In Nordafrica i giovani hanno deciso che il loro tempo è adesso. E in Italia?

Alessandro Rosina

Alessandro Rosina

Scritto il 08 Apr 2011 in Editoriali

In diversi Paesi del Nord Africa e dell’area araba i giovani hanno detto basta, non ci stiamo più. Hanno fatto sentire la propria voce e prodotto un cambiamento che non è eccessivo definire epocale. stageLe nuove generazioni sono, del resto, da sempre le migliori alleate del cambiamento. Non hanno interessi precostituiti e sono portatrici di una visione nuova della realtà. La contrapposizione con lo status quo diventa tanto più forte quanto più il sistema è bloccato e le opportunità  di valorizzazione delle proprie specifiche competenze sono ristrette, ma anche quanto più alta è la consapevolezza che una stagione nuova va iniziata con il proprio contributo attivo.
Se questo in Italia non avviene non è solo per il fatto che le nuove generazioni italiane pesano demograficamente di meno. Se il nostro Paese è socialmente immobile, economicamente anemico, incapace di innovare e di rinnovarsi, è anche perché i giovani sono diventati una forza timida e remissiva. Non appaiono più il motore del cambiamento. Sono una specie di “esercito immobile”. Non c’è nessun “stringiamoci a coorte” risorgimentale per cambiare il corso della storia. Ma solo tante piccole storie individuali di sommersi e (parzialmente) salvati.
I motivi sono molti. Ma tra questi c’è forse anche il fatto che sono stati sinora più indotti a considerarsi più figli destinatari di aiuti e favori dai genitori che cittadini con pieni diritti da difendere e da promuovere nei confronti dello Stato. Del resto promozione e protezione sociale in questo Paese arrivano quasi esclusivamente dalla famiglia di origine ed è quindi ai genitori che i giovani in primis si rivolgono quando le cose non vanno.
Parando così i colpi a valle senza incidere sulle cause a monte di un sistema che diventava sempre più squilibrato.
stageDifficile dire se scoppierà una rivolta generazionale anche da noi. Se ci sarà avrà sicuramente caratteristiche diverse da quelle dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Quello che è certo è che l’insoddisfazione e l’insofferenza dei giovani stanno raggiungendo livelli di guardia. La soluzione può arrivare solo da una offerta politica credibile, come è sembrato essere Obama negli Stati Uniti, o con la produzione di cambiamento che spontaneamente germina dal basso. Magari con modalità tutte da inventare, ma di certo dovrà essere collettiva. Quello che ha sinora frenato i giovani è stata, come abbiamo detto, la loro reazione individuale che li ha portati ad andarsene all’estero o a chiedere maggiore aiuto ai genitori. Da soli si può anche trovare una propria via di salvezza, ma solo assieme si cambia e si migliora strutturalmente la società in cui si vive, e questo le nuove generazioni italiane stanno iniziando a capirlo.
La mobilitazione di sabato 9 aprile promossa dal comitato “Il nostro tempo è adesso” è senz’altro un segnale positivo in questa direzione.

Alessandro Rosina

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