L'Inps viola il codice deontologico forense, non paga i suoi 75 praticanti avvocati e ne cerca altri 400. Ed è in buona compagnia

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 19 Ott 2010 in Help

Per tutti i giovani che sognano di fare gli avvocati dopo la laurea in giurisprudenza c'è ancora un grosso scoglio: i 24 mesi di praticantato forense, obbligatori per poter accedere all'esame di stato. In questi due anni i praticanti imparano le basi del mestiere, cominciano ad andare in Tribunale, seguire le udienze, predisporre gli atti. Per i primi mesi di solito lo fanno gratis, perché sono ancora troppo inesperti per risultare produttivi. Passato questo primo periodo il Codice deontologico forense prevede espressamente che comincino a ricevere un compenso: insomma, il praticantato gratis è contrario alla deontologia professionale. In particolare l'art. 26 del Codice, che si intitola appunto "Rapporti con i praticanti", al primo comma prescrive: «L’avvocato deve fornire al praticante un adeguato ambiente di lavoro, riconoscendo allo stesso, dopo un periodo iniziale, un compenso proporzionato all’apporto professionale ricevuto».
Eppure proprio un ente pubblico, l'Inps, contravviene al Codice deontologico e impiega decine di praticanti senza dar loro un euro di rimborso spese per l'intera durata del periodo di praticantato. La segnalazione è arrivata alla Repubblica degli Stagisti da Francesca Esposito, che per un anno ha svolto la pratica presso l'ufficio legale Inps di Lecce, prima di abbandonare e passare a uno studio legale privato: «Non potevo accettare» spiega «di lavorare ulteriormente per un ente pubblico senza ricevere alcun rimborso o compenso». Eppure prima di gettare la spugna Francesca le aveva provate tutte: aveva perfino inviato una «istanza di rimborso/compenso», firmata da lei e dagli altri cinque praticanti del suo ufficio, all'attenzione del coordinatore regionale dell'Inps Franco Monaco per far valere quell'articolo del Codice deontologico. Senza sortire effetti.
L'Inps ha al momento 75 praticanti in servizio: erano di più ma negli ultimi mesi molti, come Francesca, hanno abbandonato il posto e sono passati a fare la pratica altrove. A questi 75 se ne aggiungeranno nei prossimi mesi altri 400: lunedì 25 ottobre 2010 parte infatti il nuovo bando per l’ammissione alla pratica forense presso le Avvocature territoriali dell’Inps, che resterà aperto fino al 22 novembre e recluterà i nuovi praticanti. Sempre alle vecchie condizioni però: quindi nemmeno un euro di rimborso spese.
Eppure pare che l'Inps si senta la coscienza a posto: spiega di provvedere ad assicurare «gli strumenti elettronici di lavoro» (cioè un computer!) e un eventuale rimborso di qualche spesa sostenuta,
così come fa l'Avvocatura dello Stato. In effetti, navigando sul web si trovano molti sfoghi anche di praticanti presso l'Avvocatura che lamentano l'assenza di un emolumento. Ma dato che due torti non fanno una ragione, il problema anziché azzerarsi si moltiplica.
«È una vergogna che l'Inps risponda sfacciatamente che un pc e i rimborsi spesa sono sufficienti come retribuzione per l'opera di un dottore in legge» commenta J
ulian G. Colabello, [nella foto a destra, intervistato durante una puntata di Cominciamo Bene Estate], presidente dell'associazione "6° Piano Praticanti" che da due anni elabora e promuove  proposte per riformare l'istituto del praticantato: «Ancor più grave considerando che stiamo parlando di un'istituzione pubblica, che nell'esercizio del suo mandato pubblico compie azioni, appunto, vergognose». Colabello allarga il raggio: «Purtroppo Inps e Avvocatura dello Stato sono in ottima compagnia: il Ministero dell'Interno, le Prefetture, il Comune di Roma, per esempio, sono tutti enti pubblici che si avvalgono di lavoro non retribuito sfruttando i praticanti. Manca una cultura di base e una legislazione specifica e di tutela riguardo ai nuovi impieghi e ai nuovi ruoli che anche le professioni tradizionali stanno assumendo». Ma l'articolo 26 del codice deontologico è un'arma spuntata: «Nessun praticante potrebbe chiedere la pronuncia di un giudice del lavoro sulla base del suo dettato» conclude Colabello «In questo vuoto culturale e normativo si scatenano gli istinti più bassi, sia negli studi privati che nelle istituzioni pubbliche. Solo creando un'opinione comune di denuncia e proposta sul tema abbiamo una possibilità di cambiare le cose».

Eleonora Voltolina


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- La testimonianza di Francesca Esposito: «Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perchè non mi davano un euro»

E anche:
- Da grande voglio fare l'avvocato - Pianeta praticanti: inchiesta della Repubblica degli Stagisti
- «Praticanti, ora la retribuzione è obbligatoria: ma è giusto non fissare un minimo» - Intervista al presidente dei giovani avvocati


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