Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Alessandro Capobianco, 28 anni, oggi assunto nel settore legale di Infocert, a Roma.
Sono nato ad Assisi nel 1986 e ho sempre vissuto a Perugia, dove ho anche frequentato l'università. In totale autonomia decisionale - i miei genitori sono dipendenti pubblici - mi sono iscritto a Giurisprudenza, frequentando il terzo anno in Spagna, a La Coruna, grazie a un Erasmus di nove mesi che si è rivelato una bella esperienza di vita e di studio. A Perugia ci sono rimasto anche dopo la laurea, a fine 2010, per fare la pratica forense. E no, non sono stato pagato: mi è stato dato un piccolo contributo ma sono riuscito a malapena a rientrarci con le spese. E sono uno che durante tutta la fase universitaria ha sempre fatto piccoli lavori, per altro abbastanza diversi tra loro, per avere un po' di autonomia economica: consegna pizze, fotografo in un'agenzia, delegato in materia di appalti.
Finita la pratica poi mi sono trasferito a Roma per frequentare un master in consulenza legale di impresa alla Luiss, master che poi mi ha portato al mio primo stage: sei mesi, da marzo a settembre 2013, presso Nissan Italia. L'inizio è stato turbolento per la verità: ero stato assegnato all'ufficio legale, ma dopo tre settimane la dirigenza del settore è venuta meno e, con il reparto in subbuglio - più qualche divergenza con il tutor - ho dovuto proseguire il mio percorso nel customer service. Percevivo un buon rimborso, 800 euro al mese più servizio mensa. Però le speranze di essere assunto, dopo, erano minime: il ricircolo di stagisti era serrato, né la mia esperienza era stata esaltante.
Sconsiglierei a chiunque di fare un'esperienza fine a se stessa, è bene informarsi prima su come l'azienda si comporta con gli stagisti e, se si viene a sapere di speranza di assunzione basse, meglio lasciar perdere. Si corre il rischio concreto di passare da stage a stage per anni senza trovare mai un vero lavoro. Personalmente ritengo il fattore rimborso meno importante, fin tanto che si sta imparando sul serio. Rimane comunque il fatto che in fatto di lavoro siamo piuttosto fantasiosi: i vari cococo, lavoro a chiamata, finte partitita Iva eccetera, continuano e prestarsi come modi efficaci per sfruttare le giovani leve giocando sulla disperazione di una generazione schiacciata da un tasso di disoccupazione prossimo al 50%. Spesso lo stage è uno specchio delle allodole che nasconde l'ennesimo strumento di precarizzazione.
Spesso ma non sempre, come mi ha insegnato il mio secondo stage: tutt'altra musica. L'ho iniziato subito dopo il primo, a ottobre 2013, sempre a Roma ma questa volta in Infocert, la multinazionale di servizi informatici. È stato uno stage piuttosto lungo, sei mesi più altri sei di proroga, ma è stato un anno di grande crescita per me, e le persone che ci ho trovato ora sono ben più che colleghi. Ho percepito sin da subito questo splendido ambiente umano e professionale. Eppure prima non conoscevo l'azienda, mi era stata segnalata da un amico. Così mi ero candidato ad una posizione legale tramite il loro portale di recruiting: una settimana dopo era arrivata la chiamata delle risorse umane per un primo colloquio, poi un secondo - entrambi abbastanza informali - poi ancora una settimana ed era arrivata la telefonata più importante: ero stato scelto io.
In Infocert ho collaborato nell'ufficio gare e ho dato un supporto giuridico sui contratti con i clienti, ricevendo un rimborso di 500 euro per il primo semestre e di 600 per il secondo, più ticket restaurant da 9 euro al giorno. Cosa più importante di tutte, dopo mi è stato offerto un contratto a tempo determinato di 18 mesi con una Ral - retribuzione annua lorda - di circa 20.500 euro, che mi permette di mantenermi da solo a Roma senza l'aiuto dei miei genitori. Ora mi occupo di compliance normativa e di progettazione dei processi da implementare verso i clienti di InfoCert e confrontandomi con i colleghi giuristi della stessa età non sento di potermi lamentare.
Insomma, il messaggio che vorrei lanciare a tutti è di non farsi abbagliare dallo specchio per le allodole: lo stage deve servire per avvicinare i giovani al lavoro, con tutte le responsabilità e i diritti che ne derivano.
Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo
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