Progetto Neet: le proteste arrivano in parlamento

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 23 Ott 2013 in Approfondimenti

«Continuare a imparare, rimanere attivi, accrescere le proprie capacità»: sono questi gli elementi su cui puntare per creare benessere e sviluppo secondo l’indagine Piaac (Programme for the international assessment of adult competencies) dell’Ocse, curata in Italia dall’Isfol su incarico del ministero del lavoro. L’analisi evidenzia che i soggetti culturalmente più deboli siano i neet, i giovani tra i 16 e i 29 anni, quindi parte della platea – in questo caso di 24-35enni - a cui è dedicato il progetto Amva – giovani laureati neet di Italia Lavoro. Un bando pensato dallo stesso ministero che ha dato incarico dell’indagine Piaac e che ha commentato come «allarmanti» i risultati secondo cui le competenze alfabetiche fondamentali per la crescita individuale siano per gli adulti italiani ben al di sotto della media degli altri paesi, specie per i neet. I dati mostrano che rimanere in questa condizione a lungo pregiudica ogni possibilità successiva di trovare un lavoro. E questo spiegherebbe il boom di domande arrivate fino ad ora per il Progetto Neet. Italia Lavoro fa chiarezza con i numeri aggiornati al 16 ottobre: 8.393 le aziende partecipanti e 19.361 i neet iscritti - di cui più di 7mila solo in Sicilia – che hanno presentato 210mila candidature, «a dimostrazione di una chiara flessibilità nei criteri di ricerca di occupazione, molti giovani hanno espresso più domande» recita il comunicato stampa. Delle aziende registrate, quasi 6mila hanno inserito una o più vacancies e la metà sono in Sicilia. A fare più richieste sono i giovani tra i 27 e i 29 anni, con il picco di 2.462 richieste dai 28enni, e la stragrande maggioranza dei partecipanti, quasi 14mila, è donna. Numeri che non sono definitivi, visto che il bando è ancora aperto, e che fanno impallidire rispetto alla cifra dei soli 3mila tirocini attivabili.
Visti i numeri presenti nell'indagine Piaac il ministero avrebbe però dovuto conoscere bene la situazione dei giovani neet e quindi prevedere il boom di domande e gestire in maniera adeguata il programma. E invece, mentre i 24-35enni di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia aspettavano l’ora e il giorno x per collegarsi al sito cliclavoro e candidarsi, il portale andava in tilt passando da un’utenza media di 8mila persone a più di 67mila, con oltre 300 utenti al secondo come Grazia Strano, direttore generale mercato del lavoro del Ministero, dichiarava in un’intervista esclusiva alla Repubblica degli Stagisti. Moltissimi giovani per giorni non sono riusciti a registrarsi e nonostante il bando non prevedesse alcuna corsa all’adesione, di fatto molti tirocini in poche ore risultavano già assegnati. Le proteste hanno, quindi, invaso i social network e alla fine sono approdate anche in Parlamento, dove il 10 ottobre Erasmo Palazzotto, deputato di Sel, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministro del lavoro per sapere «quali misure, se non la revoca, intenda adottare per eliminare le iniquità cui hanno dato vita gli evidenti vizi che hanno contraddistinto le procedure selettive concluse dalle aziende prima che il portale ClicLavoro acquisisse piena funzionalità». Alla Repubblica degli Stagisti Palazzotto dichiara: «Ci sono alcuni punti oscuri nel bando: il primo è lo strumento di controllo che agisce sulle imprese. La procedura selettiva è, infatti, ad assoluta discrezione delle aziende che possono mettersi d’accordo con i partecipanti al bando e assumere parenti e amici o, addirittura, prendere con formula di tirocinio un lavoratore che prima era in nero. E poi, come è possibile che ci siano imprese che fanno domanda per i tirocini e non hanno niente a che vedere con le lauree previste dal bando e sono anche molto dequalificanti? L’esempio eclatante è a Catania, dove la Tezenis cercava addetti alle vendite. Come è possibile che non ci sia nessuna selezione delle imprese che partecipano?» Domanda che la Repubblica degli Stagisti aveva già fatto a Italia Lavoro, ottenendo questa risposta: «Noi interveniamo solo a valle, cioè una volta che tirocinanti e aziende si sono trovati esclusivamente sul sito Cliclavoro». Palazzotto mette l’accento su un’altra questione: il costo di tutta l’operazione. «Parliamo di un tirocinio che dovrebbe inserire nel mondo del lavoro i giovani laureati del sud. Si sprecano 10milioni di euro, i soldi stanziati per il bando, per una cosa che durerà qualche mese e allevierà le sofferenze di qualcuno senza produrre nessun miglioramento strutturale. Finito il tirocinio si troveranno nelle stesse condizioni di prima. Equivale quindi a un ammortizzatore sociale, allora sarebbe stato meglio usare questi soldi per una forma di reddito di cittadinanza». Palazzotto, poi, non capisce come mai il ministero
non aspettasse l’effetto clicday. «Ritenere che non ci sarebbe stato un assalto con la condizione sociale di oggi delle regioni del sud vuol dire non avere la capacità di leggere quello che sta succedendo. C’è stata una grande incompetenza. Se hanno messo a bando 3mila posti di tirocinio e hanno i dati di quant’è il bacino potenziale dei partecipanti, beh dovevano immaginarsi che il primo giorno ci sarebbe stato il clicday. Ed è assurdo pensare che con risorse di questa esiguità si potesse fare un programma che durava fino a tutto il 2013. È come dare in pasto a una popolazione affamata qualche brioche». L’interrogazione presentata dal deputato di Sel era a risposta scritta, quindi senza vincoli di replica. Palazzotto però non si perde d’animo, «abbiamo gli strumenti per sollecitare le risposte, se in 20 giorni non arriveranno, si può fare un intervento per insistere. Penso comunque che concorderò con dei colleghi della Commissione lavoro la possibilità di presentarla con risposta orale in Commissione dove devono per forza dare una risposta. La trasparenza delle procedure selettive deve essere fondamentale» torna a ripetere con foga il deputato «e allora bisogna capire perché nel primo giorno ci sono state più di 4mila domande per 3mila posti e non si è stati in grado di fornire a tutti la possibilità di accedervi allo stesso modo». Erasmo Palazzotto è sensibile al tema perché ha 30 anni, è di Palermo e viene quindi da una di quelle regioni a cui era destinato il progetto con i più alti livelli di disoccupazione giovanile. «La maggior parte dei miei amici e colleghi vivono questa condizione, sono stati loro a raccontarmi questo scandalo, a dirmi “ho vinto il tirocinio ma è vergognosa la modalità del bando”». Così arriva la proposta del deputato Palazzotto: revocare il bando e riproporlo in maniera più trasparente garantendo le stesse opportunità perché «le regole e i diritti dovrebbero essere uguali per tutti». E provare a risolvere il problema dei neet con «forme di assistenza contro l’esclusione sociale, come un reddito minimo garantito che permetta a chi oggi non ha le risorse per potersi costruire un futuro, di avere il minimo per mantenere la dignità umana. Investire poi sul rilancio della nostra economia con l’innovazione non con l’assistenzialismo, come fa questo bando che dà soldi alle aziende e lascia a loro l’arbitrarietà di spenderli come e con chi vogliono».
Agli esclusi dal bando neet non resta quindi che aspettare gli ulteriori sviluppi dell’interrogazione e vedere se, in seguito alle molteplici proteste sollevate da più parti, non si decida veramente di revocare il bando e farne uno nuovo. Se anche questo non dovesse accadere, l’unica soluzione è aspettare il decreto lavoro a cui sta lavorando il ministro Giovannini che dovrebbe contenere provvedimenti specifici proprio sui Neet, condizione sociale ben rappresentata anche in tutte le statistiche Istat, di cui il ministro era presidente e di cui, certamente, conoscerà bene ogni specificità.


Marianna Lepore


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