Marianna Lepore
Scritto il 29 Set 2018 in Notizie
precari della giustizia regione lazio tirocinanti giustizia
Un emendamento approvato in Consiglio regionale nel Lazio che garantisce un altro anno di stage per i tirocinanti della giustizia. È il risultato ottenuto dalla giunta Zingaretti che dà un po’ di fiato a quanti rischiavano di fare un tirocinio senza rimborso spese per gli ultimi mesi del 2018 e di rimanere a casa il prossimo anno.
«Abbiamo stanziato 700mila euro complessivi, di cui 250mila per il 2018 e 450mila per il 2019, a valere sul programma 03 “Sostegno all’occupazione” della missione 15 “politiche per il lavoro e la formazione professionale”», spiega alla Repubblica degli stagisti Eleonora Mattia, presidente della Commissione lavoro della Regione Lazio e consigliera in quota PD. Grazie ai fondi regionali stanziati e all’emendamento approvato, quindi, i 120 tirocinanti rientranti in questo precedente provvedimento avranno la certezza di continuare il proprio lavoro fino al 31 agosto 2019 e gli uffici giudiziari potranno avvalersi di queste figure chiave per il loro funzionamento. Ma all’orizzonte si prospetta una più ampia discussione che cerchi dopo ben otto lunghi anni di trovare una soluzione.
La Repubblica degli Stagisti segue il caso più ampio dei tirocinanti della giustizia – che riguarda tutte le regioni italiane - ormai da anni e ha sempre avanzato la necessità di trovare un modo per includere questi falsi tirocinanti, lavoratori a tutti gli effetti, in contratti veri, che abbiano anche una vera copertura previdenziale e che non siano la reiterazione continua, per di più contra legem, di uno stage. «È naturale che questa non può essere la soluzione a una questione che da otto anni non viene affrontata come avrebbe dovuto» ammette Mattia: «Purtroppo gli uffici giudiziari dipendono dal Ministero della giustizia e non può essere certo la Regione ad assumere chi lavora lì dentro. Noi, però, con l’emendamento approvato in Consiglio regionale, abbiamo voluto garantire ancora per un anno il rinnovo del tirocinio». Un’approvazione possibile grazie a tutte le forze politiche che hanno «sostenuto quella che oggi era l’unica strada possibile per salvaguardare tante donne e uomini che operano all’interno degli uffici giudiziari».
In realtà il sindacato Fp Cgil a fine luglio, durante un’audizione in commissione lavoro, aveva chiesto garanzie per la prosecuzione del tirocinio fino a fine anno, ma una soluzione diversa per l’impiego di questi tirocinanti per il 2019. Avanzando anche delle proposte: come quella di «impiegare i lavoratori per altro genere di progetti nelle amministrazioni che gestiscono servizi relativi al “verde pubblico” o alla “valorizzazione dei beni culturali archeologici e ambientali” diffusi sul territorio del Lazio, anche con contratti di lavoro in somministrazione o a tempo determinato a orario ridotto»; o quella di utilizzare i tirocinanti che ormai si possono definire “operatori amministrativi” «come una sorta di “task force” per intervenire sui servizi offerti dalla regione o dove si registrano urgenti interventi improcrastinabili»; oltre a quella di prevedere attraverso il Ministero della giustizia «un progetto che coinvolga le stesse regioni e sia finalizzato all’efficientamento degli uffici giudiziari di tutto il territorio nazionale, così da dare una prospettiva occupazionale al bacino dei tirocinanti».
La Fp Cgil, in pratica, chiedeva di non disperdere un patrimonio di conoscenze e competenze acquisite negli anni e di uscire dal sistema dei tirocini reiterati per tutti i tirocinanti, quelli impegnati in progetti regionali di tutta Italia e quelli inseriti nell’Ufficio per il processo. Una richiesta in parte acquisita dalla presidente della Commissione regionale lavoro del Lazio.
L’obiettivo dichiarato da Eleonora Mattia, infatti, è quello di arrivare quanto prima a una stabilizzazione di questi lavoratori. «Dopo otto anni in cui l’errore è stato quello di non occuparsi del problema, oggi l’auspicio è che, tutti insieme, si riesca a dare stabilità e prospettive a questi precari presenti in molti uffici giudiziari d’Italia». A fine luglio una interrogazione al ministro della Giustizia e a quello dell’economia, presentata alla Camera dei deputati dal piddino Claudio Mancini e ancora senza risposta, chiedeva ai ministri interrogati «quali iniziative urgenti intendano intraprendere considerata la fattuale non prorogabilità dei “percorsi di formazione” e se e quali iniziative intendano adottare per rimediare alla precarietà dei cosìdetti tirocinanti della giustizia».
Il Lazio, quindi, prova ad andare avanti. E, infatti, la Commissione Lavoro ha convocato per la prossima settimana «tutti i soggetti coinvolti, dall’assessore al lavoro, alle parti sociali, a una delegazioni di tirocinanti, per avviare un percorso che ci porti a impegnare il Ministero della giustizia ad affrontare e risolvere, una volta per tutte, una situazione di precarietà e rispetto della dignità dei lavoratori».
Per questo motivo si è deciso che la Commissione resterà aperta fino alla risoluzione del problema. «Ripeto, la stabilizzazione non può farla la Regione Lazio, ma il nostro impegno sarà massimo per far sì che il Ministero si faccia carico delle proprie responsabilità». Per questo motivo non sarà un unico incontro interlocutorio, ma l’inizio di un percorso «affinché l’anno di proroga che abbiamo finanziato serva a cambiare una volta per tutte lo status di questi tirocinanti».
Anche perché, a parte i fondi regionali, diventa sempre più difficile finanziare questi percorsi con fondi europei: una pratica che era diventata la norma degli ultimi anni. Grazie a varie interrogazioni presentate a partire dal 2014 dall’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara, sull’uso improprio dei finanziamenti europei, e di cui la Repubblica degli Stagisti aveva dato ampia notizia, è infatti partita un’indagine della Commissione che ha portato, di fatto, all’impossibilità di utilizzare questi stessi fondi. «La Commissaria all’occupazione, affari sociali e integrazione ha risposto che, in base alla normativa comunitaria, gli stati membri devono porre in essere misure contro abusi sul ricorso a contratti a tempo determinato. E questo impedisce, di fatto, di reiterare i tirocini con fondi europei».
Eppure, anche all’interno dello stesso Movimento 5 Stelle non è chiaro quale sia la linea da seguire. Visto che nonostante l’alto interessamento al problema da parte dei pentastellati nella passata legislatura, ad oggi non c’è stato nessun intervento da parte del Ministro. «Sono convinta che dopo le interrogazioni, l’europarlamentare Ferrara voglia intercedere sul proprio Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, del suo stesso partito» aggiunge Mattia «affinché dia finalmente una risposta strutturale, con stipendi adeguati, a chi ha ormai assunto ruoli e funzioni irrinunciabili all’interno degli uffici giudiziari».
Nel frattempo, di fronte alla prospettiva di mandare a casa queste persone, «la Regione ha deciso di far fronte all’emergenza con fondi propri». Perché, ribadisce Mattia, ad oggi «nessuna Regione può reiterare questi tirocini con fondi europei». Per questo motivo è necessario trovare una soluzione. Che deve arrivare, però, dal ministero. Nel frattempo, in attesa che dalla nuova legislatura arrivi qualche iniziativa in tal senso, i “tirocinanti della giustizia” - di tutta Italia - continuano ad aspettare.
Marianna Lepore
Community