In occasione dei bandi per i premi della Società italiana di Fisica, la Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze dei precedenti vincitori. Ecco quella di Marco Anni, classe 1976, che si è aggiudicato nel 2009 il premio «Sergio Panizza». Oggi è ricercatore presso il dipartimento di Ingegneria dell'innovazione dell'università del Salento.
Ho studiato Fisica nella mia città, Lecce, in quella che oggi si chiama università del Salento. Mi sono laureato con lode nel luglio del 1998: avevo soltanto 22 anni perchè sono anticipatario – mi ero iscritto a 18 – e perchè ci ho messo solo tre anni e mezzo a finire. Tre mesi dopo la laurea ho cominciato un dottorato nel settore di ricerca della Fisica della materia: tre anni, con una borsa di studio che allora ammontava a un milione di lire. Studiavo alcune molecole simili alle plastiche in grado di emettere luce in determinate condizioni: quella tecnologia che, per capirci, sta alla base delle tv led e dei laser.
Fino alla fine del 2000 ho vissuto con i miei, poi mi sono trasferito in una casa tutta mia. Concluso il dottorato nel 2001, a 25 anni, ho partecipato a un concorso e sono diventato ricercatore a contratto; dopo i tre anni di prova sono stato confermato in ruolo e quindi ricercatore a tempo indeterminato. Continuo a fare ricerca e parte del mio tempo la dedico alla didattica, anche se è un malcostume dell’università italiana che i ricercatori debbano insegnare: una legge del 1980 dice che non lo dovremmo fare se non su nostra espressa richiesta... Ma all’epoca in cui ho fatto il concorso io era stato appena introdotto il 3+2 ed erano stati attivati nuovi corsi di laurea, quindi l’università aveva bisogno di più docenti e aveva fatto con noi ricercatori un accordo: vi assumiamo, ma voi vi prendete anche l’impegno di fare alcune ore di didattica. I fondi sono quelli che sono: io fino al 2006 ho fatto parte di un gruppo di ricerca molto grande che fortunatamente aveva a disposizione cospicui finanziamenti e strumentazioni adeguate, ma non bisogna dimenticare che ci sono tanti altri studiosi bravi e meritevoli che fanno molta più fatica, e lo status di «ricercatore» spesso diventa perenne. Per esempio ora io, a 34 anni e con quasi un decennio di esperienza alle spalle, potrei ambire a un posto da professore associato: peccato però che i concorsi siano rarissimi! Per i circa 150 fisici della materia oggi esistenti in Italia sono stati messi a bando solamente nove posti dal 2004 a oggi.
Il mio lavoro mi piace moltissimo: all’inizio ero capace di passare anche 12 ore al giorno in laboratorio. Del resto si sa che i fisici sono stakanovisti... Ora però non reggo più quei ritmi: forse sono un po' invecchiato, e poi ho anche messo su famiglia. Del mio stipendio non mi lamento, mi permette di vivere dignitosamente. Certo però il mio "gemello di dottorato", che è andato a lavorare nell’industria, oggi guadagna almeno dieci volte più di me. E non parliamo poi dell’estero…
Del premio Panizza ho saputo via internet, sul sito della Società italiana di fisica. Mi sono candidato nell'edizione del 2009 e ho vinto: a fine settembre, in occasione del congresso annuale della Sif a Bari, sono stato premiato con un assegno di 2mila euro netti [nell'immagine, un momento della premiazione]. La motivazione della mia vittoria dice così: «Per gli originali risultati ottenuti nello studio di eterostrutture epitassiali monodimensionali (Quantum Wires), di materiali organici coniugati e di nanocristalli colloidali di semiconduttori».
Facendo un primo bilancio, posso dire di essere contento di aver studiato Fisica e di averla studiata qui, a Lecce, perchè c’è un’università di eccellenza: prova ne sia che molti di quelli che si laureano qui fanno strada, sia in Italia sia all’estero. Certo è un periodo difficile per questo mestiere: le università sono in affanno, ogni cinque professori anziani che vanno in pensione ne viene assunto solamente uno giovane, e andando avanti di questo passo non so che fine faremo. Comunque il consiglio principale che mi sento di dare ai giovani, specialmente ai molti che spesso si ritrovano indecisi tra le facoltà di Fisica e di Ingegneria e tendono a scegliere quest’ultima perché pensano che porti più lavoro, è questo: scegliete quello che vi appassiona di più. La passione non lascia rimpianti.
testo raccolto da Eleonora Voltolina
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