Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Mirko Armiento.
Sono nato nel 1984 a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, e fino a 16 anni sono vissuto a Manfredonia. Per gli ultimi tre anni di liceo mi sono trasferito a Milano, alla scuola militare Teulié; poi ho fatto per sei mesi il pilota in Accademia Aeronautica, ma nel gennaio del 2003 ho scelto di lasciarla per iniziare l’università. Prima della maturità avevo provato a fare i pre-test in Bocconi e li avevo passati: così mi sono iscritto alla triennale in Discipline economiche e sociali della facoltà di Economia. In quel periodo ho fatto tanti lavoretti, dal pierre in discoteca al cameriere alle ripetizioni di matematica; principalmente però mi sono mantenuto con le borse di studio dell’ISU Bocconi. Nel 2004 ho fatto uno scambio di sei mesi alla Fundaçao Getulio Vargas di San Paolo, in Brasile; l’anno dopo mi sono laureato e ho proseguito con la specialistica in Economia dei mercati internazionali e delle nuove tecnologie condendola con altre due esperienze all’estero: New Delhi dal giugno all’ottobre del 2006, con uno stage presso l’Asian Pacific Centre for Transfer of Technology delle Nazioni Unite, e poi altri sei mesi in Erasmus a Goteborg, in Svezia, da gennaio a giugno del 2007 presso il Chalmers university of technology. Lo stage in India non prevedeva rimborso, ma una borsa di studio ISU-Bocconi da 1.500 euro più biglietto a/r mi ha permesso di coprire parte delle spese.
Alla fine del 2007, grazie alla mia tesi sul fotovoltaico, ho ottenuto un cococo come assistente di ricerca presso lo IEFE – il Centro per la ricerca sull’economia dell’energia, l’economia ambientale e la politica energetica della Bocconi – con i classici mille euro di stipendio.
Pochi mesi prima di laurearmi avevo fatto domanda per gli stage alla Commissione europea: a novembre avevo saputo di essere stato inserito nel «Blue Book», la prima selezione. Durante la prima metà di gennaio mi hanno comunicato che ero stato scelto, ed è stato un gioco a incastro: il contratto mi è scaduto il 28 febbraio 2008 e lo stage a Bruxelles (da mille euro netti al mese!), è cominciato il 3 marzo. Dall’IEFE è arrivata la proposta di continuare la collaborazione a distanza, per un altro progetto sui costi del nucleare in Italia: non richiedeva moltissimo tempo e quindi sono riuscito a conciliare i due lavori, portando a casa altri mille euro al mese.
A Bruxelles – dove condividevo l’appartamento con tre studenti pagando circa 300 euro per una singola – ho passato i cinque mesi più intensi e belli della mia vita. Molti ritengono che lo stage in Commissione sia un Erasmus “da grandi” con in più il benefit di avere uno stipendio – ma detto così è limitante! Al lavoro si parlavano tre lingue contemporaneamente, tutta gente molto giovane e alla mano, io ero nell’ unità P5 - Cultura presso l’Eacea, l’agenzia per la Cultura, gli audiovisivi e l’educazione. Ma la cosa straordinaria di questa esperienza è l’interazione con gli altri 600 stagisti [nella foto di gruppo qui a fianco, tratta dal gruppo «50 Years of Traineeships at the European Commission» su Facebook, Mirko è uno dei puntini sulla sinistra] con culture, valori, background diversi. E mille attività da fare insieme: io personalmente ho fatto parte del gruppo Teatro, preparando uno spettacolo prima della fine dello stage, organizzato il torneo di calcio per stagieres, frequentato due corsi di lingua (gli stagieres su base volontaria erano sia studenti che insegnanti), partecipato a comitati di cucina, wine tasting e all’organizzazione di una mostra fotografica. E poi c’erano proiezioni di film seguiti da dibattiti, corsi di disegno, viaggi organizzati, insomma un’infinità di attività… Un’esperienza a 360 gradi.
Il mio stage si è concluso alla fine di luglio del 2008, e sempre a Bruxelles ne ho trovato subito un altro: sei mesi presso l’EICTA (ora DigitalEurope), un’associazione industriale di ICT. Ma ubi maior minor cessat, e dopo poche settimane ho abbandonato per accettare una proposta dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) per un contratto di inserimento di 18 mesi a Roma, in particolare per una posizione in distacco presso il Gabinetto del ministro dello Sviluppo economico, nell’ufficio del Consigliere diplomatico e degli affari internazionali. Per un anno e mezzo mi sono occupato di politica energetica internazionale al ministero, poi di recente sono stato richiamato dalla società e assunto a tempo indeterminato in organico. Ora faccio parte dello staff dell’amministratore delegato del GSE e lavoro sulle tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili; la mia R.A.L. [retribuzione annua lorda, ndr] è di 27.500 euro all'anno, più o meno 2300 al mese – a cui poi vanno aggiunti gli straordinari, i bonus e i buoni pasto. Non mi sento “arrivato” ma credo di essere sulla strada giusta: vivo in una città che mi piace e sono soddisfatto del mio tenore di vita, del lavoro che faccio, insomma... della mia vita in generale!
Rispetto ai “cervelli in fuga” di cui si parla spesso io ho compiuto un percorso inverso: ho scelto di tornare in Italia – anche se per gli stipendi siamo agli ultimi posti, abbiamo livelli di tassazione più alti e tanti altri problemi… Amo l’Italia e gli italiani, ma quando vedo i commenti su Facebook di amici espatriati che sputano sul nostro Paese, senza avere mai provato a cambiare le cose, non mi sorprende che siamo un Paese in decadenza. Con ciò non voglio dire che non li giustifico, ognuno ha il diritto di agire come meglio crede, e di vivere dove e come vuole, però non capisco chi si ostina a parlar male dell’Italia, della sua classe dirigente, a lamentarsi di tutto, senza contribuire minimamente a cambiare anche solo qualche piccola cosa che non va all’interno del sistema. Ultimamente vedo troppi giornalisti e poca gente attiva nella realtà. Penso che il contributo di ognuno sarebbe prezioso, soprattutto delle persone che avendo visto sistemi più equi e corretti potrebbero prenderne spunto: raccontare e criticare è sacrosanto, e sono io il primo a farlo, ma non è sufficiente a cambiare le cose.
Certo, io sono tornato perché ne ho avuto la possibilità: non lo avrei mai fatto da “disoccupato” o a condizioni troppo troppo svantaggiose. E il mio consiglio ai giovani è questo: viaggiare più che si può e poi tornare in Italia.
testo raccolto da Eleonora Voltolina
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- Seicento stage da 1070 euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre
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