Lo Youth Forum lancia il sondaggio «Internship experience in Europe» per tracciare un identikit degli stagisti europei

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 16 Mag 2011 in Notizie

Vi ricordate il sondaggio «Identikit degli stagisti italiani» promosso nel 2009 dalla Repubblica degli Stagisti e dall'ente pubblico Isfol? stageQualcosa di molto simile è partito da qualche settimana a livello europeo, su iniziativa dello European Youth Forum, un'organizzazione "ombrello" che riunisce sotto di sè un centinaio di associazioni giovanili in giro per l'Europa. La survey si intitola «Internship experience in Europe» ed è per ampie parti praticamente identica al sondaggio - e non potrebbe essere altrimenti dato che si propone di indagare lo stesso fenomeno: insomma vuole tracciare un identikit degli interns europei (dato che in inglese «stage / tirocinio» si traduce appunto con «internship / traineeship»).
Alla Repubblica degli Stagisti Giuseppe Porcaro, segretario generale del Forum, spiega che ancora non si sa fino a quando il sondaggio resterà online: «Non abbiamo fissato una deadline per il momento: vorremmo raggiungere una massa critica di risposte prima di chiuderlo». E aggiunge che nelle prime tre settimane sono stati già raccolti 1200 formulari: la maggior parte dei giovani che stanno partecipando sono tedeschi, italiani e romeni.
Compilare il questionario è semplicissimo e richiede poco più di 5 minuti: lo si fa anonimamente, indicando dapprima il Paese di provenienza, il numero di stage finora svolti e l'età alla quale si è finito il proprio primo stage. E qui già la differenza tra Italia ed Europa comincia a farsi sentire, dato che delle cinque classi proposte (meno di 16 anni, da 16 a 20, da 21 a 25, da 26 a 30, più di 30) le prime due sono in Italia rarissime. Da questo punto in poi il sondaggio si concentra sull'ultimo stage effettuato (o in corso) chiedendone la durata (meno di un mese, 2-3 mesi, 4-6 mesi, 7-12 mesi, oltre un anno), la location («ti sei trasferito in un altro Paese per svolgerlo? In che paese l'hai svolto?») e il collegamento con eventuali piani di studio. Un'altra schermata propone domande che indagano sul percorso che ha portato allo stage: come lo si è trovato (sul sito internet della propria scuola/università, attraverso una candidatura spontanea, partecipando a uno specifico programma di recruiting o a un programma governativo di promozione dell'occupazione), dove si è andati (ente pubblico, organizzazione internazionale, azienda privata, ong o associazione non profit). C'è anche una domanda specifica rispetto alla convenzione di stage («Hai sottoscritto un contratto con chi ti ha preso in stage?») e una sul rimborso spese. In questo caso, se si risponde che il rimborso era presente la domanda prosegue ma senza chiedere indicazioni precise rispetto alla somma ricevuta - perché non tutti gli Stati usano la stessa moneta e sopratutto anche nell'eurozona il costo della vita può essere molto diverso da Paese a Paese. La formula scelta è più generica: si va dal «venivo pagato abbastanza da mantenermi autonomamente» a «le mie spese erano coperte - casa, trasporti, assicurazione medica - ma non ricevevo soldi» a «ricevevo un piccolo emolumento ma non sufficiente a coprire le spese». Interessante la domanda successiva: se il rimborso non c'era o era puramente simbolico, come facevi ad arrivare alla fine del mese? Risposte possibili: risparmi ottenuti da altri lavori, stipendio proveniente da un lavoro svolto contemporaneamente allo stage, prestito d'onore («student loan»), soldi dei genitori, borsa di studio. Da notare che i «soldi dei genitori» sono solo al quarto posto nella lista delle possibilità!
Il sondaggio prosegue chiedendo la motivazione che ha spinto a voler fare uno stage (possibili risposte: per migliorare il mio cv e avere più chance per un futuro lavoro, per conoscere meglio una determinata organizzazione, per farmi un'idea di cosa significa lavorare, per testare se veramente mi piacerebbe lavorare in questo settore, perché non riuscivo a trovare lavoro) Poi c'è il rating - cioè la parte in cui a ogni partecipante viene chiesto di dare un voto alla sua ultima esperienza di stage (attenzione, qui quando parlano di «mentor» intendono quello che in Italia viene definito «tutor») - e i risultati dello stage: cioè se alla fine si è ottenuto un contratto (tre possibili risposte: sì, no, spero di sì), e se no, se almeno l'internship ha aiutato a trovare lavoro da un'altra parte. Infine uno spazio in cui ciascuno può aggiungere - preferibilmente in inglese - un commento a piacere in merito alla questione.
L'invito della Repubblica degli Stagisti ai suoi lettori è naturalmente quello di partecipare a questa survey, per far sentire la voce dei tirocinanti italiani anche a livello europeo.

Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Identikit degli stagisti italiani, ecco i risultati: troppo spesso i tirocini disattendono le aspettative
- Dov'è meglio andare a fare lo stage? Dipende da cosa si cerca: ecco quattro top five tratte da sondaggio «Identikit degli stagisti italiani»

Community