Unitalk, la parola ai presidi: Federico Masini, facoltà di Studi orientali della Sapienza di Roma

Eleonora Rossi

Eleonora Rossi

Scritto il 06 Nov 2009 in Interviste

Prosegue la collaborazione tra la Repubblica degli Stagisti e Soul - Sistema Orientamento Università Lavoro attraverso la rubrica “Unitalk”. Ogni settimana un colloquio con un preside per capire le luci e le ombre del sistema universitario italiano, l’offerta formativa e gli sbocchi lavorativi.

Federico Masini, laureato in Filosofia, quarantanove anni, a ventitrè è partito per Pechino, dove è rimasto per un paio d’anni a studiare e dove è tornato poi nel 1987, come contrattista presso l'ufficio stampa dell'ambasciata d'Italia. A trent’anni, rientrato in Italia, ha vinto il premio nazionale per la Traduzione del ministero dei Beni culturali e ha iniziato la sua carriera accademica come professore a contratto di Filologia cinese presso la facoltà di Lettere e filosofia della Sapienza. Dal novembre del 2000 nello stesso ateneo è professore ordinario di Lingua e letteratura cinese presso la facoltà di Studi orientali, di cui nel 2001 – a soli quarant’anni – è diventato preside. Gli iscritti sono attualmente circa 3500, con un ritmo di immatricolazioni di 7-800 l’anno.

Professore, chi è il "neoiscritto-tipo" di Studi orientali?
Per un neodiplomato, diciamolo, è più facile iscriversi a giurisprudenza o medicina piuttosto che alla nostra facoltà, incentrata su materie che non sono presenti nelle scuole superiori. Per questo noi dobbiamo organizzare molti incontri per informare i ragazzi riguardo alle materie e ai corsi di studio. In generale, le donne rappresentano la percentuale più alta dei nuovi iscritti perché hanno una propensione per lo studio delle lingue, soprattutto inglese e francese, e una sviluppata curiosità culturale.
Quali sono gli sbocchi professionali?
Non essendo una laurea professionalizzante gli sbocchi lavorativi sono molto vari, assimilabili alle lauree umanistiche con in più la conoscenza approfondita della lingua e della cultura di un altro Paese.
E poi il lavoro i vostri studenti non lo trovano solo in Italia, giusto?
È vero: per completare la formazione dei nostri studenti puntiamo sui viaggi. Per approfondire, completare e migliorare la conoscenza della lingua, consigliamo sempre di fare un viaggio, normalmente di un semestre, nel paese oggetto degli studi – Cina, Giappone, Corea, Paesi arabi. Il meccanismo funziona, perché i ragazzi hanno la possibilità di migliorare la conoscenza della lingua e della cultura del paese, di accumulare crediti che poi gli verranno riconosciuti alla fine del percorso didattico e d’avere una competenza linguistica specifica; il problema è comprendere come spenderla al meglio nel mercato del lavoro. Solitamente il laureato trova un impiego stabile proprio nel paese oggetto di studio, altri hanno lavori più saltuari e meno retribuiti in Italia. Quindi abbiamo sia il laureato che lavora nel negozio al centro di Roma perché sa il giapponese o il cinese, sia il manager nel settore dell’import export. La vera sfida del mondo del lavoro è capire che la preparazione di una facoltà come Studi orientali può completare un percorso di studi tecnico-scientifici e quindi formare, ad esempio, avvocati che conoscono il giapponese o economisti con competenze linguistiche specifiche! Su questo, forse, l’Italia è più arretrata rispetto ad altri paese europei.
Prevedete tirocini formativi e/o curriculari?
Abbiamo i tirocini didattici nel paese oggetto di studio, sostenuti dall’università e finanziati in piccola parte da borse di studio – che però sono solo un centinaio e non riescono a coprire la domanda dei circa 250 studenti. Abbiamo anche una cinquantina di convenzioni con aziende o associazioni italiane, ad esempio con l’Agi (Agenzia Giornalistica Italiana) la quale ha aperto, insieme a noi, un portale dedicato, gestito da due tutor senior retribuiti che coordinano una decina di tirocinanti. Il vero pericolo che vedo all’orizzonte è che i nuovi ordinamenti lascino tendenzialmente meno spazio agli stage. Siamo passati da una situazione, quella del vecchio ordinamento, nella quale i tirocini non erano contemplati, ad un sistema della 509 in cui i tirocini erano magnificati fino all’attuale 270, in cui per una serie di motivi, si rischia di non apportare grandi miglioramenti così come è successo per l’Erasmus.
Che tipo di cambiamento nelle aspettative professionali possono generare, nei giovani neolaureati, la mancanza di prospettive e l'attuale congiuntura economica?
È più facile oggi trovare un impiego in Cina che in Italia! I nostri laureati si dedicano alla studio di quei paesi in cui la crisi è meno forte e che, probabilmente, avranno una ripresa molto più rapida della nostra. È evidente che, in un mercato del lavoro sempre più competitivo, avere competenze spendibili in questi paesi è sicuramente una risorsa importante che potrebbe permettere di sfuggire dall’ambito italiano ed europeo.
Quali potrebbero essere le iniziative destinate ad un maggiore coinvolgimento degli studenti e del corpo docente rispetto alle problematiche dell'inserimento lavorativo?
Incontri con le aziende, career day, eventi e convegni sul tema del lavoro. Rispetto al passato i giovani di oggi da una parte hanno necessità economiche più pressanti, dall’altra sono tempestati da tantissime opportunità: si pensi solo alle borse di studio! È necessario dare un coordinamento a tutto questo, permettere agli studenti di trovare in un unico luogo virtuale offerte di lavoro, di tirocinio e borse di studio – razionalizzando la gestione delle informazioni e organizzando eventi periodici per presentare le scadenze delle borse di studio e le offerte attive.
Per chiudere, un pregio e un difetto della facoltà di Studi Orientali.
Pregio: fare delle cose nel momento giusto e forse nel posto giusto, perché la nostra è una bella sede. Difetto: abbiamo un rapporto docenti-studenti veramente al limite, il peggiore della Sapienza. Ci troviamo ad un punto in cui la domanda è talmente alta che avremmo necessità di un notevole incremento dei corsi di studio e dei professori altrimenti il rischio è quello di dover immettere il numero chiuso.

Eleonora Rossi
con la collaborazione di Eleonora Voltolina

Il testo integrale dell’intervista su: www.jobsoul.it

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Mario Morcellini, facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza di Roma
- Luciano Zani, facoltà di Sociologia della Sapienza di Roma
- Roberto Nicolai, facoltà di Scienze umanistiche della Sapienza di Roma
- Franco Piperno, facoltà di Lettere e filosofia della Sapienza di Roma

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