Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Carlotta Pigella.
Mi chiamo Carlotta Pigella e sono nata a Torino nel 1983. Ho studiato al liceo classico Cavour e poi mi sono iscritta a Scienze della Comunicazione, finendo la triennale nel 2005 e la specialistica nel 2007. Probabilmente non si tratta dela facoltà più spendibile in Italia in questo momento sul mercato del lavoro: ma io rifarei la stessa scelta, quello che ho studiato mi interessava e interessa davvero. Sono la primissima laureata della famiglia: una sfida per me, vinta grazie anche all’appoggio dei miei.
Nel 2006 sono stata per sei mesi in Erasmus in Francia, all’Université Paris 13; alloggiavo presso conoscenti, pagando sui 400 euro al mese. La borsa Erasmus mi ha coperto sì e no un paio di mesi perché la vita lì è piuttosto cara: per il resto ho integrato con soldi miei, e anche la famiglia mi ha aiutato! Mentre facevo l’università poi ho cercato di alternare alla teoria la pratica - anche attraverso gli stage. Il primo l’ho fatto nel 2005, mentre ero al terzo anno: era possibile sostituire un corso da 5 crediti con un’esperienza di stage e quindi mi sono autoproposta a una minuscola casa editrice, la F.lli Pistono Editori, che cercava qualcuno per occuparsi a tempo pieno della realizzazione di un libro fotografico. Il lavoro è durato tre mesi, da settembre a dicembre, e il mio nome è stato inserito come curatrice nelle note del libro. Non ho ricevuto nessun tipo di rimborso, ma era stato concordato così dall’inizio.
Sempre nel 2005 erano venuti in ateneo alcuni rappresentanti della Tobo, Turin Olympic Broadcasting Organisation, che cercavano collaboratori per le dirette durante il periodo delle gare olimpiche. Servivano persone per seguire i giornalisti, assicurare il segnale audio/video, aiutare nell’organizzazione delle riprese. Dopo un training di una settimana, nel febbraio 2006 ci hanno selezionato e spedito nelle varie location delle gare: io ero a Pragelato, in montagna, per le gare del trampolino. È stata un’esperienza bella e significativa, internazionale e piena di soddisfazioni. Siamo stati pagati anche molto bene, così sono riuscita a finanziarmi parte dell’Erasmus.
Per finire il quadro di tutti i lavoretti che ho fatto mentre studiavo, per due volte, tra il gennaio e il giugno del 2007, ho fatto le cosiddette “150 ore”. Si tratta di collaborazioni pagate per gli studenti; io ero stata destinata all’Infopoint della mia facoltà e prendevo più o meno 8 euro e qualcosa all'ora.
Un mese dopo la laurea ho iniziato uno stage di 6+6 mesi presso l’ufficio Offerta formativa della gestione didattica del Politecnico di Torino. Si trattava soprattutto di analisi e gestione di dati riguardanti corsi di laurea e offerta formativa; era prevista una borsa di studio mensile di 650 euro. Lo stage è finito nel gennaio 2009, e purtroppo non ha dato luogo a un’assunzione – del resto nel settore pubblico è difficile entrare in maniera stabile a meno di non superare un concorso… e al momento concorsi non ce ne sono!
Ho scoperto l’esistenza degli stage presso la Commissione europea da amici che avevano già provato, con esiti diversi, a fare domanda. Mandare l’application è molto semplice: le finestre di candidatura vengono segnalate due volte all'anno sul sito della Commissione Europea. Se idonei, si viene inseriti in un database detto Blue Book: a questo punto sono i singoli uffici delle Direzioni generali a contattare ciascuno in base al profilo ricercato. Per iniziare a marzo 2009 (lo stage è finito a fine luglio), ho inviato l’application nell’estate 2008, sono stata inserita nel Blue book a novembre, contattata dal mio tutor per alcune interviste conoscitive tra dicembre e gennaio, e infine confermata. Sono finita nella Direzione generale Mare - Affari Marittimi, dove in effetti non avevo neppure fatto domanda, alla direzione Comunicazione: i miei compiti principali erano la rassegna stampa internazionale e la collaborazione nell’organizzazione di alcuni eventi internazionali – ho partecipato a SeaFood a Bruxelles in aprile e sono stata in missione a Roma per il Maritime Day in maggio. Ma i miei colleghi mi hanno coinvolto in moltissimo altro: dalla preparazione di elenchi dei nostri contatti alla realizzazione di pagine web, fino ad alcuni incontri con stakeholder del settore. Ho trovato casa a Bruxelles con una ragazza che era già lì – avevamo un’amica in comune. Pagavo più o meno 400 euro d’affitto e lo stipendio della Commissione, mille euro, mi permetteva di mantenermi autonomamente. Ci sono tantissimi aspetti interessanti nel programma di tirocinio: è internazionale ed estremamente professionalizzante, non sono stata certo relegata a fare fotocopie! Lo consiglierei a tutti, anche come occasione di confronto con gli altri giovani europei.
A me in futuro piacerebbe lavorare nel settore istituzionale – enti, organizzazioni – nell’ambito stampa/eventi. Oggi in Italia, a parte qualche ottima eccezione, manca la figura del comunicatore dell’istituzione pubblica, si vedono i primi sforzi ma mancano le figure professionali di riferimento, e quando vengono importate dal settore privato spesso non funzionano perché sono abituate diversamente. Vorrei inserirmi in questo vuoto professionale, ma non è facile… Ma da qualche parte si deve pur cominciare. Quindi nell’autunno 2009, di ritorno da Bruxelles, ho iniziato uno stage di quattro mesi in Provincia a Torino, al Settore Cultura. Decisamente lo stage peggio retribuito (solo ticket restaurant da 7 euro), ma anche qui mi hanno coinvolto in una serie di eventi interessanti, per esempio la presenza della Provincia di Torino ad Artissima 09, e alcuni concerti d’organo organizzati tra Torino e provincia. In più, mi hanno chiesto di tenere aggiornato un sito di informazioni scientifiche: non ho un’impostazione giornalistica ma ho trovato questo lavoro molto utile, soprattutto la gestione dei comunicati stampa da cui ricavare le informazioni per aggiornare il sito. Perché ho accettato uno stage quasi gratuito, dopo averne fatto uno da mille euro al mese? Perchè mi piaceva molto il progetto: si trattava esattamente di quello che vorrei fare, quindi mi sembrava una buona opportunità. Avevo chiesto di fare un part-time, e nel frattempo avevo iniziato a lavorare l'altra mezza giornata nel posto in cui lavoro adesso: insomma con il lavoro part-time retribuito mi finanziavo lo stage part-time gratuito.
Ora ho un contratto a tempo determinato di un anno per un’azienda che lavora in collaborazione di Aem Distribuzione. Ho iniziato a maggio: è un lavoro decisamente di stampo più logistico, ma benché non sia esattamente ciò per cui ho studiato, parlo con il pubblico, ho a che fare con l’azienda pubblica per coordinare il lavoro e metto a frutto il bagaglio di conoscenze che ho acquisito. Vivo ancora coi miei genitori: lo stipendio che percepisco, anche se non bassissimo, mi basterebbe appena per vivere da sola, invece così riesco a mettere qualcosa da parte. Ho mandato molti cv sempre segnalando che non sarebbe per me un problema, ma anzi un valore aggiunto, spostarmi all’estero. Mi è capitato di essere contattata da aziende italiane per sedi straniere, soprattutto in Europa, e l’ho sempre considerata una grande opportunità.
Il problema dello stage oggi in Italia è uno, la retribuzione, in un doppio senso: non solo molti stage non sono pagati, ma anche il ritorno in termini di conoscenze e competenze acquisite è spesso insufficiente. Conoscevo la Repubblica degli Stagisti da quando era un blog, e credo che abbia un’enorme utilità: finalmente si possono reperire informazioni sulle aziende a cui si invia un curriculum in maniera organizzata ed efficiente. La cosa più difficile quando si invia un cv o un’application (come per esempio per la Commissione) è avere le informazioni giuste: quando si apre la finestra di iscrizione, chi assume, cosa cercano... Trovarle su un sito solo e affidabile è utilissimo. In assoluto ciò che trovo più furbo è l’iniziativa del Bollino OK Stage. È ora che anche le aziende si preoccupino degli stage che propongono: la cassa di risonanza della Repubblica degli Stagisti ormai è ampia e potrebbe cominciare a infastidire chi non si comporta in modo corretto.
testo raccolto da Eleonora Voltolina
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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- Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea»
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