Patto per lo stage, ecco chi sono i tre candidati (tutti giovani) alla Regione Lazio che lo hanno sottoscritto

Annalisa Ausilio

Annalisa Ausilio

Scritto il 21 Feb 2013 in il Patto

Per garantire «un’esperienza formativa, rimborsata e tutelata», perché «è assurdo pensare a una qualunque forma di attività non retribuita», per «dire basta a stage senza rimborsi che non finiscono mai». Con queste motivazioni tre candidati alle elezioni regionali del Lazio, Marco Furfaro Sinistra Ecologia e Libertà, Salvatore Aprile della Lista Civica per Bongiorno Presidente e Daniele Ognibene Partito Democratico, hanno deciso di sottoscrive le proposte del Patto per lo Stage, il documento programmatico ideato dalla Repubblica degli Stagisti, a cui hanno aderito anche Umberto Ambrosoli - che corre con il centrosinistra per la presidenza della Regione Lombardia - e tanti nomi in lizza per il Pirellone.  
E sorprende non poco che in una regione - il Lazio - in cui ogni anno vengono attivati ben 40mila tirocini - siano invece solo tre i candidati al consiglio regionale che hanno deciso di impegnarsi pubblicamente a realizzare concretamente i punti elencati nel Patto, che mirano a normare e controllare virtuosamente l’attivazione e lo svolgimento degli stage. La Repubblica degli stagisti li ha intervistati per approfondire gli interventi in materia di occupazione e imprenditorialità giovanile che porterebbero in consiglio regionale.  

Marco Furfaro: «Primo impegno: rifinanziare il reddito minimo garantito».
Tornato a Roma per fare politica dopo quattro anni al Parlamento Europeo come collaboratore dell’astronauta Umberto Guidoni, Marco Furfaro, 32 anni e una laurea in Economia, ha le idee chiare. Fra i fondatori di «Tilt!», una rete di associazioni con cui ha promosso la legge nazionale sul reddito di cittadinanza, ha intenzione di battersi per reintrodurre il provvedimento che la giunta Polverini non ha rifinanziato. «Non è una misura assistenziale ma un investimento che, oltre a garantire protezione sociale a chi non ha continuità di reddito, permette a coloro che perdono il lavoro di formarsi o cercare un’altra occupazione con un minimo di sicurezza economica». In una regione dove la disoccupazione giovanile supera il 40%, tre punti sopra la media italiana, il responsabile nazionale politiche giovanili e movimenti di Sel insiste su sgravi fiscali per le imprese che assumono under 35 e sul coworking. «Mettere a disposizione dei giovani edifici e spazi pubblici dismessi non solo significa riqualificare questi luoghi ma anche incoraggiare forme di imprenditorialità e occupazione in una logica di condivisione di idee e competenze». Per Furfaro sono cruciali gli interventi che permettono ai giovani di dar vita a un’attività autonoma: «Oltre al coworking è necessario favorire l’accesso al credito» e porre un freno all’emigrazione giovanile offrendo «da un lato concrete possibilità lavorative, dall’altro favorendo il ritorno nella regione d’origine». Per mettere in pratica quest’ultimo punto, il candidato in regione Lazio prende spunto da «Ritorno al futuro» un bando della Regione Puglia che finanzia borse di studio per esperienze formative post-laurea all’estero con un patto non vincolante che incoraggia il giovane a rientrare in regione. «Il contratto etico ha un forte valore simbolico, tanti giovani sono tornati in Puglia per spendere le competenze che avevano acquisito fuori dall’Italia». Una delle priorità in materia di formazione per Furfaro è il rifinanziamento delle borse di studio regionali che nello scorso anno hanno coperto solo 10mila richieste mentre 6mila studenti, pur risultando idonei, non sono riusciti a beneficiare della borsa. «Va ripensato il welfare studentesco: i fondi regionali per la formazione devono essere destinati agli assegnatari che sono rimasti a bocca asciutta». Sviluppo sostenibile e ambiente sono altri due punti chiave delle proposte del candidato di Sel. La Regione dovrebbe favorire il collegamento fra il mondo accademico, impegnato in studi sull’approvvigionamento energetico, e il sistema produttivo. «In questo territorio dove ci sono più di cento laboratori di ricerca e tre distretti tecnologici si deve puntare ad una riconversione ecologica del modello produttivo». Non da ultimo il suo impegno in materia di stage: no ai tirocini gratuiti e poco qualificanti. Una posizione avvalorata anche dalla sua esperienza personale: «Fra la scuola superiore e l’università ho fatto uno stage in un’azienda tessile pratese in cui mi sono ritrovato a piegare maglie. Dopo pochi giorni ho avvertito la scuola che ha preso provvedimenti. Poi, dopo qualche anno, ho fatto un secondo tirocinio in un’azienda commerciale di Pistoia. Un’esperienza molto formativa ma senza alcuna indennità: e questa è un’assurdità che va eliminata».




Salvatore Aprile, Lista civica per Bongiorno presidente: «I posti di lavoro si possono creare utilizzando i fondi europei». Alla base del programma di Salvatore Aprile, avvocato trentacinquenne candidato al consiglio regionale nella circoscrizione di Roma con la lista civica Bongiorno Presidente, c’è l’utilizzo virtuoso dei finanziamenti che arrivano da Bruxelles. «Dal 2007 al 2013 la Regione Lazio ne ha investiti solo l’11%. Nello scorso anno sono stati restituiti 356 milioni, opportunità sprecate con cui avremmo potuto rilanciare l’occupazione giovanile e femminile». Denaro che, secondo Aprile, è stato rispedito al mittente per «l’incapacità di indire e attuare bandi». Guardando a paesi come l’Ungheria e la Polonia che detengono il record di utilizzo dei fondi europei, Aprile ha intenzione di impegnarsi su due fronti. «Innanzitutto creare uno sportello di consulenza che assista nella fase di presentazione delle domande. Poi è necessario un controllo sugli uffici regionali allo scopo  di sbloccare i finanziamenti prima delle scadenze dettate dall’Europa». Da consigliere si impegnerebbe, quindi, ad istituire il front-office e monitorare i progetti per evitare che si blocchino in un ufficio o si perdano nella macchina burocratica. «Considero lo spreco di queste risorse grave come l’utilizzo illecito dei rimborsi ai gruppi regionali. Questa è l’unica risposta immediata all’emergenza lavoro perché i soldi sono finiti». Da questo assunto di fondo Aprile articola le sue proposte per rilanciare l’occupazione giovanile partendo da un ridimensionamento della spesa. «Nel Lazio ci sono 56 società regionali e non tutte sono strategiche. Perché si dovrebbe mantenere in piedi il Crel (Consiglio regionale dell’economia e del lavoro) quando esiste già in consiglio la commissione lavoro permanente?». Eliminando queste voci di spesa, il candidato punta a aumentare gli alloggi per studenti fuorisede, «un intervento» dice «che ridurrebbe anche il fenomeno degli affitti in nero». Critico nei confronti dei corsi di formazione finanziati dalla Regione «scollegati con il mondo del lavoro», Aprile sottolinea la necessità di investire in attività che formino «figure richieste dal mercato, rivolte anche a quarantenni in cassa integrazione che hanno bisogno di riqualificarsi per trovare una nuova occupazione». Il candidato che, come tanti giovani laureati in giurisprudenza, ha dovuto svolgere la pratica forense senza retribuzione considera cruciale l’abolizione di stage gratuiti e anche per questo ha deciso di sottoscrivere il Patto per lo Stage: «Un sistema in cui i tirocini sono svolti senza compenso incentiva le aziende a non assumere mai, potendo sempre contare su un numero di posizioni non retribuite». In una regione che ha il triste primato italiano del più alto numero di Neet (chi fra i 15 e 29 anni non studia e non lavora), 166mila, Aprile identifica «la rassegnazione e l’indifferenza» come i nemici più insidiosi per le giovani generazioni da combattere attraverso «l’utilizzo dei fondi europei, i tagli mirati alla spesa e la riduzione dei fondi destinati ai gruppi in Regione». Una serie di misure senza mai perdere di vista un obiettivo concreto: «I nostri giovani devono andare all’estero per scelta non perché obbligati dall’asfittico mondo del lavoro italiano».

Daniele Ognibene, PD: «Recuperiamo le risorse per la crescita dai costi della politica».
L’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti è una delle battaglie che Daniele Ognibene, 31enne candidato nella circoscrizione di Roma con il Partito Democratico, porterebbe in Via della Pisana. «È vero che in tutte le democrazie parte dei fondi pubblici sono destinati ai partiti ma nel nostro paese ci sono delle storture che si trasformano in privilegi». Critico nei confronti di chi considera questi soldi insufficienti per ridare slancio alla crescita, Ognibene fa parlare i numeri: «Nel Lazio i gruppi del consiglio regionale hanno un costo di 15 milioni di euro, se tagliassimo questa spesa recupereremmo 45 milioni in tre anni». Una cifra che destinerebbe a una serie di misure in favore di giovani, imprese e territorio. «La Regione dovrebbe investire per creare un sistema di sinergie virtuoso fra le imprese del territorio», un obiettivo cruciale in tanti ambiti: «dal settore primario (dove l’amministrazione regionale potrebbe incoraggiare la collaborazione fra agricoltori e enti di promozione per favorire l’esportazione dei prodotti) al mondo dello sport e della cultura, in cui il lavoro in rete di musei porterebbe a un abbattimento di costi e all’erogazione di servizi migliori». Valorizzare il patrimonio artistico in una regione ricca di monumenti è per Ognibene uno degli interventi fondamentali per «creare occupazione, oltre agli sgravi fiscali per giovani imprenditori e la defiscalizzazione del lavoro per assunti under 35». Una delle priorità per la prossima amministrazione regionale deve essere per il candidato il risanamento dei debiti nei confronti di cooperative, enti o imprese. «Posso fare un elenco lunghissimo di società che fanno fatica a pagare i propri dipendenti perché aspettano da anni il pagamento da parte della Regione o di cooperative che per lo stesso motivo rischiano di chiudere». Anche queste sono risorse da recuperare dai costi della politica. Oltre all’abolizione dei finanziamenti pubblici, Ognibene si batterebbe, se eletto, anche per la riduzione dello stipendio dei consiglieri che «non può essere superiore a quello di un sindaco». Convinto che «la politica debba ritornare ad essere credibile», ha promesso di rinunciare al vitalizio nel caso in cui dovesse diventare consigliere. «Sarebbe uno schiaffo morale nei confronti di mio padre che, dopo aver lavorato una vita come operaio percepisce 900 euro, e un’offesa verso molti miei coetanei che probabilmente non andranno in pensione mai». Oltre al vitalizio, rifiuterebbe e proporrebbe di cancellare anche il trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali (4mila euro per 18 mesi) che «in questo momento di crisi è una follia». E se ne rende conto, a differenza di tanti politici che affollano i consigli regionali e il Parlamento, perché conosce la precarietà in prima persona. Dopo aver iniziato l’attività politica a sedici anni nella Sinistra Giovanile, a 23 anni è stato eletto nel consiglio comunale di Velletri. «In questi anni ho lavorato in diversi ambiti, ho fatto di tutto per arrivare a fine mese, anche nel settore dell’edilizia e non certo come direttore dei lavori». Anche se è mai stato uno stagista, considera fondamentale battersi in consiglio per realizzare concretamente i punti del Patto per lo Stage che ha sottoscritto: «Tanti della mia generazione sono finiti nella rete dei tirocini senza fine. È ora di dire basta a stage che non finiscono mai e senza rimborsi». Nel 2008 ha lasciato un posto precario da maestro elementare per diventare assessore alla Cultura e all’Ambiente sempre nel comune di Velletri. «Guadagno 1.300 euro al mese senza contributi e tredicesima». E forse proprio per questo in consiglio regionale saprebbe meglio di altri quali sono i reali problemi dei giovani sottopagati.

Annalisa Ausilio

Per saperne di più su questo argomento leggi anche:
- Patto per lo stage: perchè dalle parole di passi ai fatti
- Il Patto per lo stage punto per punto
- Patto per lo stage, sottoscrive Umberto Ambrosoli
- Patto per lo stage, l'elenco di chi lo ha sottoscritto

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