Marianna Lepore
Scritto il 01 Lug 2024 in Notizie
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«Non è che i giovani di oggi non si interessino all’attualità, alla politica. Ma lo fanno in modo diverso; e per questo il mondo dell’informazione sta cambiando, come quello del protagonismo o del creare e distribuire contenuti». Così Eleonora Voltolina, fondatrice della Repubblica degli Stagisti, ha introdotto quest’anno il momento di dibattito sui nuovi modi in cui i giovani cercano e trovano informazione online. L’evento annuale della Repubblica degli Stagisti, “Best Stage 2024”, che si è svolto a fine giugno a Milano con il patrocinio del Comune di Milano e il supporto di Nestlé, aveva come titolo proprio “L'informazione che rende i giovani più forti, il giornalismo che migliora la società” e ha chiamato a raccolta cinque realtà, alcune di nicchia, altre di larga diffusione, ma tutte molto amate dai giovani, – CNC Media, Factanza, Skuola.net, Stampa Giovanile e Young Ambassadors Society – a discuterne alla Fondazione Emit Feltrinelli di Milano.
Secondo Lorenzo Agostini, caporedattore di CNC Media, conosciuto da tutti come “quelli della papera gialla”, che è il loro simbolo, tutto sta nel «cercare di fare un’informazione leggera senza però risultare banale, superficiale, mantenere un tono leggero trattando però anche argomenti importanti».
Il percorso di Cnc parte nel 2015 quando Francesco Brocca fonda CNC Media, oggi una holding che contiene anche University Network, Eccellenza Italiana, Pillole di Economia. Ma all’inizio era solo un progetto universitario, «un gruppo su Facebook con meme con l’obiettivo di informare. L’idea era solo creare una community, non diventare un player importante nel settore dell’informazione digitale», precisa Agostini. Oggi Cnc media conta più di 1 milione di follower su Instagram, 750mila follower su Facebook, 40mila su Linkedin, 20mila su YouTube, 70mila su TikTok e porta avanti anche progetti diversi, come un “Festival universitario” realizzato lo scorso maggio e «dedicato a chi è uscito dall’università e non sa bene cosa fare dopo».
Quello che fa anche Factanza, fondata nel 2019 da Bianca Arrighini e Livia Viganò che oggi conta un team di 20 persone quasi tutte under 35. «Arrighini e Viganò, classe 97, erano studentesse della Bocconi e si accorgono che sui media tradizionali non ritrovavano l’informazione che avrebbero voluto», spiega Alice Giusti, Head of content di Factanza. «Così hanno creato una pagina Instagram per parlare di tematiche vicine alle nuove generazioni. Nel 2020 sono arrivati i primi investitori. Così è diventata un’azienda, e oggi siamo una media company e abbiamo tanti altri canali: TikTok, Newsletter, Podcast, documentari. Oltre alla parte di eventi. Due settimane fa c’è stato l’ultimo, un Community Day in cui abbiamo anche premiato tutti i divulgatori che fanno informazioni sui social». Factanza è anche un Academy. «Un corso di informazione che unisce le varie anime, strutturato in moduli, per chiunque voglia imparare a comunicare in maniera efficace sui social».
La formazione è il cuore dell’attività della terza realtà ospite del Best Stage 2024: Stampa giovanile, una realtà giornalistica che esiste in quattro paesi, Brasile, Italia, Argentina e Colombia che forma giovani e adolescenti attraverso la produzione di contenuti di qualità.
Un progetto di Paolo Lima, giornalista e Ashoka Fellow brasiliano che da ormai molti anni vive e lavora a Trento. «Stampa giovanile nasce da un bisogno: io sono nato in una favela e, così come chi è nato in un quartiere come Scampia, ero invisibile. Così vent'anni fa ho creato Stampa giovanile per far uscire dall’invisibilità la voce dei ragazzi. Credo che comunicare sia un atto politico. E per combattere le fake news è importante investire sulla possibilità di questi ragazzi di raccontarsi. Noi cerchiamo di dargli una formazione così che abbiano degli strumenti, delle opportunità», racconta Lima.
«Ogni anno facciamo un bando in ciascun paese e selezioniamo una ventina di ragazzi, facciamo dei corsi di formazione, ci sono dei tutor giornalisti che li seguono per sei mesi. I ragazzi raccontano il loro territorio, le loro tematiche, le loro emozioni. Ed è tutto diffuso sui nostri canali. Non ci interessa che diventino giornalisti: il nostro è un programma sociale, per promuovere un cambiamento sociale attraverso l’utilizzo di strumenti di comunicazione». Dal 2012 Stampa giovanile segue le conferenze Onu sul clima, portando più di cento ragazzi, trentini, in giro per il mondo – l’anno scorso sono stati a Dubai – a fare cronaca e reportage delle negoziazioni sul clima.
Tema caro ad Alberta Pelino, fondatrice nel 2011 di YAS, Young Ambassadors Society, che offre ai giovani l’opportunità di partecipare ai processi ufficiali di definizione delle politiche globali e avere un impatto. YAS è uno dei membri fondatori di Y20 e Y7, i gruppi ufficiali di coinvolgimento dei giovani dei vertici del G20 e G7. A diciannove anni all’università ho partecipato a un progetto in Canada: due settimane in cui ho scoperto la possibilità di lavorare insieme con altre ragazze su proposte politiche e dialogare con i policy maker locali. Essere a contatto con ragazze e ragazzi da tanti paesi diversi dal mondo mi ha cambiato prospettiva, ho capito cosa significa diversità culturale, inclusione. Ho capito che volevo fare altre esperienze di questo tipo e ho fondato la mia associazione».
YAS crea e coordina gruppi di lavoro formati da giovani, che seguono i lavori delle riunioni del G7 e del G20 producendo proposta politica dei giovani: si chiamano infatti Y7 e Y20, dove la Y sta per “young". «All’ultimo G7 in Italia abbiamo coinvolto 500 ragazzi e ragazze per lavorare a policy su cambiamento climatico e sostenibilità, inclusione, equal opportunities, giustizia, Imprenditoria e Digital Innovation. Queste proposte sono state raccolte in un comunicato e presentate alla presidenza italiana del G7. Ora stiamo preparando la delegazione per il Brasile. Ma la ricchezza più grande per noi, come per Paolo di Stampa giovanile, è vedere tutti questi giovani seduti a un tavolo. Una realtà diversa dalla narrativa che viene raccontata, perché non è vero che ai giovani non interessa la politica. C’è tantissima voglia di partecipazione e attivismo», conclude Alberta Pelino.
Il momento della formazione è fondamentale anche per Skuola.net, fondata nel 2000 da Daniele Grassucci e Marco Sbardella, all’epoca ventenni, e che oggi non solo è una grande raccolta di contenuti informativi e materiale user generated per scuola e università ma anche un marketplace di appunti universitari e una piattaforma per le lezioni private. Oltre ad essere una testata giornalistica che racconta la quotidianità degli studenti.
«L’idea è nata dopo un compito di latino disastroso, quando Grassucci e Sbardella decidono di realizzare un sito Html per non trovarsi più impreparati ai compiti in classe, alle interrogazioni», spiega Massimo Maiorana, partner di Skuola.net. «L’idea è piaciuta a tutti i compagni di classe e sono diventati tutti content provider. Oggi copriamo scuole medie, università, master: abbiamo 3 milioni e 900 mila ragazzi iscritti alla piattaforma di scambio appunti, 8 milioni di utenti unici al mese.
Da oltre dodici anni Skuola.net è anche una testata giornalistica: «Interroghiamo giornalmente i nostri utenti su tematiche sociali che li riguardano e abbiamo una testata che si occupa di orientamento, post-scolastico e post-universitario. E siamo arrivati ad essere circa 40 persone».
Ma i giovani, quindi, oggi sono disponibili più verso i temi leggeri, poco impegnativi che verso quelli complessi? E come si fa a riuscire ad attirarli anche su tematiche più complesse? Paolo Lima non ha dubbi: «Quando i ragazzi si raccontano o raccontano il loro territorio, lo fanno perché hanno piacere e così riescono anche a raggiungere altri coetanei perché usano il loro stesso linguaggio. Riescono a comunicare cose in forma molto più semplice ma, almeno nella mia esperienza, non in modo superficiale, approfondiscono anche».
È anche il linguaggio a fare la differenza: usare quello che usano i giovani può essere un modo per portarli a leggere un sito, seguire delle notizie. «I giovani hanno sia bisogno di contenuti seri che servono per la scuola, l’università, il futuro, sia di contenuti leggeri per alleggerire lo stress», osserva Massimo Maiorana. «Il segreto è scrivere contenuti che li interessano nel loro linguaggio».
«Il tema è come se ne parla e noi usiamo uno stile che unisce molto sia il contenuto, andando su studi, verificando, ma rendendolo poi fruibile» concorda Alice Giusti di Factanza «con un linguaggio informale anche grazie all’uso della grafica, che per noi importante tanto quanto il testo».
Fondamentale per Lorenzo Agosti è poi l’ascolto, «anche parlare per strada, agli eventi, per cercare di capire realmente le tematiche» che stanno a cuore ai giovani. E scoprire magari «che non è vero che ai giovani non interessa la politica. Ai giovani non interessano i politici».
Alessia Cappello, assessora al lavoro del Comune di Milano, interviene durante dibattito chiedendo cosa possa fare una pubblica amministrazione italiana per arrivare ai giovani se non ha «il canale, il budget di comunicazione, il rapporto diretto con i giovani», e quale sia la responsabilità verso i giovani nel creare contenuti per loro. «bisogna rivedere tutto il piano di comunicazione, e pensare come i cittadini stessi possono diventare produttori di comunicazione» suggerisce Paulo Lima.
Per Massimo Maiorana «gli enti pubblici devono organizzarsi in termini di comunicazione strategica, con un dipartimento dedicato alla comunicazione»: insomma un po’ di budget e di risorse bisogna metterceli. Alice Giusti fa una riflessione sulla responsabilità, ponendo l’accento sull’importanza di verificare sempre le fonti e assicurarsi che i contenuti siano comprensibili. «E poi leggiamo tantissimo i feedback che ci arrivano. E quando ci sono, rettifichiamo gli errori». In chiusura Lorenzo Agostini sottolinea un altro aspetto della responsabilità, relativo al caso in cui i contenuti pubblicati non riscuotano i numeri aspettati. «La credibilità deve essere sopra i numeri. Noi verifichiamo le fonti, se poi un contenuto su un tema che crediamo debba essere divulgato in una certa maniera non fa i numeri aspettati, alla fine non ci interessa: perché sappiamo che rientra nel quadro di contenuti che vogliamo portare avanti con il nostro progetto».
Marianna Lepore
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