Lunedì 28 maggio Eleonora Voltolina, direttrice della Repubblica degli Stagisti, ha partecipato all'evento organizzato dall'Arel in Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per la presentazione del libro Giovani senza futuro? (edito da Il Mulino e curato da Tiziano Treu e Carlo Dell'Aringa). Voltolina è anche autrice, a quattro mani con il professor Alessandro Rosina, di uno dei saggi contenuti nel libro: «Politiche a favore dell'indipendenza intraprendente delle nuove generazioni». E proprio l'enorme difficoltà che i giovani italiani incontrano nel trovare lavori degnamente retribuiti - e poter quindi conquistare l'indipendenza economica dalla propria famiglia - è stata al centro del discorso che Voltolina ha fatto di fronte al presidente Napolitano.
Oggi porto il mio contributo facendo un appello a tutti gli illustri presenti, affinché ciascuno secondo le sue competenze e possibilità si impegni a far tornare l’Italia al rispetto di uno dei più importanti articoli costituzionali: il numero 36, che prevede che ogni lavoratore debba essere pagato in misura proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto, e comunque abbastanza da poter vivere un’esistenza libera e dignitosa.
La verità conclamata è che nel nostro Paese milioni di giovani vedono calpestato ogni giorno questo diritto, prima lavorando gratis per mesi o anni, per poi guadagnare cifre misere, addirittura al di sotto della soglia di dignità dei mille euro al mese.
Il sistema si approfitta di loro allungando a dismisura, contro ogni ragionevolezza, il periodo di transizione dalla formazione al lavoro, costringendoli a restare il più possibile in questo limbo, sfruttando l’escamotage della «formazione» per non qualificarli come lavoratori e quindi non doverli pagare. E quando dico sistema, tengo a precisarlo sopratutto in questa sede, mi riferisco non solo a quello delle imprese private ma anche al pubblico.
Il fatto è che l’allarme è posto in sordina perchè questi giovani non muiono di fame, sopravvivono grazie al sostegno dei genitori. Ma questo meccanismo di welfare familiare, benedetto da una grande parte della politica e generalmente accettato dalla tradizione socio-culturale italiana, salva i giovani solo in apparenza.
In realtà, oltre ad azzerare la loro possibilità di mobilità sociale e dopare il mercato del lavoro, questo sistema li distrugge, impendendo loro di entrare a tutti gli effetti nell’età adulta. E quindi di poter diventare pienamente cittadini, poter agire nel loro Paese e per il loro Paese. Mantenere i giovani eternamente figli, fino a 30 anni o addirittura 40, vuol dire frenare il ricambio generazionale di cui l’Italia ha bisogno in tutti i settori.
Ecco perché il mio appello è quello di lavorare per rimuovere, a livello normativo, le zone d’ombra che consentono di perpetuare questo status quo perverso; ma anche e sopratutto per lavorare a un cambiamento culturale, che convinca tutti i cittadini, che siano genitori, figli o datori di lavoro, che l’indipendenza economica è un valore imprenscindibile.
Eleonora Voltolina
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A questo link sul sito dell'Arel il video dell'intero evento
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