Talento x investimento = risultati: la formula anticrisi per i giovani

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 12 Apr 2013 in Approfondimenti

Cinque anni. Da tanto dura la crisi economica peggiore dal secondo dopoguerra; ma oggi più che mai in Italia, complice lo stallo politico, si fatica ad intravedere valide soluzioni agli squarci creati nel tessuto produttivo e sociale, a cominciare da un mercato del lavoro in panne. Verrebbe da chiedersi: cosa fare quando tutto sembra non funzionare?
Puntare sul proprio talento, risponde Sebastiano Zanolli, 48 anni, da sei direttore generale di una famosa linea di abbigliamento giovanile. «Dovresti tornare a guidare il camion Elvis» è il suo quinto libro (107 pagine, Franco Angeli Editore, disponibile anche in versione e-book), uno di quelli che fa comodo avere tra le mani quando la propria strada sembra difficile da scoprire, o da percorrere. Come successe ad Elvis Presley all'inizio della sua carriera: da camionista aspirante cantante a The King passando per svariati giudizi al vetriolo, come quello a cui si rifà il titolo del libro, pronunciato da un poco lungimirante talent scout. «Che possibilità abbiamo di essere ciò che sentiamo più coerente con la nostra essenza, qual è questa essenza, come arriviamo a capirlo? Quanto contano il parere del prossimo, le situazioni contingenti, la fortuna e il destino, e che reali possibilità ci sono in un mondo così diverso da quello del passato?». Laurea in Economia alla Ca' Foscari di Venezia e un'esperienza ventennale nel marketing di multinazionali del settore abbigliamento (passando per la vendita di software e di condizionatori, leggi qui l'intervista all'autore), Zanolli ha messo su carta i consigli che avrebbe lui stesso voluto ricevere e le riflessioni di un manager tanto di successo quanto singolare, che passa ore a rispondere alle domande e agli sfoghi su Facebook e realizza gratuitamente incontri di orientamento lavorativo per i giovani - coltivando nel frattempo una tenace allergia a giacche e cravatte.
Il libro, curiosamente introdotto da una nota di Donatella Rettore, è un invito appassionato a inseguire i propri sogni, a non mollare, a rischiare, a far rumore, a non soccombere alla logica del "tanto non cambia niente". Nonostante la miopia delle classi dirigenti, nonostante i corporativismi, la precarietà dei contratti, le retribuzioni basse, le porte in faccia. O forse grazie a queste difficoltà inedite, nota Zanolli, visto che «la pancia piena, la sicurezza, non pungolano e non fanno scattare alcuna molla motivazionale». Non a caso il volume nasce spontaneamente da un popolare post dell'autore sul proprio blog, intitolato provocatoriamente "Non ce la farai", un po' un leitmotiv della sua gioventù. E invece sì, è il rimbecco implicito.
Il segreto? Fare ciò che si ama, scoprire e coltivare il proprio talento. È una conquista, il punto di arrivo di un viaggio. Già la prima fase, la scoperta, può essere faticosa. Molti talenti non sono ovvi, lampanti, ma vanno riportati alla luce. Sebastiano Zanolli spiega il suo personale metodo, fatto di un percorso a ritroso nel passato (cosa da piccoli faceva passare il tempo in fretta, dava più gioia e soddisfazione, sembrava venire naturale?), ricostruzioni di sè nelle parole delle persone più care e test scientifici basati sulla psicologia junghiana. Un mix di introspezione e rigore, alla ricerca di "fili rossi", di indizi: tratti della personalità ricorrenti, abilità singolari, passioni sopite che puntino in una direzione.
Ma siamo solo all'inizio: talent is overrated, il talento è sopravvalutato, per dirla con il giornalista Geoff Colvin. «Per ottenere un risultato serve qualcosa in più» spiega Zanolli «un lungo impegno cosciente, intenzionale e ininterrotto». Serve investire rigorosamente su se stessi e lavorare alla costruzione di reti: «quanto tempo alla settimana dedicate a preparare un'alternativa alla vostra situazione? Potrebbe essere studiare, contattare, informarsi, risparmiare». Qui, oggi, lo possono fare tutti. I mezzi non mancano. Ma prima bisogna liberarsi dalla convinzione di essere in credito, e dall'abitudine «a farci compatire più che a farci valere».
Come ha scritto l'autore altrove, serve ottimismo e pelle dura. L'antidoto alla paura si chiama azione e nei momenti di difficoltà alcuni pezzetti di storia possono servire a spronarci: «La chitarra va bene John, ma non ti darà certo di che vivere», disse la zia di un giovane John Lennon (parole poi incise su targa) o, appunto, «Dovresti tornare a guidare il camion Elvis».

Annalisa Di Palo

[foto: Yorick Photography]

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