Unitalk, la parola ai presidi: Roberto Nicolai, facoltà di Scienze umanistiche della Sapienza di Roma

Eleonora Rossi

Eleonora Rossi

Scritto il 16 Ott 2009 in Interviste

Prosegue la collaborazione tra la Repubblica degli Stagisti e Soul - Sistema Orientamento Università Lavoro attraverso la rubrica “Unitalk”. Ogni settimana un colloquio con un preside per capire le luci e le ombre del sistema universitario italiano, l’offerta formativa e gli sbocchi lavorativi.

Roberto Nicolai, romano, 50 anni compiuti da poco, ha cominciato a insegnare nei licei classici. Appassionato di letteratura e filologia greca, la sua carriera universitaria si è svolta tra l’università di Cassino, quella di Sassari e la Sapienza di Roma, dove dal 2006 guida la facoltà di Scienze umanistiche. Quasi un gineceo: degli oltre 8mila iscritti, tre quarti sono femmine.

Professore, chi è il vostro "neoiscritto-tipo"?
La prima competenza di base è quella logico-linguistica. Quest’anno abbiamo introdotto i test d’ingresso per verificare la preparazione iniziale: sarebbe quasi superfluo chiedere questa competenza, ma la preparazione della scuola secondaria ha a volte delle lacune. Il requisito fondamentale per entrare in una facoltà di questo genere è comunque la passione unita alla curiosità. Questa è la base: tutto il resto si può imparare.
Quali sono gli sbocchi professionali?
Abbiamo due corsi triennali particolarmente professionalizzanti, Mediazione linguistica e interculturale e Scienze del turismo: il primo può essere seguito da una laurea magistrale in Lingue e letteratura moderna, ma anche al livello di triennale può dare opportunità lavorative. Gli altri corsi di Lettere, Storia, Archeologia e Storia dell’arte offrono una preparazione di base che può si può sfruttare in varie  direzioni. Da una statistica recente ho ricavato che  oltre il 50% degli occupati attuali svolge professioni che dieci anni fa non c’erano: questo significa che occorre una certa creatività da parte di chi si propone, per individuare professioni nuove. Per esempio i contenuti di siti internet, a volte così deludenti, avrebbero bisogno di persone competenti non solo nell’ambito informatico ma anche e soprattutto in ambito linguistico e culturale! E anche nelle televisioni e nelle redazioni dei documentari scientifici ci sarebbe un gran bisogno dei nostri laureati. Poi c’è l’insegnamento: per anni c’è stato un ricambio continuo, che adesso si è un po’ rallentato a causa dei tagli alla scuola pubblica, ma comunque rimane una prospettiva.
Prevedete tirocini per i vostri studenti?
Sì, molti: alcuni danno anche sbocchi lavorativi, come le case editrici o le redazioni. Adesso, anche grazie al progetto Soul, ci sarà un maggior controllo: uno dei problemi infatti è lo sfruttamento del ragazzo da parte di aziende che hanno solo l’obiettivo di procurarsi manodopera a basso costo. Si potranno monitorare meglio sia l’offerta da parte dell’azienda sia le competenze che il tirocinante acquisisce in concreto con lo stage: ci deve essere un rapporto più stretto tra le aziende e le università. Noi adotteremo il “gestionale tirocini” di Soul proprio perché sentiamo molto forte il problema del monitoraggio e della valutazione dei tirocini attivati.
Come si possono coinvolgere di più sia gli studenti sia il corpo docente rispetto alle problematiche dell'inserimento lavorativo?
Stiamo lavorando sul recupero dei fuori corso: se lo studente arriva alla laurea troppo tardi ha maggiore difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. Attraverso i tutor cerchiamo di recuperare questi studenti, di indirizzarli al part-time se sono studenti lavoratori, insomma di cercare di far concludere gli studi nei tempi ordinari. Bisogna ridurre i tempi: arrivare alla laurea a 29-30 anni è sicuramente troppo tardi per poi avvicinarsi al mercato del lavoro. Poi è importante mettere a disposizione dei laureati, in facoltà, orientatori formati e competenti: l’orientamento è un punto fondamentale. C’è ancora uno scollamento tra le indagini tipo Almalaurea e la reale condizione dell’università, anche perché sono indagini per grandi blocchi, per facoltà o per corso di laurea. Per una realtà come la nostra, con corsi di laurea diversi – si va dal corso in Spettacolo digitale che dà lavoro a moltissimi giovani al corso di Lettere – servirebbero invece indagini mirate. Anche le categorie Istat le trovo inadeguate, fuori dalla realtà. Bisogna smettere di fare discorsi astratti e cercare di fotografare la realtà così com’è.
Per chiudere, un pregio e un difetto della sua facoltà.
Il pregio: la capacità di proporre novità nel campo delle scienze umanistiche. Stiamo lavorando molto sul Progetto Mediateca: raccogliere immagini, filmati, documenti per poi inserirli nella rete europea di digitalizzazione del patrimonio culturale. Il nostro dipartimento di spettacolo ha vinto un progetto europeo e questo credo che sia un tratto distintivo della facoltà: la voglia di innovazione. Il difetto invece sta nei problemi logistici: la facoltà è divisa in più sedi. Ma su questo stiamo lavorando, di concerto con il Rettore.

Eleonora Rossi
con la collaborazione di Eleonora Voltolina

Il testo integrale dell’intervista su: www.jobsoul.it

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