Cercasi stagisti per sopperire alla carenza di organico negli uffici giudiziari italiani. Succede ormai in moltissimi tribunali della Penisola, dove il personale non riesce più a far fronte ai carichi di lavoro imposti alla colossale macchina della giustizia italiana. Al tribunale di Novara «la situazione è drammatica: su 65 persone in organico attualmente ce ne sono 48», denunciava a fine giugno il presidente Bartolomeo Quatraro presentando uno dei tanti protocolli d'intesa in via di definizione, a livello territoriale, con lo scopo di attivare tirocini formativi all'interno degli uffici giudiziari.
A Novara dovrebbero così arrivare due stagisti dall'università del Piemonte Orientale, ma fino a pochi giorni fa si cercava anche un laureato o laurendo in giurisprudenza su tematiche del lavoro, da spedire dritto dritto nell'ufficio dell'unico magistrato che in quel Tribunale si occupa della materia. Sulla sua scrivania giacciono ben 1200 provvedimenti: se non si può affiancargli un collega, che ci sia quantomeno uno stagista a dargli una mano. Per il futuro si pensa già ad un'iniziativa più corposa: "Adotta uno stagista" è infatti il nome di un progetto caldeggiato dallo stesso Quatraro che - grazie anche al finanziamento delle aziende novaresi socie di Assoindustriali - potrebbe aiutare il tribunale a reclutare altri volenterosi.
Un caso limite? Assolutamente no. Dal monitoraggio della Repubblica degli Stagisti emerge che negli ultimi mesi iniziative simili si sono concretizzate a Torino, Brindisi, Pavia, Foggia, Sulmona, Vasto e in molti tribunali della Sardegna. Dalle Alpi alle Isole non si contano più le convenzioni con università e facoltà di giurisprudenza che mirano ad inserire giovani laureati e laureandi pronti ad affiancare il personale degli uffici nel disbrigo delle pratiche che sommergono la giustizia italiana.
Il caso numericamente più eclatante è quello del Lazio, dove 230 persone in cassa integrazione o in mobilità hanno appena concluso un anno di tirocinio negli uffici di Roma e provincia (e chiedono ora di continuare a lavorare); altri 300 stage della stessa durata stanno per essere attivati per dare man forte agli uffici regionali della Corte d'appello di Roma. Peccato che gli stagisti in questione, peraltro selezionati dai locali centri per l'impiego, abbiano svolto di fatto un tirocinio al di fuori dei limiti di legge. Per i lavoratori disoccupati, inoccupati o iscitti alle liste di mobilità, la normativa parla chiaro: il periodo formativo non può durare più di sei mesi. Unica nota positiva il rimborso spese, calcolato in questo caso come la differenza tra l'indennità percepita e il salario che spetterebbe ad un operatore giudiziario. Circostanza più unica che rara nella pubblica amministrazione, dove solitamente non si percepisce un euro di rimborso.
Ma che cosa fanno esattamente gli stagisti all'interno dei tribunali? A Firenze, una relazione firmata dal giudice del tribunale civile Barbara Fabbrini testimonia come i tirocinanti siano chiamati a svolgere anche mansioni di grande responsabilità, assistendo i giudici nelle attività preparatorie, contestuali e successive alla celebrazione delle udienze. Tra i compiti assegnati c'è ad esempio la verifica della completezza degli atti dei fascicoli; la scrittura, l'archiviazione e l'invio dei verbali; ma anche la partecipazione, su richiesta del giudice, alla selezione e alla raccolta ragionata di massime giurisprudenziali. Tutte esperienze con elevato valore formativo per gli stagisti fiorentini: ma con altrettanta utilità per lo stesso Trubunale. Non si può dire altrettanto per i due tirocini della durata di un mese svolti lo scorso agosto alla cancelleria dell'esecuzione immobiliare di Bari. Per far fronte ai ritardi accumulati nel corso dei mesi dall'ufficio, qui l'Ordine degli avvocati ha infatti finanziato con 3mila euro due tirocinanti con il preciso compito di inserire dati in sostituzione del personale addetto.
Uno degli aspetti più significativi di queste iniziative è la tranquillità con cui molto spesso i promotori ammettono apertamente la necessità di utilizzare stagisti laddove servirebbero invece lavoratori effettivi. Una pratica che viola apertamente l'articolo 1 del decreto ministeriale 142/98 che attualmente regola la materia: «I rapporti che i datori di lavoro privati e pubblici intrattengono con i soggetti da essi ospitati, non costituiscono rapporti di lavoro». Ergo, gli stagisti non possono essere utilizzati in sostituzione del personale.
Sottovalutando evidentemente questo particolare, lo stesso procuratore capo di Napoli, Giovandomenico Lepore, commentava così nell'aprile dello scorso anno il protocollo d'intesa firmato tra gli uffici partenopei e l'università Federico II per l'attivazione di 270 stage: «Un malessere comune a tutti gli uffici giudiziari è la mancanza di personale» spiegava Lepore, «così questo accordo è un'occasione importante sia per noi che per i ragazzi». Ancora più esplicito l'obiettivo dichiarato già due anni e mezzo fa dalla prefettura di Treviso, nell'ambito di un progetto rivolto addirittura a studenti degli istituti professionali: ovvero «coniugare le esigenze didattiche dei giovani studenti della provincia con le croniche carenze di organico delle pubbliche amministrazioni del territorio». Con grande ottimismo, lo scorso aprile, anche il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti commentava così l'intesa raggiunta tra l'Azienda Calabria Lavoro e la Procura della Repubblica di Reggio: «Questi giovani professionisti che andranno ad aiutare gli uffici giudiziari reggini saranno formati e avranno la possibilità in futuro di utilizzare questa importante esperienza professionale».
La realtà dimostra invece che stage di questo tipo sono purtroppo ben poco spendibili sul mercato del lavoro. In primo luogo perché non esistono possibilità di assunzione dopo il periodo formativo, considerato il blocco del turn over imposto alla pubblica amministrazione: niente bandi di concorso e quindi niente nuove assunzioni almeno fino al 2014. Ma anche se qualche concorso venisse prima o poi bandito, questi tirocinanti non trarrebbero comunque nessun effettivo vantaggio rispetto agli altri candidati. Non a caso la Repubblica degli Stagisti ha proposto da oltre un anno di attribuire qualche punto in più, in sede di concorso, a chi abbia svolto uno stage in un determinato ufficio pubblico.
Spostandosi sulle opportunità nel settore delle imprese private le cose non vanno meglio: raramente le competenze acquisite all'interno di un tribunale, una procura o una prefettura risultano utili quando si entra in azienda, e sono quindi destinate a restare un bagaglio del tutto personale dello stagista. Quanto ai vantaggi immediati, è raro imbattersi in "facilitazioni": non solo rimborsi spese, ma anche buoni mensa o benzina. Nella stragrande maggioranza dei casi gli stage sono a totale carico dei giovani, o meglio delle loro famiglie.
«La giustizia italiana è alla canna del gas» denuncia Nicoletta Grieco, coordinatrice nazionale del comparto giustizia Fp-Cgil. «Ogni corte d'appello, ogni tribunale si organizza come meglio può: ci sono stati casi di carabinieri e finanzieri in pensione, persino volontari che svolgevano il lavoro di cancellieri. Come sindacato abbiamo partecipato ad accordi per inserire negli uffici giudiziari lavoratori in mobilità o in cassa integrazione. L'alternativa sarebbe chiudere gli uffici». Già, ma se si avallano simili soluzioni, non si finisce per giustificare anche il ricorso sistematico agli stagisti provenienti dalle università? «Noi non siamo contrari al fatto che gli studenti partecipino a stage formativi negli uffici giudiziari, ma non possono essere l'ennesima misura tampone per far fronte all'emergenza. Né possono essere figure che sostituiscono i lavoratori nell'ambito dello svolgimento del procedimento giudiziario. Inoltre sarebbe auspicabile più trasparenza sulla stipula di queste convenzioni».
Per funzionare, calcolano alla funzione pubblica della Cgil, la giustizia italiana avrebbe oggi bisogno di almeno 4mila nuove assunzioni, considerando anche i 1000/1500 pensionamenti previsti entro fine anno. Più che un buco di organico, una voragine: che i dirigenti cercheranno di colmare come possono, cioè facendo ricorso sopratutto a risorse a costo zero. Gli aspiranti stagisti sono avvertiti.
Ilaria Costantini
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