Tribunali sotto organico, in Abruzzo 200 adulti in mobilità reclutati per un maxistage di un anno. Fuorilegge e senza sbocchi professionali

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 23 Lug 2011 in Notizie

Ancora un caso di utilizzo opinabile dello stage, in aperta violazione del decreto 142/98 che ne stabilisce precisi limiti di durata. E di nuovo, al centro della vicenda, compaiono i tribunali italiani. Questa volta accade in Abruzzo, dove la Regione, e in particolare l'assessore al Lavoro Paolo Gatti [nella foto], ha deciso di stanziare un milione e 146mila euro per finanziare un progetto per quasi duecento tirocini formativi presso gli uffici giudiziari del distretto della Corte d'Appello de L'Aquila, rivolti a persone in mobilità. Il progetto durerà un anno: il doppio del massimo previsto dalla legge che dice espressamente, all'art. 7 comma b, che «i tirocini formativi e di orientamento hanno durata massima non superiore a sei mesi nel caso in cui i soggetti  beneficiari siano lavoratori inoccupati o disoccupati ivi compresi quelli iscritti alle liste di mobilità».
I 191 beneficiari, per cui l’unico criterio di accesso è l’iscrizione alla mobilità oltre alla residenza in Abruzzo e il possesso di requisiti professionali compatibili con le attività da svolgere, percepiranno un rimborso spese mensile di 500 euro lordi
e ricopriranno quelle posizioni vacanti di cui le amministrazioni hanno fortemente bisogno, ma in corrispondenza delle quali non sono previste assunzioni. Le mansioni da svolgere, per circa 20 ore settimanali (dunque un part time) variano dall’impiegato di concetto, all’autista e all’ausiliario, e gli incarichi saranno distribuiti in tutte le province abruzzesi. La Repubblica degli Stagisti ha contattato la Regione Abruzzo per chiedere come mai abbiano previsto una durata di dodici mesi se la normativa prevede un massimo di sei: ma nessuna risposta è finora arrivata dall'assessorato guidato da Gatti.
Del resto, di tribunali che per fare fronte alla carenza di organico reclutano stagisti invece di personale regolarmente assunto tramite concorso ce ne sono purtroppo molti, e la Repubblica degli Stagisti se n'è occupata proprio di recente, documentando come il fenomeno sia diffuso un po’ ovunque in Italia. Uno degli episodi più eclatanti è avvenuto nel Lazio, dove 230 persone in cassa integrazione o in mobilità hanno appena concluso un anno di tirocinio nei tribunali di Roma e provincia e altri 300 stage della stessa durata stanno per essere attivati. E in Calabria è appena stata varata un'ulteriore proroga di un anno per tirocini nelle pubbliche amministrazioni, arrivando alla durata record di tre anni per uno stage.
«Dall'analisi di due elementi di criticità: lo stato di mobilità di molti lavoratori e la situazione difficile del personale degli uffici giudiziari abruzzesi abbiamo costruito un percorso originale e innovativo per dare risposte concrete» aveva dichiarato Gatti presentando l'iniziativa: «Diamo un contributo al bisogno di rendere più efficace ed efficiente la gestione della giustizia abruzzese e rispondiamo al desiderio di alcuni lavoratori di rientrare nel mercato del lavoro ed essere socialmente utili». Una risposta in palese contrarietà alla legge, e in più assolutamente priva di possibili sbocchi professionali - dettaglio non trascurabile, considerando che i beneficiari del programma sono appunto disoccupati. La Repubblica degli Stagisti ha più volte sollevato il problema della mancanza di opportunità per il futuro degli ex stagisti delle pubbliche amministrazioni, dato che il loro inserimento è sempre e comunque subordinato alla partecipazione a concorsi pubblici di cui per ora non c’è traccia. E poi c'è il ritorno di quella mentalità assistenzialistica che il giuslavorista Pietro Ichino aveva condannato su questo giornale dopo lo scandalo della Calabria. E infine c'è la questione dell’età. Se si parla di lavoratori in mobilità, è difficile che si tratti di ventenni alle prime armi: con ogni probabilità questi 200 stagisti saranno 30-40enni, magari addirittura 50enni. Persone mature da un punto di vista professionale, a cui non serve un iter formativo di avvio al lavoro, bensì un nuovo lavoro. Certo le difficoltà di una terra come l’Abruzzo, martoriata dal terremoto de L’Aquila, sono innegabili. Ma è davvero una buona idea ricorrere agli stage per tappare i buchi di organico invece di creare effettivi posti di lavoro?

Ilaria Mariotti


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