso per tutti, quello degli stagisti all'interno dei Tribunali: dai neolaureati in Giurisprudenza ai cassaintegrati 50enni, negli ultimi anni migliaia di persone sono state sistematicamente usate negli uffici giudiziari per sopperire alla cronica mancanza di personale, pensando dunque non tanto ai benefici di formazione da offrire ai singoli stagisti, quanto al vantaggio per gli uffici di avere manodopera e cervellodopera in più.

A questo punto però, sulla scorta di questo improtante pronunciamento del ministero del Lavoro, la questione deve essere affrontata a livello complessivo. Se per Garanzia Giovani, che vincola l'attivazione degli stage a una prospettiva almeno probabile di inserimento occupazionale, gli stage negli enti pubblici non hanno senso, come la mettiamo con gli stage di "inserimento / reinserimento lavorativo"?

Già un anno fa, nel giugno del 2014, la Repubblica degli Stagisti aveva posto con forza il problema, ricordando la distinzione tra gli stage curriculari - quelli svolti durante un percorso di studi, di competenza statale perché inseriti in percorsi formali di istruzione - e gli stage extracurriculari, svolti da persone che non stanno facendo un percorso di studi, di competenza regionale.

In particolare, i tirocini extracurriculari possono essere essenzialmente di due tipologie: "di formazione e orientamento" oppure di "inserimento - reinserimento lavorativo". I primi sono riservati a persone che abbiano terminato l'ultimo ciclo di studi da meno di 12 mesi; i secondi sono rivolti a tutti gli altri, purché si dichiarino inoccupati o disoccupati in cerca di impiego.

L'accordo raggiunto a gennaio 2013 in sede di conferenza Stato - Regioni rispetto ai tirocini extracurriculari, poi ripreso più o meno fedelmente nelle varie normative regionali, prevede che i tirocini di formazione e orientamento possano durare al massimo 6 mesi (proroghe comprese), mentre i tirocini di inserimento - reinserimento possano avere una durata doppia, fino addirittura a un massimo di 12 mesi. Le cosiddette
Linee Guida non hanno specificato se quest'ultima tipologia di stage possa o non possa essere utilizzata all'interno di enti pubblici, né lo hanno fatto le Regioni.

A questo punto, vista la posizione presa pochi giorni fa dal Ministero del Lavoro, manca il passo conclusivo: e cioè mettere nero su bianco che tutti i tirocini extracurriculari di "inserimento - reinserimento lavorativo", che siano o non siano attivati all'interno del programma Garanzia Giovani, non possono essere svolti all'interno di pubbliche amministrazioni. Lasciando che siano possibili negli enti pubblici solamente i tirocini extracurriculari "di formazione e orientamento", quelli riservati a chi ha smesso di studiare da meno di un anno.

Un passo certamente difficile, che impedirebbe d'ora in poi il verificarsi casi come quello dei "Precari della Giustizia" (cioè i 3mila ex cassaintegrati - disoccupati inseriti in stage per ben 5 anni all'interno dei Tribunali), o dei superstage calabresi (i 500 laureati under 35 messi per due anni in tirocinio nelle pubbliche amministrazioni della Regione, che hanno poi innescato un'aspra battaglia per essere assunti) o del progetto Work Training di nuovo della Regione Calabria, o ancora della Leva civica volontaria regionale della Lombardia. Un passo difficile, ma l'unico ragionevole.

Community