Unitalk, la parola ai presidi: Alide Cagidemetrio, facoltà di Lingue di Ca' Foscari - Venezia

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 13 Nov 2009 in Interviste

Prosegue la collaborazione tra la Repubblica degli Stagisti e Soul - Sistema Orientamento Università Lavoro attraverso la rubrica “Unitalk”. Ogni settimana un colloquio con un preside per capire le luci e le ombre del sistema universitario italiano, l’offerta formativa e gli sbocchi lavorativi.

Alide Cagidemetrio, piacentina, ha studiato alla facoltà di Lingue e letterature straniere dell'università Ca' Foscari di Venezia, dove si è laureata e ha ottenuto anche il suo primo impiego come docente di Letteratura anglo-americana. È poi diventata professore ordinario a Udine e ha insegnato negli Stati Uniti, al Wellesley College nel 1998 e ad Harvard dal 1998 al 2001. I suoi interessi scientifici si sono concentrati sul romanzo americano otto-novecentesco e sui rapporti tra letteratura e cultura. Dirige la collana bilingue Le Frecce presso la casa editrice Marsilio e dal 2005 è preside della facoltà di Lingue di Ca' Foscari, che conta quasi 5mila iscritti e circa 900 laureati ogni anno.

Professoressa, chi è il "neoiscritto-tipo" di Lingue?

Nella maggior parte dei casi proviene da un liceo: dal linguistico prima di tutto, poi dal classico e dallo scientifico. C'è anche un numero rilevante di matricole che ha alle spalle una maturità tecnica per turismo. In generale, è un giovane interessato ai processi di globalizzazione, consapevole dell'importanza centrale della conoscenza delle lingue nel mondo di oggi, determinato a tenersi al passo coi tempi. Alla nostra facoltà si iscrivono soprattutto ragazze: la percentuale sul totale degli iscritti oscilla, di anno in anno, tra il 75 e l'80%. Penso che questo sia dovuto al fatto che tradizionalmente le donne sono più portate a scegliere le facoltà umanistiche. Studiare le lingue ha poi da sempre esercitato un fascino su di loro perché era ed è un modo per esporsi al mondo, viaggiare, andare a conoscere culture differenti, operare in contesti multiculturali. Il fatto che ci siano più donne che uomini tra i nostri studenti non ha rilevanza: noi siamo una struttura aperta a tutti, al di là del genere, della religione, dell'orientamento sessuale o culturale.
La facoltà conta oltre ottanta accordi con atenei stranieri.
È vero. Tutto è partito ormai 20 anni fa, con la "mitica" internazionalizzazione realizzata nel sistema accademico italiano soprattutto attraverso il progetto Erasmus. Noi poi abbiamo anche tanti accordi anche con paesi extraeuropei - dal Brasile al Cile agli Stati Uniti, dal Giappone alla Cina alla Corea - per scambi di docenti e di studenti, con l'obiettivo di rafforzare le competenze linguistico-culturali. Talvolta queste iniziative sono sostenute da fondi del Miur, è il caso per esempio di un nostro importante accordo con l'Argentina; in altri gli studenti devono pagarsi questi scambi di tasca propria. Il nostro sforzo costante è certamente quello di trovare fondi, per poter rendere l'università il meno costosa possibile; però da un altro punto di vista io sono convinta che una buona formazione non possa prescindere da un investimento anche da parte dello studente. Diventa difficile capire il valore dell'offerta, se tutto è gratuito. Sono una sostenitrice del sistema pubblico, perché è la nostra tradizione europea: ma una buona scuola e una buona università devono avere un riconoscimento del loro costo sociale.
Uno dei progetti internazionali che non riguarda solo la vostra facoltà, ma tutto l'ateneo, è la Ca' Foscari Harvard summer school di cui lei è direttore.
Sì, si tratta di un modello di internazionalizzazione a cui teniamo molto: una scuola estiva, qui a Venezia, gestita in collaborazione con Harvard, l'università più prestigiosa degli Stati Uniti, con docenti provenienti in egual numero dalla nostra università e dalla loro. I corsi sono frequentati, anche qui in numero uguale, da studenti di Ca' Foscari e Harvard, 65 per ciascuna università, e danno diritto a crediti riconosciuti da entrambi gli atenei. Nel 2010 avremo la quinta edizione, e non nascondo che le precedenti ci hanno portato grandi soddisfazioni. Per esempio, due nostri studenti delle edizioni passate sono stati ammessi al dottorato ad Harvard con una borsa di studio completa, vale a dire circa 35mila dollari all'anno.
Quali sono gli sbocchi professionali per i vostri laureati?
I laureati in Lingue e letterature straniere oggi sono molto più presenti nel mercato del lavoro rispetto al passato, perché il mercato stesso ha esigenza di nuove figure professionali che abbiano lingue e culture come loro bagaglio di conoscenze. Trovano lavoro nell'insegnamento ma anche anche nelle imprese, in musei e fondazioni, in organizzazioni interculturali. Negli ultimi anni, per esempio, i laureati in cinese e giapponese sono stati molto richiesti. Un altro aspetto da marcare è che la nostra facoltà è nata nel 1868 con l'idea precisa di intersecare l'insegnamento delle lingue e culture straniere a quello delle materie giuridiche ed economiche. Certo noi non formiamo avvocati ed economisti: ma i nostri piani di studio aggiungono all'aspetto umanistico delle lingue anche competenze di tipo economico e giuridico.
Prevedete tirocini, curriculari o extracurriculari?
Certamente. I dati non sono suddivisi per facoltà, però per l'intero ateneo di Ca' Foscari, quindi sommando tutte e quattro le facoltà che lo compongono, sono attive 7737 convenzioni in Italia e all'estero. I nostri studenti fanno stage in imprese, musei, scuole; abbiamo anche corsi di laurea per i quali è previsto un tirocinio obbligatorio, per esempio per Interpretariato e traduzione.
Come si potrebbero a suo avviso coinvolgere di più sia gli studenti sia il corpo docente rispetto alle problematiche dell'inserimento lavorativo? E quanto incide la crisi sul passaggio dalla formazione al lavoro?
L'università organizza già, una volta all'anno, una giornata aperta dedicata ai rapporti tra imprese e studenti: un'occasione, per gli studenti di Lingue come per tutti gli altri, di entrare in contatto con varie imprese. Per quanto riguarda il placement, specie in questo momento di crisi, è importante sottolineare che il rapporto tra formazione universitaria e impiego non è immediato: a una buona formazione purtroppo non corrisponde immediatamente un buon impiego. Un aspetto positivo, invece, è che oggi le aziende collaborano sempre di più con gli atenei per la creazione delle figure professionali di cui hanno bisogno.
Un pregio e un difetto della sua facoltà.
Il pregio è il numero delle lingue che noi offriamo, quaranta: un patrimonio nazionale, che in questo momento è particolarmente fragile a causa dei tagli imposti dalla riforma dell'università. Noi abbiamo addirittura il 30% degli studenti che vengono da fuori regione: questo dovrebbe essere un indicatore, in un'epoca in cui i ragazzi tendono a scegliere l'università sotto casa anche per la penuria di residenze universitarie, della qualità e del valore della nostra offerta formativa… E dovremmo quindi essere sostenuti. E invece no, anche noi subiamo tagli che mettono a rischio il nostro patrimonio di lingue. E parlo di francese e tedesco, non di urdu o ucraino! Nel caso delle lingue in cui c'è un solo docente, se quello va in pensione non c'è modo di rimpiazzarlo: il turnover è bloccato. Un altro esempio: il 1° novembre di quest'anno abbiamo finalmente assunto un ricercatore di lingua e cultura hindi. Il concorso per questo posto era stato bandito nel 2006, ma è stato espletato solo tre anni dopo! E da questa situazione discende il difetto che io individuo nella nostra facoltà: non siamo riusciti a espandere ulteriormente la nostra offerta formativa alle lingue e culture africane, che saranno centrali per il nostro prossimo futuro. Ecco il mio sogno: portare in facoltà lo swahili, che è parlato da 80 milioni di persone ed è la lingua ufficiale dell'Unione Africana.

Eleonora Voltolina
con la collaborazione di Eleonora Rossi


Questa intervista è online anche sul sito www.jobsoul.it

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Mario Morcellini, facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza di Roma
- Luciano Zani, facoltà di Sociologia della Sapienza di Roma
- Roberto Nicolai, facoltà di Scienze umanistiche della Sapienza di Roma
- Franco Piperno, facoltà di Lettere e filosofia della Sapienza di Roma
- Federico Masini, facoltà di Studi orientali della Sapienza di Roma

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