Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro col volontariato

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 17 Giu 2011 in Editoriali

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Oggi vengo a parlarvi di soldi – di quei soldi che i giovani italiani non vedono, perchè incastrati in quello che è stato definito il lavoro low cost. stageE vi parlo di soldi partendo da un articolo della nostra Costituzione, il numero 36, che dice che «il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa». La dignità è un concetto che più volte è emerso nel corso di questa giornata di convegno; ma i giovani italiani spesso lavorano percependo retribuzioni al di sotto della soglia di dignità, o non percependone affatto.

Il lavoro così viene confuso con il volontariato, una sovrapposizione gravissima e molto pericolosa
. In particolare la Repubblica degli Stagisti monitora la fase di passaggio dalla formazione al lavoro: per inquadrare il problema, si calcoli che ci sono in Italia oggi circa 500mila stagisti all’anno, e un numero di praticanti non ben definito ma superiore a 100mila, forse 200mila, forse addirittura 300mila. In oltre la metà dei casi non percepiscono un euro di rimborso spese.

Vi sono poi i giovani inquadrati come lavoratori autonomi: quelli che lo sono davvero, i professionisti, spesso guadagnano meno di 10mila euro all’anno, un dato emerso da una recente indagine Ires. E poi ci sono gli autonomi che mascherano lavoro dipendente: falsi cocopro e false partite Iva, che oltre che sottoinquadrati sono nella maggior parte anche sottopagati.

Con quale risultato? Che i giovani pesano sulle famiglie, alimentando un circolo vizioso che azzera il conflitto generazionale. Conflitto che, anche se qualcuno la pensa diversamente, molte volte è utile anzi indispensabile per permettere ai figli di fare scelte per conto proprio, perfino in contrasto con i genitori. Basti pensare a chi sogna di fare un mestiere che la famiglia non approva: se si è costretti a farsi mantenere dai genitori, quelli avranno sempre voce in capitolo in ogni scelta, e non sarà facile porsi in contrasto con chi paga affitto e bollette. Un cordone ombelicale che impedisce ai giovani di diventare adulti. Il fatto che  dipendano così a lungo dalle loro famiglie ricrea tra l’altro una sorta di classismo, blocca la mobilità sociale; solo chi ha una famiglia abbiente alle spalle può infatti permettersi lunghi anni di gavetta non pagata, o pagata pochissimo. Quelli che non hanno la famiglia a sostenerli, finisce spesso che debbano abbandonare i propri sogni professionali.

Senza soldi, senza autonomia economica, non c’è nemmeno quella libertà di cui parla la Costituzione
.
stageLe magre prospettive di reddito che i giovani italiani vedono stagliarsi all’orizzonte producono conseguenze nefaste. Innanzitutto la fuga dei cervelli, perchè all’estero gli stipendi sono più alti, e quindi tanti giovani emigrano. Poi la disillusione: i risultati di un sondaggio realizzato da Termometro Politico e presentato la settimana scorsa a Italia 110, un altro evento del PD, sono drammatici perchè tratteggiano un profilo di giovani terrorizzati, senza più alcuna fiducia nel futuro: ultraconservatori, senza la minima propensione a quel rischio che invece dovrebbe essere la naturale caratteristica della loro età. Fino alla conseguenza più preoccupante: il freno a mano tirato sulla costruzione di una vita autonoma. Giovani in casa dei genitori fino a trent’anni, che non riescono a farsi una famiglia, a mettere al mondo dei figli, creando una spaventosa denatalità di cui tra qualche anno tutto il Paese subirà le conseguenze.

E allora, i soldi: si riparta dai soldi. Per quanto riguarda lo stage, considerando il fatto che oltre la metà non viene pagata, noi ormai più di due anni fa abbiamo lanciato la nostra Carta dei diritti dello stagista, il manifesto di come dovrebbe essere un buono stage, prevedendo fra i punti fondamentali quello di un dignitoso rimborso spese.
E piano piano, finalmente, anche altri soggetti sono andati nella stessa direzione: la Cgil con la sua campagna «Giovani non + disposti a tutto», con uno spin-off tematico sugli stage dal titolo «Non + stage truffa». Il senatore Pietro Ichino che nella sua proposta Codice del lavoro in 70 articoli ne ha dedicato uno alla regolamentazione dello stage. Il ddl Damiano, presentato pochi mesi fa alla Camera, che si propone di riordinare la materia di stage e tirocini e introduce, sul modello della normativa francese, un compenso minimo di 400 euro al mese. La Regione Toscana, che proprio qualche giorno fa ha presentato nell’ambito del progetto «Giovani sì» una misura specificamente destinata agli stagisti, anche qui prevedendo un emolumento minimo di 400 euro, di cui 200 li metterà la Regione ma altri 200 i soggetti ospitanti. E poi le promesse fatte in campagna elettorale da due neosindaci, Fassino e Pisapia: il primo in maniera più soft, il secondo con promesse specifiche, si sono impegnati a rivoluzioneranno la gestione dei tirocini all’interno dei propri Comuni, introducendo un rimborso spese. La Repubblica degli Stagisti controllerà che mantengano le promesse.

Anche perchè è importante, importantissimo che il pubblico dia il buon esempio. Se invece è la pubblica amministrazione la prima a comportarsi malamente con i suoi stagisti, comprensibilmente l’impresa privata si sentirà autorizzata a fare altrettanto. Faccio solo un riferimento flash al caso dell’Inps e dell’Avvocatura dello Stato che non pagano i giovani che fanno la pratica forense nei loro uffici legali: dal 1° al 24° mese questi praticanti non ricevono un euro, e questo malgrado il Codice deontologico forense prescriva chiaramente che ogni avvocato sarebbe tenuto a erogare al praticante un compenso commisurato all’apporto che il giovane fornisce allo studio. Proprio gli enti pubblici violano i codici deontologici.

stageQuindi, i soldi. Una giusta retribuzione come primo tassello per un riequilibrio generale dell’occupazione. E anche però incentivi fiscali per l’imprenditoria giovanile, e sgravi per i lavoratori autonomi con redditi bassi. Bisogna proteggere i giovani dallo sfruttamento, introducendo un salario minimo per i lavoratori sul modello del minimum wage anglosassone, o dello Smic francese: sono contenta di aver sentito stamattina Stefano Fassina [foto], nella relazione introduttiva di questo convegno, dire chiaramente che questi punti sono parte integrante del Progetto nazionale per l’occupazione giovanile e femminile, che il PD si impegna a sostenere. Personalmente sono anche convinta della necessità di lavorare per la realizzazione dell’idea di contratto unico proposta da Ichino.

L’altra faccia della medaglia del lavoro low cost è la necessità di applicare la massima severità nei confronti di chi sfrutta, e si avvale di lavoro gratuito o semigratuito. Perchè purtroppo una legge che prescriva delle regole ma senza introdurre una sanzione in caso di violazione, derubrica immediatamente quelle regole al rango di meri suggerimenti. Bene quindi, in questo senso, di nuovo il ddl Damiano, che introduce sanzioni per chi viola la normativa sullo stage: per le violazioni più lievi prevedendo lo stop temporaneo alla possibilità di accogliere stagisti, per quelle più pesanti obbligando ad assumere lo stagista con un contratto di apprendistato, che è appunto il contratto giusto per la formazione-lavoro. Bene anche la Regione Toscana, che ha basato il suo progetto su un protocollo, condiviso con le parti sociali, per tirocini di qualità. Ma sopratutto è necessario guarire i datori di lavoro, pubblici o privati che siano, dalla miopia: bisogna far capire che sfruttare i giovani, puntare tutta la propria politica sulla riduzione del costo del lavoro, non conviene! Basta con l’ipocrisia della «formazione»: il tempo e l’impegno vanno sempre pagati.

Chi osteggia il cambiamento obietta: ma così ci saranno meno posti di stage, meno posti di lavoro. Forse è vero. Ma si può continuare a barattare la qualità con la quantità? Vogliamo dieci stage gratuiti o tre stage ben pagati? Vogliamo dieci contratti a progetto da 600 euro al mese, o quattro pagati 1.500? Io ho scelto, la Repubblica degli Stagisti ha scelto. Nella convinzione che poi non sia nemmeno sicuro che i posti diminuirebbero in maniera così evidente: perchè prima o poi tutti capirebbero che farsi concorrenza sul costo del lavoro è una scelta strategicamente perdente.

Solo con dignitose retribuzioni fermeremo l’emorragia di cervelli, attiveremo un sano e ormai imprescindibile ricambio generazionale, rispetteremo la Costituzione. E daremo un futuro alle nuove generazioni.

Eleonora Voltolina


[testo tratto dall'intervento al convegno «Prima il lavoro» del PD. Genova, venerdì 17 giugno]

Per saperne di più su questo argomento:
- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano
- La proposta di Ichino per riformare la normativa sugli stage: più brevi e retribuiti. E lunedì 3 maggio la racconta in Cattolica

E anche:
- Milledodici, ovvero almeno mille euro netti al mese per almeno un anno. Ecco le condizioni minime per offerte di lavoro dignitose
- Nelle pagine del Rapporto sullo stato sociale un allarme sulla questione giovanile: e tra 15 anni la previdenza sarà al collasso

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