Da ieri è online un sito "cugino" della Repubblica degli Stagisti. Si intitola Articolo 36 ed è stato presentato in anteprima al Festival del giornalismo di Perugia, nell'ambito del panel “I precari: gratis non è lavoro”, attraverso un dibattito cui a fianco di Eleonora Voltolina - anche in questo caso fondatrice e direttore della testata - hanno partecipato Benedetta Tobagi scrittrice e consigliere di amministrazione Rai, Matteo Valerio, giornalista freelance e tra i fondatori del collettivo di precari romani Errori di Stampa, e Ester Castano, giovane giornalista freelance.
Una cornice, quella del Festival, particolarmente adatta al tema. Perché l'«articolo 36» in questione è quello della nostra Costituzione, che prevede che ogni lavoratore abbia diritto «ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa». Una frase che alle orecchie di migliaia e migliaia di giornalisti precari, spesso pagati pochi euro a pezzo, sembra quasi beffarda.
Ed è proprio dal tema del precariato e delle retribuzioni da fame che vuole ripartire questa nuova testata: facendo una informazione di qualità focalizzata sul lavoro e sulla connessione (purtroppo sempre più spesso spezzata) tra lavoro e retribuzione. «Siamo partiti proprio con un pezzo sul lavoro giornalistico» ha spiegato Eleonora Voltolina presentando l'articolo "di esordio" di Articolo36, scritto dalla freelance Marianna Lepore e dedicato ai magri compensi che il sito o2o del gruppo Banzai eroga a chi produce i suoi contenuti: «Perché il giornalismo è, insieme a molte altre professioni intellettuali, uno dei campi in cui più spesso le persone si sentono proporre di lavorare per pochi spiccioli o addirittura gratuitamente».
Voltolina ha anche raccontato in breve la genesi del nuovo sito, ricordando di aver parlato dell'articolo 36 della Costituzione in un'occasione speciale: «Un po' meno di un anno fa mi venne proposto, insieme a una trentina di altri giovani, di essere presente a un evento al Quirinale di fronte al Presidente della Repubblica. Era la presentazione di un libro, Giovani senza futuro, a cui io avevo collaborato scrivendo un capitolo insieme ad Alessandro Rosina. Mi venne detto che avrei avuto però solo due minuti per il mio discorso. Così scelsi di parlare di un articolo della Costituzione importantissimo, bellissimo, che però viene quotidianamente calpestato. Quello che dice una cosa che può sembrare quasi banale: che il lavoro va pagato. E lo dice con delle parole-chiave bellissime: libertà e dignità unite a lavoro e retribuzione». Di ritorno dal Quirinale, l'idea di fondare una testata giornalistica con questo nome e dedicata a questi temi: «Il giorno dopo registrammo il dominio Articolo36.it. Poi, come ogni progetto, c'è voluto del tempo per realizzarlo, ma finalmente eccolo qua, adesso esiste. Parlerà di lavoro ma con un preciso focus specifico: questo lavoro ti permette di mantenerti?». Per Voltolina è lì che sta il fulcro del problema: «Le persone non lavorano solo per realizzarsi, per il proprio piacere. Lavorano anche, e io direi essenzialmente, per poter essere economicamente indipendenti, pagare la propria vita, la propria casa, il proprio futuro. Per non dover dipendere dalle famiglie d'origine». Pericolosissimo dunque spezzare il legame tra lavoro e retribuzione: «Così si innesca un circolo vizioso mostruoso anche dal pinto di vista macroeconomico: perché se le persone non guadagnano, poi non possono spendere: quando si parla di contrazione dei consumi, si dovrebbe pensare anche a questo».
Articolo36.it andrà a scandagliare il mondo del lavoro alla ricerca delle sacche di illegalità e di sfruttamento; ma darà anche voce a quella parte di imprese sane che subiscono trattamenti iniqui da parte dello Stato: «Vogliamo occuparci anche della controparte, dell'impresa. Perché ce ne sono tante che vogliono comportarsi bene», ma che paradossalmente oltre che contro la crisi si trovano a dover combattere ogni giorno anche contro lo Stato «Con le tasse ingiuste, come l'Irap, che è una tassa demenziale, perché penalizza chi assume dipendenti e va ad avvantaggiare chi invece si avvale di lavoratori a partita Iva. Oppure basti pensare alle aziende che rischiano di chiudere, o che non possono pagare i propri dipendenti, perché magari hanno preso qualche appalto dalla pubblica amministrazione e aspettano da mesi o magari da anni che i prodotti che loro hanno venduto o i servizi che hanno erogato vengano pagati da chi li ha commissionati e ha promesso di pagarli: che in questo caso - ancor più grave - è lo Stato».
La grande ambizione di Articolo36.it insomma è quella di «descrivere a 360 gradi il mercato del lavoro, cercando di mettere il dito nella piaga dove si annida la cancrena», che secondo Eleonora Voltolina si colloca in un preciso punto: «quello in cui si scollano lavoro e retribuzione».
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